Leonello Oliveri
Dopo la bella pagina di storia della Circe e del Tempest ora una pagina che non può certo definirsi bella e che vide come strumento, purtroppo, un sottomarino italiano, il Delfino .
Siamo il 15 agosto del
1940, il giorno di Ferragosto e/o dell’Assunzione.
L’Italia è in guerra
con la Francia e l’Inghilterra
Il fatto si svolse nel
mar Egeo, di fronte all’isola greca di Tinos.
All’epoca l’Italia
non era in guerra contro la Grecia.
Qui avvenne quella che fu certamente una brutta
pagina nella nostra storia militare: l'affondamento dell'incrociatore
greco Elli (Ellh),
il 15 agosto, cioè oltre due mesi prima della dichiarazione di guerra
alla Grecia. Fu un atto del tutto gratuito, reso ancora più rimarchevole dal
particolare che avvenne mentre l'incrociatore ( una vecchia nave di 2600 tonn.
costruita egli USA nel 1912, originariamente destinata alla Cina) si trovava
all’isola di Tinos, dove si celebrava la "Dormizione"
della Madonna (la nostra festa dell'Assunta), ricorrenza che ha una grande
rilevanza nel mondo ortodosso. La nave innalzava –secondo fonti greche- il gran
pavese e parte dell'equipaggio era a terra per rendere omaggio alla Madonna
Assunta: ciò per fortuna determinò un basso numero di perdite a bordo. Nella
stessa circostanza il sommergibile lanciò ancora due siluri contro due altri
bastimenti, anch'essi nel porto, probabilmente (sicuramente, secondo fonti
greche) senza colpirne nessuno.
Si trattò di un episodio che esacerbò i
greci e che l'Italia pagò non solo con la fortissima resistenza che gli stessi
opposero alla sciagurata invasione militare italiana ( ekdikhthV thV EllhV, ecdiketes tes Elles vendicatore dell'
Elli, trovarono poi scritto i nostri soldati sul relitto di un carro (v. foto) ma anche con la consegna alla Grecia come risarcimento, alla fine
della guerra, dell'incrociatore italiano Eugenio di Savoia, che
l'Italia dovette – fra l'altro- rimettere a nuovo prima della cessione.
Si tratta
di un episodio che è spiacevole da ricordare, tant’è che per lungo tempo
è stato sottaciuto dalla storiografia ufficiale.
Cerchiamo di ricostruirlo mettendo a confronto le
diverse fonti disponibili,
Partiamo dalla fine, leggendo da Wikipedia: /https://it.wikipedia.org/wiki/Delfino_(sommergibile_1930)
“Il 15
agosto 1940 il Delfino si rese protagonista di un episodio molto
discusso. Il 14 agosto il comandante Aicardi ([1])
aveva ricevuto a Lero, da parte del Governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi e dell'Ammiraglio Domenico
Cavagnari l'ordine di portarsi in acque greche (De Vecchi consigliò le isole di Tino e Sira) per attaccare
mercantili impegnati nel trasporto di materiali bellici in favore degli Alleati; la direttiva
proveniva dai vertici militari, a Roma Alle 8.30 del 15
agosto, penetrato nella rada di
Tino –dove si stava svolgendo una solenne cerimonia per
la celebrazione del giorno dell' Assunta –
lanciò tre siluri contro il vecchio e piccolo incrociatore leggero greco (dunque
neutrale) Elli: una delle armi colpì la nave, che
saltò in aria.
Come Aicardi (1) avesse potuto equivocare l'ordine
ricevuto, che non parlava di navi da guerra, non è mai stato chiarito: in
seguito sostenne di aver avvistato due mercantili privi di segnali che ne
indicassero la neutralità, di aver manovrato per attaccarli ma di essere
stato avvistato dall’Elli che si era diretto contro il Delfino,
obbligandolo a silurarlo: in realtà tale versione non è credibile, perché
l’Elli si trovava ormeggiato in mezzo a numerose barche pavesate a festa,
dunque senza possibilità di muovere. La responsabilità dell'azione non fu
subito nota (Italia e Inghilterra si
accusarono reciprocamente) ma fu chiarita ben presto, con il ritrovamento della
parte posteriore di un siluro italiano”.
Passiamo ora ad una fonte per così dire “ufficiale”, il sito Marina Difesa
Il 15 agosto
1940 il Delfino si rese protagonista di un episodio molto
discusso. Il 14 agosto il comandante Aicardi (1) aveva ricevuto a Lero, da parte
del governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi e dell’ammiraglio Luigi
Biancheri, l’ordine di portarsi in acque greche (De Vecchi consigliò le isole
di Tino e Sira) per attaccare mercantili impegnati nel trasporto di materiali
bellici in favore degli Alleati; la direttiva proveniva dai vertici militari, a
Roma. Alle 8.30 del 15 agosto, penetrato nella rada di Tino –dove si stava
svolgendo una solenne cerimonia per la celebrazione del giorno dell’Assunta –
lanciò tre siluri contro il vecchio e piccolo incrociatore leggero greco
(dunque neutrale) Helli: una delle armi
colpì la nave, che saltò in aria.
Come Aicardi (1) avesse potuto equivocare l’ordine ricevuto, che non parlava di navi da
guerra, non è mai stato chiarito: in seguito sostenne di aver avvistato due
mercantili privi di segnali che ne indicassero la neutralità, (dovrebbe trattarsi dell' Elsi e dell' Esperos) di aver manovrato
per attaccarli ma di essere stato avvistato dall’Helli che si era diretto contro il Delfino, obbligandolo a silurarlo: in realtà tale versione
non è credibile, perché l’Helli si
trovava ormeggiato in mezzo a numerose barche pavesate a festa, dunque senza
possibilità di muovere. La responsabilità dell’azione non fu subito nota
(Italia e Inghilterra si accusarono reciprocamente) ma fu chiarita ben presto,
con il ritrovamento della parte posteriore di un siluro italiano”.
Come si può notare i due testi sono
identici, (chissà chi ha preso da chi) con l’unica interessante differenza del
nome dell’Ammiraglio che avrebbe (insieme al Governatore del Dodecanneso De
Vecchi) impartito l’ordine. E non è differenza da poco.
Per quanto riguarda Wiki a proposito dell’ordine
troviamo scritto “Cfr. la trascrizione della lettera
autografa di Cavagnari a De Vecchi, conservata nell'archivio De Vecchi, in
Giorgio De Vecchi di Val Cismon, Diari 1947-1949, Roma, Editrice Dedalo,
2014, p. 225”: purtroppo non possediamo il libro. Marina Difesa invece non
riporta alcuna fonte. Circa l’Ammiraglio Cavagnari era all’epoca Sottosegretario del Ministero della Marina
(quindi secondo solo a Mussolini) e Capo di Stato Maggiore della Marina.
L’Ammiraglio Luigi Biancheri, invece, all'epoca era a capo delle forze navali
dell’Egeo.
L'incrociatore Helli |
Interessante l’osservazione circa le
istruzioni “solo verbali”: dalle mie parti si dice "tirare il sasso e nascondere la mano"
E passiamo ora alle fonti dell’epoca
iniziando dai (quasi) vertici del Partito, in questo caso il Diario di
Ciano:“"15 AGOSTO – È stata affondata da un sottomarino,che ancora non
sappiamo chi sia, una nave greca. L'incidente minaccia prendere proporzioni
maggiori. Per me, c'è sotto l'intemperanza di De Vecchi. Conferisco col Duce,
che desidera risolvere pacificamente questo incidente, del quale si poteva fare
a meno. Propongo di inviare una nota alla Grecia: ciò varrà a portare la
polemica su un terreno diplomatico”.
E veniamo ora alla fonte rappresentata da
colui che è stato tirato in ballo in tutti i brani precedenti, il Governatore
dell’Egeo, lo “zelante e bellicoso quadrumviro De Vecchi”. Per farlo riportiamo
ampi brani da C. M. De Vecchi di Val Cismon, Il Quadrumviro scomodo, a
cura di L. Romersa, Mursia ed., 1983.
p.237 “Fu di quei giorni il clamoroso
affondamento dell’incrociatore greco
Helli, intorno al quale, durante la guerra, sorse una specie di misterioso
romanzo e le cui vicende, dopo il conflitto, o furono narrate senza cognizione
di causa o furono inventate di sana pianta. Qualcuno, anzi, più sprovveduto in
verità di altri, credette bene di attribuire a me l’ordine di quella operazione
navale non certo riuscita brillantemente. Ecco come andarono i fatti.
Il
giorno 11 agosto 1940, con un plico riservato, pieno di sigilli rossi nelle
buste esterne e con il caratteristico sigillo azzurro della Marina, nella busta
interna, mi giunse un ordine che diceva..”
Fermiamoci un attimo: notiamo che De Vecchi
NON scrive da chi fosse firmato l’ordine..
Proseguiamo nella lettura dell’ordine: “(..)
Scegliere fra i sommergibili (..) e impartire direttamente e verbalmente
(..) (rieccolo il “verbalmente”) istruzioni ispirate ai seguenti criteri
di massima (..) durante il periodo in questione (20-25 agosto) il
sommergibile dovrà affondare col siluro, senza preavviso, tutti i piroscafi che
si presume facciano traffico per conto
del nemico anche se coperti da bandiera neutrale; l’azione dovrà essere
condotta in modo che l’identità e la nazionalità del sommergibile non possano
essere riconosciute. ( …) In base alle reazioni provocate da questa azione, (!!!)
saranno prese ulteriori decisioni”.
Quel sottolineare che ulteriori decisioni
sarebbero state prese in base alle
reazioni provocate è indicativo della superficialità ( ma è
ovviamente una mia opinione personale) con cui fu presa questa decisione.
Come notato, De Vecchi non dice da chi fosse
firmato l’ordine, però alcune pagine dopo (p.242) scrive: “Mi era giunta
intanto, da Supermarina, direttamente dall’Ammiraglio Cavagnari, la
comunicazione cui ho già accennato, relativa cioè all’inizio delle operazioni
offensive contro il traffico marittimo che si svolgeva in certi settori della
acque greche” : un’ annotazione e
nome buttato lì, così, per caso..
Continuiamo a leggere: “In risposta a tale
disposizione provvidi a rendere esecutivo il piano formulato a Roma
(formulato a Roma, notate) e mi affrettai ad informarne Supermarina (sottolineatura
mia) in questi termini: Sono andato immediatamente in volo a Lero e ho dato
di persona gli ordini al comandante del Delfino seguendo le direttive
concretate e precisate. (..) Il Delfino prese il mare ma la sua missione fu tutt’altro che felice e
brillante”. Roma quindi, stando a De Vecchi, sapeva.
Il luogo dell'affondamento (da Google earth) |
Questa
la relazione del comandante, come la riporta De Vecchi. Tre tiri, tre
centri (forse!).
A questo punto sarebbe importante (e corretto) anche poter leggere direttamente il suo (del Comandante del somm.) rapporto della missione, rapporto che noi non conosciamo e non abbiamo trovato nelle fonti, per poter conoscere l’accaduto anche dal suo punto di vista e sapere in quali termini fosse l'ordine ricevuto.
Viste le relazioni da parte
italiana, vediamo quella da parte greca.
Ovviamente l’affondamento, ai danni
di una nave praticamente ferma, che innalzava il gran pavese, sotto gli occhi
di una grande folla che stava celebrando una festa assai sentita, appartenente ad una nazione che, malgrado gli
attriti, non era in guerra con l’Italia, provocò prima di tutto rabbia.
Ecco come la vicenda viene
ricordata da due testimoni greci (scusate la traduzione pedestre, il testo è
rintracciabile qui http://www.greece.org/poseidon/work/museums/hmm/elli.html)
(traduzione libera di una parte
tratta dal lavoro dell'accademico Spyros Melas, " Burning Seas " ,
pubblicato dagli "Embros" di Atene , nel 1940. )
“ Ai piedi su un fianco di una
montagna a Tinos , proprio di fronte a Delos , l'altra
antica isola sacra, poco prima di un bellissimo sorgere del sole. Quando
finalmente è diventato chiaro ho visto le case completamente bianche della
nostra città e ho iniziato a riconoscere le sagome dei pellegrini che
camminavano lentamente verso la collina ... verso la chiesa. Ho potuto
vedere la luce dorata proveniente dalla chiesa, dalle candele di coloro che
erano rimasti lì tutta la notte a pregare insieme ai loro malati, agli zoppi e
ai ciechi, pregando per un a guarigione miracolosa.
Ora l'alba si era diffusa una
luce rosa sulla est e ho potuto vedere la nave ( l’Elli) che si
avvicina orgogliosa a Tinos , per prendere parte alle celebrazioni
sacre. La nave fece rapidamente un ampio e grazioso arco e si fermò
lasciando cadere l'ancora appena fuori dal porto, a cinquecentocinquanta metri
dalla luce verde dell'ingresso.
Ogni nave ha il suo destino
...
Un dolce vento caldo
che viene dalle calde sabbie del Nord Africa , aveva iniziato a
soffiare e ad accarezzare le sagome dei marinai sul ponte. Il tempo è
stato 6:30 quando è stato sentito il suono di una tromba
allegra. Era il comando per iniziare lo spiegamento delle
bandiere. Improvvisamente la nave fu coperta da un triangolo ( il “gran pavese”) con la sua grande bandiera. È stato un
momento felice per ELLI. Era stata presa la decisione su quali marinai
avrebbero preso parte alla guardia onoraria per la processione dell'icona santa
e si erano ritirati a poppa. Con loro c'erano 8 Sottufficiali che avevano
richiesto il permesso al loro Capitano per consentire loro di portare a turno
la Sacra Icona, quattro alla volta. Il resto dell'equipaggio aveva
iniziato a lavare i ponti e a disporre gli strumenti e i macchinari che avevano
usato durante il viaggio.
Sono le 06:45 e si
sente che il rumore del motore di un aereo si avvicina a ELLI. Un aereo
spotter (ricognitore) italiano, con i
suoi segni dipinti in modo da non essere riconosciuto, si avvicina da una
direzione orientale, volando a 1200 metri. In pochi istanti gli equipaggi
di armi sono nelle loro postazioni di battaglia.(..) Gli (..) incaricati
dell'equipaggio dei cannoni Skoda ricevono l'ordine dal ponte di preparare le
loro armi sull'aereo ma di non aprire il fuoco il fuoco. L'aereo fa due
cerchi sopra il porto di Tinos . La folla pensa che si
tratti di un aereo greco e lo saluta. L'aereo continua il suo volo verso
ovest riducendo la sua altitudine e alla fine scompare all'orizzonte.
Nessuno pensa che l'aereo
ricognitore riferirà ad un sottomarino che stava pronto per iniziare il suo attacco mortale
... in un giorno di Santo ... una giornata dedicata alla Madonna ... il 15
Agosto 1940 .
Ore è
alle 08:25 . Sul ponte c'è l'ufficiale di giornata, il
sottufficiale in servizio, un marinaio che fa la guardia alla scala della nave,
un messaggero, i due equipaggi di cannoni e alcuni dei marinai che erano stati
assegnati a prendere parte alla guardia d'onore dalla Santa Icona della Vergine
Maria.(..). I Sottufficiali si erano avvicinati al tenente per chiedergli
se poteva fare loro un favore ... per accendere una candela per loro, se doveva
andare a terra ... Non aveva il tempo di rispondere perché in quel momento si
sentì una voce(..). Erano le voci dei Signal-men del ponte della nave che
venivano forti dal ponte della nave... On-Coming torpedo from
Starboard...In arrivo siluro da dritta the
last syllables were covered by a tremendous thunder and explosion.... le ultime sillabe furono coperte da un tremendo tuono ed
esplosione ... 15 agosto 1940.. ..... .
Un giornale greco del giorno dopo il siluramento. Il titolo dice: "Silurato ieri l'incrociatore (catadromicon!) Elli da un sottomarino sconosciuto" |
Il siluro che colpì
ELLI esplose esattamente sotto una delle sue caldaie, quella che era stata
mantenuta attiva. A causa della vicinanza dell'esplosione al locale
caldaia, la caldaia attiva è esplosa e la sua scorta di petrolio ha preso
fuoco. Ciò lasciò la nave senza mezzi di propulsione, tuttavia il suo equipaggio,
con l'aiuto delle vicine navi mercantili ancorate, tentò di arenare la nave in
acque poco profonde. Sfortunatamente l'incendio che si propagò presto
costrinse l'equipaggio e gli ufficiali ad abbandonare la nave che iniziò ad
affondare verso le 09:45 . Circa mezz'ora dopo, l'orgogliosa
nave ELLI, fu coperta dal mare nella sua tomba acquosa.
Il comandante della nave, il capitano Hatzopoulos RHN, ha
riferito al Ministero della Marina il seguente elenco di vittime (…): 1 morto, 4 dispersi, 23 feriti
(da
The Hellenic Maritime Museum, Akti Themistokleous Freattida 185 37 Piraeus Hellas ).
Interessante notare che, stando a
questa fonte greca, un solo siluro andò a segno. Due altri colpirono le rocce,
un quarto (di cui non c’è cenno nella relazione italiana, si sarebbe perso in
mare.
Abbiamo
poi rintracciato qui (http://ww2f.com/threads/sinking-of-the-greek-cruiser-elli.19136/)
un altro fonte greca che così ricorda l’episodio:
(..)
Mezeviris narra: "Il 15 agosto 1940 , mentre ero
ad Atene , fui informato dal direttore del servizio radio-telegrafico della Marina (DRYN) del siluramento di" ELLI
"da parte di un sottomarino sconosciuto. Mi sono precipitato nel porto
navale di Salamina per incontrare il capo
della flotta, che era appena stato informato. Era frenetico e pieno di indignazione contro il Segretario Generale del Ministero della Marina. Nonostante i precedenti improvvisi bombardamenti delle nostre navi, a una delle navi più grandi della nostra flotta era stato ordinato di rimanere per ore all'ancora in un Golfo completamente aperto
della flotta, che era appena stato informato. Era frenetico e pieno di indignazione contro il Segretario Generale del Ministero della Marina. Nonostante i precedenti improvvisi bombardamenti delle nostre navi, a una delle navi più grandi della nostra flotta era stato ordinato di rimanere per ore all'ancora in un Golfo completamente aperto
Il
ministero non ha voluto interrompere la tradizione del buon tempo di pace di partecipazione della nostra Marina alle
celebrazioni religiose del 15 agosto sull'isola di Tinos !
Lo Stato Maggiore della Marina aveva proposto di inviare il cacciatorpediniere
"AETOS" invece di "ELLI", per evitare di correre rischi
inutili per l'incrociatore leggero.(..)
Purtroppo,
il Segretario Generale del Ministero della Marina aveva insistito per
inviare "ELLI", per una più grandiosa partecipazione della Marina
alla celebrazione. (..)
(..) Nessuna
delle nostre navi disponeva in quel momento di localizzazione sottomarina.
Come è stato ricostruito, il sottomarino nemico aveva sparato tre siluri; uno aveva affondato il "ELLI", mentre gli altri due avevano colpito il frangiflutti. I frammenti di siluri trovati hanno dimostrato che i siluri sono stati fabbricati in Italia . L' unica traccia rimasta del nostro incrociatore leggero era la cima del suo albero che sporgeva dal mare (..).
Come è stato ricostruito, il sottomarino nemico aveva sparato tre siluri; uno aveva affondato il "ELLI", mentre gli altri due avevano colpito il frangiflutti. I frammenti di siluri trovati hanno dimostrato che i siluri sono stati fabbricati in Italia . L' unica traccia rimasta del nostro incrociatore leggero era la cima del suo albero che sporgeva dal mare (..).
Dopo
quest'ultima azione ostile, divenne finalmente evidente che il nostro desiderio
di mantenere la nostra neutralità non
era di per sé sufficiente a proteggerci da tragiche sorprese ostili.
È stato necessario prendere misure preventive di sicurezza".
È stato necessario prendere misure preventive di sicurezza".
Anche qui un solo siluro a segno.
Un ultimo particolare: il Governo Greco per non esacerbare la situazione tenne nascosta l'identità del sommergibile fino a quando l'Italia dichiarò ufficilamente guerra alla Grecia. Ma la nazionalità del siluro era già stata scoperta dall'esame dei frammenti che avevano colpito il lungomare.
Questo è tutto (o almeno, tutto quello che io sono riuscito a ricostruire: ognuno potrà trarne le proprie impressioni e conclusioni).
Dopo questa pagina da dimenticare, il
Delfino compì diverse missioni di trasporto di munizioni tra Italia e Nord
Africa (in tre missioni trasportò 200 tonn. di materiale, pari a sole 70 tonn.
per viggio: quanta nafta avrà consumato in ogni viaggio?) Durante una di queste, il 1 agosto del '41, fu attaccato da un
bombardiere britannico Short Sunderland. Il sommergibile riuscì ad abbatterlo e
ne raccolse, salvandoli, i quattro uomini di equipaggio sopravvissuti:
e questa è invece una bella pagina nella sua storia.
Il 23 marzo ‘43, infine, la
tragedia, che ha il sapore della beffa: in uscita dal porto di Taranto il Delfino urtò
la bettolina che lo scortava, il sommergibile riportò gravissimi danni ed
affondò con 28 uomini a circa 7 miglia dal faro di san Vito.
***********
Non
è -credo- compito dell’indagine storica mescolare alla ricostruzione storica
considerazioni etico-morali (soprattutto dopo 70 anni e in un
contesto assai diverso).
Ma
un’osservazione tecnica si deve invece fare: in una situazione di assoluta
calma furono lanciati tre siluri contro tre navi ferme: uno solo andò a segno, (peraltro con un'esplosione "non completa" e il sommergibile "non tenne la quota") e, come al solito, vennero rivendicati tre centri. I deludenti risultati che avranno i nostri sommergibili in Mediterraneo durante la guerra trovano qui il primo esempio. Ci sarebbe stato da imparare qualcosa.
Analoga
riflessione per i successi rivendicati ma mai confermati: il 18 luglio il
Delfino aveva attaccato un sommergibile inglese: “Un forte boato e un’alta
colonna d’acqua fanno ritenere che il siluro sia andato a segno, ma di questa
azione non si troverà poi alcun riscontro nella documentazione inglese”. Ancora
nello stesso anno, il 29 novembre “ (..) avvista un convoglio contro il
quale lancia due siluri. Si odono nettamente due esplosioni e si ritiene di
aver colpito ma anche in questo caso non si avrà mai conferma” (http://www.sommergibili.com/delfino.htm).
A parte l’Elli, il Delfino non affondò nessuna altra nave .
Infine
una domanda per gli esperti : il comandante del Delfino dice (così leggiamo in
De Vecchi) che lanciò anche un siluro da 450. Ma nella tabelle del Delfino
leggiamo solo di tubi lanciasiluri da
583. Incongruenza, errore, intercambiabilità o che altro?
- profondità max.: 100 m con coefficiente di sicurezza 3
- dislocamento: 933 t (in superficie) - 1.142 t (in immersione)
- dimensioni: 69,80 m (lungh.) – 7,18 m (largh.) – 5,20 m (pescaggio)
- potenza app. motore: 3.000 HP (sup.) - 1.300 hp (imm.)
- velocità max.: 15,5 nodi (sup.) - 8 nodi (imm.)
- autonomia: in superficie: 5.650 mg ad 8 nodi - 1.820 mg a 15,5 nodi; in immersione: 100 mg a 3 nodi - 7 mg a 8 nodi
- armamento: 8 tubi lanciasiluri da 533 mm (4 a prora e 4 a poppa); 1 cannone da 102 mm / 35 calibri; 2 mitragliere antiaeree da 13,2 mm
- equipaggio : 52 uomini di cui 5 ufficiali
[1] ) Il nome del Comandante del sommergibile (come quello delle altre personalità in qualche modo "coinvolte") è citato nelle
fonti, quindi ci è sembrato inutile non riportarlo. Penso però che sarebbe importante (e giusto) anche leggere il suo rapporto
della missione ( rapporto che noi non conosciamo e non abbiamo trovato nelle fonti) per conoscere l’accaduto anche dal suo punto di vista. Se ha semplicemente
eseguito un ordine chiaro ed esplicito non gli si può attribuire
una responsabilità diretta.
Stando a quanto leggiamo qui https://www.dodecaneso.org/content/cesare-maria-de-vecchi/
“l’ufficiale non ebbe conseguenze di quello che era un atto di guerra contro una nazione neutrale”: il che potrebbe far pensare che abbia agito eseguendo un ordine preciso.
A novembre, a quanto abbiamo letto, il comando del Delfino passò ad un altro ufficiale.
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Frammento del siluro che affondò l'Elli. (foto di Χαράλαμπος Γκούβας ) didascalia in inglese e greco
: Torpedo that sunk Greek cruiser Elli - Η Ιταλική Τορπίλη που βύθισε την Ελλη στο Ναυτικό Μουσείο Πειραιώς (il siluro italiano che affondò l'Elli) Museo Navale del Pireo . IL frammento fu recuperato nel 1985 da subacquei greci sui fondali dell'isola
(Spero non ci siano problemi di copyright. Nel caso sono pronto a rimuovere la foto)
Un altro frammento è in una speciale sala espositiva sotterranea della Chiesa di Panagia Tinos.
Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata
Stando a quanto leggiamo qui https://www.dodecaneso.org/content/cesare-maria-de-vecchi/
“l’ufficiale non ebbe conseguenze di quello che era un atto di guerra contro una nazione neutrale”: il che potrebbe far pensare che abbia agito eseguendo un ordine preciso.
A novembre, a quanto abbiamo letto, il comando del Delfino passò ad un altro ufficiale.
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Il siluro
Frammento del siluro che affondò l'Elli. (foto di Χαράλαμπος Γκούβας ) didascalia in inglese e greco
: Torpedo that sunk Greek cruiser Elli - Η Ιταλική Τορπίλη που βύθισε την Ελλη στο Ναυτικό Μουσείο Πειραιώς (il siluro italiano che affondò l'Elli) Museo Navale del Pireo . IL frammento fu recuperato nel 1985 da subacquei greci sui fondali dell'isola
Un altro frammento è in una speciale sala espositiva sotterranea della Chiesa di Panagia Tinos.
La propaganda
Due esempi opposti di propaganda: il primo (di origine presumo italiana) raffigura una madre greca che piange il giovane figlio morto in guerra per la "perfida Albione", il secondo di origine greca che ben sintetizza l'andamento della guerra scatenata dall'Italia contro la Grecia.
Leonello Oliveri
Riproduzione Vietata