domenica 13 ottobre 2019

Una "brutta storia": l'affondamento dell' Elli (15 agosto 1940)

Leonello Oliveri



Dopo la bella pagina di storia della Circe e del Tempest ora una  pagina che non può certo definirsi bella e che  vide come strumento, purtroppo, un sottomarino italiano, il Delfino .

Siamo il 15 agosto del 1940, il giorno di Ferragosto e/o dell’Assunzione.
L’Italia è in guerra con la Francia e l’Inghilterra
Il fatto si svolse nel mar Egeo, di fronte all’isola greca di Tinos.
All’epoca l’Italia non  era in guerra contro la Grecia.
Qui avvenne quella che fu certamente una brutta pagina nella nostra  storia militare: l'affondamento dell'incrociatore greco Elli (Ellh),  il 15 agosto, cioè oltre due mesi prima della dichiarazione di guerra alla Grecia. Fu un atto del tutto gratuito,  reso ancora più rimarchevole dal particolare che avvenne mentre l'incrociatore ( una vecchia nave di 2600 tonn. costruita egli USA nel 1912, originariamente destinata alla Cina) si trovava all’isola di  Tinos, dove si celebrava la  "Dormizione" della Madonna (la nostra festa dell'Assunta), ricorrenza che ha una grande rilevanza nel mondo ortodosso. La nave innalzava –secondo fonti greche- il gran pavese e parte dell'equipaggio era a terra per rendere omaggio alla Madonna Assunta: ciò per fortuna determinò un basso numero di perdite a bordo. Nella stessa circostanza il sommergibile lanciò ancora due siluri contro due altri bastimenti, anch'essi nel porto, probabilmente (sicuramente, secondo fonti greche) senza colpirne nessuno.
Si trattò di un  episodio che esacerbò i greci e che l'Italia pagò non solo con la fortissima resistenza che gli stessi opposero alla sciagurata invasione militare italiana ( ekdikhthV thV EllhV,  ecdiketes tes Elles vendicatore  dell' Elli,  trovarono poi scritto i nostri soldati sul  relitto di un carro (v. foto) ma anche con la consegna alla Grecia come risarcimento, alla fine della guerra, dell'incrociatore italiano Eugenio di Savoia, che l'Italia dovette – fra l'altro- rimettere a nuovo prima della cessione.


Si tratta  di un episodio che è spiacevole da ricordare, tant’è che per lungo tempo è stato sottaciuto dalla storiografia ufficiale.
Cerchiamo di ricostruirlo mettendo a confronto le diverse fonti disponibili,

Partiamo dalla fine, leggendo da Wikipedia: /https://it.wikipedia.org/wiki/Delfino_(sommergibile_1930)
“Il 15 agosto 1940 il Delfino si rese protagonista di un episodio molto discusso. Il 14 agosto il comandante Aicardi ([1]) aveva ricevuto a Lero, da parte del Governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi e dell'Ammiraglio Domenico Cavagnari l'ordine di portarsi in acque greche (De Vecchi consigliò le isole di Tino e Sira) per attaccare mercantili impegnati nel trasporto di materiali bellici in favore degli Alleati; la direttiva proveniva dai vertici militari, a Roma Alle 8.30 del 15 agosto, penetrato nella rada di Tino –dove si stava svolgendo una solenne cerimonia per la celebrazione del giorno dell' Assunta – lanciò tre siluri contro il vecchio e piccolo incrociatore leggero greco (dunque neutrale) Elli: una delle armi colpì la nave, che saltò in aria.
Come Aicardi (1) avesse potuto equivocare l'ordine ricevuto, che non parlava di navi da guerra, non è mai stato chiarito: in seguito sostenne di aver avvistato due mercantili privi di segnali che ne indicassero la neutralità, di aver manovrato per attaccarli ma di essere stato avvistato dall’Elli che si era diretto contro il Delfino, obbligandolo a silurarlo: in realtà tale versione non è credibile, perché l’Elli si trovava ormeggiato in mezzo a numerose barche pavesate a festa, dunque senza possibilità di muovere. La responsabilità dell'azione non fu subito nota (Italia e Inghilterra si accusarono reciprocamente) ma fu chiarita ben presto, con il ritrovamento della parte posteriore di un siluro italiano”.

Passiamo ora ad una fonte per così dire “ufficiale”,  il sito Marina Difesa
Il 15 agosto 1940 il Delfino si rese protagonista di un episodio molto discusso. Il 14 agosto il comandante Aicardi (1) aveva ricevuto a Lero, da parte del governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi e dell’ammiraglio Luigi Biancheri, l’ordine di portarsi in acque greche (De Vecchi consigliò le isole di Tino e Sira) per attaccare mercantili impegnati nel trasporto di materiali bellici in favore degli Alleati; la direttiva proveniva dai vertici militari, a Roma. Alle 8.30 del 15 agosto, penetrato nella rada di Tino –dove si stava svolgendo una solenne cerimonia per la celebrazione del giorno dell’Assunta – lanciò tre siluri contro il vecchio e piccolo incrociatore leggero greco (dunque neutrale) Helli: una delle armi colpì la nave, che saltò in aria.
Come Aicardi (1) avesse potuto equivocare l’ordine ricevuto, che non parlava di navi da guerra, non è mai stato chiarito: in seguito sostenne di aver avvistato due mercantili privi di segnali che ne indicassero la neutralità, (dovrebbe trattarsi dell' Elsi e dell' Esperosdi aver manovrato per attaccarli ma di essere stato avvistato dall’Helli che si era diretto contro il Delfino, obbligandolo a silurarlo: in realtà tale versione non è credibile, perché l’Helli si trovava ormeggiato in mezzo a numerose barche pavesate a festa, dunque senza possibilità di muovere. La responsabilità dell’azione non fu subito nota (Italia e Inghilterra si accusarono reciprocamente) ma fu chiarita ben presto, con il ritrovamento della parte posteriore di un siluro italiano”.
Come si può notare i due testi sono identici, (chissà chi ha preso da chi) con l’unica interessante differenza del nome dell’Ammiraglio che avrebbe (insieme al Governatore del Dodecanneso De Vecchi) impartito l’ordine. E non è differenza da poco.
Per quanto riguarda Wiki a proposito dell’ordine troviamo scritto “Cfr. la trascrizione della lettera autografa di Cavagnari a De Vecchi, conservata nell'archivio De Vecchi, in Giorgio De Vecchi di Val Cismon, Diari 1947-1949, Roma, Editrice Dedalo, 2014, p. 225”: purtroppo non possediamo il libro. Marina Difesa invece non riporta alcuna fonte. Circa l’Ammiraglio Cavagnari era all’epoca  Sottosegretario del Ministero della Marina (quindi secondo solo a Mussolini) e Capo di Stato Maggiore della Marina. L’Ammiraglio Luigi Biancheri, invece, all'epoca era a capo delle forze navali dell’Egeo.

L'incrociatore Helli
In una terza fonte, http://www.sommergibili.com/delfino.htm, possiamo leggere: “L’attacco, pianificato e condotto in gran segreto (neppure il ministro degli Esteri, Ciano, ne è informato), è stato ordinato dal Governatore dell’Egeo, lo zelante e bellicoso quadrumviro De Vecchi, su direttive superiori (pare per ordine proprio di Mussolini, tramite SUPERMARINA); direttive che però egli ha rincarato di sua sponte quando ha dato istruzioni (solo verbali) al Com.te Aicardi (1). Lo scopo è quello di intimidire la Grecia, ancora non coinvolta nel conflitto ma sospettata, e non a torto, di favorire le operazioni inglesi nell’Egeo.
Interessante l’osservazione circa le istruzioni “solo verbali”: dalle mie parti si dice "tirare il sasso e nascondere la mano"

E passiamo ora alle fonti dell’epoca iniziando dai (quasi) vertici del Partito, in questo caso il Diario di Ciano:“"15 AGOSTO – È stata affondata da un sottomarino,che ancora non sappiamo chi sia, una nave greca. L'incidente minaccia prendere proporzioni maggiori. Per me, c'è sotto l'intemperanza di De Vecchi. Conferisco col Duce, che desidera risolvere pacificamente questo incidente, del quale si poteva fare a meno. Propongo di inviare una nota alla Grecia: ciò varrà a portare la polemica su un terreno diplomatico”.

E veniamo ora alla fonte rappresentata da colui che è stato tirato in ballo in tutti i brani precedenti, il Governatore dell’Egeo, lo “zelante e bellicoso quadrumviro De Vecchi”. Per farlo riportiamo ampi brani da C. M. De Vecchi di Val Cismon, Il Quadrumviro scomodo, a cura di L. Romersa, Mursia ed., 1983.
p.237 “Fu di quei giorni il clamoroso affondamento dell’incrociatore  greco Helli, intorno al quale, durante la guerra, sorse una specie di misterioso romanzo e le cui vicende, dopo il conflitto, o furono narrate senza cognizione di causa o furono inventate di sana pianta. Qualcuno, anzi, più sprovveduto in verità di altri, credette bene di attribuire a me l’ordine di quella operazione navale non certo riuscita brillantemente. Ecco come andarono i fatti.
 Il giorno 11 agosto 1940, con un plico riservato, pieno di sigilli rossi nelle buste esterne e con il caratteristico sigillo azzurro della Marina, nella busta interna, mi giunse un ordine che diceva..”

Fermiamoci un attimo: notiamo che De Vecchi NON scrive da chi fosse firmato l’ordine..

Proseguiamo nella lettura dell’ordine: “(..) Scegliere fra i sommergibili (..) e impartire direttamente e verbalmente (..) (rieccolo il “verbalmente”) istruzioni ispirate ai seguenti criteri di massima (..) durante il periodo in questione (20-25 agosto) il sommergibile dovrà affondare col siluro, senza preavviso, tutti i piroscafi che si presume  facciano traffico per conto del nemico anche se coperti da bandiera neutrale; l’azione dovrà essere condotta in modo che l’identità e la nazionalità del sommergibile non possano essere riconosciute. ( …) In base alle reazioni provocate da questa azione, (!!!) saranno prese ulteriori decisioni”.
Quel sottolineare che ulteriori decisioni sarebbero state prese  in base alle reazioni provocate è  indicativo della superficialità ( ma è ovviamente una mia opinione personale) con cui fu presa questa decisione.

Come notato, De Vecchi non dice da chi fosse firmato l’ordine, però alcune pagine dopo (p.242) scrive: “Mi era giunta intanto, da Supermarina, direttamente dall’Ammiraglio Cavagnari, la comunicazione cui ho già accennato, relativa cioè all’inizio delle operazioni offensive contro il traffico marittimo che si svolgeva in certi settori della acque greche” : un’ annotazione e  nome buttato lì, così, per caso..
 Continuiamo a leggere: “In risposta a tale disposizione provvidi a rendere esecutivo il piano formulato a Roma (formulato a Roma, notate) e mi affrettai ad informarne Supermarina (sottolineatura mia) in questi termini: Sono andato immediatamente in volo a Lero e ho dato di persona gli ordini al comandante del Delfino seguendo le direttive concretate e precisate. (..) Il Delfino prese il mare  ma la sua missione fu tutt’altro che felice e brillante”. Roma quindi, stando a De Vecchi, sapeva.
 
Il luogo dell'affondamento
(da Google earth)
A questo punto (p. 243) De vecchi riferisce la relazione del comandante del Delfino:” Il Comandante del Delfino (..) al rientro mi riferì in questa maniera la sua missione: “(..) Giunto dinanzi all’imboccature (del porto di Tinos) vedo all’interno due grandi piroscafi (..) Nel mentre  mi disponevo a prendere posizione opportuna per il lancio entro all’imboccatura tra i due moletti scorgo una nave da guerra (l’incrociatore Helli) diretto verso il porto a piccola andatura (..) Ho deciso di silurare prima la nave a guerra, poi  i piroscafi (..) Ho lanciato un siluro da 583 all’Helli da una distanza di circa 700 m. L’unità è stata colpita esattamente tra i due fumaioli. L’esplosione dell’arma non è stata completa (..) ho lanciato contro i piroscafi prima un siluro da 583 di cui ho inteso l’esplosione senza vederne l’effetto poiché il timoniere orizzontale non mi ha tenuto la quota (..) poi un siluro da 450 di cui ho visto nettamente l’esplosione.  Mi appare strana, pertanto , la versione che ambedue i siluri siano finiti su terra. Posso ammettere che il primo (di cui non ho visto lo scoppio) abbia colpito il moletto, ma dell’effetto del secondo sono certissimo a meno che l’arma, regolata per la profondità di tre metri, lungo il tragitto (..) non abbia urtato contro una prominenza del fondo (..).
 Questa la relazione del comandante, come la riporta De Vecchi. Tre tiri, tre centri (forse!).
A questo punto  sarebbe importante (e corretto) anche poter leggere direttamente il suo (del Comandante del somm.) rapporto della missione, rapporto che noi non conosciamo e non abbiamo trovato nelle fonti, per poter conoscere l’accaduto anche dal suo punto di vista e sapere in quali termini fosse l'ordine ricevuto.

Viste le relazioni da parte italiana, vediamo quella da parte greca.
Ovviamente l’affondamento, ai danni di una nave praticamente ferma, che innalzava il gran pavese, sotto gli occhi di una grande folla che stava celebrando una festa assai sentita,  appartenente ad una nazione che, malgrado gli attriti, non era in guerra con l’Italia, provocò prima di tutto rabbia.
Ecco come la vicenda viene ricordata da due testimoni greci (scusate la traduzione pedestre, il testo è rintracciabile qui http://www.greece.org/poseidon/work/museums/hmm/elli.html)
(traduzione libera di una parte tratta dal lavoro dell'accademico Spyros Melas, Burning Seas " , pubblicato dagli "Embros" di Atene , nel 1940. )
La foto  (di fonte greca) dovrebbe mostrare- così ho letto-
il momento  in cui il secondo siluro scoppia contro il molo,
l'Helli sarebbe la nave ripresa a destra. Non sembra
 danneggiata, anche se il siluro che colpì il molo avrebbe
dovuto essere il secondo.
Ai piedi su un fianco di una montagna a Tinos , proprio di fronte a Delos , l'altra antica isola sacra, poco prima di un bellissimo sorgere del sole. Quando finalmente è diventato chiaro ho visto le case completamente bianche della nostra città e ho iniziato a riconoscere le sagome dei pellegrini che camminavano lentamente verso la collina ... verso la chiesa. Ho potuto vedere la luce dorata proveniente dalla chiesa, dalle candele di coloro che erano rimasti lì tutta la notte a pregare insieme ai loro malati, agli zoppi e ai ciechi, pregando per un a guarigione miracolosa.
Ora l'alba si era diffusa una luce rosa sulla est e ho potuto vedere la nave ( l’Elli)  che si avvicina orgogliosa a Tinos , per prendere parte alle celebrazioni sacre. La nave fece rapidamente un ampio e grazioso arco e si fermò lasciando cadere l'ancora appena fuori dal porto, a cinquecentocinquanta metri dalla luce verde dell'ingresso.
 Ogni nave ha il suo destino ...
Un dolce vento caldo che viene dalle calde sabbie del Nord Africa , aveva iniziato a soffiare e ad accarezzare le sagome dei marinai sul ponte. Il tempo è stato 6:30 quando è stato sentito il suono di una tromba allegra. Era il comando per iniziare lo spiegamento delle bandiere. Improvvisamente la nave fu coperta da un triangolo ( il “gran pavese”)  con la sua grande bandiera. È stato un momento felice per ELLI. Era stata presa la decisione su quali marinai avrebbero preso parte alla guardia onoraria per la processione dell'icona santa e si erano ritirati a poppa. Con loro c'erano 8 Sottufficiali che avevano richiesto il permesso al loro Capitano per consentire loro di portare a turno la Sacra Icona, quattro alla volta. Il resto dell'equipaggio aveva iniziato a lavare i ponti e a disporre gli strumenti e i macchinari che avevano usato durante il viaggio. 
Sono le 06:45 e si sente che il rumore del motore di un aereo si avvicina a ELLI. Un aereo spotter (ricognitore) italiano, con i suoi segni dipinti in modo da non essere riconosciuto, si avvicina da una direzione orientale, volando a 1200 metri. In pochi istanti gli equipaggi di armi sono nelle loro postazioni di battaglia.(..) Gli (..) incaricati dell'equipaggio dei cannoni Skoda ricevono l'ordine dal ponte di preparare le loro armi sull'aereo ma di non aprire il fuoco il fuoco. L'aereo fa due cerchi sopra il porto di Tinos . La folla pensa che si tratti di un aereo greco e lo saluta. L'aereo continua il suo volo verso ovest riducendo la sua altitudine e alla fine scompare all'orizzonte.
Nessuno pensa che l'aereo ricognitore riferirà ad un sottomarino che stava  pronto per iniziare il suo attacco mortale ... in un giorno di Santo ... una giornata dedicata alla Madonna ... il 15 Agosto 1940 .
Ore è alle 08:25 . Sul ponte c'è l'ufficiale di giornata, il sottufficiale in servizio, un marinaio che fa la guardia alla scala della nave, un messaggero, i due equipaggi di cannoni e alcuni dei marinai che erano stati assegnati a prendere parte alla guardia d'onore dalla Santa Icona della Vergine Maria.(..). I Sottufficiali si erano avvicinati al tenente per chiedergli se poteva fare loro un favore ... per accendere una candela per loro, se doveva andare a terra ... Non aveva il tempo di rispondere perché in quel momento si sentì una voce(..). Erano le voci dei Signal-men del ponte della nave che venivano forti dal ponte della nave... On-Coming torpedo from Starboard...In arrivo siluro da dritta  the last syllables were covered by a tremendous thunder and explosion.... le ultime sillabe furono coperte da un tremendo tuono ed esplosione ... 15 agosto 1940.. ..... .
Un giornale greco  del giorno dopo il siluramento. Il titolo dice: "Silurato
ieri  l'incrociatore (catadromicon!) Elli da un sottomarino sconosciuto"
Quattro  erano i siluri sparati dal sommergibile sommerso. Uno ha trovato il suo obiettivo in mezzo alla nave. Gli altri due hanno mancato il bersaglio e hanno colpito le rocce della barriera del porto, esplodendo lì. Il quarto siluro cambiò rotta e si diresse verso il mare.
Il siluro che colpì ELLI esplose esattamente sotto una delle sue caldaie, quella che era stata mantenuta attiva. A causa della vicinanza dell'esplosione al locale caldaia, la caldaia attiva è esplosa e la sua scorta di petrolio ha preso fuoco. Ciò lasciò la nave senza mezzi di propulsione, tuttavia il suo equipaggio, con l'aiuto delle vicine navi mercantili ancorate, tentò di arenare la nave in acque poco profonde. Sfortunatamente l'incendio che si propagò presto costrinse l'equipaggio e gli ufficiali ad abbandonare la nave che iniziò ad affondare verso le 09:45 . Circa mezz'ora dopo, l'orgogliosa nave ELLI, fu coperta dal mare nella sua tomba acquosa.
 Il comandante della nave, il capitano Hatzopoulos RHN, ha riferito al Ministero della Marina il seguente elenco di vittime (…): 1 morto, 4 dispersi, 23 feriti
(da The Hellenic Maritime Museum, Akti Themistokleous Freattida 185 37 Piraeus Hellas).
Interessante notare che, stando a questa fonte greca, un solo siluro andò a segno. Due altri colpirono le rocce, un quarto (di cui non c’è cenno nella relazione italiana, si sarebbe perso in mare.

Abbiamo poi rintracciato qui  (http://ww2f.com/threads/sinking-of-the-greek-cruiser-elli.19136/) un altro fonte greca che così ricorda l’episodio:
(..) Mezeviris narra: "Il 15 agosto 1940 , mentre ero ad Atene , fui informato dal direttore del servizio radio-telegrafico della Marina (DRYN) del siluramento di" ELLI "da parte di un sottomarino sconosciuto. Mi sono precipitato nel porto navale di Salamina per incontrare il capo
della flotta, che era appena stato informato. Era frenetico e pieno di indignazione contro il Segretario Generale del Ministero della Marina. Nonostante i precedenti improvvisi bombardamenti delle nostre navi, a una delle navi più grandi della nostra flotta era stato ordinato di rimanere per ore all'ancora in un Golfo completamente aperto
Il ministero non ha voluto interrompere la tradizione del buon tempo di pace  di partecipazione della nostra Marina alle celebrazioni religiose del 15 agosto sull'isola di Tinos ! Lo Stato Maggiore della Marina aveva proposto di inviare il cacciatorpediniere "AETOS" invece di "ELLI", per evitare di correre rischi inutili per l'incrociatore leggero.(..)
Purtroppo, il Segretario Generale del Ministero della Marina aveva insistito per inviare "ELLI", per una più grandiosa partecipazione della Marina alla celebrazione. (..)
(..) Nessuna delle nostre navi disponeva in quel momento di localizzazione sottomarina.
Come è stato ricostruito, il sottomarino nemico aveva sparato tre siluri; uno aveva affondato il "ELLI", mentre gli altri due avevano colpito il frangiflutti. I frammenti di siluri trovati hanno dimostrato che i siluri sono stati fabbricati in Italia . L' unica traccia rimasta del nostro incrociatore leggero era la cima del suo albero che sporgeva dal mare (..).
Dopo quest'ultima azione ostile, divenne finalmente evidente che il nostro desiderio di mantenere la nostra  neutralità non era di per sé sufficiente a proteggerci da tragiche sorprese ostili.
È stato necessario prendere misure preventive di sicurezza".
Anche qui un solo siluro a segno.

Un ultimo particolare: il Governo Greco per non esacerbare la situazione tenne nascosta l'identità del sommergibile fino a quando l'Italia dichiarò ufficilamente guerra alla Grecia. Ma la nazionalità del siluro era già stata scoperta dall'esame dei frammenti che avevano colpito il lungomare.

Questo è tutto (o almeno, tutto quello che io sono riuscito a ricostruire: ognuno potrà trarne le proprie impressioni e conclusioni).

 ekdikhthV thV EllhV,  ecdiketes tes Elles vendicatore  dell' Elli
(sul relitto di un nostro carro?)

Dopo questa pagina da dimenticare, il Delfino compì diverse missioni di trasporto di munizioni tra Italia e Nord Africa (in tre missioni trasportò 200 tonn. di materiale, pari a sole 70 tonn. per viggio: quanta nafta avrà consumato in ogni viaggio?) Durante una di queste, il 1 agosto del '41, fu attaccato da un bombardiere britannico Short Sunderland. Il sommergibile riuscì ad abbatterlo e ne raccolse, salvandoli, i quattro uomini di equipaggio sopravvissuti: e  questa è invece una bella pagina nella sua storia.
Il 23 marzo ‘43, infine, la tragedia, che ha il sapore della beffa: in uscita dal porto di Taranto il Delfino urtò la bettolina che lo scortava, il sommergibile riportò gravissimi danni ed affondò con 28 uomini a circa 7 miglia dal faro di san Vito.


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Non è -credo- compito dell’indagine storica mescolare alla ricostruzione storica considerazioni etico-morali (soprattutto dopo 70 anni e in un contesto assai diverso).
Ma un’osservazione tecnica si deve invece fare: in una situazione di assoluta calma furono lanciati tre siluri contro tre navi ferme: uno solo andò a segno, (peraltro con un'esplosione "non completa" e il  sommergibile "non tenne la quota") e, come al solito, vennero rivendicati tre centri.  I deludenti risultati che avranno i nostri sommergibili in Mediterraneo durante la guerra trovano qui il  primo esempio. Ci sarebbe stato da imparare qualcosa. 
Analoga riflessione per i successi rivendicati ma mai confermati: il 18 luglio il Delfino aveva attaccato un sommergibile inglese: “Un forte boato e un’alta colonna d’acqua fanno ritenere che il siluro sia andato a segno, ma di questa azione non si troverà poi alcun riscontro nella documentazione inglese”. Ancora nello stesso anno, il 29 novembre “ (..) avvista un convoglio contro il quale lancia due siluri. Si odono nettamente due esplosioni e si ritiene di aver colpito ma anche in questo caso non si avrà mai conferma” (http://www.sommergibili.com/delfino.htm). A parte l’Elli, il Delfino non affondò nessuna altra nave .

Infine una domanda per gli esperti : il comandante del Delfino dice (così leggiamo in De Vecchi) che lanciò anche un siluro da 450. Ma nella tabelle del Delfino leggiamo solo di tubi lanciasiluri da  583. Incongruenza, errore, intercambiabilità o che altro?

Il Delfino

carena: tipo Bernardis a semplice scafo, con doppi fondi centrali resistenti e controcarene esterne
- profondità max.: 100 m con coefficiente di sicurezza 3
- dislocamento: 933 t (in superficie) - 1.142 t (in immersione)
- dimensioni: 69,80 m (lungh.) – 7,18 m (largh.) – 5,20 m (pescaggio)
- potenza app. motore: 3.000 HP (sup.) - 1.300 hp (imm.)
- velocità max.: 15,5 nodi (sup.) - 8 nodi (imm.)
- autonomia: in superficie: 5.650 mg ad 8 nodi - 1.820 mg a 15,5 nodi; in immersione: 100 mg a 3 nodi - 7 mg a 8 nodi
- armamento: 8 tubi lanciasiluri da 533 mm (4 a prora e 4 a poppa); 1 cannone da 102 mm / 35 calibri; 2 mitragliere antiaeree da 13,2 mm
- equipaggio : 52 uomini di cui 5 ufficiali




[1] ) Il nome del Comandante del sommergibile (come quello delle altre personalità in qualche modo "coinvolte") è citato nelle fonti, quindi ci è sembrato inutile non riportarlo. Penso però che sarebbe importante (e giusto) anche leggere il suo rapporto della missione ( rapporto che noi non conosciamo e non abbiamo trovato nelle fonti) per conoscere l’accaduto anche dal suo punto di vista. Se  ha semplicemente eseguito un ordine chiaro ed esplicito non gli si può  attribuire una responsabilità diretta.
Stando a quanto leggiamo qui  https://www.dodecaneso.org/content/cesare-maria-de-vecchi/
l’ufficiale non ebbe conseguenze di quello che era un atto di guerra contro una nazione neutrale”: il che potrebbe far pensare che abbia agito eseguendo un ordine preciso.
A novembre, a quanto abbiamo letto, il comando del Delfino passò ad un altro ufficiale.

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Il siluro

Frammento del siluro che affondò l'Elli.  (foto di Χαράλαμπος Γκούβας ) didascalia in inglese e greco
: Torpedo that sunk Greek cruiser Elli - Η Ιταλική Τορπίλη που βύθισε την Ελλη στο Ναυτικό Μουσείο Πειραιώς (il siluro italiano che affondò l'Elli) Museo Navale del Pireo . IL frammento fu recuperato nel 1985 da subacquei greci sui fondali dell'isola




(Spero non ci siano problemi di copyright. Nel caso sono pronto a rimuovere la foto)


Un altro frammento è  in  una speciale sala espositiva sotterranea della Chiesa di Panagia Tinos.

La propaganda

Due esempi opposti di propaganda: il primo (di origine presumo italiana) raffigura una madre greca che piange il giovane figlio morto in guerra per la "perfida Albione", il secondo di origine greca  che ben sintetizza l'andamento della guerra scatenata dall'Italia contro la Grecia.




Leonello Oliveri
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