giovedì 24 ottobre 2019

L’incursione dell’UB 48 a Carloforte (29 aprile 1918)




Leonello Oliveri
Era il 29 aprile del 1918 quando il sommergibile tedesco UB 48, al comando di Wolfangf Steinbauer ([1])  si affacciò davanti al piccolo porto di Carloforte, isola di San Pietro, davanti alla costa sudoccidentale della Sardegna.
Si trattava di un battello “costiero” appartenente alla Mittelmeer II Flotilla  ( seconda Flottiglia del Mediterraneo) che dall’agosto del 1916 alla fine della guerra riuscirà ad affondare 35 (!) navi nemiche per un totale di 108000 tonn. e a danneggiarne altre 9 per oltre 43000 tonn. (v. https://uboat.net/wwi/boats/successes/ub48.html).
Tre giorni prima,
il 26 aprile, aveva affondato il piroscafo francese Leopold di 2300 tonn, il 27 due successi (la petroliera inglese Romany di 4000 tonn. e il piccolo peschereccio Saint Jean di 300 tonn.).
Ma il 29 aprile fu per lui un  giorno ricco di successi: un  intero convoglio  di 4 navi: due affondate (piroscafo inglese Kingstonian  di 6500 tonn e il  navy tug (rimorchiatore)  inglese Dalkeith di 748)  e due danneggiate: il sailing vessel (nave a vela)  italiana Monte bianco  di 1000 tonn. e il rimorchiatore  Moose di 208. E per concludere in bellezza dal 3 al 5 maggio altre tre imbarcazioni (due inglesi e una statunitense) per 14000 tonn. Un vero lupo dei mari.

giovedì 17 ottobre 2019

Salvate il principe nero: come l’OSS “rapì” J. V. Borghese


In costruzione
Leonello Oliveri
Penso che chi si interessa della storia contemporanea sappia chi fu Junio Valerio Borghese, il Comandante della X Mas,  e conosca  il suo ruolo durante (e dopo) la II G.M.
Forse meno note sono le modalità con le quali lui, comandante della Xa, riuscì a salvare la pelle alla fine della guerra mentre  altri giovani della Xa non riuscirono a sopravvivere a forse non sempre giustificate (ma ovviamente è una mia opinione personale) vendette .
Alla fine della guerra Junio Valerio Borghese fu salvato… dall’ OSS (Office of Strategic Services) il Servizio Segreto americano, antenato della CIA, nella persona del suo capo in Italia, il famoso ((v. biografia qui https://it.wikipedia.org/wiki/James_Angleton) James Angleton
Ecco la storia del suo salvataggio in due documenti dell’epoca.

domenica 13 ottobre 2019

Una "brutta storia": l'affondamento dell' Elli (15 agosto 1940)

Leonello Oliveri



Dopo la bella pagina di storia della Circe e del Tempest ora una  pagina che non può certo definirsi bella e che  vide come strumento, purtroppo, un sottomarino italiano, il Delfino .

Siamo il 15 agosto del 1940, il giorno di Ferragosto e/o dell’Assunzione.
L’Italia è in guerra con la Francia e l’Inghilterra
Il fatto si svolse nel mar Egeo, di fronte all’isola greca di Tinos.
All’epoca l’Italia non  era in guerra contro la Grecia.
Qui avvenne quella che fu certamente una brutta pagina nella nostra  storia militare: l'affondamento dell'incrociatore greco Elli (Ellh),  il 15 agosto, cioè oltre due mesi prima della dichiarazione di guerra alla Grecia. Fu un atto del tutto gratuito,  reso ancora più rimarchevole dal particolare che avvenne mentre l'incrociatore ( una vecchia nave di 2600 tonn. costruita egli USA nel 1912, originariamente destinata alla Cina) si trovava all’isola di  Tinos, dove si celebrava la  "Dormizione" della Madonna (la nostra festa dell'Assunta), ricorrenza che ha una grande rilevanza nel mondo ortodosso. La nave innalzava –secondo fonti greche- il gran pavese e parte dell'equipaggio era a terra per rendere omaggio alla Madonna Assunta: ciò per fortuna determinò un basso numero di perdite a bordo. Nella stessa circostanza il sommergibile lanciò ancora due siluri contro due altri bastimenti, anch'essi nel porto, probabilmente (sicuramente, secondo fonti greche) senza colpirne nessuno.
Si trattò di un  episodio che esacerbò i greci e che l'Italia pagò non solo con la fortissima resistenza che gli stessi opposero alla sciagurata invasione militare italiana ( ekdikhthV thV EllhV,  ecdiketes tes Elles vendicatore  dell' Elli,  trovarono poi scritto i nostri soldati sul  relitto di un carro (v. foto) ma anche con la consegna alla Grecia come risarcimento, alla fine della guerra, dell'incrociatore italiano Eugenio di Savoia, che l'Italia dovette – fra l'altro- rimettere a nuovo prima della cessione.