lunedì 9 dicembre 2019

Operazione G.A. 3: L’affondamento della Queen Elizabeth (19/12/41) nella relazione dei cap.ni Marceglia e Martellotta



Leonello Oliveri

Il 18 dicembre 1941 sei S.L.C. ("siluri a lunga corsa", chiamati anche “maiali”) 
Maiale-menselijke torpedo-onderzeeërrenegade (da Wiki Olanda) 
messi in mare dal sommergibile Scirè al largo della munita base militare inglese di Alessandria compirono quella che fu forse (in un rapporto costo/efficacia) la più audace e fruttifera missione militare navale della Marina Italiana e, probabilmente di tutte le marine (1). Su ciascun mezzo c’erano due uomini: il pilota, davanti e il secondo uomo, dietro. Costui era quello che aveva il compito più pesante, dovendo  compiere buona parte del tragitto “in immersione” mentre quello davanti, in posizione più elevata, poteva tenere la testa fuori almeno durante l'avvicinamento.
Sul primo mezzo (s.l.c. 221) c’erano Durand de la Penne e il capo palombaro Emilio Bianchi, sul secondo  (s.l.c. 222)  Vincenzo Martellotta e il capo palombaro Mario Marino, sul terzo (s.l.c 223) Antonio Marceglia e il sottocapo palombaro  Spartaco Schergat.
Il primo colpì e danneggiò gravemente la corazzata Valiant, il secondo affondò  la petroliera Sagona  danneggiando anche il cacciatorpediniere Jervis (il caccia che aveva partecipato alla distruzione del convoglio italiano Tarigo nell'aprile del '41), il terzo, mise fuori combattimento la corazzata Queen Elizabet.