sabato 11 marzo 2023

Bugie di guerra 1915-’18: quando gli "Unni mangiavano i bambini”

 

 

Leonello Oliveri


Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata


“ Quando viene dichiarata la guerra, la verità è la prima vittima"

 Le guerre non si fanno solo con le armi, contro i soldati o i civili nelle città, ma anche con le bugie: non è facile, infatti, convincere persone normali a odiare, a uccidere e a farsi uccidere.

Ecco allora le “bugie di guerra”. Ora si chiamano Fake.

Nel 1926 un politico inglese, lord Arthur Augustus William Harry Ponsonby, primo barone di Shulbrede (16 febbraio 1871 - 23 marzo 1946), figlio di Sir Henry Ponsonby, segretario privato della regina Vittoria, scrisse un libro coraggioso, Falsehood in war-time: propaganda lies of the first world war (Falsità in tempo di guerra: bugie propagandistiche della prima guerra mondiale). Libro coraggioso, perché le “bugie” smascherate erano quelle diffuse dai vincitori per fomentare l’odio contro gli “unni”, i tedeschi.
Lui le raccoglie, le commenta, spesso le smaschera, le spiega: “le autorità di ogni paese fanno, e anzi devono, ricorrere a questa pratica per, in primo luogo, giustificarsi dipingendo il nemico come un criminale puro; e in secondo luogo, per infiammare la passione popolare abbastanza da assicurarsi reclute per la continuazione della lotta”.

Al di là del “mito" dell'unica responsabilità della Germania   nello scoppio della I G.M. “ (“mito” ripetuto anche per la II, e magari per la III) ecco alcune delle fake discusse da Harry Ponsonby:

Partiamo da una tipica: la crudeltà degli “unni”, ovvero “L’Infermiera mutilata”:

Ecco come la ricostruisce  il nostro autore.

Tutto iniziò,racconta P. da un articolo pubblicato su "The Star", il 16 settembre 1914, proprio agli inizi della guerra, giusto per preparare l’atmosfera d’odio: “"È giunta a Dumfries la notizia della morte scioccante di una giovane donna di *** Dumfries , l'infermiera *** ***, che si recò in Belgio allo scoppio del guerra. L'infermiera *** era impegnata nell'ospedale del campo di Vilvorde, e fu vittima di un'orribile crudeltà per mano dei soldati tedeschi. Le furono tagliati i seni e morì in una grande agonia”. Sono presenti tutti gli ingredienti: giovane donna, dedicata agli altri (infermiera), mutilata nel seno (un po’ di pruderie a sfondo sessuale non manca mai) dai barbari tedeschi. La vicenda approda su altri giornali arricchendosi sempre più di particolari. Ma proprio i troppi particolari potevano essere controllati, e così si scoprì che la storia era falsa: “Il caso è stato sottoposto all'Alta Corte di Dumfries ed è stato dimostrato che [la sorella dell’infermiera] aveva inventato l'intera storia e falsificato sia la lettera di sua sorella che quella di un’altra infermiera e li aveva comunicati alla stampa". (The Times 29, 30 dicembre 1914). La sorella dell’infermiera fu incriminata per aver scritto una lettera falsa. Ma ovviamente non tutti leggevano il Times, che comunque dimostrò, assieme all’Alta Corte, di essere un giornale serio.

Il caso del "bambino senza mani"

Altra fake, sempre nell’ambito delle “crudeltà degli unni”: il caso del “bambino senza mani”.
Il “caso” scoppiò da un articolo, forse imprudente, del Times, dell’agosto del ’14: “ Un uomo che non ho visto ha detto a un funzionario della Società Cattolica che aveva visto con i suoi occhi i soldati tedeschi mozzare le braccia di un bambino che si aggrappava alle gonne di sua madre." ("The Times" Corrispondente a Parigi, 27 agosto 1914) (1): un’informazione quindi di terza mano.

Grande scalpore e indignazione. Ma la faccenda arrivò in Parlamento dove “ Il signor A. K. Lloydd ha chiesto al Primo Lord del Tesoro se sono disponibili materiali per identificare e rintracciare i sopravvissuti fra quei bambini le cui mani furono tagliate dai tedeschi”. E questo è un esempio di correttezza: verificare le fonti.

Non fu possibile appurare nulla, ma nel frattempo il “fenomeno” si era allargato e il bambino era diventato un’infermiera: “Un signor ** (..) a Glasgow il 17 aprile 1915 disse che aveva un amico ad Harrogate che aveva visto un'infermiera con entrambe le mani mozzate dai tedeschi. Ha dato l'indirizzo del suo informatore. Una lettera fu subito indirizzata all'amico di Harrogate, chiedendo se la dichiarazione  fosse corretta, ma non è mai stata ricevuta alcuna risposta”.

 Fu anche aperta un’inchiesta in Belgio (dove sarebbe accaduto il fatto) ad opera del Card. Mercier ma non fu possibile trovare riscontri.

Se ne occupò in Italia (all’epoca ancora neutrale) anche il Presidente del Consiglio Nitti che nelle sue memorie scrisse (così leggiamo nell’opera di Ponsonby): “Il signor Lloyd George (ed anche io, quando ero a capo del    Governo italiano), ha svolto approfondite indagini in merito alla     verità di queste orribili accuse, alcune delle quali  erano specifiche su nomi e luoghi. Ogni caso indagato    si è rivelato un mito”(2).

 Il fatto si rivelò un mito, ma i tedeschi che tagliano le mani ai bambini (arrivati nel frattempo a un centinaio di casi)  continuarono a vivere nell’immaginario collettivo, a tal punto che ancora nel 1924L'ex ministro delle finanze francese, Klotz, a cui all'inizio della guerra fu affidata la censura della stampa, dice, nel suo memorie (De la Guerre à la Paix, Parigi, Payot, 1924):    "Una sera mi è stata mostrata una bozza di un articolo  del Figaro, in cui due    scienziati di fama lo hanno affermato e approvato con le loro firme    avevano visto con i propri occhi un centinaio di bambini di cui    le mani erano state mozzate dai tedeschi(..): Ho nutrito dei dubbi in merito l'esattezza del rapporto e ne ha vietato la pubblicazione (..) Ho richiesto, tuttavia, che dovrebbe essere indicato il luogo in cui queste indagini dei due scienziati si sarebbero svolte. Ho insistito per avere subito questi dettagli. Sono ancora senza la loro risposta”. Nessun poté dimostrare che era davvero successo, ma bastò diffonderne la voce e il risultato fu ottenuto: indignazione e odio.

 

Il bambino nella casa in fiamme 

Un altro caso riguarda il “bambino di Courbek Loo”, villaggio del Belgio.

E’ un caso, risalente al 1914, che turbò e commosse i cuori inglesi finché, nel 1922, scrive Ponsonby, il capitano F. W. Wilson, già corrispondente del Sunday Times, ne pubblicò la genesi sul New York Times (riprodotto nel Crusader, 24 febbraio 1922): ecco l’intera storia, che sarebbe divertente se non fosse un po’ cinica.

Un corrispondente del London Daily Mail, il capitano ****, si trovava a Bruxelles quando scoppiò la guerra. Hanno telegrafato che volevano storie di atrocità. Bene,non c'erano storie di atrocità in quel momento. Quindi hanno telegrafato che volevano storie di rifugiati. Allora mi sono detto: "Va bene, non dovrò muovermi". C'era una piccola città fuori Bruxelles dove si andava a cenare, anche bene. Ho sentito che gli Unni [i tedeschi] erano stati lì. Suppongo che ci dovessero essere stati anche dei bambini lì. Così ho scritto una storia straziante sul bambino di Courbeck Loo salvato dalle fattorie incendiate dagli Unni “(3).

Ma Wilson aveva sottovalutato la potenza della stampa, e, quando l’articolo fu pubblicato, il caso gli scoppiò fra le mani: “

“Il giorno dopo mi hanno telegrafato per mandare il bambino, poiché avevano circa cinquemila lettere in cui si offrivano di adottarlo. Poi vestiti per il bambino hanno cominciato a riversarsi nell'ufficio. Anche la regina [madre] Alexandra ha telegrafato la sua solidarietà e ha inviato alcuni vestiti”.

A questo punto grande imbarazzo per il nostro giornalista. E allora ecco la soluzione:” Beh, non potevo telegrafare loro che non c'era un bambino, quindi alla fine ho concordato con il medico che si è preso cura dei rifugiati che il bambino benedetto fosse morto per una malattia molto contagiosa, quindi non poteva nemmeno esserci sepoltura pubblica (4).

Bambino sparito, morto e sepolto, quindi. Ma i cattivi Unni restavano

 

Il Canadese Crocifisso

Un’altra famosa storia di una (poi risultata presunta) atrocità dei Tedeschi riguarda la vicenda del “Canadese Crocifisso”.

Ecco come la presenta  Ponsonby, da una corrispondenza del Times del 10 maggio1915: “La scorsa settimana un gran numero di soldati canadesi, feriti nei combattimenti intorno a Ypres, sono arrivati all'ospedale della base di Versculles. Tutti hanno raccontato la storia di come uno dei loro ufficiali era stato crocifisso dai tedeschi. Era stato inchiodato a un muro da baionette conficcate nelle sue mani e nei suoi piedi, un'altra baionetta gli era stata poi conficcata nella gola e, infine, era stato crivellato di proiettili. I canadesi feriti dissero che i fucilieri di Dublino l'avevano visto fare con i propri occhi e avevano sentito parlare gli ufficiali dei fucilieri di Dublino al riguardo”(5).

La vicenda, seppure di seconda mano (i Canadesi l’avevano sentita dai Dublinesi)  come ovvio suscitò clamore e determinò interrogazioni alla Camera dei Comuni e al Sottosegretario di Stato per la Guerra per appurarne la veridicità. Però, scrive Ponsonby,“ nessuna informazione di una tale atrocità perpetrata è ancora giunta al Ministero della Guerra" (12 maggio) e “Nessuna informazione ufficiale è pervenuta” (Camera dei Comuni, 19 maggio). “La storia ha fatto il giro della stampa qui e in Canada, scrive Ponsonby, “la sua autenticità, tuttavia, fu infine negata dal generale March a Washington”. La storia emerse di nuovo nel 1919, quando dalla  Nation del 12 aprile fu pubblicata una lettera del soldato **** del 2nd Royal West Kent Regiment, che dichiarava di aver visto il canadese crocifisso. Il giornale fu però informato in una lettera successiva che non esisteva tale soldato nei ruoli dei Royal West Kents e che il 2 ° battaglione era in India durante l'intera guerra..

Un fotogramma dal film Passchendaele


La vicenda del “canadese crocifisso” riapparve anche recentemente in alcuni fotogrammi del film del 2008  Passchendaele,

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 La "Fabbrica dei cadaveri"

Una delle “più rivoltanti bugie” inventate durante la guerra fu quella dei “cadaveri dei  soldati usati per produrre grassi”: incominciò a diffondersi nel ’17 e fu definitivamente chiarita come erronea solo nel 1925.

 

L'articolo del  NYT che definisce 
la "fabbrica dei cadaveri" uno
april fool joke, pesce d'aprile
 
Il Times del 16 aprile era uscito con una notizia scioccante: “Uno dei consoli degli Stati Uniti, lasciando la Germania a febbraio 1917, dichiarò in Svizzera che i tedeschi stavano distillando glicerina dai corpi dei loro morti". La notizia, in un certo senso esatta, derivava però dal fraintendimento (o meglio, errata traduzione) di un articolo di un giornale tedesco in cui si riportava che in una Kadaververwertungsanstalt (impianto di lavorazione delle carcasse) venivano trattate delle carcasse (animali) e “Il grasso che si guadagna qui viene trasformato in oli lubrificanti, e tutto il resto viene macinato nel mulino per ossa in una polvere che è usata per mescolarsi con il cibo dei maiali e come letame”: l’equivoco derivava dal fatto che il termine tedesco Kadaver, usato nel senso di “carcassa animale”, era stato inteso come “cadavere”, ossia corpo umano.

Il Times  rafforzò la notizia pochi giorni dopo con la “storia raccontata dal sergente B-----, dei Kent, che un prigioniero gli aveva detto che i tedeschi bollono i loro morti per  munizioni e cibo per maiali e pollame”. Quasi subito però lo stesso giornale precisò di aver ricevuto diverse lettere con dubbi sulla traduzione della parola tedesca Kadaver, suggerendo che il termine non fosse utilizzato per corpi umani. Il 23 aprile del 1917 sempre il Times citò una dichiarazione tedesca che definiva "ripugnante e ridicola" la notizia e ribadiva che il termine Kadaver non era usato per corpi di esseri umani. Ancora il Times del 3 maggio 1917 notava che la "stampa

Non dimenticare che il tuo Kaiser troverà
 un impiego per te, vivo o morto
francese sta ora trattando la storia di Kadaver come un malinteso". Malgrado questo la storia continuò ad essere alimentata, anche da volantini propagandistici in cui si vedeva il Kaiser rincuorare una giovane recluta: ”Non dimenticare che il tuo Kaiser troverà un impiego per te, vivo o morto”. Solo nel 1925, come ricordato, Sir Austen Chamberlain, Segretario per gli Affari Esteri del Governo inglese riconobbe ufficialmente che “non c'è mai stato qualsiasi fondamento” per questa storia.
Già il New York Times del 20 aprile aveva definito la storia "un pesce d'aprile" (macabro, direi io)

Interessante la conclusione di  P. “Alcuni anni fa la storia di come il Kaiser riduceva in grasso i cadaveri umani suscitò nei cittadini di questa e di altre nazioni illuminate una furia d'odio. Uomini normalmente sani di mente si infuriarono e si precipitarono dal sergente reclutatore più vicino. Ora hanno scoperto di essere stati creduloni e sciocchi, che i loro stessi ufficiali li avevano deliberatamente spinti al punto di ebollizione desiderato, usando una menzogna infame per eccitarli”(6).

 

Un comandante di U boot criminale

Durante la I  (e anche nella II) G. M. l’arma sottomarina tedesca rappresentò probabilmente per l’UK il pericolo maggiore. Ovvio quindi che  si cercasse, oltre che di combatterla sul mare, anche di diffamarla sulla stampa.


Ed ecco quindi la prima accusa: gli  u boot affondano le navi inglesi  concedendo solo 10 minuti di tempo  agli equipaggi per abbandonarle (e questo mentre il blocco inglese stava affamando la Germania, bambini e vecchi compresi): Ma questa accusa sembrò troppo debole, e allora si ricorse ad altro. Ecco cosa scrive Ponsonby. “Nel luglio 1918 una storia mostruosa di diabolica crudeltà da parte del comandante di un sottomarino tedesco è stata diffusa sulla a stampa” .

Cos’era “successo”?

Una motovedetta inglese aveva sorpreso in Atlantico un U boot tedesco in avaria e in procinto di affondare.  La nave inglese  raccolse tutto l’equipaggio tedesco e si preparava a far saltare il sommergibile. Prima però gli ufficiali inglesi chiesero al comandante tedesco se sull’U boot ci fosse ancora qualcuno: “Assolutamente no, non c’è nessuno. Potete procedere”. Mentre le cariche stavano per essere innescate, dall’interno dello scafo si udì un disperato  martellio. Gli inglesi ispezionarono il battello e scoprirono, chiusi in un locale, quattro  inglesi presi prigionieri in precedenza e destinati, dal comandante tedesco, ad essere affondati con la nave. La notizia dell’inaudita crudeltà del comandante tedesco fu pubblicata sul Daily Mail_ del 12 luglio 1918. La vicenda fece scalpore e arrivò all’Ammiragliato inglese. Scrupolosamente (occorre darne atto) fu chiesto al Primo Lord se la vicenda trovasse riscontro: La risposta: “In our opinion the story is without foundation” “a nostro avviso la storia è priva di fondamento”. E la sconsolata ammissione di lord Ponsonby: “Ma, naturalmente, in questo, come in altri casi, per una persona che si è accorta della smentita ce n'erano mille che hanno sentito solo la bugia”..

 

L’affondamento del Lusitania

L’affondamento del transatlantico Lusitania
L'avviso con il quale le autorità
tedesche invitavano i cittadini
USA a non usare navi inglesi
il 7 maggio 1915, con la perdita di 1201 persone tra cui 123 cittadini statunitensi, ebbe un valore un valore propagandistico speciale infiammando l'indignazione popolare, soprattutto in America, e volgendone l’opinione pubblica contro la Germania. La stampa inglese presentò il fatto come una barbarie. In realtà l’obiettivo era legittimo (7) , in quanto la nave (classificata come incrociatore ausiliario inglese) trasportava munizioni dirette in Inghilterra. Il particolare fu tenuto nascosto a lungo, un senatore statunitense che aveva dichiarato che la nave trasportava munizioni corse il rischio, leggiamo nel libro di Ponsonby, di essere espulso dal Senato e solo nel 1920 emerse che la nave trasportava 5400 casse di munizioni. Ma nel frattempo l’opinione pubblica statunitense si era volta contro la Germania ed era passata dalla neutralità alla dichiarazione di guerra. Nel 1928. infine, Ponsomby col suo libro rese noto il particolare al grande pubblico.



Il libro prosegue poi con altri esempi di (presunti) atti di crudeltà, uso di fotografie false, modifiche (doctoring) di documenti ufficiali etc. etc.

In conclusione un libro coraggioso, che dimostra come, se c’era chi  -per interesse o superficialità –diffondeva notizie non vere, c’era poi anche chi (compresa la stessa stampa inglese) cercava di ristabilire la verità.

E la raccomandazione finale  con cui P. termina il libro, ci pare assolutamente attuale in questo tempo  di nuove guerre:

La gente comune dovrebbe stare più in guardia quando la nuvola di guerra apparirà all'orizzonte, e meno disposta ad accettare come verità le voci, le spiegazioni e i pronunciamenti emessi per il loro consumo. Dovrebbe rendersi conto che un governo che ha deciso di imbarcarsi nella rischiosa e terribile impresa della guerra deve fin dall'inizio presentare un caso unilaterale a giustificazione della sua azione, e non può permettersi di ammettere il minimo grado di diritto o ragione al popolo che ha deciso di combattere. I fatti devono essere distorti, le circostanze rilevanti nascoste e presentata con un'immagine che con la sua rozza colorazione persuaderà le persone ignoranti che il loro governo è irreprensibile, la loro causa è giusta e che l'indiscutibile malvagità del nemico è stata dimostrata oltre ogni dubbio.

Un momento di riflessione direbbe a qualsiasi persona ragionevole che un pregiudizio così evidente non può assolutamente rappresentare la verità. Ma il momento e la riflessione non sono consentite; le bugie vengono diffuse con grande rapidità. La massa irriflessiva le accetta e con la sua eccitazione influenza gli altri. La quantità di sciocchezze che passano sotto il nome di patriottismo in tempo di guerra in tutti i paesi è sufficiente a far arrossire le persone oneste quando successivamente vengono deluse”(op. cit. p.3).



 

APPENDICE

La ricerca in internet è molto bella, ma in un certo senso anche frustrante perché.. non finisce mai.
Avevo appena terminato il libro di Ponsonby sulle “Bugie di guerra” oggetto del presente post, ma dato che la ricerca non si ferma mai, scavando un pochino ne ho trovato uno del 1914 che è una raccolta delle (presunte?/vere?) atrocità compiute dagli “unni” (alcune delle quali ricordate nel libro di Ponsonby. Si intitola Report of Committee on Alleged German Outrages (Rapporto del Comitato sui presunti crimini tedeschi). Letto tutto.
A sua volta quest’ultimo testo provocò delle risposte, e di conseguenza altre ricerche e scoperte: per es. tra i libri del periodo tra le due guerre che criticano il Report ci sono H. Lasswell, Propaganda Techniques in the World War (1927), e H. E. Barnews, In Quest of Truth and Justice, (1928) : questi me li sono procurati ma non li ho ancora letti.
E poi ci sarebbero i Secrets of Crewe House: the story of a famous campaign (attualmente in lettura)
E’ un libro veramente interessante. Narra la lucida attività di un Comitato consultivo creato nel Regno Unito per organizzare la propaganda contro l’Austria Ungheria e la Germania, con un occhio rivolto anche al post guerra e alle ipotizzate ristrutturazioni territoriali: lo si potrebbe considerare il corrispettivo per la I G.M. di quello che sarà il British Security Coordination nella II GM (ne abbiamo parlato qui http://uomini-in-guerra.blogspot.com/2022/09/covert-operations-come-lintelligence.html). Molto interessante anche per quanto riguarda il problema della “ricostruzione” della Polonia e le difficoltà nel conciliare ( eliminato l’Impero Austro-Ungarico) il progetto di sistemazione dell’area slava con le richieste italiane sull’altra sponda dell’Adriatico. Ma l’Italia era considerata una potenza di secondo piano…
A questi testi si accompagneranno i vari “libri bianchi” ( o di altri colori) dei diversi paesi sulle atrocità di guerra: quello tedesco, Das Deutsche Weißbuch, quello inglese: The Blue Book of Britain , quello russo, The Orange Book of Russia, e quello francese, Yellow Book of France: ma questi me/ve li risparmierò.
Molti libri, che potrebbero costituire il materiale per un’interessante tesi di laurea.

Morale della favola (che poi, visto l’argomento, tanto favola non è): internet mette a disposizione dei ricercatori una materia enorme; quindi ogni acquisizione e nuova conoscenza, in questo caso storica, deve considerarsi provvisoria, fino a quando non se ne trova un’altra che la “verifica” (= dimostra vera) o la “falsifica” (dimostra errata): proprio come le leggi della fisica e della scienza.

Tanti libri, tante possibilità di conoscenza. Purtroppo però troppo spesso nella spiegazione dell’oggi troppi (pubblicisti, commentatori, esperti tuttologi degli schermi televisivi) si appiattiscono sull’ultimo fermo immagine, dimenticando che l’oggi trova la sua origine e spiegazione nell’ieri (o altro ieri).


APPENDICE  SECONDA

 A dimostrazione del fatto che l'Inghilterra considerasse  la guerra contro la Germania ineluttabile non per motivi "ideologici" ma semplicemente perché, secondo le teorie della "sopravvivenza del più forte", "non ci possono essere due galli in un pollaio", presentiamo un frammento di un articolo di un diffuso giornale inglese, il The Saturday Review del febbraio 1896, dall'illuminante titolo " A biological view of our foreign policyi by a biologist ("una visione biologica della nostra politica estera vista da un biologo): 

"(..)  I tedeschi, per la loro somiglianza con gli inglesi, sono destinati a essere i nostri rivali naturali. In tutte le parti della terra, nel commercio, nella produzione, nello sfruttamento di altre razze, inglesi e tedeschi si accalcano. La nazione tedesca è in crescita espandendosi ben oltre il suo limite territoriale, è destinata a trovare  nuovo punto d'appoggio o perire nel tentativo. [...] Se tutti i tedeschi fossero spazzati via domani non c'è commercio inglese, che non si espanderebbe immediatamente. Se ogni inglese dovesse essere spazzato via domani, i tedeschi guadagnerebbero in proporzione. Ecco la prima grande lotta razziale del futuro: ecco due nazioni in crescita che premono gli uni contro gli altri, da uomo a uomo in tutto il mondo. L'uno o l'altro dovrà sopravvivere ; l'uno o l'altro perirà. (One or the other has to go; one or the other will go. (...) La visione biologica della politica estera è chiara.".(Steffen Werner, Hundred Years of War against Germany, 2013)

Oggi come ieri!

 


Leonello Oliveri

Proprietà letteraria riservata

Riproduzione vietata

 



1) One man whom I did not see told an official of the Catholic Society that he had seen with his own eyes German soldiery chop off the arms of a baby which clung to its mother's skirts. ("The Times" Correspondent in Paris, August 27, 1914.)

2) "Mr. Lloyd George and myself, when at the head of the Italian Government, carried on extensive investigations as to the truth of these horrible accusations, some of which, at least, were told specifically as to names and places. Every case investigated proved to be a myth”. All’epoca Lord George era Minister of Munitions, Ministro delle Munizioni.

3) A correspondent of the London Daily Mail, Captain Wilson, found himself in Brussels at the time the war broke out. They telegraphed out that they wanted stories of atrocities. Well, there weren't any atrocities at that time. So then they telegraphed out that they wanted stories of refugees. So I said to myself, "That's fine, I won't have to move." There was a little town outside Brussels where one went to get dinner a very good dinner, too. I heard the Hun had been there. I supposed there must have been a baby there. So 1 wrote a heartrending story about the baby of Courbeck Loo being rescued from the Hun in the light of the burning homesteads.

4) "The next day they telegraphed out to me to send the baby along, as they had about five thousand letters offering to adopt it. The day after that baby clothes began to pour into the office. Even Queen Alexandra wired her sympathy and sent some clothes. Well, I couldn't wire back to them that there wasn't a baby. So I finally arranged with the doctor that took care of the refugees that the blessed baby died of some very contagious disease, so it couldn't even have a public burial". Sul caso del “bambino di Courbeck Loo”   v. (https://vredesonderwijsnederland.nl/het-babytje-van-courbeck-loo/

 5) Last week a large number of Canadian soldiers, wounded in the fighting round Ypres, arrived at the base hospital at Versculles. They all told a story of how one of their officers had been crucified by the Germans. He had been pinned to a wall by bayonets thrust through his hands and feet, another bayonet had then been driven through his throat, and, finally, he was riddled with bullets. The wounded Canadians said that the Dublin Fusiliers had seen this done with their own eyes, and they had heard the Officers of the Dublin Fusiliers talking about it

6) Alla Kadaververwertungsanstalt come una delle “leggende metropolitane” che saranno poi riprese nella II GM si fa cenno anche qui https://www.wired.it/play/cultura/2018/01/27/giornata-della-memoria-leggende/.

 7) Esula dagli scopi di questo lavoro affrontare il per altro abbondantemente noto  “caso Lusitania”: trovate tutte le informazioni di base anche semplicemente qui https://en.wikipedia.org/wiki/RMS_Lusitania.


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