domenica 26 febbraio 2023

Il Generale Patton, vincitore in guerra, "sconfitto" dalla pace

 

Leonello Oliveri
Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata


George Patton (11 novembre 1885 - 21 dicembre 1945) fu un famoso generale USA. Le sue gesta durante la II Guerra Mondiale in Africa, Sicilia, Francia e Germania sono troppo famose per essere qui ricordate. E ugualmente alcuni “infortuni”
( o peggio) dovuti in qualche modo al suo carattere, dai due soldati insultati e schiaffeggiati, alle decine di militari italiani e tedeschi (50-70) uccisi (dopo essersi arresi) in Sicilia, a Biscari il 19 luglio '43 dai suoi soldati che “avevano apparentemente preso le istruzioni di Patton di uccidere troppo alla lettera" (1).
Qui parleremo invece degli ultimi mesi di Patton, dal 9 maggio del ’45, quando la guerra, la sua grande avventura, finì, al 21 dicembre dello stesso anno, quando Patton morì in seguito ad un assurdo (e per alcuni misterioso) incidente stradale occorsogli in Germania una ventina di giorni prima.

I pochi mesi dal maggio al dicembre furono probabilmente i più penosi per il generale: nominato Governatore Militare della Baviera (in pratica quel pezzo di Germania sconfitta che era toccato agli USA), Patton si trovò a dover gestire problemi inattesi, e soprattutto una realtà che non si aspettava.
Una premessa indispensabile: malgrado ciò che leggiamo oggi nei libri di storia, gli Alleati all’inizio non si presentarono in Germania come liberatori, ma come conquistatori.
E il sentimento di base, anche a causa dei gruppi di pressione in USA, ben rappresentati dal Germany must perish (la Germania deve perire) di Theodore N. Kaufman (che nel ’40 voleva sterilizzare i tedeschi ), dal Breed was strain out of Germans ( che potremmo tradurre un po' liberamente con Sradicate la razza guerriera dei tedeschi (2) di Earnest Hooton (gennaio ’43), dal progettato Morghentau Plan (3) del 16 settembre 1944, che avrebbe voluto trasformare la Germania (ridotta ai minimi termini territoriali) in un piccolo paese esclusivamente agricolo che avrebbe condannato alla fame i suoi abitanti, e per finire dalla appena meno dura Directive JCS 1067 dell’aprile ’45 (4) che dettava le direttive alleate per l’occupazione della Germania, fu quello della punizione se non della vendetta: una vera politica da resa dei conti, e se osservate le date dei diversi documenti noterete che essi ( a parte l’ultimo) sono anteriori alla scoperta dei campi di concentramento tedeschi.
Progetto di smembramento della Germania
(poi non attuato)
Bisognerà aspettare il 1947 per vedere la fine di questa politica, e non per motivazioni umanitarie, bensì “a causa delle crescenti preoccupazioni del generale Clay sull'influenza comunista in Germania, nonché del fallimento del resto dell'economia europea nel rientrare nella base industriale tedesca da cui dipende: così nell’estate del ’47 “, il Segretario di Stato George Marshall riuscì a convincere il presidente Harry Truman a sostituire la direttiva JCS 1067, invocando motivi di sicurezza nazionale”(5) .

E cosa c’entra questo con Patton?
C’entra, perché, diventato Governatore Militare della Baviera, Patton, che aveva combattuto con estrema determinazione i tedeschi, si accorse che questa politica era, prima ancora che ingiusta, assurda e controproducente.
E tentò di contrastarla, finendo sconfitto.
Scopriamo questi ultimi mesi usando alcuni frammenti dei The Patton Papers, in pratica il Diario di Patton (6)
La prima annotazione interessante è cosa pensava dei militari tedeschi: “Nessuno era stato più zelante di lui nell'operare per la sconfitta delle forze militari tedesche. Poi però arrivò ad avere una grande, anche se riluttante, ammirazione per i militari tedeschi che avevano combattuto coraggiosamente (..), che avevano mantenuto l'onore della professione militare”.
E allora, “perché opprimerli”?
E qui incontra quella che per lui è la prima contraddizione delle istruzioni avute come Governatore Militare: il divieto assoluto della “fraternizzazione” coi tedeschi: Patton, come leggiamo nel suo diario,"si sentiva sempre più in disaccordo con il suo ambiente e in particolare con gli obiettivi della non fraternizzazione e della denazificazione" e non era d'accordo, “con alcune delle idee sciocche sulla non fraternizzazione con i tedeschi. Tutti I nazisti sono cattivi, ma non tutti i tedeschi sono nazisti”. Al riguardo mostra
Non fraternizzare!
 acutezza psicologica: “Penso che questa non fraternizzazione sia molto stupida. Se vogliamo mantenere i soldati americani in un paese, devono avere dei civili con cui parlare. Inoltre, penso che potremmo fare molto per i civili tedeschi lasciando che i nostri soldati parlino con i loro giovani”: non emarginarli ma parlare ai giovani (quei pochi che erano rimasti), il modo migliore per far incontrare due mondi, e disintossicare chi era vissuto tutta la vita sotto il nazismo.
Il divieto di fraternizzazione sarà poi allentato per disposizione diretta di Eisenhower nel luglio del ’45: il personale militare americano poteva ora conversare con tedeschi adulti per le strade e in altri luoghi pubblici (e la “fraternizzazione” porterà a risultati interessanti –e forse imprevisti oltreoceano).
Patton come Governatore Militare della Baviera si trovava in pratica a dirigere lo stato tedesco più esteso e il secondo per popolazione. E qui

Denazificazione. Cambio di nome ad una strada.
Horst Wessel era un membro del NSDAP ucciso
nel 1930. Compose una canzone che divenne
l'inno del Partito Nazionalsocialista.
Suonare o cantare questo brano in pubblico
è tuttora illegale in Germania
si scontra col secondo problema: la “denazificazione”, dove subentrava il solito teorema: tutti i tedeschi tutti nazisti, tutti i nazisti tutti criminali: “In base alle nostre regole, che richiedono la totale denazificazione della Germania, scrive Patton, dobbiamo rimuovere chiunque si sia mai espresso in qualche modo come nazista o abbia pagato quote di partito”. Il problema è che in uno stato assolutista e dirigista chiunque ricoprisse un incarico o un lavoro pubblico, dal bidello all’insegnante, al ferroviere, al dirigente industriale, doveva iscriversi al Partito, esattamente come succedeva allora in Italia: “Non è più possibile per un uomo, scrive Patton, essere un funzionario pubblico in Germania e non aver prestato servizio a parole al nazismo”. La rimozione dei “nazisti” dalle posizioni pubbliche, a volte sostituiti, ricorda, con  superstiti dei campi di concentramento, che potevano  essere talora animati da (comprensibili) sentimenti di ostilità, si traduceva però in una macchina amministrativa meno efficace.
Poco per volta, forse rendendosi sempre conto più chiaramente delle incongruenze della politica USA nei primi mesi di occupazione, la posizione di Patton si fa sempre più critica: “È evidente, scrive il 27
Denazificazione: eliminare i manifesti della
Hitlerjugend
 agosto, che ciò che il governo militare sta cercando di fare è antidemocratico e segue praticamente i metodi della Gestapo. È molto probabile, a me sembra evidente, che le dottrine che vengono eseguite o tentate siano quelle promulgate da Morgenthau alla Conferenza del Quebec, che non furono approvate né dal Segretario alla Guerra né dal Segretario di Stato. Fu l'incontro in cui Morgenthau e poi Roosevelt, copiandolo, affermarono che la Germania doveva essere deindustrializzata e smilitarizzata e trasformata in uno stato agricolo. È palesemente impossibile che la Germania sia uno stato agricolo. In primo luogo, perché in Germania non c'è abbastanza perché il paese possa nutrirsi su tale base e, in secondo luogo, perché se la Germania non ha potere d'acquisto, non potremo venderle i nostri prodotti e, quindi, i nostri mercati verrebbero notevolmente limitati”: molto lucido.
Altra politica contro cui il Generale prende posizione con parole molto dure è quella relativa al trattamento dei prigionieri di guerra: 27 agosto 1945, “Sono stato a Francoforte per una conferenza del Governo civile. Se quello che stiamo facendo (ai tedeschi) è Libertà, allora datemi la morte. Non vedo come gli americani possano sprofondare così in basso”; e ancora 29 agosto’45: “Stiamo
Un campo di prigionieri tedeschi dopo la guerra
(Da J. Bacque, Der geplante Tod.Deutsche Kriegsgefangene
 in amerikanischen  und franzosischen Lagern 1945-46)


consegnando ai francesi diverse centinaia di migliaia di prigionieri di guerra [tedeschi] per essere utilizzati come lavori da schiavo in Francia. È divertente ricordare che abbiamo combattuto la Rivoluzione in difesa dei diritti dell'uomo e la Guerra civile per abolire la schiavitù e ora siamo tornati su entrambi i principi”;
(..)" i metodi di denazificazione assolutamente non americani e quasi Gestapo erano così ripugnanti per la mia mente anglosassone da essere praticamente indigesti.(..)
Niente di concepibile potrebbe essere più adatto a riportare in vita un Hitler di quello che stiamo facendo"..
Nei pochi mesi trascorsi in Germania come Governatore Militare della Baviera arrivò, come scrisse Martin Blumenson nella presentazione del diario di Patton (The Patton Papers,  Da Capo Press ed. p. cm. Originally published in 1974 by Houghton Mifflin) "ad avere una grande, anche se riluttante, ammirazione per i militari tedeschi che avevano combattuto coraggiosamente, anche se scioccamente, E che avevano mantenuto l'onore della professione militare. Perché opprimerli"? E sui prigionieri di guerra: 14 settembre: “Sono francamente contrario a questa roba da criminali di guerra. (..). Sono anche contrario all'invio di prigionieri di guerra a lavorare come schiavi in terre straniere [in particolare, in Francia] dove molti moriranno di fame. A volte penso che mi dimetterò semplicemente e non sarò più un complice del degrado del mio paese”.

Un altro provvedimento che incontra la disapprovazione di Patton è la requisizione dei pochi alloggi rimasti intatti nelle città bombardate per assegnarli ai sopravvissuti dei campi di concentramento: 15 settembre “Evidentemente il virus scatenato da Morgenthau di una vendetta (..) contro tutti i tedeschi funziona ancora. (...) Dicono (che) i civili tedeschi dovrebbero essere rimossi dalle case allo scopo di ospitare gli sfollati [dai campi] (..) è contro la mia coscienza anglosassone rimuovere una persona da una casa, che è una punizione, senza un giusto processo legale”.
Critico anche per quanto concerne l’attribuzione degli incarichi negli apparati burocratici che si cercava di ricostruire: 22 settembre “ Stanno cercando di fare due cose (..), fare in modo che tutti gli uomini d'affari di origini tedesche [accusati di essere stati nazisti] (..) vengano espulsi dal lavoro. Hanno completamente perso la concezione anglosassone della giustizia e sentono che un uomo può essere espulso perché qualcun altro dice che è un nazista. Evidentemente erano piuttosto scioccati quando ho detto loro che non avrei cacciato nessuno senza la prova positiva della colpevolezza davanti a un tribunale”.
Critiche queste che evidentemente non potevano essere gradite in alto, specie in certi influenti ambienti oltreoceano. Così, con il passare dei giorni, la sua posizione diviene sempre più critica, come più critiche le sue opinioni, che intravvedono anche i problemi del futuro: 14 settembre “ Berlino mi ha dato la tristezza. Abbiamo distrutto quella che avrebbe potuto essere una buona razza e stiamo per sostituirli con selvaggi mongoli. E tutta l'Europa sarà comunista”; 22 settembre: "Se lasciamo che la Germania e il popolo tedesco siano completamente disintegrati e affamati, cadranno sicuramente per il comunismo e la caduta della Germania per il comunismo scriverà l'epitaffio della democrazia negli Stati Uniti”; 29 settembre, una lucida visione del futuro: ”ero riluttante, di fatto non disposto, a prendere parte alla distruzione della Germania con il pretesto della denazificazione, credo che la Germania non dovrebbe essere distrutta ma piuttosto ricostruita come cuscinetto contro il vero pericolo, che è il bolscevismo dalla Russia”. E mi viene in mente quella frase attribuita a Churchill: “forse abbiamo ucciso il maiale sbagliato”…
Comprensibile che queste posizioni non in linea con le decisioni (e la visione politica) dell’Amministrazione, anche se riservate al Diario, avessero un’ eco anche all’esterno. E non potevano certo far troppo piacere.
Poco per volta si sviluppò una sorta di campagna mediatica contro il Generale, approfittando anche di alcune sue uscite irruenti e forse poco felici nel corso di conferenze stampa.
Deluso, voleva lasciare la Germania, tornare a combattere: chiedeva di essere mandato nel teatro del Pacifico, dove continuava la guerra contro il Giappone.
Invece fu messo da parte.


Il 28 settembre 1945, dopo un acceso scambio con Eisenhower a proposito delle sue dichiarazioni, Patton fu sollevato dal suo governatorato militare. Pochi giorni dopo (7 ottobre) fu sollevato anche dal comando della Terza Armata e “in una cupa cerimonia di cambio di comando, Patton ha concluso le sue osservazioni di addio: "Tutte le cose belle devono finire. La cosa migliore che mi sia mai capitata finora è stata l'onore e il privilegio di aver comandato la Terza Armata” (7). Gli fu affidato il comando della 15a Armata: armata per modo di dire, in quanto composta solo da poco personale del Quartier Generale, che lavorava per compilare una storia della guerra in Europa.
A questo punto, una desolata ammissione: “A volte penso che mi dimetterò semplicemente e non sarò più un complice del degrado del mio paese (..) Più vedo persone, più mi pento di essere sopravvissuto alla guerra”.
Ma non sopravvivrà alla guerra: perderà la vita in un assurdo  incidente stradale in Germania morendo dopo alcuni giorni di sofferenze il 21 dicembre ’45.
Forse oltre oceano non tutte le lacrime sparse furono sincere..

Volle essere sepolto in Europa, nel Luxembourg American Cemetery and Memorial, insieme ai suoi soldati caduti nelle Ardenne 



Il Diario, almeno l’edizione usata da me, uscirà postumo nel 1974 col titolo The Patton Papers. Le trascrizioni dei manoscritti originari furono effettuate dalla moglie e dagli ex aiutanti dopo la morte del generale: “Ci sono grandi differenze tra le trascrizioni e i diari originali. (..) I contesti vengono abbelliti e la franchezza delle osservazioni di Patton viene resa più diplomatica. Alcune delle modifiche, aggiunte e omissioni sono davvero significative” (8).
E è probabile che  la "caduta in disgrazia" che caratterizzò l'ultima fase della carriera del gen. Patton sia proprio legata a questa "franchezza delle osservazioni" .
 E qualche taglio (relativo a giudizi e opinioni) l’ho fatto anch’io.

Non mi risulta che il Diario sia stato tradotto e pubblicato in Italia. E dubito possa esserlo, almeno cosi' come e'...



NOTE

(1 ) The Patton papers, july 14: "Bradley, “a most loyal man,” arrived and reported in great excitement that a captain hadapparently taken Patton’s instructions to kill too literally. He had shot between 50 and 70 prisoners in cold blood and also in ranks – an even greater error". Su Biscari v. https://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Biscari; v. anche

Interessanti per la personalità di Patton i suoi discorsi ai soldati: ecco due frammenti  di quello che tenne il 5 giugno del ’44 ( l giorno prima del D Day) ai soldati della III Armata “I nazisti sono il nemico. Affrontali, versa il loro sangue o loro verseranno il tuo. Sparagli nelle viscere. Aprigli la pancia (..) voglio che i dannati tedeschi si alzino sulle zampe posteriori inzuppate di piscio e ululino 'Ach! Sono la maledetta Terza Armata e di nuovo quel figlio di puttana di Patton!»  


(3) ( https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_Morgenthau. Fu implementato solo in parte.



(6) Martin Blumenson, The Patton Papers, Da Capo Press ed., p. cm. Originally published in 1974 by Houghton Mifflin. Si tratta della trascrizione, ad opera della moglie e degli ex aiutanti e con modifiche, aggiunte e omissioni anche significative, dei manoscritti originari redatti dal generale durate le campagne militari.




La Cadillac 75 Special Limusine su cui
viaggiava Patton al momento dell'incidente mortale



Leonello Oliveri
Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata