Leonello Oliveri
In costruzione
Riproduzione vietata)
L’8 gennaio del ’45
lo Stato Maggiore della Regia Marina, Ufficio Informazioni iniziò ad
organizzare una speciale missione nell’Italia Settentrionale
per avvicinare le principali personalità del campo
industriale-politico-militare ed impartire loro opportune
disposizioni per la futura attività da svolgere” in previsione
della fine della guerra e per sventare eventuali tentativi di
distruzione delle infrastrutture industriali da parte dei tedeschi in
ritirata. La Marina avrebbe fornito “i punti d’appoggio
necessari e la persona adatta” che al termine della missione
(durata prevista due mesi) avrebbe fatto ritorno o attraversando le
linee o attraverso la frontiera svizzera.
La missione “verrebbe
eseguita nell’ambito esclusivo dell’ OSS americano”.
L’OSS approvò la
faccenda e la prese in mano, amplificandola stile US.
Ne nacque così una
complessa operazione, definita Plan IVY i cui documenti sono stati declassificati nel 2005 e messi in rete:
Ovvero Piano IVY
“condotto da OSS, Marina Militare Italiana e Comitato di
Liberazione Nazionale per prevenire possibili sabotaggi da parte
germanica di industrie nel nord Italia creando una rete di celle di
controspionaggio. Junio Valerio Borghese associato al Progetto") (l’associazione del comandante della X a Mas RSI, J.V.
Borghese, avrà più avanti la sua spiegazione.)
E
ancora (plan IVY/001):
“Plan IVY was based on the premise
that the German intended an intensive sabotage program of Italian
industry in the North. Plan IVT was designed to prevent this by
setting up
a net of counter-espionage cells with the cooperation of SAIL
(Italian Navy IS) and various CNL organs in Milan”.
Ovvero “Plan IVY si basava sul presupposto che i
tedeschi prevedessero un intenso programma di sabotaggio dell’
Industria italiana al nord. Il piano era progettato per impedirlo
creando una rete di cellule anti-spionaggio con la collaborazione di
SAIL (questo, a quanto abbiamo capito, il nome in codice per riferirsi a Junio Valerio Borghese,
comandante della Xa Mas, o anche la Xa stessa. ) e vari organi di CNL in Milano”.
Un altro documento
(n.40) redatto da un misterioso (per me) ufficio (o agente) chiamato
Puritan, precisa ulteriormente scopi e preoccupazioni
dell’OSS: “(..) To the members of
SAIL, destruction of northern Italian industry could only end in
wide-spread unemployment, poverty and unrest which would result,
according to their beliefs, in a left-wing civil war. Knowing
this, we are most
eager to work out any program
to frustrate German scorched-earth policies” ovvero “
Ai membri della SAIL, ( mi pare di
aver capito che la sigla si riferisca ora a J.V. Borghese ora alla
sua organizzazione, ovvero Xa Mas) la
distruzione dell’industria italiana del nord Italia potrebbe finire
solo con una disoccupazione diffusa, povertà e disordini che ne
deriverebbero, secondo la loro opinione, in una guerra
civile di sinistra. Sapendo questo, siamo
più desiderosi di
elaborare qualsiasi programma per frustrare la politica tedesca
della terra bruciata”(neretto
mio: l’OSS pensava già al futuro?
Come detto il piano fu
notevolmente ampliato dall’OSS e si sviluppò in diverse missioni:
missione BB (??), Missione Ivonne (?) , missione
Marceglia (capitano del Genio Navale Antonio Marceglia ( colui
che violò il porto di Alessandria il 19 dicembre ’41, Valiant
e Queen Elizabeth messe fuori combattimento, nome in codice
Rosati), missione Giorgis, (latore tra l’altro di un
messaggio dell’amm. De Courten, capo di SM della Marina
cobelligerante, all’Amm. Sparzani, capo di SM della Marina RSI)
(1).
Più avanti esamineremo
in dettaglio la “Missione Marceglia”. Ma prima qualche
approfondimento, approfittando degli oltre ottanta documenti presenti
nel faldone OSS relativo al Plan IVY.
Tra gli scopi del Plan
IVY c’era, conseguente alla paura che “i tedeschi
prevedessero un intenso programma di sabotaggio dell’ Industria
italiana al nord”, il progetto di contrastarlo creando una rete
di cellule antispionaggio.Vengono quindi individuate alcune
persone che, per la loro posizione, avrebbero potuto essere
utilizzate. Si tratta di Ispettori, Commissari Ps, Questori in
diverse città (Bologna, Padova,Cremona, Trieste): “Per questa missione, abbiamo
informato il
nostro uomo chiave IVY (dovrebbe
trattarsi dell’ing.**),
un ingegnere ben istruito
che farà un circuito di Genova, Torino, Milano, Padova e Verona. In
ogni città contatterà persone di fiducia nei circoli
dell'industria, dell'esercito, della marina e della polizia. Questi
individui saranno accuratamente selezionati in anticipo e per
ciascuno, porterà
un messaggio scritto su un frammento di carta da un parente o un
amico ben noto a noi (..)
Ogni individuo sarà informato sulle implicazioni
politiche (neretto mio)
nell'eventualità che i tedeschi
riescano a portare avanti fuori la loro politica della terra
bruciata; ognuno sarà esortato a attivare un sistema cellulare di
spionaggio e contro-spio-sabotaggio all'interno della propria sfera
di attività. Ne siamo certi per [?essere informati che?: trad. incerta] gli individui selezionati sono assolutamente affidabili e dipendiamo su di loro per
reclutare, a loro volta, altre persone affidabili”.
Dalla frase in neretto è evidente la preoccupazione OSS per il dopo
guerra.
A queste persone vengono
fatti pervenire biglietti di saluti da amici residenti nell’Italia
sotto agli Alleati, giusto per far capire chi ci fosse dietro al
latore.
Leonello Oliveri
Del resto basta digitare in internet Antonio Marceglia e, dopo alcune pagine, si trova: https://www.cia.gov/library/readingroom/docs/PLAN%20IVY_0078.pdf: doc. 77 OGGETTO DELLA MISSIONE: 1. Prendere contatto con il Com.te J. V. BORGHESE della X a MAS al fine di concretare un piano combinato di difesa della Venezia Giulia.
5) Tale sensazione di cambiamento avvenuto in Borghese si riscontra anche in alcune pagine del libro L. Ribustini, Il mistero della corazzata russa. Fuoco, fango e sangue, cit.
Il faldone dei documenti
contiene poi copia di un messaggio senza mittente da consegnare,
presumo, ad ognuno dei personaggi sopra citati, messaggio chiarissimo
nei contenuti e nelle implicazioni (e ottimo esempio del “metodo
di lavoro” dei servizi segreti e dei sistemi di cooptazione di
informatori e/o collaboratori. Eccolo: "Sig… La presente
comunicazione le viene fatta dal suo amico Sig…. della Questura di
Roma che è d'intesa con noi per costituire opera di neutralizzazione
dei sabotatori. ed agenti che il nemico lascerà a Torino,come ha
sempre fatto prima di lasciare una città. Le accludo una lista di
agenti nemici da individuare e sorvegliare e per contro sarà sua
cura fare altra lista di persone sospette, e gia' compromesse in ogni
ramo di collaborazione coi nazi-fascisti, e specialmente riguardo a
tecnici R.T. e famiglie di figli d'italiani all'estero. Tutto questo
sarà fatto in cooperazione di uno o due amici fidati cercando di
poter agguantare poi gli incriminati all'atto di partenza dalla città. Giunti gli alleati vi presenterete all’Ufficio O.S.S. americano e
prenderete contatto con la persona che vi dirà la parole
"gabbiano".
Cercate di fare lo stesso lavoro nei principali centri della Provincia e tenete conto che sarete molto bene ricompensati. Se non potete occuparvene passate l’incarico ad altri fidati e se non lo volete, distruggete questa lettera ma guardate bene da parlarne in giro”. Notevoli le precisazioni circa il “sarete ben ricompensati” e l’altrettanto chiaro “guardate bene da parlarne in giro”.
Cercate di fare lo stesso lavoro nei principali centri della Provincia e tenete conto che sarete molto bene ricompensati. Se non potete occuparvene passate l’incarico ad altri fidati e se non lo volete, distruggete questa lettera ma guardate bene da parlarne in giro”. Notevoli le precisazioni circa il “sarete ben ricompensati” e l’altrettanto chiaro “guardate bene da parlarne in giro”.
I documenti presentano
anche un elenco molto dettagliato di presunti sabotatori o possibili
spie da tener d’occhio o da “agguantare” al momento buono
Altri documenti
riguardano poi la formazione, nel febbraio del ’45, di un gruppo
di RadioTelegrafisti da inviare oltre le linee. E’ quindi allegato un “Elenco del personale RT (italiano) presente a Roma
per missioni speciali”: sono 16 nominativi, tutti italiani che
“si propone” (chissà se è un ”si” riflessivo
o impersonale!) “per l’impiego con i partigiani” (nove),
“per l’impiego al Btg. San Marco”(quattro),”per
l’impiego di carattere informativo isolato” (tre). Si
tratta di personale della Regia Marina, in parte del Maridepo di
Taranto, ma anche di RT imbarcati, es. sulla Cesare e sulla
corvetta Driade.
Altri documenti (questa
volta OSS) riguardano il training di un operatore Signal
italiano, un Capo RT dell’incr. Garibaldi, cui viene
impartito un "intensive training in signal procedure and the
standard signalplan”. Al termine del corso (cinque giorni). il
giudizio è lusinghiero: “There is no doubt that he will make an
excellent operator”. Probabilmente avrebbe dovuto essere
mandato oltre le linee (è forse la “missione B.B”, viste
le iniziali corrispondenti al suo nominativo), anche perché ci sono
due altri documenti che lo riguardano: una fattura per acquisto di
abbigliamento e un sommario delle “spese per la vestizione”: il
totale è inferiore al preventivo. Altri tempi!
Fra gli altri documenti
relativi al Plan IVY uno, che sottolinea la preoccupazione per
eventuali distruzioni di strutture industriali ad opera dei tedeschi
(poi non effettuate) è particolarmente interessante e
curioso visto l’autore: si tratta di un invito (datato 12 febbraio)
da parte di Umberto di Savoia a Giovanni Agnelli e alle maestranze Fiat di opporsi alla
distruzione di attrezzature industriali “tanto vitali
all’economia nazionale”. Ecco il testo: “Alle
Maestranze: a Giovanni Agnelli “Fiat” Torino. Seguo con grande
ansietà sviluppo avvenimenti nelle regioni italiane ancora occupate
alle quali mio pensiero costantemente si rivolge: Avvicinandosi
giorno liberazione esprimo certezza che nell’interesse supremo
della Patria sarà fatto quanto umanamente possibile per esistenza e
benessere così grande massa operai opponendosi distruzione
attrezzature industriali tanto vitali all’economia nazionale.
Umberto di Savoia
Roma 12-II-‘45”
In realtà gli impianti non furono salvati (da nessuno, neppure dalle maestranze o dai partigiani) semplicemente perchè non ne era stata stabilita la distruzione in seguito alle trattative tra OSS, Alleati e tedeschi in Svizzera. (2)
Tralasciando altri
documenti (c’è perfino la partecipazione di matrimonio di
Marceglia, anch’essa regolarmente declassificata, guardiamo ora più
in dettaglio la “Missione Marceglia” (3).
*****
Innanzi tutto Marceglia
viene, per così dire, regolarmente “assunto” dall’OSS per la
missione: il 2 marzo ‘45 lo “Standard Form of
overseas “Agent” employament Contract” ne fissa lo
stipendio mensile prevedendo anche un risarcimento (alla madre) “in
the event of the death”. Il documento è sottoscritto da
Marceglia e, dal responsabile dell’OSS, nonché responsabile della
SCI/Z Units "(Special
Counter Intelligence Units) di Roma,
James Angleton “contracting officer” .
Lo stesso giorno
Marceglia riceve (doc. 56) i fondi per la missione: 20.000 lire (si
spera non AM lire; visto che avrebbe dovuto utilizzarle nell' Italia occupata: e speriamo che siano stati più saggi di quanto non lo fu la Regia Marina quando lo mandò ad Alessandria con sterline non cambiabili), nonche' eight gold pieces (otto monete d’oro dal valore di
10 dollari l’una) che avrebbero potuto essere utili nella missione
(4).
Anche le spese sostenute da Marceglia vengono rigorosamente
rendicontate (doc. 60): 15500 lire per l’acquisto di un abito,
scarpe, sacco, maglia, biancheria, oggetti toilette.
Si passa poi ai
preparativi più propriamente “tecnici”: Marceglia viene fornito
di documenti falsi: carta di identità (da cui risulta infermiere),
foglio di licenza della GNR di Firenze, permesso di circolare dopo
il coprifuoco, tesserino bilingue di riconoscimento della GNR,
documento di riconoscimento della Croce Rossa.
Riceve inoltre recapiti
di “punti d’appoggio” a Parma, Milano, Venezia e, ovviamente,
deve imparare a memoria cinque diversi messaggi da usare come segno
di riconoscimento con le persone di cui sopra. Divertente l’elenco
delle “parole d’ordine” previste per gli incontri nelle diverse
località dal Headquarter OSS di Roma: Genova =Teresa, Torino=
Erbetta, Milano= Sorpresa, Padova=Farfalletta,
Parma =Violetta etc. Dicono niente?
Sulla missione il
documento principale è, ovviamente, la relazione fatta dallo stesso
Marceglia e finita nel faldone OSS sopra citato al n. 78.
La relazione è datata
Roma 20 giugno 1945 ed è firmata dal Capitano Genio Navale
Marceglia.
A riguardo della
relazione abbiamo letto su Trieste ’45 di R. Pupo ( Laterza
editori, 2015), nota 48: “ Il testo della relazione di
Marceglia (redatto peraltro appena nel 1956 su richiesta di De
Courten, dal momento che una prima versione risulta
scomparsa) è consultabile in Ausmm, archivio de
Courten b. 3, f.85-86, v. anche il promemoria Missione Marceglia di
data 25 giugno ’46, redatto dal reparto informazioni dello SM.
della Marina che offre una lettura delle finalità della missione in
chiave esclusivamente antitedesca e antirepubblicana”: questa
qui presentata potrebbe quindi essere la prima versione “scomparsa”.
Lo scopo della missione
è, come ricordato, parziale rispetto a quello del Plan IVY:
principalmente si tratta di “prendere contatto con il Com.te J.
V. Borghese della X a MAS al fine di concretare un piano combinato di
difesa della Venezia Giulia”. In tale compito Marceglia,
incursore della Xa ad Alessandria, affondatore della Queen
Elizabeth e personalmente conosciuto da Borghese, sarebbe certo
stato facilitato.
E finalmente la missione
può aver inizio.
Marceglia deve passare le
linee per andare nel nord, e non può certo farlo da solo. Si pensa
pertanto di unirlo ad un gruppo di 20 partigiani (forse anche almeno
in parte radiotelegrafisti italiani della Marina del Sud)
Alle ore 13 del 17 marzo
’45 Marceglia viene portato al distaccamento partigiano di
Serravezza, non lontano da Viareggio. Qui viene formata la corvèe
di 20 partigiani per trasportare armi e munizioni ai partigiani a
Forno. Alle 21 sono in vetta al monte Altissimo, dove incontrano dei
civili che avvertono i partigiani del pericolo di mine e di incontri
con pattuglie nemiche (che vorrebbe dire o San Marco o alpini della
Monte Rosa). La colonna decide di tornare indietro a Serravezza.
Il giorno successivo
nuovo tentativo con un minor numero di persone. Raffiche di
mitragliatrice, il gruppo si disperde, restano in tre e finalmente
arrivano a Forno, al Comando dei partigiani Apuani Da lì vengono
accompagnati a Carrara dal presidente del CLN che si impegna a
procurare il permesso di viaggio e una nuova carta d’identità.
Quindi, su consiglio del partigiano, Marceglia va a pernottare in un
albergo ”dopo aver ricevuto le più ampie assicurazioni
riguardo la sicurezza di questo nostro alloggio”.
Quanto sicuro si vedrà
al mattino: “alle 6 siamo svegliati da urla e da colpi violenti
battuti alla porta (..) l’albergo è circondato da soldati tedeschi
con fucili spianati (..) Un soldato tedesco armato di mitra entra
nella nostra stanza e ci ordina di vestirci e scendere al piano
terra. Qui troviamo gli altri ospiti dell’albergo (..) in tutto 32
persone. Veniamo incolonnati e sotto forte scorta accompagnati in una
scuola vuota in località Fossa”.
Insomma, la missione
rischia di finire appena iniziata.
Iniziano gli
interrogatori da parte dei tedeschi, che rilasciano molti dei
fermati.
Il nostro Agente dice di
essere un impiegato del Comune di Spezia venuto a Carrara per cercare
di acquistare cibo.
Alla sera trasferimento
ad Aulla, altro interrogatorio da parte della Feldfgendarmerie;
stessa versione.
Dopo una settimana,
trasferimento nel carcere giudiziario della Spezia.
In carcere Marceglia
viene a conoscere da alcuni membri del CLN spezzino ivi detenuti il nome del
comandante della locale sezione della Marina (RSI): un suo compagno
di Corso. Tramite la moglie di un detenuto riesce a fargli pervenire
un biglietto chiedendogli di informare il comandante Borghese. Pochi
giorni dopo viene trasferito a Genova alla Casa dello Studente.
IL 25 marzo
interrogatorio da parte di un ten. delle SS.
A questo punto Marceglia
tenta il tutto per tutto e racconta alle SS la storia della sua
missione di Alessandria.
Alla sera arriva un alto
Ufficiale della Xa che riesce a strapparlo ai tedeschi, portandolo
nella sede dei Mezzi d’assalto della Xa.
Marceglia indossa la
divisa della Xa e palesa al Comandante dei mezzi d’assalto, Arillo,
lo scopo della sua missione: convincere Borghese (che era
intenzionato a ritirare le truppe della Xa stanziate nella Venezia
Giulia) non solo a sospendere il ritiro ma anzi a concentrarne lì
tutte le componenti e anche la Divisione San Marco per difendere la
zona da invasioni dall’est. Il 28 marzo parte, in camioncino, per
Milano e il giorno dopo incontra il comandante Borghese.
Primo colloquio con
Borghese
Marceglia prima
racconta al Comandante la sua missione ad Alessandria, poi passa
allo scopo della sua missione, dichiarando di venire a nome dell’amm.
De Courten per di concertare con Borghese un piano di difesa della
Venezia in previsione della temuta avanzata dei partigiani slavi.
Marceglia sottolinea che sarebbe necessaria almeno una difesa di due
o tre giorni per permettere l’occupazione esclusiva della regione
da parte degli alleati e non delle truppe di Tito (questo era il
piano di De Courten, ma evidentemente gli alleati la pensavano
diversamente..)
Borghese risponde di
avere poche truppe disponibili e di fronte alla disponibilità di
Marceglia di andare personalmente da Graziani o Mussolini per
sollecitare il loro interessamento al problema, risponde che “il
primo è troppo legato ai tedeschi (..) e il secondo è ormai
completamente rammollito”. Anche il trasferimento in Veneto
della San Marco non dipende dalla Marina ma solamente da Graziani.
Marceglia esce da questo
colloquio con l’impressione che nel Comandante Borghese sia
avvenuta una profonda trasformazione, “(..) C’è in lui un
senso di leggerezza e fatuità che non gli riconoscevo, si sono
inoltre sviluppate delle tendenze megalomane veramente strane”.(5)
Il giorno successivo
colloquio con l’Amm. Sparzani che dimostra “in genere lo
spirito depresso e sfiduciato sul futuro dell’Italia” e che
rimprovera a De Courten l’aver ordinato la consegna a Malta delle
forze navali italiane (cosa questa che la Xa – e forse neppure chi
la dovette eseguire- non digerì mai, entrando perfino nella sua
canzone).
Quando poi viene chiesto
a Marceglia cosa la Regia Marina pensasse della Xa, Marceglia
riferisce che è particolarmente mal vista la sua partecipazione ai
rastrellamenti antipartigiani: gli viene risposto che “la
scintilla è partita dai partigiani e che in varie occasioni hanno
tentato di venire ad accordi con questi. Raccontano anzi come il
Magg. Bardelli sia caduto proprio in uno di questi tentativi di
compromesso coi partigiani” (si tratta del capitano di
corvetta Umberto Bardelli, del Btg. Barbarigo, ucciso mentre
trattava uno scambio di prigionieri l’8 luglio ‘44 a Ozegna di
Agliè (6).
Secondo incontro con
Borghese
Il 30 marzo altro
incontro col com. Borghese
Marceglia insiste nel
tentativo ci convincere Borghese ad organizzare una difesa attiva
della zona Giuliana, anche promettendo aiuti tramite “ un falso
lancio di armi ai partigiani in territorio controllato dalle sue
forze. Prometto ancora che la Marina qualora egli dia l’appoggio a
questi progetti è decisa a sottrarlo alle ire popolari o
partigiane”. Questo sarà l’unica parte che si realizzerà,
ma l’aiuto a Borghese verrà dall’OSS americano e non dalla
Marina.
Ma tutto è inutile e da
parte di Borghese non c’è nessun impegno formale. Borghese
sottolinea invece “l’ingente materiale tipografico (!)
propagandistico distribuito nella regione”. Borghese “dichiara
inoltre di aver tentato di prendere contatto con la Divisione
partigiana Osoppo” ma di aver trovato in ciò notevoli
ostacoli: e quali saranno le vicissitudini (chiamiamole così) delle
brigate Osoppo ad opera di altre formazioni partigiane
ideologicamente schierate, è –credo- noto (7).
Marceglia incontra poi
altri ufficiali della Xa maturando l’impressione che “nessuno
di loro abbia sufficientemente chiaro a qual punto si sia della
guerra (..) Riscontro invece un certo fanatismo parolaio che non ha
certo l’intenzione di estrinsecarsi nell’azione”.
Marceglia incontra
inoltre il “Capitano del S.S. (Servizio Segreto?),
ufficiale di collegamento germanico presso il Comando della X, che è
stato quello che si è interessato per la mia scarcerazione. Egli
esprime desiderio che gli faccia una relazione sulla situazione dell’
Italia Liberata e sul passaggio della linee”. Questo mi fa
nascere una curiosità: come ha spiegato ad un tedesco il suo
passaggio delle linee? E quale scopo ha presentato?
Il giorno successivo
trasferimento a Venezia e di qui a Valdobbiadene, sede del btg. N. P.
(Nuotatori Paracadutisti) e poi al Sottosegretariato alla Marina a
Montecchio maggiore (Vi), “dove il ten.*** con una rapidità
sconosciuta Alla R. Marina ritira due milioni di lire per il
pagamento degli alberghi requisiti dalla Scuola Sommozzatori”.
All’inizio di Aprile
Marceglia cade ammalato per una settimana (8).
L’8 aprile partenza per
Cormons (Gorizia) dove cerca di convincere elementi in contatto coi
partigiani “perché al momento dello sfasciamento tedesco
scendano a Gorizia per lo meno insieme ai partigiani di Tito in modo
che la situazione non sia unilaterale”.
Trasferimento quindi a
Trieste dove “non esiste alcun serio preparativo per
fronteggiare la minaccia slava. I partigiani italiani appartengono
esclusivamente al Partito Comunista e le loro formazioni fortemente
influenzate dalla propaganda slava sono alle dipendenze del Corpo
d’Armata della Slovenia”. In questa città sono gli ufficiali
della Xa ad “aver ben chiaro quanto sarebbe necessaria un’azione
seria e completa da parte della Xa per la difesa della Regione”
Terzo incontro con
Borghese
Il 17 aprile a Venezia
terzo incontro (all’albergo Danieli) con Borghese: solita
insistenza per spingerlo a fare qualcosa per la difesa della regione
“e ancora una volta insisto sull’urgenza che la Xa Mas faccia
qualcosa per la difesa della regione. (..)
ma neppure questa volta riusciamo ad ottenere dal
Comandante un impegno formale (..) Ritengo che egli preferisca al
momento del collasso aver a che fare con gli Alleati che con i
partigiani slavi”: profezia questa che si realizzerà, ma solo
per il Comandante: quelli della Xa nella Regione saranno abbandonati.
A questo punto è
interessante notare che se è esatto quanto riportato da P. Williams,
Operation Gladio, cap. 1, pochi giorni prima, il 13 aprile
Borghese si sarebbe incontrato in una villa sul Garda con il gen.
Tedesco Wolff e con J. Angleton,
il capo dell’OSS in Italia “dove
hanno discusso della possibilità di ampliare la loro sforzi di
guerra al
di là (beyond
) di ogni trattato di pace con i sovietici (
neretto
mio)
,
ridistribuendo la X MAS sotto la direzione nascosta dell'OSS.
Borghese era sensibile al progetto, soprattutto perché la sua
collaborazione lo avrebbe salvato da un fuoco italiano”:
in parole povere gettare le basi per la preparazione
di una struttura militare clandestina “dormiente” per il “dopo”.
(Poi si chiamerà Gladio?). Se la data è esatta, e l’incontro è
effettivamente avvenuto, Borghese giocava forse su due piani
(9).
J.Angleton, responsabile dell'Ufficio'OSS in Italia |
Marceglia conclude le sue
osservazioni con la constatazione che “il rifiuto di adoperare i
reparti della Xa ancora disponibili è questa volta ben preciso”.
Il giorno successivo incontra un suo ex compagno di corso (sempre
della Xa) dal quale apprende il motivo del ritiro dei reparti della
Xa dalla Venezia Giulia: “Il comportamento di questi reparti nei
confronti della popolazione è stato così cattivo che la popolazione
stessa ha chiesto alle autorità tedesche il loro allontanamento”:
C’è ancora un
“ultimo tentativo per raggiungere un risultato
positivo con la mia missione” ma ormai “gli avvenimenti
stanno precipitando e questa azione sarà già troppo tardiva”.
Il 22 aprile a Milano
incontro col il suo contatto all’Alfa Romeo, un ing.***, al quale
consegna una “relazione succinta” per farla arrivare,
tramite l’altro agente Giorgis, al Sud.
IL 23 aprile parte da
Milano per Venezia e lungo la strada vede i segni della ritirata dei
tedeschi, “sbandati e senza armi”. Il 25 aprile è a
Venezia con l’intenzione di proseguire verso Trieste, “ma
ormai è impossibile”. Qui partecipa ( ormai nelle vesti di
agente alleato) all’occupazione dell’Arsenale prendendo contatto
con la missione alleata (cap. Zambon, cap. Cotrell, “il primo
ufficiale alleato che si trova a Venezia”) lanciata nel Basso
Veneto per azioni antisabotaggio. Marceglia cerca di convincere gli
ufficiali alleati “a spostare a Trieste che dalla radio non
risulta ancora occupata dagli Slavi, la Brigata Partigiana Piave che
si trova a Venezia. Gli ufficiali alleati si oppongono a
questa azione” (neretto mio).
Così Marceglia si
scontra con la politica e così finisce la sua missione, con
un’ultima paginetta di osservazioni, che riportiamo per intero:
“Ritengo che il
piano d’impiego della X MAS come forza di arresto all'avanzata
slava sia stato nell’ insieme ben congegnato. Non si è tenuto però
conto come questa operazione in nessuno modo poteva servire come
affermazione di italianità della regione, sia che queste forze
erano in ultima analisi nemiche degli alleati sia perché esse erano
quanto mai odiate non solo dai Giuliani ma anche dagli italiani in
genere. Nella fase finale della guerra la X MAS ha mostrato inoltre
una consistenza militare e uno spirito molto minore di quanto non si
prevedesse a Roma ed è dubbio se i suoi reparti portati nella
Venezia-Giulia non si sarebbero sbandati anche prima di quelli
tedeschi.
E’ mia opinione che
doveva essere invece curata a fondo una organizzazione partigiana
italiana nella regione, con l’ invio di esperti e di materiale, con
un forte aiuto al C.L.N. locale e con mantenere uno stretto
collegamento tra C.L.N. di Trieste e quello regionale Veneto,
collegamento che è invece mancato. L’impiego di forze partigiane
in un’ occupazione anche mista della città avrebbe in seguito
impedito la loro immediate soppressione.
Se oggi i destini
della regione e della città' sono ancora molto dubbi, molta
responsabilità appartiene al governo e ai dicasteri militari di
Roma”.(neretto mio).
Ma il “governo”
italiano e i “dicasteri militari di Roma” dovevano vedersela con
gli alleati che avevano altri progetti per il nord-est italiano
Roma, il 20 giugno
1945
(segue firma)
I
Ovviamente un giudizio
sulle sue valutazioni e osservazioni finali fatto con la conoscenza
che si ha oggi della situazione e degli accordi di allora fra i vari
alleati sarebbe filologicamente scorretta, oltre che esulare
completamente dai limiti strettamente “cronachistici” di questo
lavoro.
Ma è indubbio che se
Trieste fosse stata occupata (e mantenuta) dagli alleati, l’immediato
dopoguerra sarebbe stato – almeno per la zona- diverso.
1947: i profughi istriani lasciano Pola: in Italia speravano di trovare solidarietà e accoglienza: li aspetterà invece quello che da alcuni fu definito il "treno della vergogna" |
Il faldone di documenti
contiene poi un altro documento, totalmente anonimo e senza
intestazioni, anch’esso declassificato nel 2005.
E’ in italiano,
presenta l’indicazione BOZZA e il titolo “Promemoria relativo
alla Missione Marceglia”
Eccone la trascrizione
1° La missione nacque
coi seguenti scopi:
a) esaminare la
possibilità di introduzione nel S.S. (Servizio Segreto) di elementi
fidati con collegamento attraverso le linee;
b) raccogliere
elementi informativi sulla situazione e sullo stato d’animo delle
forze armate repubblicane e particolarmente degli appartenenti alla
Marina nel quadro della situazione politico-militare delineatasi
c) sondare,
eventualmente, sfruttando le preesistenti amicizie nell’ambiente,
la profondità e l’attendibilità delle varie manifestazioni
antifasciste e antitedesche date negli ultimi tempi da esponenti
della marina repubblicana facendo leva sui loro sentimenti
patriottici in modo da avere elementi di giudizio circa la
possibilità di sfruttamento di tale stato d’animo, lasciando
intendere che una resipiscenza attiva e senza equivoci (azione
antitedesca e antisabotaggio) potrebbe influire nel giudizio finale
cui essi esponenti saranno sottoposti in futuro (Terreno possibile:
difesa Venezia Giulia).
2) La missione si svolse come segue (tralasciamo in quanto
già noto nel riassunto fatto sopra)
g) (..) non appare che dagli incontri con esponenti della Xa e
della Marina Repubblicana derivi nulla di conclusivo ai fini della
missione.
3) La missione ha risentito notevolmente dell’atmosfera di
cordialità e di precedente personale amicizia fra il Marceglia e i
dirigenti della Xa per cui lo stesso, influenzato da tali rapporti,
ha perso di vista i suoi reali compiti e l’atteggiamento da
mantenere, lasciandosi involontariamente trascinare in uno stato
d’animo contrastante con gli scopi prefissi e con le direttive che
occorreva seguire, sì da venire praticamente a perdere ogni
ascendente sulle persone avvicinate
4°
Nel complesso la missione è da ritenersi non riuscita”.
C’è
da dire che questo “promemoria” totalmente anonimo (nato forse
nell’Ufficio Informazioni dello Stato maggiore della R. Marina?) è,
almeno secondo me, alquanto strano, non essendosi coincidenza fra
gli scopi della missione secondo il promemoria e quelli secondo la
relazione Marceglia. Quest’ultima infatti dichiara che l’oggetto
della missione era prendere contatti con Borghese “al fine di
concretare un piano combinato di difesa della Venezia Giulia”.
Il promemoria invece mette ai primi punti scopi diversi: v. punti 1 e 2, scopi che erano forse quelli dell’OSS, e alla difesa
della regione fa solo un pudico cenno con la frase, in realtà
sibillina, “terreno possibile (per valutare la resipiscenza
della Xa) la difesa Venezia Giulia”.
E
forse la frase con cui Marceglia terminava la sua relazione “Se
oggi i destini della regione e della città' sono ancora molto dubbi,
molta responsabilità appartiene al governo e ai dicasteri militari
di Roma” può non essere estranea al “tenore” del
promemoria stesso, promemoria che, comunque finito nel faldone OSS, è
anonimo e senza alcuna intestazione.
**********
In
conclusione abbiamo l’impressione che in quella complessa
operazione che fu il Plan IVY ( di cui la “missione
Marceglia” era solo una parte) gli obiettivi della parte “italiana”
( diciamo lo Stato Maggiore della Regia Marina, Ufficio Informazioni
) e quelli della parte “americana” ( ovvero OSS, Office of Strategic Service) collimavano solo in parte, con la
prima a più breve respiro, mirante a prevenire eventuali sabotaggi
tedeschi e soprattutto salvaguardare la frontiera orientale, e la
seconda volta ( ma è una mia opinione personale) con un occhio
anche al futuro, mirando a non creare immediati problemi con
l’alleato pro-tempore orientale (quindi nessuna difesa della Venezia
Giulia), ma anche forse ad organizzare una rete di gruppi armati
“dormienti” per contrastare sì tentativi di sabotaggi tedeschi
ma anche (questa è una mia impressione) in previsione (o
nell’eventualità) di future “derive” politiche italiane (o di
una futura eventuale situazione politica italiana) giudicate
pericolose o non gradite.
Ma, ripeto, questa è una mia opinione personale da "non addetto ai lavori".
***********
E
infine permettetemi una considerazione personale: può darsi che la
“missione Marceglia” non abbia ottenuto tutti i risultati sperati
(del resto al Sud nulla era stato realmente approntato per appoggiare
militarmente la difesa della frontiera orientale). Ma comunque il
capitano Marceglia ci ha provato, ha messo a rischio (per la seconda
volta) la sua vita per la sua Patria.
E
bene ha fatto la Marina italiana a dare (magari un po’ tardi) il
suo nome ad una nostra moderna unità.
La fregata Marceglia |
Postfazione
Questa è stata una ricerca complicata.
Non si trattava infatti di riassumere una vicenda nota, bensì ricostruire un'operazione di un'Agenzia (l'Office of Strategic Services) così specializzata e a me ignota (nelle sue procedure, metodi, strutture e finanche nel suo linguaggio) estrendo le notizie da oltre 80 documenti, ovviamente in inglese, redatti fra l'altro in un linguaggio molto tecnico, formalizzato e per me talora criptico, ricco di sigle, acronimi, in cui perfino i nomi erano -ovviamente -cifrati.
Mi sono immerso, per così dire, in un mondo totalmente sconosciuto: spero di non essere annegato e invoco la clemenza dei lettori...
Leonello Oliveri
Proprietà
letteraria riservata
Riproduzione
vietata
1
) Sul cosiddetto piano "De Courten" e la difesa dei confini orientali v. http://www.italia-rsi.it/confiniorientali/decourten.htm. Il piano, piuttosto approssimativo, prevedeva l’invio di truppe italiane cobelligeranti dall’Italia del sud in Friuli per fermare, con l’aiuto degli uomini della Xa, l’avanzata slava. Fu bloccato sul nascere dagli alleati (US) timorosi di complicazioni con l’allora alleato dell’est. L’OSS, invece, forse vedeva già più lontano…
Molto interessante per le complesse vicende della X sul confine orientasle (e anche per la "missione Marceglia") anche http://www.italia-rsi.it/farsixa/decimaveneziagiulia.htm
2) Durante le trattative fra Donovann (OSS) e Wolff in Svizzera per la resa dei tedeschi in Italia "Vennero discussi alcuni punti riguardo alla salvaguardia delle strutture industriali del
nord Italia, (..) Gli alleati, (..), avevano già
chiesto garanzie sulla salvaguardia degli impianti industriali e Wolff aveva
comunicato fin dal 6 aprile ai comandi subordinati di salvaguardare le fabbriche" F. William Deakin, La brutale amicizia, Einaudi, Torino, 1990 (https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Sunrise)
3
) La missione Marceglia è abbondantemente ricordata (ma Marceglia viene ricordato col solo nome, Antonio) in Franco Bandini, Vita e morte segreta di Mussolini., Mondadori,
1978 cap.. 10. E' poi citata, per es., da A. Santoni, L’Italia in guerra, VI anno, 1945, p. 78 in http://www.difesa.it/Area_Storica_HTML/editoria/1996/in-guerra-VI/Pagine/files/basic-html/page78.html); in R. Pupo, Trieste 1945, ed. Laterza, 2015 , “Vengono così organizzate due missioni che parzialmente si sovrapporranno nel clima convulso degli ultimi giorni di guerra (..) Missione Marceglia (..) missione dell’ing. Giulio Giorgis che consegna all’amm. Sparzani un messaggio di de Courten"; in L. Ribustini, Il mistero della corazzata russa. Fuoco, fango e sangue.
4) L’agente dell’altra missione ne riceverà invece 21 (doc. 51)
Diversi documenti ci illustrano il grande rigore in uso nell’OSS
per la richiesta di fondi per le varie missioni: abbiamo così (doc.
44) una prima richiesta di 1000 sterline, mentre il 14 marzo J.
Angleton (doc. 63) accusa ricevuta di Twenty nine (29)
monete d’oro, precisando che thirty four of sixty three
original coins received now remain, (rimangono trentaquattro
delle sessantatre monete originali ricevute)
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana)Il governo
della Repubblica Sociale Italiana conferì al Comandante Bardelli la Medaglia d'oro al Valor
Militare alla memoria. Tale decorazione non è però stata riconosciuta della Repubblica Italiana. L’uccisione di Bardelli fu quella che buttò nella guerra civile la Xa, originariamente nata per combattere gli alleati. V. anche https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Bardelli#CITEREFRocco_1998.
Militare alla memoria. Tale decorazione non è però stata riconosciuta della Repubblica Italiana. L’uccisione di Bardelli fu quella che buttò nella guerra civile la Xa, originariamente nata per combattere gli alleati. V. anche https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Bardelli#CITEREFRocco_1998.
7
) esula ovviamente da questo lavoro anche solo accennare alla
complicatissima e contorta situazione politico/partigiana/militare
della zona, con i conflitti tra ideologie e partigiani e perfino
concorrenza e contrasti fra le missioni OSS (americane) e SOE
(inglesi). Per avere un’idea molto concisa si veda
https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Osoppo#Le_missioni_alleate_e_il_conflitto_tra_le_Brigate_Osoppo_e_le_Brigate_Garibaldi
(ma ovviamente la bibliografia va ben oltre una voce di enciclopedia
on line). V. anche
http://www.italia-rsi.it/farsixa/decimaveneziagiulia.htm
8) Forse in questi giorni contrae matrimonio: mancava da casa da oltre tre anni.
9) Questo il brano di Williams : “On April 13, 1945, Borghese met with General Wolff and Angleton at a villa on Garda Lake, where they discussed the possibility of extending their war efforts beyond any peace treaty with the Soviets, redeploying X MAS under the covert direction of the OSS. Borghese was amenable to the terms, especially since his cooperation would save him from an Italian firing squad”.
Come riferimento Williams usa (in nota 17): Jack Green and Alessandro Massignani, The Black Prince and the Sea Devils: The Story of Valerio Borghese and the Elite Units of the Decima MAS. (Cambridge, MA: De Capo Press, 2004), p. 181. Purtroppo non siamo riusciti a trovare il testo citato.
Borghese consegnerà poi alle Autorità alleate le mappe delle mine poste nel porto di Livorno, che sarà poi sminato anche da un "uomo rana" inglese diventato poi famoso, quel Lionel Crabb che nel 1956 scomparira "misteriosamente" mentre stava facendo un'immersione sotto la carena di una nave da guerra russa in visita nel porto di Londra
Come riferimento Williams usa (in nota 17): Jack Green and Alessandro Massignani, The Black Prince and the Sea Devils: The Story of Valerio Borghese and the Elite Units of the Decima MAS. (Cambridge, MA: De Capo Press, 2004), p. 181. Purtroppo non siamo riusciti a trovare il testo citato.
Borghese consegnerà poi alle Autorità alleate le mappe delle mine poste nel porto di Livorno, che sarà poi sminato anche da un "uomo rana" inglese diventato poi famoso, quel Lionel Crabb che nel 1956 scomparira "misteriosamente" mentre stava facendo un'immersione sotto la carena di una nave da guerra russa in visita nel porto di Londra