martedì 14 gennaio 2020

L’OSS (Office of Strategic Services), il Plan IVY, la Missione Marceglia e la mancata difesa di Trieste




Leonello Oliveri
In costruzione


Riproduzione vietata)

L’8 gennaio del ’45 lo Stato Maggiore della Regia Marina, Ufficio Informazioni iniziò ad organizzare una speciale missione nell’Italia Settentrionale per avvicinare le principali personalità del campo industriale-politico-militare ed impartire loro opportune disposizioni per la futura attività da svolgere” in previsione della fine della guerra e per sventare eventuali tentativi di distruzione delle infrastrutture industriali da parte dei tedeschi in ritirata. La Marina avrebbe fornito “i punti d’appoggio necessari e la persona adatta” che al termine della missione (durata prevista due mesi) avrebbe fatto ritorno o attraversando le linee o attraverso la frontiera svizzera.



La missione “verrebbe eseguita nell’ambito esclusivo dell’ OSS americano”.
L’OSS approvò la faccenda e la prese in mano, amplificandola stile US.
Ne nacque così una complessa operazione, definita Plan IVY i cui documenti sono stati declassificati nel 2005 e messi in rete:


Plan IVY (1944-45) conducted by OSS, Italian Navy, and Committee of National Liberation to prevent possible sabotage by Germans of industry in northern Italy by setting up network of counterespionage cells. Junio Valerio Borghese associated with Project”.

Ovvero Piano IVY “condotto da OSS, Marina Militare Italiana e Comitato di Liberazione Nazionale per prevenire possibili sabotaggi da parte germanica di industrie nel nord Italia creando una rete di celle di controspionaggio. Junio Valerio Borghese associato al Progetto") (l’associazione del comandante della X a Mas RSI, J.V. Borghese, avrà più avanti la sua spiegazione.)
E ancora (plan IVY/001): “Plan IVY was based on the premise that the German intended an intensive sabotage program of Italian industry in the North. Plan IVT was designed to prevent this by setting up a net of counter-espionage cells with the cooperation of SAIL (Italian Navy IS) and various CNL organs in Milan”. Ovvero “Plan IVY si basava sul presupposto che i tedeschi prevedessero un intenso programma di sabotaggio dell’ Industria italiana al nord. Il piano era progettato per impedirlo creando una rete di cellule anti-spionaggio con la collaborazione di SAIL (questo, a quanto abbiamo capito,  il nome in codice per riferirsi a Junio Valerio Borghese, comandante della Xa Mas, o anche la Xa stessa. ) e vari organi di CNL in Milano”.

Un altro documento (n.40) redatto da un misterioso (per me) ufficio (o agente) chiamato Puritan, precisa ulteriormente scopi e preoccupazioni dell’OSS: “(..) To the members of SAIL, destruction of northern Italian industry could only end in wide-spread unemployment, poverty and unrest which would result, according to their beliefs, in a left-wing civil war. Knowing this, we are most eager to work out any program to frustrate German scorched-earth policies” ovvero Ai membri della SAIL, ( mi pare di aver capito che la sigla si riferisca ora a J.V. Borghese ora alla sua organizzazione, ovvero Xa Mas) la distruzione dell’industria italiana del nord Italia potrebbe finire solo con una disoccupazione diffusa, povertà e disordini che ne deriverebbero, secondo la loro opinione, in una guerra civile di sinistra. Sapendo questo, siamo più desiderosi di elaborare qualsiasi programma per frustrare la politica tedesca della terra bruciata”(neretto mio: l’OSS pensava già al futuro?

Come detto il piano fu notevolmente ampliato dall’OSS e si sviluppò in diverse missioni: missione BB (??), Missione Ivonne (?) , missione Marceglia (capitano del Genio Navale Antonio Marceglia ( colui che violò il porto di Alessandria il 19 dicembre ’41, Valiant e Queen Elizabeth messe fuori combattimento, nome in codice Rosati), missione Giorgis, (latore tra l’altro di un messaggio dell’amm. De Courten, capo di SM della Marina cobelligerante, all’Amm. Sparzani, capo di SM della Marina RSI) (1).

Più avanti esamineremo in dettaglio la “Missione Marceglia”. Ma prima qualche approfondimento, approfittando degli oltre ottanta documenti presenti nel faldone OSS relativo al Plan IVY.

Tra gli scopi del Plan IVY c’era, conseguente alla paura che “i tedeschi prevedessero un intenso programma di sabotaggio dell’ Industria italiana al nord”, il progetto di contrastarlo creando una rete di cellule antispionaggio.Vengono quindi individuate alcune persone che, per la loro posizione, avrebbero potuto essere utilizzate. Si tratta di Ispettori, Commissari Ps, Questori in diverse città (Bologna, Padova,Cremona, Trieste): “Per questa missione, abbiamo informato il nostro uomo chiave IVY (dovrebbe trattarsi dell’ing.**), un ingegnere ben istruito che farà un circuito di Genova, Torino, Milano, Padova e Verona. In ogni città contatterà persone di fiducia nei circoli dell'industria, dell'esercito, della marina e della polizia. Questi individui saranno accuratamente selezionati in anticipo e per ciascuno, porterà un messaggio scritto su un frammento di carta da un parente o un amico ben noto a noi (..) Ogni individuo sarà informato sulle implicazioni politiche (neretto mio) nell'eventualità che i tedeschi riescano a portare avanti fuori la loro politica della terra bruciata; ognuno sarà esortato a attivare un sistema cellulare di spionaggio e contro-spio-sabotaggio all'interno della propria sfera di attività. Ne siamo certi per [?essere informati che?: trad. incerta] gli individui selezionati sono assolutamente affidabili e dipendiamo su di loro per reclutare, a loro volta, altre persone affidabili”. Dalla frase in neretto è evidente la preoccupazione OSS per il dopo guerra.

C’è anche un addetto al Ministero dell’Interno (RSI). 


A queste persone vengono fatti pervenire biglietti di saluti da amici residenti nell’Italia sotto agli Alleati, giusto per far capire chi ci fosse dietro al latore.  

Il faldone dei documenti contiene poi copia di un messaggio senza mittente da consegnare, presumo, ad ognuno dei personaggi sopra citati, messaggio chiarissimo nei contenuti e nelle implicazioni (e ottimo esempio del “metodo di lavoro” dei servizi segreti e dei sistemi di cooptazione di informatori e/o collaboratori. Eccolo: "Sig… La presente comunicazione le viene fatta dal suo amico Sig…. della Questura di Roma che è d'intesa con noi per costituire opera di neutralizzazione dei sabotatori. ed agenti che il nemico lascerà a Torino,come ha sempre fatto prima di lasciare una città. Le accludo una lista di agenti nemici da individuare e sorvegliare e per contro sarà sua cura fare altra lista di persone sospette, e gia' compromesse in ogni ramo di collaborazione coi nazi-fascisti, e specialmente riguardo a tecnici R.T. e famiglie di figli d'italiani all'estero. Tutto questo sarà fatto in cooperazione di uno o due amici fidati cercando di poter agguantare poi gli incriminati all'atto di partenza dalla città. Giunti gli alleati vi presenterete all’Ufficio O.S.S. americano e prenderete contatto con la persona che vi dirà la parole "gabbiano".
Cercate di fare lo stesso lavoro nei principali centri della Provincia e tenete conto che sarete molto bene ricompensati. Se non potete occuparvene passate l’incarico ad altri fidati e se non lo volete, distruggete questa lettera ma guardate bene da parlarne in giro”. Notevoli le precisazioni circa il “sarete ben ricompensati” e l’altrettanto chiaro “guardate bene da parlarne in giro”.
I documenti presentano anche un elenco molto dettagliato di presunti sabotatori o possibili spie da tener d’occhio o da “agguantare” al momento buono
Altri documenti riguardano poi la formazione, nel febbraio del ’45, di un gruppo di RadioTelegrafisti da inviare oltre le linee. E’ quindi allegato un “Elenco del personale RT (italiano) presente a Roma per missioni speciali”: sono 16 nominativi, tutti italiani che “si propone” (chissà se è un ”si” riflessivo o impersonale!) “per l’impiego con i partigiani” (nove), “per l’impiego al Btg. San Marco”(quattro),”per l’impiego di carattere informativo isolato” (tre). Si tratta di personale della Regia Marina, in parte del Maridepo di Taranto, ma anche di RT imbarcati, es. sulla Cesare e sulla corvetta Driade.
Altri documenti (questa volta OSS) riguardano il training di un operatore Signal italiano, un Capo RT dell’incr. Garibaldi, cui viene impartito un "intensive training in signal procedure and the standard signalplan”. Al termine del corso (cinque giorni). il giudizio è lusinghiero: “There is no doubt that he will make an excellent operator”. Probabilmente avrebbe dovuto essere mandato oltre le linee (è forse la “missione B.B”, viste le iniziali corrispondenti al suo nominativo), anche perché ci sono due altri documenti che lo riguardano: una fattura per acquisto di abbigliamento e un sommario delle “spese per la vestizione”: il totale è inferiore al preventivo. Altri tempi!

Fra gli altri documenti relativi al Plan IVY uno, che sottolinea la preoccupazione per eventuali distruzioni di strutture industriali ad opera dei tedeschi (poi  non effettuate) è particolarmente interessante e curioso visto l’autore: si tratta di un invito (datato 12 febbraio) da parte di Umberto di Savoia a Giovanni Agnelli e alle maestranze Fiat di opporsi alla distruzione di attrezzature industriali “tanto vitali all’economia nazionale”. Ecco il testo: “Alle Maestranze: a Giovanni Agnelli “Fiat” Torino. Seguo con grande ansietà sviluppo avvenimenti nelle regioni italiane ancora occupate alle quali mio pensiero costantemente si rivolge: Avvicinandosi giorno liberazione esprimo certezza che nell’interesse supremo della Patria sarà fatto quanto umanamente possibile per esistenza e benessere così grande massa operai opponendosi distruzione attrezzature industriali tanto vitali all’economia nazionale.
Umberto di Savoia
Roma 12-II-‘45”
In realtà gli impianti non furono salvati (da nessuno, neppure dalle maestranze o dai partigiani) semplicemente  perchè non ne era stata stabilita la distruzione in  seguito alle trattative tra OSS, Alleati e tedeschi in Svizzera. (2)
Tralasciando altri documenti (c’è perfino la partecipazione di matrimonio di Marceglia, anch’essa regolarmente declassificata, guardiamo ora più in dettaglio la “Missione Marceglia” (3).

*****
Innanzi tutto Marceglia viene, per così dire, regolarmente “assunto” dall’OSS per la missione: il 2 marzo ‘45  lo “Standard Form of overseas “Agent” employament Contract” ne fissa lo stipendio mensile prevedendo anche un risarcimento (alla madre) “in the event of the death”. Il documento è sottoscritto da Marceglia e, dal responsabile dell’OSS, nonché responsabile della SCI/Z Units "(Special Counter Intelligence Units) di Roma, James Angleton “contracting officer” .
Lo stesso giorno Marceglia riceve (doc. 56) i fondi per la missione: 20.000 lire (si spera non AM lire; visto che avrebbe dovuto utilizzarle nell' Italia occupata: e speriamo che siano stati più saggi di quanto non  lo fu la Regia Marina quando lo mandò ad Alessandria con sterline non cambiabili), nonche' eight gold pieces (otto monete d’oro dal valore di 10 dollari l’una) che avrebbero potuto essere utili nella missione (4). Anche le spese sostenute da Marceglia vengono rigorosamente rendicontate (doc. 60): 15500 lire per l’acquisto di un abito, scarpe, sacco, maglia, biancheria, oggetti toilette.
Si passa poi ai preparativi più propriamente “tecnici”: Marceglia viene fornito di documenti falsi: carta di identità (da cui risulta infermiere), foglio di licenza della GNR di Firenze, permesso di circolare dopo il coprifuoco, tesserino bilingue di riconoscimento della GNR, documento di riconoscimento della Croce Rossa.
Riceve inoltre recapiti di “punti d’appoggio” a Parma, Milano, Venezia e, ovviamente, deve imparare a memoria cinque diversi messaggi da usare come segno di riconoscimento con le persone di cui sopra. Divertente l’elenco delle “parole d’ordine” previste per gli incontri nelle diverse località dal Headquarter OSS di Roma: Genova =Teresa, Torino= Erbetta, Milano= Sorpresa, Padova=Farfalletta, Parma =Violetta etc. Dicono niente?

Sulla missione il documento principale è, ovviamente, la relazione fatta dallo stesso Marceglia e finita nel faldone OSS sopra citato al n. 78.
La relazione è datata Roma 20 giugno 1945 ed è firmata dal Capitano Genio Navale Marceglia.
A riguardo della relazione abbiamo letto su Trieste ’45 di R. Pupo ( Laterza editori, 2015), nota 48: “ Il testo della relazione di Marceglia (redatto peraltro appena nel 1956 su richiesta di De Courten, dal momento che una prima versione risulta scomparsa) è consultabile in Ausmm, archivio de Courten b. 3, f.85-86, v. anche il promemoria Missione Marceglia di data 25 giugno ’46, redatto dal reparto informazioni dello SM. della Marina che offre una lettura delle finalità della missione in chiave esclusivamente antitedesca e antirepubblicana”: questa qui presentata potrebbe quindi essere la prima versione “scomparsa”.
Lo scopo della missione è, come ricordato, parziale rispetto a quello del Plan IVY: principalmente si tratta di “prendere contatto con il Com.te J. V. Borghese della X a MAS al fine di concretare un piano combinato di difesa della Venezia Giulia”. In tale compito Marceglia, incursore della Xa ad Alessandria, affondatore della Queen Elizabeth e personalmente conosciuto da Borghese, sarebbe certo stato facilitato.

E finalmente la missione può aver inizio.
Marceglia deve passare le linee per andare nel nord, e non può certo farlo da solo. Si pensa pertanto di unirlo ad un gruppo di 20 partigiani (forse anche almeno in parte radiotelegrafisti italiani della Marina del Sud)
Alle ore 13 del 17 marzo ’45 Marceglia viene portato al distaccamento partigiano di Serravezza, non lontano da Viareggio. Qui viene formata la corvèe di 20 partigiani per trasportare armi e munizioni ai partigiani a Forno. Alle 21 sono in vetta al monte Altissimo, dove incontrano dei civili che avvertono i partigiani del pericolo di mine e di incontri con pattuglie nemiche (che vorrebbe dire o San Marco o alpini della Monte Rosa). La colonna decide di tornare indietro a Serravezza.
Il giorno successivo nuovo tentativo con un minor numero di persone. Raffiche di mitragliatrice, il gruppo si disperde, restano in tre e finalmente arrivano a Forno, al Comando dei partigiani Apuani Da lì vengono accompagnati a Carrara dal presidente del CLN che si impegna a procurare il permesso di viaggio e una nuova carta d’identità. Quindi, su consiglio del partigiano, Marceglia va a pernottare in un albergo ”dopo aver ricevuto le più ampie assicurazioni riguardo la sicurezza di questo nostro alloggio”.
Quanto sicuro si vedrà al mattino: “alle 6 siamo svegliati da urla e da colpi violenti battuti alla porta (..) l’albergo è circondato da soldati tedeschi con fucili spianati (..) Un soldato tedesco armato di mitra entra nella nostra stanza e ci ordina di vestirci e scendere al piano terra. Qui troviamo gli altri ospiti dell’albergo (..) in tutto 32 persone. Veniamo incolonnati e sotto forte scorta accompagnati in una scuola vuota in località Fossa”.
Insomma, la missione rischia di finire appena iniziata.
Iniziano gli interrogatori da parte dei tedeschi, che rilasciano molti dei fermati.
Il nostro Agente dice di essere un impiegato del Comune di Spezia venuto a Carrara per cercare di acquistare cibo.
Alla sera trasferimento ad Aulla, altro interrogatorio da parte della Feldfgendarmerie; stessa versione.
Dopo una settimana, trasferimento nel carcere giudiziario della Spezia.
In carcere Marceglia viene a conoscere da alcuni membri del CLN spezzino ivi detenuti il nome del comandante della locale sezione della Marina (RSI): un suo compagno di Corso. Tramite la moglie di un detenuto riesce a fargli pervenire un biglietto chiedendogli di informare il comandante Borghese. Pochi giorni dopo viene trasferito a Genova alla Casa dello Studente.
IL 25 marzo interrogatorio da parte di un ten. delle SS.
A questo punto Marceglia tenta il tutto per tutto e racconta alle SS la storia della sua missione di Alessandria.
Alla sera arriva un alto Ufficiale della Xa che riesce a strapparlo ai tedeschi, portandolo nella sede dei Mezzi d’assalto della Xa.
Marceglia indossa la divisa della Xa e palesa al Comandante dei mezzi d’assalto, Arillo, lo scopo della sua missione: convincere Borghese (che era intenzionato a ritirare le truppe della Xa stanziate nella Venezia Giulia) non solo a sospendere il ritiro ma anzi a concentrarne lì tutte le componenti e anche la Divisione San Marco per difendere la zona da invasioni dall’est. Il 28 marzo parte, in camioncino, per Milano e il giorno dopo incontra il comandante Borghese.

Primo colloquio con Borghese
Marceglia prima racconta al Comandante la sua missione ad Alessandria, poi passa allo scopo della sua missione, dichiarando di venire a nome dell’amm. De Courten per di concertare con Borghese un piano di difesa della Venezia in previsione della temuta avanzata dei partigiani slavi. Marceglia sottolinea che sarebbe necessaria almeno una difesa di due o tre giorni per permettere l’occupazione esclusiva della regione da parte degli alleati e non delle truppe di Tito (questo era il piano di De Courten, ma evidentemente gli alleati la pensavano diversamente..)
Borghese risponde di avere poche truppe disponibili e di fronte alla disponibilità di Marceglia di andare personalmente da Graziani o Mussolini per sollecitare il loro interessamento al problema, risponde che “il primo è troppo legato ai tedeschi (..) e il secondo è ormai completamente rammollito”. Anche il trasferimento in Veneto della San Marco non dipende dalla Marina ma solamente da Graziani.
Marceglia esce da questo colloquio con l’impressione che nel Comandante Borghese sia avvenuta una profonda trasformazione, “(..) C’è in lui un senso di leggerezza e fatuità che non gli riconoscevo, si sono inoltre sviluppate delle tendenze megalomane veramente strane”.(5)
Il giorno successivo colloquio con l’Amm. Sparzani che dimostra “in genere lo spirito depresso e sfiduciato sul futuro dell’Italia” e che rimprovera a De Courten l’aver ordinato la consegna a Malta delle forze navali italiane (cosa questa che la Xa – e forse neppure chi la dovette eseguire- non digerì mai, entrando perfino nella sua canzone).
Quando poi viene chiesto a Marceglia cosa la Regia Marina pensasse della Xa, Marceglia riferisce che è particolarmente mal vista la sua partecipazione ai rastrellamenti antipartigiani: gli viene risposto che “la scintilla è partita dai partigiani e che in varie occasioni hanno tentato di venire ad accordi con questi. Raccontano anzi come il Magg. Bardelli sia caduto proprio in uno di questi tentativi di compromesso coi partigiani” (si tratta del capitano di corvetta Umberto Bardelli, del Btg. Barbarigo, ucciso mentre trattava uno scambio di prigionieri l’8 luglio ‘44 a Ozegna di Agliè (6).

Secondo incontro con Borghese
Il 30 marzo altro incontro col com. Borghese
Marceglia insiste nel tentativo ci convincere Borghese ad organizzare una difesa attiva della zona Giuliana, anche promettendo aiuti tramite “ un falso lancio di armi ai partigiani in territorio controllato dalle sue forze. Prometto ancora che la Marina qualora egli dia l’appoggio a questi progetti è decisa a sottrarlo alle ire popolari o partigiane”. Questo sarà l’unica parte che si realizzerà, ma l’aiuto a Borghese verrà dall’OSS americano e non dalla Marina.
Ma tutto è inutile e da parte di Borghese non c’è nessun impegno formale. Borghese sottolinea invece “l’ingente materiale tipografico (!) propagandistico distribuito nella regione”. Borghese “dichiara inoltre di aver tentato di prendere contatto con la Divisione partigiana Osoppo” ma di aver trovato in ciò notevoli ostacoli: e quali saranno le vicissitudini (chiamiamole così) delle brigate Osoppo ad opera di altre formazioni partigiane ideologicamente schierate, è –credo- noto (7).
Marceglia incontra poi altri ufficiali della Xa maturando l’impressione che “nessuno di loro abbia sufficientemente chiaro a qual punto si sia della guerra (..) Riscontro invece un certo fanatismo parolaio che non ha certo l’intenzione di estrinsecarsi nell’azione”.
Marceglia incontra inoltre il Capitano del S.S. (Servizio Segreto?), ufficiale di collegamento germanico presso il Comando della X, che è stato quello che si è interessato per la mia scarcerazione. Egli esprime desiderio che gli faccia una relazione sulla situazione dell’ Italia Liberata e sul passaggio della linee”. Questo mi fa nascere una curiosità: come ha spiegato ad un tedesco il suo passaggio delle linee? E quale scopo ha presentato?
Il giorno successivo trasferimento a Venezia e di qui a Valdobbiadene, sede del btg. N. P. (Nuotatori Paracadutisti) e poi al Sottosegretariato alla Marina a Montecchio maggiore (Vi), “dove il ten.*** con una rapidità sconosciuta Alla R. Marina ritira due milioni di lire per il pagamento degli alberghi requisiti dalla Scuola Sommozzatori”.
All’inizio di Aprile Marceglia cade ammalato per una settimana (8).
L’8 aprile partenza per Cormons (Gorizia) dove cerca di convincere elementi in contatto coi partigiani “perché al momento dello sfasciamento tedesco scendano a Gorizia per lo meno insieme ai partigiani di Tito in modo che la situazione non sia unilaterale”.
Trasferimento quindi a Trieste dove “non esiste alcun serio preparativo per fronteggiare la minaccia slava. I partigiani italiani appartengono esclusivamente al Partito Comunista e le loro formazioni fortemente influenzate dalla propaganda slava sono alle dipendenze del Corpo d’Armata della Slovenia”. In questa città sono gli ufficiali della Xa ad “aver ben chiaro quanto sarebbe necessaria un’azione seria e completa da parte della Xa per la difesa della Regione”

Terzo incontro con Borghese
Il 17 aprile a Venezia terzo incontro (all’albergo Danieli) con Borghese: solita insistenza per spingerlo a fare qualcosa per la difesa della regione “e ancora una volta insisto sull’urgenza che la Xa Mas faccia qualcosa per la difesa della regione. (..) ma neppure questa volta riusciamo ad ottenere dal Comandante un impegno formale (..) Ritengo che egli preferisca al momento del collasso aver a che fare con gli Alleati che con i partigiani slavi”: profezia questa che si realizzerà, ma solo per il Comandante: quelli della Xa nella Regione saranno abbandonati.
A questo punto è interessante notare che se è esatto quanto riportato da P. Williams, Operation Gladio, cap. 1, pochi giorni prima, il 13 aprile Borghese si sarebbe incontrato in una villa sul Garda con il gen. Tedesco Wolff e con J. Angleton,
J.Angleton, responsabile dell'Ufficio'OSS in Italia
il capo dell’OSS in Italia “dove hanno discusso della possibilità di ampliare la loro sforzi di guerra al di là (beyond ) di ogni trattato di pace con i sovietici ( neretto mio) , ridistribuendo la X MAS sotto la direzione nascosta dell'OSS. Borghese era sensibile al progetto, soprattutto perché la sua collaborazione lo avrebbe salvato da un fuoco italiano”: in parole povere gettare le basi per la preparazione di una struttura militare clandestina “dormiente” per il “dopo”. (Poi si chiamerà Gladio?). Se la data è esatta, e l’incontro è effettivamente avvenuto, Borghese giocava forse su due piani (9).
Marceglia conclude le sue osservazioni con la constatazione che “il rifiuto di adoperare i reparti della Xa ancora disponibili è questa volta ben preciso”. Il giorno successivo incontra un suo ex compagno di corso (sempre della Xa) dal quale apprende il motivo del ritiro dei reparti della Xa dalla Venezia Giulia: “Il comportamento di questi reparti nei confronti della popolazione è stato così cattivo che la popolazione stessa ha chiesto alle autorità tedesche il loro allontanamento”:
C’è ancora un ultimo tentativo per raggiungere un risultato positivo con la mia missione” ma ormai “gli avvenimenti stanno precipitando e questa azione sarà già troppo tardiva”.
Il 22 aprile a Milano incontro col il suo contatto all’Alfa Romeo, un ing.***, al quale consegna una “relazione succinta” per farla arrivare, tramite l’altro agente Giorgis, al Sud.
IL 23 aprile parte da Milano per Venezia e lungo la strada vede i segni della ritirata dei tedeschi, “sbandati e senza armi”. Il 25 aprile è a Venezia con l’intenzione di proseguire verso Trieste, “ma ormai è impossibile”. Qui partecipa ( ormai nelle vesti di agente alleato) all’occupazione dell’Arsenale prendendo contatto con la missione alleata (cap. Zambon, cap. Cotrell, “il primo ufficiale alleato che si trova a Venezia”) lanciata nel Basso Veneto per azioni antisabotaggio. Marceglia cerca di convincere gli ufficiali alleati “a spostare a Trieste che dalla radio non risulta ancora occupata dagli Slavi, la Brigata Partigiana Piave che si trova a Venezia. Gli ufficiali alleati si oppongono a questa azione” (neretto mio).
Così Marceglia si scontra con la politica e così finisce la sua missione, con un’ultima paginetta di osservazioni, che riportiamo per intero:

Ritengo che il piano d’impiego della X MAS come forza di arresto all'avanzata slava sia stato nell’ insieme ben congegnato. Non si è tenuto però conto come questa operazione in nessuno modo poteva servire come affermazione di italianità della regione, sia che queste forze erano in ultima analisi nemiche degli alleati sia perché esse erano quanto mai odiate non solo dai Giuliani ma anche dagli italiani in genere. Nella fase finale della guerra la X MAS ha mostrato inoltre una consistenza militare e uno spirito molto minore di quanto non si prevedesse a Roma ed è dubbio se i suoi reparti portati nella Venezia-Giulia non si sarebbero sbandati anche prima di quelli tedeschi.
E’ mia opinione che doveva essere invece curata a fondo una organizzazione partigiana italiana nella regione, con l’ invio di esperti e di materiale, con un forte aiuto al C.L.N. locale e con mantenere uno stretto collegamento tra C.L.N. di Trieste e quello regionale Veneto, collegamento che è invece mancato. L’impiego di forze partigiane in un’ occupazione anche mista della città avrebbe in seguito impedito la loro immediate soppressione.
Se oggi i destini della regione e della città' sono ancora molto dubbi, molta responsabilità appartiene al governo e ai dicasteri militari di Roma”.(neretto mio).
Ma il “governo” italiano e i “dicasteri militari di Roma” dovevano vedersela con gli alleati che avevano altri progetti per il nord-est italiano
Roma, il 20 giugno 1945 
(segue firma)
 I


Ovviamente un giudizio sulle sue valutazioni e osservazioni finali fatto con la conoscenza che si ha oggi della situazione e degli accordi di allora fra i vari alleati sarebbe filologicamente scorretta, oltre che esulare completamente dai limiti strettamente “cronachistici” di questo lavoro.
Ma è indubbio che se Trieste fosse stata occupata (e mantenuta) dagli alleati, l’immediato dopoguerra sarebbe stato – almeno per la zona- diverso.

1947: i profughi istriani lasciano Pola: in Italia speravano di trovare solidarietà
e accoglienza:  li aspetterà invece quello che da alcuni fu definito il "treno della vergogna" 


Il faldone di documenti contiene poi un altro documento, totalmente anonimo e senza intestazioni, anch’esso declassificato nel 2005.
E’ in italiano, presenta l’indicazione BOZZA e il titolo “Promemoria relativo alla Missione Marceglia”
Eccone la trascrizione
La missione nacque coi seguenti scopi: 
a) esaminare la possibilità di introduzione nel S.S. (Servizio Segreto) di elementi fidati con collegamento attraverso le linee;
 b) raccogliere elementi informativi sulla situazione e sullo stato d’animo delle forze armate repubblicane e particolarmente degli appartenenti alla Marina nel quadro della situazione politico-militare delineatasi
c) sondare, eventualmente, sfruttando le preesistenti amicizie nell’ambiente, la profondità e l’attendibilità delle varie manifestazioni antifasciste e antitedesche date negli ultimi tempi da esponenti della marina repubblicana facendo leva sui loro sentimenti patriottici in modo da avere elementi di giudizio circa la possibilità di sfruttamento di tale stato d’animo, lasciando intendere che una resipiscenza attiva e senza equivoci (azione antitedesca e antisabotaggio) potrebbe influire nel giudizio finale cui essi esponenti saranno sottoposti in futuro (Terreno possibile: difesa Venezia Giulia).
2) La missione si svolse come segue (tralasciamo in quanto già noto nel riassunto fatto sopra)
g) (..) non appare che dagli incontri con esponenti della Xa e della Marina Repubblicana derivi nulla di conclusivo ai fini della missione.
3) La missione ha risentito notevolmente dell’atmosfera di cordialità e di precedente personale amicizia fra il Marceglia e i dirigenti della Xa per cui lo stesso, influenzato da tali rapporti, ha perso di vista i suoi reali compiti e l’atteggiamento da mantenere, lasciandosi involontariamente trascinare in uno stato d’animo contrastante con gli scopi prefissi e con le direttive che occorreva seguire, sì da venire praticamente a perdere ogni ascendente sulle persone avvicinate
4° Nel complesso la missione è da ritenersi non riuscita”.

C’è da dire che questo “promemoria” totalmente anonimo (nato forse nell’Ufficio Informazioni dello Stato maggiore della R. Marina?) è, almeno secondo me, alquanto strano, non essendosi coincidenza fra gli scopi della missione secondo il promemoria e quelli secondo la relazione Marceglia. Quest’ultima infatti dichiara che l’oggetto della missione era prendere contatti con Borghese “al fine di concretare un piano combinato di difesa della Venezia Giulia”. Il promemoria invece mette ai primi punti scopi diversi: v. punti 1  e 2, scopi che erano forse quelli dell’OSS, e alla difesa della regione fa solo un pudico cenno con la frase, in realtà sibillina, “terreno possibile (per valutare la resipiscenza della Xa) la difesa Venezia Giulia”.
E forse la frase con cui Marceglia terminava la sua relazione “Se oggi i destini della regione e della città' sono ancora molto dubbi, molta responsabilità appartiene al governo e ai dicasteri militari di Roma” può non essere estranea al “tenore” del promemoria stesso, promemoria che, comunque finito nel faldone OSS, è anonimo e senza alcuna intestazione.

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In conclusione abbiamo l’impressione che in quella complessa operazione che fu il Plan IVY ( di cui la “missione Marceglia” era solo una parte) gli obiettivi della parte “italiana” ( diciamo lo Stato Maggiore della Regia Marina, Ufficio Informazioni ) e quelli della parte “americana” ( ovvero OSS, Office of Strategic Service) collimavano solo in parte, con la prima a più breve respiro, mirante a prevenire eventuali sabotaggi tedeschi e soprattutto salvaguardare la frontiera orientale, e la seconda volta ( ma è una mia opinione personale) con un occhio anche al futuro, mirando a non creare immediati problemi con l’alleato pro-tempore orientale (quindi nessuna difesa della Venezia Giulia), ma anche forse  ad organizzare una rete di gruppi armati “dormienti” per contrastare sì tentativi di sabotaggi tedeschi ma anche (questa è una mia impressione) in previsione (o nell’eventualità) di future “derive” politiche italiane (o di una futura eventuale situazione politica italiana) giudicate pericolose o non gradite.
Ma, ripeto, questa è una mia opinione personale da "non addetto ai lavori".

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E infine permettetemi una considerazione personale: può darsi che la “missione Marceglia” non abbia ottenuto tutti i risultati sperati (del resto al Sud nulla era stato realmente approntato per appoggiare militarmente la difesa della frontiera orientale). Ma comunque il capitano Marceglia ci ha provato, ha messo a rischio (per la seconda volta) la sua vita per la sua Patria.
E bene ha fatto la Marina italiana a dare (magari un po’ tardi) il suo nome ad una nostra moderna unità.
La fregata Marceglia



Postfazione
Questa è stata una ricerca complicata. 
Non si trattava infatti di riassumere una vicenda nota, bensì ricostruire un'operazione di un'Agenzia (l'Office of Strategic Services) così specializzata e a me ignota (nelle sue procedure, metodi, strutture  e finanche nel suo linguaggio) estrendo le notizie da oltre 80 documenti, ovviamente in inglese, redatti fra l'altro in un linguaggio molto tecnico, formalizzato e per me talora criptico, ricco di sigle, acronimi, in cui perfino i nomi erano -ovviamente -cifrati.
Mi sono immerso, per così dire, in un mondo totalmente sconosciuto: spero di non  essere annegato e invoco la clemenza dei lettori...

Leonello Oliveri
Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata

1 ) Sul cosiddetto piano "De Courten" e la difesa dei confini orientali v. http://www.italia-rsi.it/confiniorientali/decourten.htm. Il piano, piuttosto approssimativo, prevedeva l’invio di truppe italiane cobelligeranti dall’Italia del sud in Friuli per fermare, con l’aiuto degli uomini della Xa, l’avanzata slava. Fu bloccato sul nascere dagli alleati (US) timorosi di complicazioni con l’allora alleato dell’est. L’OSS, invece, forse vedeva già più lontano…
Molto interessante per le complesse vicende della X sul confine orientasle (e anche per la "missione Marceglia") anche http://www.italia-rsi.it/farsixa/decimaveneziagiulia.htm  

2) Durante le trattative fra Donovann (OSS) e Wolff in Svizzera per la resa dei tedeschi in Italia "Vennero discussi  alcuni punti riguardo alla salvaguardia delle strutture industriali del nord Italia, (..) Gli alleati, (..), avevano già chiesto garanzie sulla salvaguardia degli impianti industriali e Wolff aveva comunicato fin dal 6 aprile ai comandi subordinati di salvaguardare le fabbriche" F. William Deakin, La brutale amicizia, Einaudi, Torino, 1990 (https://it.wikipedia.org/wiki/Operazione_Sunrise)

3 ) La missione Marceglia è abbondantemente ricordata (ma  Marceglia viene ricordato col solo nome, Antonio) in Franco Bandini, Vita e morte segreta di Mussolini., Mondadori, 1978  cap.. 10. E' poi citata, per es., da A. Santoni, L’Italia in guerra, VI anno, 1945, p. 78 in http://www.difesa.it/Area_Storica_HTML/editoria/1996/in-guerra-VI/Pagine/files/basic-html/page78.html); in R. Pupo, Trieste 1945, ed. Laterza, 2015 , “Vengono così organizzate due missioni che parzialmente si sovrapporranno nel clima convulso degli ultimi giorni di guerra (..) Missione Marceglia (..) missione dell’ing. Giulio Giorgis che consegna all’amm. Sparzani un messaggio di de Courten"; in L. Ribustini, Il mistero della corazzata russa. Fuoco, fango e sangue.
Del resto basta digitare in internet Antonio Marceglia e, dopo alcune pagine, si trova: https://www.cia.gov/library/readingroom/docs/PLAN%20IVY_0078.pdf: doc. 77 OGGETTO DELLA MISSIONE: 1. Prendere contatto con il Com.te J. V. BORGHESE della X a MAS al fine di concretare un piano combinato di difesa della Venezia Giulia.

4) L’agente dell’altra missione ne riceverà invece 21 (doc. 51) Diversi documenti ci illustrano il grande rigore in uso nell’OSS per la richiesta di fondi per le varie missioni: abbiamo così (doc. 44) una prima richiesta di 1000 sterline, mentre il 14 marzo J. Angleton (doc. 63) accusa ricevuta di Twenty nine (29) monete d’oro, precisando che thirty four of sixty three original coins received now remain, (rimangono trentaquattro delle sessantatre monete originali ricevute)

5) Tale sensazione di cambiamento avvenuto in Borghese si riscontra anche in alcune pagine del libro L. Ribustini, Il mistero della corazzata russa. Fuoco, fango e sangue, cit.

6 )
https://it.wikipedia.org/wiki/X%C2%AA_Flottiglia_MAS_(Repubblica_Sociale_Italiana)Il governo della Repubblica Sociale Italiana conferì al Comandante Bardelli la Medaglia d'oro al Valor
Militare alla memoria. Tale decorazione non è però  stata riconosciuta della Repubblica Italiana. L’uccisione di Bardelli fu quella che buttò nella guerra civile la Xa, originariamente nata per combattere gli alleati. V. anche https://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_Bardelli#CITEREFRocco_1998.

7 ) esula ovviamente da questo lavoro anche solo accennare alla complicatissima e contorta situazione politico/partigiana/militare della zona, con i conflitti tra ideologie e partigiani e perfino concorrenza e contrasti fra le missioni OSS (americane) e SOE (inglesi). Per avere un’idea molto concisa si veda https://it.wikipedia.org/wiki/Brigate_Osoppo#Le_missioni_alleate_e_il_conflitto_tra_le_Brigate_Osoppo_e_le_Brigate_Garibaldi (ma ovviamente la bibliografia va ben oltre una voce di enciclopedia on line). V. anche http://www.italia-rsi.it/farsixa/decimaveneziagiulia.htm

8) Forse in questi giorni contrae matrimonio: mancava da casa da oltre tre anni.

9) Questo il brano di Williams : “On April 13, 1945, Borghese met with General Wolff and Angleton at a villa on Garda Lake, where they discussed the possibility of extending their war efforts beyond any peace treaty with the Soviets, redeploying X MAS under the covert direction of the OSS. Borghese was amenable to the terms, especially since his cooperation would save him from an Italian firing squad”.
Come riferimento Williams usa (in nota 17): Jack Green and Alessandro Massignani, The Black Prince and the Sea Devils: The Story of Valerio Borghese and the Elite Units of the Decima MAS. (Cambridge, MA: De Capo Press, 2004), p. 181. Purtroppo non siamo riusciti a trovare il testo citato.
Borghese consegnerà poi alle Autorità alleate le mappe delle mine poste nel porto di Livorno, che sarà poi sminato anche da un "uomo rana" inglese diventato poi famoso, quel Lionel Crabb che nel 1956 scomparira "misteriosamente" mentre stava facendo un'immersione sotto la carena di una nave da guerra russa in visita nel porto di Londra