venerdì 22 febbraio 2019

IL CIMITERO DEGLI U-BOOT



Sui fondali della Puglia i relitti di 14 sottomarini


Leonello Oliveri
  
Durante la II G.M. l'arma sottomarina ebbe un'evoluzione importantissima e giocò un ruolo cruciale
C.Bergen, Auf der fahrt im  Atlantik
Alla sua grande utilizzazione corrisposero ovviamente moltissime perdite, soprattutto nella marina tedesca, che fece dell'u-boot la sua arma più insidiosa: la Kriegsmarine  mise in servizio oltre 1100 sommergibili, di cui un migliaio costruiti durante la guerra, (contro i circa 40 che l’Italia riuscirà a realizzare nello stesso periodo),  perdendone il 77% (e di quelli presenti all’inzio della guerra ben pochi arrivarono alla fine) . Anche in questo caso si può dire: mancò la fortuna, (leggi inferiorità nel progresso tecnologico e nella massa degli armamenti), non il valore.
Il principale teatro operativo fu l'Atlantico, ma un'intensa guerra sottomarina fu combattuta anche nel Mediterraneo dove sarebbero stati  perduti oltre 180 sottomarini (ma probabilmente furono di più)  di cui 21 nella I G. M. (quasi tutti tedeschi, e quasi tutti  nell'ultimo anno di guerra o in occasione dell'armistizio), uno nel 1925 e tre dopo la II G. M.



14 relitti nelle acque della Puglia
Nel Mediterraneo un'area che vide un gran numero di sommergibili affondati fu il mare antistante le coste pugliesi, passaggio obbligato per  convogli e navi militari, nonché, per le sue caratteristiche, ben adatto all'insidiosa guerra di mine.
Qui furono affondati 14 battelli: due tedeschi (durante la prima guerra mondiale) 5 italiani e 7 inglesi: come si vede il maggior numero di perdite in questo specchio di mare riguardò quella che era la marina più forte.

L'elenco ( speriamo completo) degli u-boote (usiamo la terminologia tedesca) affondati comprende le seguenti navi, in ordine cronologico di perdita  e con indicate nazionalità, luogo e causa ( talora presunta) dell'affondamento
Nome
Nazionalità
Luogo affondam.
Anno
Causa affondamento
UB53
Germania
S. Cataldo
23/05/18
siluro sommergibile
UB52
Germania
Brindisi
03/08/18
mina
HMs Odin
Regno Unito
Golfo di Taranto
13/06/40
bombe prof. torpediniera
Rubino
Italia
S.Maria di Leuca
29/06/40
aereo
HMs Regulus
Regno Unito
Golfo Taranto
06/12/40
mina
HMs Triton
Regno Unito
Davanti Otranto
18/12/40
mina
HMs Tempest
Regno Unito
Golfo di Taranto
13/02/42
bombe prof. + cann. torpediniera
Tricheco
Italia
Davanti Brindisi
18/03/42
siluro  sommergibile
HMs Traveller
Regno Unito
Porto di Taranto
04/12/42
mina
Delfino
Italia
Davanti Taranto
23/03/43
collisione con bettolina
HMS Regent
Regno Unito
Largo di Bisceglie
18/04/43
mina
Remo
Italia
Golfo di Taranto
15/07/43
siluro sommergibile
Pietro Micca
Italia
S. Maria di Leuca
28/07/43
siluro sommergibile
HMs Parthian
Regno Unito
Largo di Brindisi
11/08/43
mina




I relitti
Tralasciando i due  relitti più vecchi,  appartenenti a due sommergibili tedeschi, l'UB 52 e l'UB 53, affondati alla fine della I Guerra mondiale (il primo ad opera del sommergibile inglese H4 nel maggio del '18 e il secondo in agosto da una mina nel canale d'Otranto) nella seconda Guerra Mondiale il primo sommergibile perso nello specchio di mare antistante la Puglia, anzi, la prima nave nemica in assoluto, fu un battello inglese, l'Odin, affondato  il 14 giugno, a quattro giorni dall'entrata in guerra dell'Italia.
L'Odin
Era un vecchio sottomarino della classe O, costruito nei cantieri Chatham Dockyard nel 1926. Stazzava 1311 tonn. in emersione e 1831 immerso. Con una lunghezza di  275 piedi, spinto da motori diesel da 2950 HP raggiungeva una velocità di 15 nodi mentre in immersione i motori elettrici da 1350 HP gli permettevano di raggiungere i 9 nodi, più veloce quindi dei battelli italiani.  L'armamento era costituito da  6 tubi lanciasiluri anteriori e due posteriori, più un cannone da 4 pollici e 2 mitragliatrici antiaeree.
Al comando di. K. Woods, l 'Odin operava dalla base di Alessandria d'Egitto. Il 13 giugno, nel golfo di Taranto, fu localizzato dalla torpediniera italiana Strale che attaccò il sommergibile con bombe e cannoni. L'Odin reagì lanciando un siluro evitato dalla Strale: la torpediniera tentò anche di speronare il smg., e sganciò diverse bombe di profondità danneggiando il battello inglese che riuscì comunque ad allontanarsi. Poco dopo però fu nuovamente localizzato mentre navigava in emersione, questa volta dalla torpediniera Baleno. Colpito da bombe di profondità, l'Odin affondò con tutto l'equipaggio 17 miglia est-nord-est di Punta Alice (Crotone) in posizione 39°30' N, 17°30' E. (1)

Pochi giorni dopo ad affondare fu un sottomarino  italiano, il Rubino.
Il Rubino
Si tratta di un battello facente parte della classe 600, la spina dorsale dei sommergibili italiani.  Essa era costituita da battelli  con carena a semplice scafo e controcarene esterne. Con una stazza di 679/856 tonn. potevano immergersi fino ad 80 m. Lunghi 60,18 m., larghi 6,45 spinti da in motore dalla potenza di 1400 Hp in emersione e di 800 hp in immersione avevano una velocità massima di 14 n. (in immersione 7,5) un'autonomia di 5200 miglia a 4 nodi. Erano armati con 6 tubi lanciasiluri da 533 mm. un cannone da 100/47, fino a 4 mitragliere antiaeree da 13,2 mm. L'equipaggio era di 44 persone. Il Rubino, costruito a Fiume dai cantieri Carnaro nel '31, apparteneva alla serie Sirena, composta da 12 unità. Sara poi seguita dalla Perla (10 unità), dalla Adua (17 unità) ed infine dall'Acciaio (13 unità).
Per questo battello la guerra  durò solo 19 giorni e finì tragicamente. Il 21 giugno del '40, nel corso di una missione al largo  di Alessandria, scampò ad un bombardamento aereo. Pochi giorni dopo, il 29, davanti a S. Maria di Leuca  fu sorvolato da un aeroplano, probabilmente un ricognitore. Il sommergibile non si immerse: un ora dopo arrivò il bombardiere inglese Short Sunderland L5804, ai comandi del tenente pilota canadese Campbell William Weir: le sue bombe colpirono il Rubino che affondò a circa  45 miglia dalla costa (posizione 39° 10" N, 18° 49" E). Dell'equipaggio si salvarono solo 4 uomini, raccolti –erano ancora tempi di comportamenti cavallereschi - dall'aereo inglese. E' da notare che, secondo fonti canadesi, lo stesso pilota, con lo stesso aereo, il giorno prima aveva affondato un altro sommergibile italiano, l'Argonauta.

Sei mesi dopo ad essere affondato in quel pericoloso braccio di mare fu un vascello inglese, il Regulus, costruito nei cantieri Vickers  nel '29 ed appartenente alla classe R.
I battelli di questa classe erano piuttosto grossi, superando le 2000 tonn. in immersione e con una lunghezza di quasi 300 piedi. L'equipaggio era di 53 uomini, l'armamento di 8 lanciasiluri da 21", 6 anteriori e due posteriori.
La storia bellica del Regulus fu assai breve. Al comando del Lt. F. Curie lasciò la base di Alessandria d'Egitto  il 23 novembre del '40 per una missione di pattugliamento nel basso Adriatico. Qui il 6 dicembre most likely, molto probabilmente, urtò una mina affondando senza superstiti (2)

L' u-boat che silurò… una centrale elettrica
Normalmente i sottomarini affondano, quando va bene, le navi silurandole, a volte col cannone: Raramente qualcuno riusciva anche ad abbattere un aereo con le mitragliatrici.
Ma che un sottomarino riesca a silurare … una centrale elettrica, è piuttosto strano.
Eppure uno ci riuscì (o meglio, ci provò).
Siamo sulla costa ligure, fra Savona e Vado. E’ (anzi, era)  il 6 ottobre del ’40, domenica, ore 19, 25 (18, 21° bordo del sottomarino). Il sottomarino di Sua Maestà Britannica Triton lancia due siluri contro quella che credeva essere una nave a Vado Ligure.
Ma scendiamo  nei dettagli di questa storia in realtà un po’ curiosa.
Il Triton ( bel nome mitologico, che ricorda il figlio di Poseidone) era un grosso sottomarino britannico della classe T Stazzava 1090 tonn. i emersione e 1575 in immersione: Era stato costruito nei cantieri della Vickers di Barow in Furness nel '36, con una lunghezza di 275 piedi e un equipaggio di 59 uomini, era armato con ben 10 tubi lanciasiluri collocati in modo abbastanza originale: 6 a prua, 2 a prua esternamente, due a mezza nave esternamente rivolti in avanti: nessun arma poteva tirare dalla poppa. L'handicap fu colmato nei battelli del secondo gruppo, che ebbero anche un lanciasiluri esterno a poppa; le armi di scorta erano 6. Era inoltre dotato di un  cannone da 4 pollici, 3 mitragliatrici antiaeree. Spinto da un motore da 2500/1450 HP poteva raggiungere la velocità di oltre 15 nodi in superficie e 9 in immersione.
La vita operativa del Triton fu breve, intensa e drammatica.
Iniziò con una tragedia: il 16 settembre del '39 , davanti alle coste della Norvegia,  silurò ed affondo (in error!, per errore) il sottomarino inglese Oxley, con la perdita di tutto l'equipaggio tranne due uomini: uno di quegli episodi di fuoco amico tutt'altro che infrequenti anche allora, specie nei momenti concitati in cui un sommergibile ne vede un altro e sopravvive chi spara per primo: vedremo che anche un battello italiano sarà protagonista dello stesso tragico errore.
Nel febbraio del '40 il Triton cerca di intercettare, sempre in acque norvegesi,  il "violatore di blocco" tedesco Wangoni che però riesce a liberarsi,  mentre l'8 aprile lanciò 10 siluri contro gli incrociatori tedeschi Blucher, Lutzow e Emden senza colpirne nessuno. Fruttuosa invece la crociera del 10 aprile quando, durante l'operazione Kattegat, affonda i piccoli mercantili tedeschi Friedenau (5000 tonn.), Wigbert (3600 Tonn.) e il battello ausiliario  V 1507 di 356 tonn.
Entrata in guerra l'Italia il  Triton viene spostato in Mediterraneo, con base a Malta, incrociando  davanti alla Liguria: il 4 ottobre del '40, al largo di Capo Noli affonda con siluri il mercantile italiano Franca Fassio di 1858 tonn: ecco come il sito   https://uboat.net/allies/warships/ship/3484.html riporta la vicenda anche con parte del diario di bordo dell’ uboat (usiamo la terminologia inglese) : “HMS Triton (Lt. G.C.I.S.B. Watkins, RN) torpedoed and sank the Italian merchant Franca Fassio (1858 GRT, built 1892) proceeding from Genoa to Barcelona in position 44°10'N, 08°52'E. (All times are zone -1)1010 hours - In position 44°10'N, 08°52'E sighted a large merchant vessel on a course of 200°. The vessel was painted gray and had a gun on the poop. Fired four torpedoes from 1300 yards. Three hits were obtained and the vessel sank immediately. ovvero.: “ore 1010 ore - In posizione 44 ° 10'N, 08 ° 52'E avvistato una grande nave mercantile (..) era dipinta di grigio e aveva un cannone a poppa. Lanciati quattro siluri da 1300 metri. Tre colpi a segno  e la nave affondò immediatamente”.



Il 6 ottobre infine  la vicenda che ci interessa. E’ davanti a Vado Ligure (Sv). In città il preallarme scatta alle ore 19 (ora italiana) , quindi 20 minuti prima dell’attacco, l’allarme alle ore 1930: ma ormai è tardi: Il sottomarino vede quella che crede una nave mercantile  e la silura.
In realtà si trattava della centrale elettrica DERPO di Vado Ligure, regolarmente costruita a terra. Come tutte le centrali elettriche
Il siluro del Triton spiaggiato a Vado
(da R. Aiolfi, N. Di Marco, Bombe su Savona e provincia,
Sabatelli  ed., Savona 2004, p. 34)
Forse fu ingannato dal  profilo di due serbatoi verticali o della ciminiera della centrale, fatto sta che lancia i siluri che però colpiscono il pontile della centrale: uno esplode alla radice del molo senza causare danni, a parte una strage di vetri di finestre, il secondo si arena sulla spiaggia. Lì resterà alcuni giorni sorvegliato dai CCRR finché   sarà  disattivato (mediante la costruzione di un  "cacciavite" lungo oltre nove metri) recuperato e  studiato dagli specialisti dell' Arsenale della Regia Marina di La Spezia.
 Dopo il “siluramento” il sottomarino emerse, erano circa le 1830, e  da 4000 m. sparò una ventina (18 secondo la relazione britannica) di colpi di cannone contro due stabilimenti di Vado Ligure, provocando un morto ( un ragazzo di 14 anni di nome  Mario, ferito da schegge e deceduto  all'ospedale di Savona) e sei feriti tra la popolazione civile.
A questo punto entrano in azione sia le batterie antiaeree della DICAT (Difesa Contro Aerea Territoriale) sia  le batterie antinave del Forte di Madonna degli Angeli, che sparano alcuni colpi. Il sottomarino interruppe l'azione allontanandosi in immersione. Erano, secondo i dati inglesi, le 1827: l’intera azione era durata una manciata di minuti. Alle ore 22 a Savona viene dichiarato il cessato allarme
 Ecco come la vicenda viene ricordata dalle fonti inglesi: anche tramite il diario di bordo del Triton.
“HMS Triton (Lt. G.C.I.S.B. Watkins, RN) fires two torpedoes against what was thought to be a merchant vessel off Vado Ligure, Savona, Italy. (Lt. Watkins even claims a hit in his patrol report). Following this attack Triton surfaced and engaged the gas works and later a large factory with gunfire. Several hits were obtained.
According to Italian sources it however appears that Lt. Watkins target was no merchant ship but that he mistook the chimney of the pump station for the funnel of a merchant ship. The Cieli Electric Station sustained slight damage from the gunfire.

1821 hours - While Triton was in position 075°, Vado Lighthouse, 1.3 nautical miles two torpedoes were fired against an anchored merchant ship of about 2000 to 4000 tons. Range was 4000 yards. One hit was claimed.
Immediately afterwards Triton surfaced and opened fire with the 4" gun on the gas works from 4300 yards. 18 rounds of HE (high explosive) were fired and several hits were observed. Fire was then shifted to a large factory. 11 rounds of HE were fired.
1827 hours - Dived as shore batteries opened fire”.
Che possiamo tradurre (potenza di Google Traduttore!!) pressapoco così: La nave di S.M. Triton lancia due siluri contro quella che si pensava fosse una nave mercantile al largo di Vado Ligure, Savona, Italia. (Il Tenente Watkins rivendica anche un colpo nel suo rapporto). A seguito di questo attacco Triton emerse e ingaggiò i depositi e in seguito una grande fabbrica col cannone. Diversi colpi a segno.
Secondo fonti italiane, tuttavia, sembra che il bersaglio non fosse una nave mercantile, ma che avesse scambiato la ciminiera della centrale per il fumaiolo di una nave mercantile. La centrale elettrica  Cieli ha subito danni lievi.

1821 ore - Mentre Triton era in posizione 075 °, Faro di Vado, 1,3 miglia nautiche due siluri furono sparati contro una nave mercantile ancorata di circa 2000 a 4000 tonnellate. La portata era di 4000 iarde.( Questa sarebbe l’azione contro…la Centrale elettrica). Subito dopo, Triton emerse e aprì il fuoco con il cannone da 4  sui depositi  da 4300 metri, 18 colpi di HE (alto esplosivo) furono sparati e furono osservati diversi colpi a segno
Ore 1827 Le batterie da terra aprono il fuoco e il Triton si immerge.

Dopo la missione savonese il Triton continua i suoi pattugliamenti nel basso mediterraneo:
A dicembre, il destino si compie anche per questo battello: lascia la base di Malta per una missione in Adriatico durante la quale silura il mercantile italiano Olimpia di 6000 tonn., che comunque riuscì a raggiungere Brindisi. Ma da questa missione il sottomarino non ritornerà. Probabilmente urtò una mina   in the Otranto Strait on or around  affondando con tutto l'equipaggio.
E a Vado?
Il giorno dei funerali della giovane vittima italiana i  giornali  locale si scagliano contro “la piratesca azione di sorpresa (..) l’agguato vile soltanto paragonabile a quello che attende nascosto dietro la siepe,  agguato che comunque non ha scosso più del necessario la popolazione fiduciosa nella vittoria finale delle nostre armi; quella vittoria che libererà per sempre il Mediterraneo e il mondo dai moderni pirati che l’infestano”.(da Aiolfi -De Marco, cit.) E via su questo tono.
Certezza per l’immancabile vittoria, quindi.
 Ma dopo il bombardamento navale francese di Savona e Genova del 14 giugno del '40)  anche da questa azione isolata -dal fatto che addirittura un sommergibile potesse impunemente emergere, cannoneggiare obiettivi civili e andarsene quasi indisturbato e comunque incolume- si poteva  capire come sarebbero andate a finire le cose.
 Ma  nessuno, neppure chi – per posizione e responsabilità- ne aveva i mezzi e le informazioni, trasse le conseguenze  che non si potevano non trarre. Tutti “tenevano famiglia” . 
E l'Italia correva sconsideratamente verso la rovina.


Il Tempest e la nave untouchable  
            Per tutto il '41 non ci furono perdite di sommergibili in questo tratto di mare, fino al febbraio '42 quando sarà un altro sottomarino inglese, il Tempest, a venir affondato, nello stretto di Otranto,  in posizione 39°15' N, 17° 45' E. Come il Triton, anche il Tempest apparteneva alla classe T. Era una nave quasi nuova,  entrata in servizio da pochi mesi. 
La vicenda della fine del  Tempest è drammatica.
           
Il 18 marzo tocca ad un altro sommergibile italiano, il Tricheco, appartenente alla classe Squalo.
 
Il Tricheco
 La vita di questo vascello fu così travagliata che qualcuno lo definì "il sommergibile jellato". Il primo guaio lo ebbe appena varato, nel '31 quando, durante il collaudo, urtò un peschereccio rischiando di affondare. Nel '33, al largo di La Spezia, un incendio a bordo a causa della scoppio di un motore, nel '34, sempre a La Spezia, urtò una gru perdendo il periscopio. Nel '37 partecipò alla Guerra di Spagna, non riuscendo a portare a termine la sua missione nel canale di Sicilia. Nessun risultato anche nei primi mesi di guerra nelle acque del Dodecanneso (Lero). Qui, la notte dell'8 ottobre '40, avvenne invece la tragedia: per una serie di malintesi, ordini poco chiari, cambi di missione, il Tricheco compì un tragico errore, silurando, colpendo ed affondando un altro sommergibile italiano, il Gemma: 44 morti, nessun superstite. Fu la sua unica preda.
Il 18 marzo del '42, infine, mentre stava incrociando in superficie al largo della costa di Brindisi proveniente da Augusta, fu attaccato dal sommergibile britannico Upholder, comandato da D.Wanklyn: colpito da un siluro, affondò con la morte di 38 uomini dell'equipaggio. I superstiti furono solo tre, tra i quali il comandante. Il suo relitto, spezzato in tre tronconi, è stato riscoperto nel 2005 al largo di Brindisi, a 3 km dalla costa su un fondale fra i 60 e 75 metri. Il suo affondatore, l'Upholder, che il 24 maggio del '41 aveva affondato il transatlantico italiano Conte Rosso carico di truppe (1297 morti) e il 5 gennaio del '42 un altro sommergibile italiano, il Saint Bon, ebbe una vita di poco più lunga: scomparve sulla rotta Lampedusa - Tripoli fra il 10 e il 14 aprile, probabilmente colpito da aerei tedeschi.

Alcuni mesi di calma, poi il 12 dicembre un'altra vittima, ancora inglese, ancora per mina: l'HMs Traveller.
Il Traveller
Si trattava di un nuovissimo sottomarino della classe T, costruito nei antieri di Greenock in Scozia nel '40 ed entrato in servizio nell'aprile del '42. La sua carriera assomiglia a quella di molti sottomarini italiani, tanti lanci ma pochi risultati: il 28 luglio nello stretto d'Otranto attacca il piccolo mercantile italiano Ezilda Croce ma i siluri miss their target, mancano il loro bersaglio; due giorni dopo, nell'Adriatico, altro attacco fallito contro l'incrociatore leggero italiano Cattaro, il 5 e 7 agosto due attacchi dall' esito sconosciuto contro due sottomarini altrettanto unknowns. Il 5 settembre, finalmente, la prima – e unica – vittima: il mercantile italiano Albachiara, 1245 tonn., silurato ed affondato al largo della Libia. Altro attacco fallito il 9 ottobre, quando a est di Creta lancia uno sciame di siluri contro la tanker italiana Proserpina e le torpediniere Castore e Ciclope: none of the targets was hit, in parole povere… fiasco.
Infine, l'ultimo viaggio il 28 novembre, quando  lascia Malta per una missione particolare: una ricognizione davanti al porto di Taranto in vista dell'operazione PORTCULLIS, un attacco progettato dalla Royal Navy con incursori su siluri a lenta corsa. Il Traveller non fece più ritorno e il 12 dicembre fu dichiarato perso, molto probabilmente a causa di una mina galleggiante italiana. Nessun superstite. (https://uboat.net/allies/warships/ship/3502.html)

Delfino
Il  23 marzo del' 43 una nuova vittima, italiana: il sommergibile Delfino, il secondo di questo nome (il primo Delfino fu anche il primo sottomarino italiano in assoluto, costruito addirittura nel 1890!).
 Il Delfino II fu invece varato nel 1931. Nel '36 prese parte alla Guerra Civile Spagnola, nel '40 fu inviato nel Dodecanneso. E qui avvenne quella che fu certamente una brutta pagina nella nostra  storia militare : l'affondamento dell'incrociatore greco Elli (Ellh) il 15 agosto, cioè oltre due mesi prima della dichiarazione di guerra alla Grecia. Fu un atto del tutto gratuito, definito un dastardly attack da un giornalista greco, reso ancora più rimarchevole dal particolare che avvenne mentre l'incrociatore ( una vecchia nave di 2600 tonn. costruita egli USA nel 1912, originariamente destinata alla Cina) si trovava all’isola di  Tinos, dove si celebrava la  "Dormizione" della Madonna (la nostra festa dell'Assunta), ricorrenza che ha una grande rilevanza nel mondo ortodosso. La nave innalzava –secondo fonti greche- il gran pavese e parte dell'equipaggio era a terra per rendere omaggio alla Madonna Assunta: ciò per fortuna determinò un basso numero di perdite a bordo. Nella stessa circostanza il sommergibile lanciò ancora due siluri contro due altri bastimenti, anch'essi nel porto, probabilmente senza colpirne nessuno. Si trattò di un  episodio che esacerbò i greci e che l'Italia pagò non solo con la fortissima resistenza che gli stessi opposero alla sciagurata invasione militare italiana ( ekdikhthV thV Ellh, vendicatore  dell' Elli,  trovarono poi scritto i nostri soldati su relitti di carri v. foto) ma anche con la consegna alla Grecia come risarcimento, alla fine della guerra, dell'incrociatore italiano Eugenio di Savoia, che l'Italia dovette – fra l'altro- rimettere a nuovo prima della cessione: su  tutta questa vicenda, ancora non completamente chiara, sulla sua genesi e spiegazione, può essere utile la lettura delle memorie di Cesare Maria De vecchi, all'epoca Governatore del Dodecanneso (v. Il quadrumviro scomodo, Mursia ed., 1983, pp. 237 sgg). L'episodio trova un' eco nelle pagine del diario di Ciano che così scrisse: "15 AGOSTO – È stata affondata da un sottomarino,che ancora non sappiamo chi sia, una nave greca. L'incidente minaccia prendere proporzioni maggiori. Per me, c'è sotto l'intemperanza di De Vecchi. Conferisco col Duce, che desidera risolvere pacificamente questo incidente, del quale si poteva fare a meno. Propongo di inviare una nota alla Grecia: ciò varrà a portare la polemica su un terreno diplomatico". 
Dopo questa pagina da dimenticare, il Delfino compì diverse missioni di trasporto di munizioni tra Italia e Nord Africa. Durante una di queste, il 1 agosto del '41, fu attaccato da un bombardiere britannico Short Sunderland. Il sommergibile riuscì ad abbatterlo e ne raccolse, salvandoli, i quattro uomini di equipaggio sopravvissuti: e  questa è invece una bella pagina nella sua storia.
Il 23 marzo, infine, la tragedia, che ha il sapore della beffa: in uscita dal porto di Taranto il Delfino urtò la bettolina che lo scortava, il sommergibile riportò gravissimi danni ed affondò con 28 uomini a circa 7 miglia dal faro di san Vito.
ekdikhthV thV Ellh, vendicatore  dell' Elli:

Regent
Era il  18 aprile del '43, gli abitanti di Bisceglie (Barletta) sentono un'enorme esplosione proveniente dal largo: con molta probabilità essa segnò la fine del sommergibile inglese Regent, entrato in collisione con una mina galleggiante ed affondato senza superstiti. Si trattava di un vecchio battello costruito nel '29, partito il 12 aprile da La Valletta per il canale d'Otranto.
Il Regent
 La sua carriera era iniziata con un’impresa da film d’azione: nei primi mesi di  guerra era penetrato nel porto di Cattaro, attraccando senza problemi e sbarcando un ufficiale per chiedere la liberazione dell’ex Ambasciatore inglese a Belgrado. Costretto finalmente alla fuga, se n’era andato.. portandosi via un militare italiano.
Il 5 ottobre del '40 c’è il primo affondamento, anche se la preda non è eclatante: un vascello a vela italiano (probabilmente un peschereccio), il  Maria Grazia di 188 tonn. Quattro giorni dopo danneggia il mercantile Antonietta Costa, il 15 gennaio '41 affonda il Città di Messina (2472 tonn.), il 21 febbraio danneggia il mercantile tedesco Menes di 5600 tonn., il 1 agosto affonda il dragamine italiano Igea, il 1 dicembre danneggia un altro mercantile italiano, l'Enrico. Quattro mesi dopo, la fine. Ora il suo scafo squarciato giace, su un fondale sabbioso,  a – 28 m.(8) (https://uboat.net/allies/warships/ship/3406.html)


Remo
Alle 930 del 15 luglio di quello stesso anno un nuovissimo sommergibile lascia il porto di Taranto per la sua prima missione, dopo un addestramento ridotto al minimo. Alle 1830, mentre navigava in emersione, viene raggiunto da un siluro del sommergibile inglese United  al largo di Punta Alice: in totale nove ore di vita operativa! Dei 63 uomini dell'equipaggio si salvarono solo in 4: i tre che erano in plancia, tra i quali il comandante, più un sergente che riuscì ad uscire dalla camera di manovra.
 
Il Remo
Il Remo era un nuovissimo sommergibile, consegnato alla Marina da meno di un mese. Apparteneva ad una classe di 12 dei quali ne furono costruiti solo due, più una terza unità, soprannominata R12, che non fu terminata in tempo per partecipare alla guerra  ma che proprio per questo si salvò e venne utilizzata fino alla metà degli anni '70 come cisterna nafta.  Più che di navi da guerra, si trattava di navi da trasporto: oltre 2000 tonn. in emersione, 2600 immerse. Erano stati progettati per il trasporto occulto di materiali, Lo scafo disponeva infatti di due grandi stive, una prodiera e una poppiera, per un totale di 610 metri cubi, in grado di accogliere circa 600 tonnellate di carico e sulla coperta erano installate quattro gru a scomparsa per le operazioni di stivaggio. L'armamento era ridotto al minimo ( tre mitragliatrici antiaeree) e anche la velocità  era bassa (13 nodi). In compenso l'autonomia (in emersione a 9 nodi) era ampia: 12000 miglia. Per le loro potenzialità strategiche rappresentavano un ghiotto boccone per gli inglesi. La puntualità con la quale furono eliminati da sommergibili in agguato (anche il gemello Romolo fu affondato tre giorni dopo) potrebbe lasciar supporre che alla base della  loro intercettazione ci siano state attività di intelligence, forse ULTRA: ricordiamo che per il 41% delle navi  italiane affondate durante la guerra mentre cercavano di raggiungere la Libia o la Tunisia sarebbe stata trovata una decrittazione ULTRA (9) e che fra il giugno '41 e il settembre '43 gli inglesi decrittarono 37.800 messaggi trasmessi dalla Marina Italiana  con macchine cifranti Enigma o similari (10).

Pietro Micca
Il Micca
A tre miglia dal semaforo di Santa Maria di Leuca, alla notevole profondità di – 85 m, giace,  ancora in assetto di navigazione e in buone condizioni, il relitto del sommergibile italiano Pietro Micca, affondato con siluri dal sommergibile inglese Trooper  il 28 luglio del '43. Il Micca era  un sommergibile varato nel '35, primo ed unico di una classe che non avrà seguito. Progettato per missioni a lungo raggio era dotato anche di capacità posamine: 40 ne seminò, due giorni dopo l'inizio della guerra, davanti alla base inglese di Alessandria d'Egitto. Utilizzato per trasportare materiali strategici attraverso il Mediterraneo (in 14 missioni trasporterà 2163 tonn. di rifornimenti, alla media di 150 tonn. per viaggio: se si ragionasse in termini moderni  di rapporto costo-efficacia…ma  i rifornimenti dovevano arrivare in Africa !), durante la sua vita operativa fece diversi lanci contro battelli nemici, registrò regolarmente l'esplosione delle sue armi ma nella documentazione inglese non c'è traccia di navi colpite. Infine, il 28 luglio del '43, l'ultima missione: deve andare da Taranto a Napoli, circumnavigando la Sicilia per evitare lo stretto di Messina: a questo si era ridotto il controllo del  mare nostrum! A causa di un'avaria inverte la rotta per  ritornare a Taranto ma mentre in emersione stava aspettando la sua nave scorta, la Bormio, è intercettato dal Trooper: con un'improvvisa virata il Micca riuscì ad evitare un siluro, ma fu colpito dal secondo. Centrato a mezza nave, affondò trascinando con sé parte dell'equipaggio. Si salvarono in 18, tra i quali il comandante, recuperati dai pescatori di S.Maria di Leuca e dalla Bormio. Recentemente il relitto, adagiato su un fianco e ricoperto di reti da pesca, è stato oggetto di un servizio televisivo con suggestive riprese subacquee. Ogni anno, una corona di fiori deposta in mare sul luogo dell'affondamento dai marinai di oggi e di ieri  onora e ricorda, con i caduti del Micca, tutti i sommergibilisti che non hanno fatto ritorno. 

Parthian
L'ultimo sottomarino affondato in questo tratto di mare fu il vecchio battello inglese Parthian, costruito nei cantieri di Chathlam nel '28. All'inizio della guerra, al largo di Tobruk, lanciò diversi siluri contro il caccia italiano Nembo e l'incrociatore San Giorgio senza colpirli. Il 20 giugno del '40, colse invece la sua prima vittoria affondando, sempre davanti a Tobruk, il sommergibile italiano Diamante. Il 31 agosto fallisce un lancio contro gli incrociatori italiani Garibaldi e Duca degli Abruzzi. L'attacco è confermato dallo Statino Scorte Convogli e  Missioni di Guerra dell'Abruzzi che in quella data riporta: "alle ore 1351 avvistamento di periscopio e di due scie di siluri a 300 m. al traverso a sn. Manovra per evitare i siluri che passano però sotto la chiglia".  Fortunato invece un lancio nel gennaio del '41, quando affonda il mercantile italiano Carlo Martinolich (4208 tonn)  al largo di Punta Stilo e, il 25 giugno, il sommergibile della Francia di Vichy Souffleur. Tutte queste azioni avvennero sotto il comando di M.G. Rimington. L'anno successivo, dopo lunghi lavori di retrofit in USA, fu utilizzato in diverse missioni di rifornimento a Malta. A novembre con un nuovo comandante (Lt. M.B. John)  attacca senza successo un convoglio italo-tedesco in rotta verso l'Africa. Inizia poi una fruttuosa  crociera contro sailing vessels (vascelli a vela!) greci e italiani nelle acque dell'Egeo: il 28 marzo '43 il greco Archanghelos di 120 tonn. preso a cannonate e poi speronato, il 29 tocca all'Anghela Mitylene, il 4 maggio  affonda a cannonate (erano imbarcazioni disarmate che potevano essere impunemente attaccate in emersione) due barchette italiane, il Despina II e lo Spina Secundo, ambedue ( a meno che non si tratti della duplicazione del nome della stessa imbarcazione) di ben.. 13 tonn. Fallito l'attacco al posamine tedesco Drake, il 7 maggio tocca al veliero italiano Barbara, davanti a Naxos: questa sarà l'ultima preda.
Anche per il Parthian la sorte era in agguato: l'11 agosto del '43 non tornò da una missione, affondando molto probabilmente a causa di una collisione con una mina al largo di Brindisi senza nessun superstite.(11)

La mina: il silent killer dei mari
Una mina italiana sul suo carrello
Un dato interessante  emerge da questo piccolo studio: su 14 battelli  uno fu affondato da un aereo, uno per collisione, due da bombe di profondità di torpediniere, quattro da siluri di altri sommergibili e ben sei da semplici mine. 

E la mina, sia pur in teatri operativi particolari, fu un'arma efficace.
 Nella I G.M.  la Nave da Battaglia italiana Regina Margherita urtò una mina l'11 dicembre del '16 nella baia di Valona, davanti all'isola di Saseno, affondando con la perdita di 671 marinai: da allora le nostre grandi navi non usciranno più dai porti ( e due vi saranno affondate, probabilmente  da sabotaggi).
Nel corso della II G.M. nel  solo Mediterraneo  vennero  posate oltre 54000 mine, soprattutto dalle forze dell'Asse. E i risultati nelle acque della Puglia li abbiamo visti.
Sempre durante la II G.M. le mine  affondarono il 6,5% di tutto il naviglio mercantile perso dagli alleati, percentuale superiore al 5,5 provocato dai ben più costosi raids delle navi corsare tedesche e appena inferiore al 7,2% provocato dalle ancor più costose unità di superficie (12).
Durante la guerra di Corea il semplice campo minato di Wonsan, con 3000 antiquate mine deposte da barche di legno, ritardò di oltre una settimana lo sbarco americano. Più vicino a noi, durante il conflitto Iran-Irak la fregata americana USS Roberts riportò gravissimi danni per l'esplosione di una mina tipo I GM,  mentre durante Desert Storm una mina Manta italiana mise fuori combattimento l'incrociatore USS Princeton.
Il campo di mine di Wonsan
(da httpwww.ocean4future.orgsavetheoceanarchives71485








1) HMS Odin  went missing on her 1st Mediterranean war patrol in June 1940. HMS Odin is often reported to have been sunk in the Gulf of Taranto about 17 nautical miles east-north-east of Punta Alice, Crotone, Italy in position 39º30'N, 17º30'E by the Italian destroyers Strale and Baleno on 14 June 1940. That these destroyers have sunk HMS Odin in that location on that date can not be proven beyond doubt” Ovvero La nave di S.M.- Odin (Lc. Kenneth Maciver Woods, RN) scomparve durante la sua prima missione di guerra nel Mediterraneo nel giugno 1940. Sembra che  sia stato affondato nel Golfo di Taranto a circa 17 miglia nautiche a est-nord-est di Punta Alice, Crotone, Italia in posizione 39º30'N, 17º30'E dai cacciatorpediniere italiani Strale e Baleno il 14 giugno 1940. Che questi cacciatorpedinieri abbiano affondato HMS Odin in quella località in quella data non può essere provato oltre ogni dubbio. (https://uboat.net/allies/warships/ship/3394.html)
2) HMS Regulus left Alexandria to patrol in southern Adriatic on 23 November 1940. She was most likely mined in late November or early December 1940. She was reported overdue when she failed to return to Alexandria on 6 December 1940. (da https://uboat.net/allies/warships/ship/3407.html. Trad. : HMS Regulus  ha lasciato Alessandria per pattugliare nel sud Adriatico il 23 novembre 1940. È probabilmente finito su una mina a fine novembre o inizio dicembre 1940. È stato segnalato in ritardo quando non è riuscito a tornare ad Alessandria il 6 dicembre 1940.
3) Che possiamo tradurre pressapoco così: La nave di S.M. Triton  lancia due siluri contro quello che si pensava fosse una nave mercantile al largo di Vado Ligure, Savona, Italia. (Il Tenente Watkins rivendica anche un colpo nel suo rapporto). A seguito di questo attacco Triton emerse e ingaggiò i depositi e in seguito una grande fabbrica col cannone. Diversi colpi a segno. Secondo fonti italiane, tuttavia, sembra che il bersaglio non fosse una nave mercantile, ma che avesse scambiato la ciminiera della centrale per il fumaiolo di una nave mercantile. La centrale elettrica  Cieli ha subito danni lievi.
1821 ore - Mentre Triton era in posizione 075 °, Faro di Vado, 1,3 miglia nautiche due siluri furono sparati contro una nave mercantile ancorata di circa 2000 a 4000 tonnellate. La portata era di 4000 iarde.( Questa sarebbe l’azione contro…la Centrale elettrica). Subito dopo, Triton emerse e aprì il fuoco con il cannone da 4  sui depositi  da 4300 metri, 18 colpi di HE (alto esplosivo) furono sparati e furono osservati diversi colpi a segno
Ore 1827 Le batterie da terra aprono il fuoco e il Triton si immerge.
4) Molti dati relativi a questa vicenda sono stati ricavati anni or sono da  http.www.hansonclan.co.uk/Royal Navy/tempest1.htm.  Se abbiamo capito bene la  vicenda è riportata anche nel libro  “SUBMARINER"  di Ch. Anscomb.
5) Possiamo tradurre pressapoco così: ““Il 13 febbraio 1942 la nave di S.M. Tempest  fu affondata mentre la torpediniera italiana Circe cercava di prenderlo a rimorchio dopo averlo costretto ad emergere con bombe di profondità.  Tempest era di pattuglia nel Golfo di Taranto / Ionio circa 30 miglia nautiche a nord-est di Crotone, in Italia in posizione 39º15'N, 17º45'E. Intorno alle 3:00 ore Tempest è stato bombardato con cariche di profondità da un cacciatorpediniere italiano. Questo cacciatorpediniere non ha mai perso il contatto e ha sganciato cariche di profondità durante la mattinata. Tutte le cariche di profondità erano molto vicine. In ogni attacco è stato causato un danno, risultando molto difficile mantenere il controllo della profondità. Verso le ore 09:00 un doppio lancio di cariche di profondità ha causato gravi danni. Il sottomarino si stava riempiendo di gas di cloro dalle batterie rotte. Lt.Cdr. Cavaye ordinò di emergere e abbandonare la nave. Il cacciatorpediniere italiano raccolse 3 ufficiali e 20 marinai. Risultati inutili i tentativi di agganciarlo il Tempest fu infine affondato dagli italiani essendo impossibile rimorchiarlo”.
Questa vicenda è anche ricordata in KR 40-43: cronache di guerra di G. Grilletta. Pellegrini ed., 2003, pp.182 sgg.
8) HMS Regent  sailed from Malta on 12 April 1943 to patrol in the southern Adriatic. She was mined north of Barletta, Puglia, Italy on 18 April 1943. That evening a large explosion was heard in that area, which is believed to have been HMS Regent striking a mine. HMS Regent was reported overdue at Beirut on 1 May 1943. The wreck of Regent has been found and lies in 28 meters of water.
9) E.Cernuschi,"Fecero tutti il loro dovere" in Rivista Marittima, Supplemento, 2006  
10) A. Santoni, Guerra segreta sugli oceani, Mursia ed, 1984, p.22. Occorrerebbe però sapere quale percentuale essi rappresentino sul totale dei trasmessi. Certo fu assai importante la decifrazione, ad opera di Ultra, dei messaggi Enigma tedeschi. Sull’argomento v. anche F.W. Winterbotham, Ultra Secret, la macchina che decifrava i messaggi segreti dell’Asse, Mursia 1976 pp- 93-96 con la storia del  giochetto di intercettare ed affondare i convogli  che stavano cercando disperatamente di portare rifornimenti all’esausta armata di Rommel”: “convogli della disperazione”, così li definisce l’autore inglese che dal 42 al ’43 ha diretto le decrittazioni degli ordini trasmessi via radio dall’OKW germanico.
11) HMS Parthian  is presumed mined in Adriatic late July / early August 1943. Having sailed from Malta on 22nd July for patrol west of Greece in the southern Adriatic. She was ordered to patrol off Otranto on 26th July 1943. She was again given a new area to patrol on the 28th. She was reported overdue at Beirut on 11th August 1943  (https://uboat.net/allies/warships/ship/3400.html)
 12) A. Santoni, op. cit.,166
La fine di molti sommergibili: questo dovrebbe essere lo Zaffiro

Leonello Oliveri
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