domenica 13 novembre 2022

Kubark Counterintelligence Interrogation: un manuale USA per scoprire le spie


Ovvero Istruzioni per l’uso per "l’ interrogatorio coercitivo di fonti resistenti”..

Leonello Oliveri
Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata
(bozza)
C’era una volta il Malleus Maleficarum, il “Martello delle streghe”, un poderoso volume composto nel 1487 da due frati
domenicani, Kramer e Sprenger, con tutte le indicazioni per scoprire, interrogare e far confessare le “streghe”. Roba da tardo medioevo.
Per qualche cortocircuito delle sinapsi cerebrali questo vetusto volume mi è venuto in mente mentre leggevo il Kubark Counterintelligence Interrogation, un manuale dedicato all’esposizione dei principi e metodi per un interrogatorio “coercitivo” su quelle definite eufemisticamente “fonti non collaborative”.


Come leggiamo in Wikipedia (https://it.wikipedia.org/wiki/Kubark_Counterintelligence_Interrogation) si tratta di un "manuale su tecniche di interrogatorio duro ovvero di tortura, di diretta derivazione militare, elaborato in USA e rivolto ai funzionari e agli agenti della CIA (..,), un rapporto di 126 pagine “basato su ricerche e inchieste scientifiche condotte da specialisti e redatto per l'addestramento all'ottenimento di informazioni di intelligence utili e necessarie alla sicurezza nazionale”. E ancora “è stato usato dagli agenti della CIA (..) negli interrogatori durante tutto il periodo di opposizione al blocco sovietico-comunista, in Vietnam e ancora nei primi anni ottanta durante le operazioni in America Latina”.

Il manuale, Secret- No Foreign Dissem, da non “diffondere fuori”, risalente al luglio 1963, e desecretato ai sensi del Freedom of Information Act solo nel gennaio 1997 (1), è praticamente diviso  (dopo una lunga introduzione esplicativa) in due sezioni: The non-coercive counterintelligence interrogation  e The coercive counterintelligence interrogation of resistant sources: in parole povere “l’inquisitore buono”  e quello “cattivo” (2).

 A noi interessano le circa 30 pagine dedicate all’  “Interrogatorio coercitivo di fonti resistenti”, ovvero, per chiamare le cose col loro nome, all’interrogatorio con l’uso anche di forme diverse di tortura. Una tortura però particolare, in cui più che usare la violenza fisica sanguinaria di medievale ricordo (niente pinze infuocate, tortura della corda, piedi abbrustoliti - ma anche solo il restare accovacciati, o con le braccia tese in avanti o sull’attenti su una scatola per ore (wall-standing) produce un grande dolore- ) si tratta di manipolare la psiche del “ soggetto “ per farlo crollare. 


(vedi nota 1)



All’inizio del nostro manuale troviamo alcune “considerazioni legali” di un certo rilievo, per es. l’annotazione che “ È particolarmente probabile che gli interrogatori condotti sotto costrizione o violenza (under compulsion or duress) comportino illegittimità e comportino conseguenze dannose per KUBARK. (Il termine Kubark è un nome in codice usato per indicare la CIA: v. https://www.maryferrell.org/search.html?q=Kubark&types=F). Anche perchè, come leggiamo nell'introduzione, "Considerazioni morali a parte, l'imposizione di tecniche esterne di manipolare le persone porta con sé il grave rischio di azioni legali successive, pubblicità negativa o altre rappresaglie/azioni di rivalsa"(Moral considerations aside, the imposition of external techniques of manipulating people carries with it the grave risk of later lawsuits, adverse publicity, or other attempts to· strike back")
Di conseguenza "è necessario ottenere l'approvazione preventiva del quartier generale (..) per l'interrogatorio di qualsiasi fonte contro la sua volontà e in una qualsiasi delle seguenti circostanze “. E quali sono queste “circostanze? Per esempio: “ I) Se deve essere inflitta una lesione fisica. II) Se si devono utilizzare metodi o materiali medici, chimici o elettrici per indurre l'acquiescenza"  , III) questa non la sapremo mai, perché ci sono circa 3 righe cancellate (3).

Quanto invece a considerazioni sull’eticità della coercizione, c’è un’annotazione interessante. “È stata dichiarata la profonda obiezione morale all'applicazione della coercizione oltre il punto di danno psicologico irreversibile. Giudicare la validità di altre argomentazioni etiche sulla coercizione eccede lo scopo di questo documento (The profound moral objection to applying duress past the point of irreversible psychological damage has been stated. Judging the validity of other ethical arguments about coercion exceeds the scope of this paper)”.

E veniamo quindi alla sezione dell’ “Interrogatorio coercitivo di fonti resistenti”, dove le “fonti” sarebbero gli sfortunati sottoposti ad interrogatorio (spesso, originariamente, spie o disertori di servizi segreti dell' Est o di organizzazioni segrete di quell'ambito) .
Il manuale si apre con un capitoletto dedicato alle “restrizioni”

Lo scopo di questa parte del manuale è presentare le informazioni di base sulle tecniche coercitive disponibili per l'uso nella situazione dell'interrogatorio. È fondamentale che questa discussione non venga fraintesa come un'autorizzazione all'uso della coercizione a discrezione [ field discretion]. Come è stato notato in precedenza, non esiste un'autorizzazione generale di questo tipo”. Curioso: si insegna cosa e come fare, ma.. non è un’autorizzazione a farlo!

Nel manuale leggiamo anche: “(..) Per ragioni sia etiche che pragmatiche nessun interrogante può assumersi la responsabilità unilaterale di usare metodi coercitivi. Nascondere ai superiori dell'interrogante l'intenzione di ricorrere alla coercizione, o al suo impiego non approvato, non li protegge. Mette loro, e KUBARK, in un pericolo sconsiderato” (4).

La sezione è divisa in capitoletti riguardanti tutti gli aspetti e gli “strumenti” dell’interrogatorio, tra i quali “Arrest, Detention, Deprivation of Sensory Stimuli, Threats and Fear, Debility, Pain , Heightened Suggestibility and Hypnosis, Narcosis”, ovvero Arresto, Detenzione, Privazione di stimoli sensoriali, Minacce e paura, Debolezza, Dolore, Suggestionabilità accresciuta e ipnosi, Narcosi.

E allora diamo un’occhiata ad alcune di queste “voci”.

Arresto: “ (..) Si dovrebbe procedere all’arresto quando meno se lo aspetta e la sua resistenza mentale e fisica è al minimo Il momento ideale per arrestare una persona è nelle prime ore del mattino perché allora si ottiene la sorpresa, e perché anche fisiologicamente la resistenza di una persona è al suo livello più basso”.


Detenzione
: deve essere disposta “(..) in modo da accrescere nel soggetto la sua sensazione di essere tagliato fuori da ogni ambiente conosciuto e rassicurante (..)Se l'interrogato è particolarmente orgoglioso o ordinato, può essere utile dargli un vestito di una o due taglie in più e non fornire una cintura, in modo da dover tenere su i pantaloni”(..). Al prigioniero “ non dovrebbe essere fornita una routine alla quale possa adattarsi e da cui possa trarre conforto – o almeno un senso della propria identità”..,

Privazione di stimoli sensoriali.
Ovvero isolare completamente l’interrogato da ogni fonte esterna, magari chiudendolo in una piccola scatola.
Nell’isolamento è importante “ (..) privare il soggetto di molti o della maggior parte delle viste, dei suoni, dei gusti, degli odori e delle sensazioni tattili a cui si è abituato” (..)” (…) la privazione degli stimoli sensoriali induce stress; lo stress diventa insopportabile per la maggior parte dei soggetti; il soggetto ha un bisogno crescente di stimoli fisici e sociali; e alcuni soggetti perdono progressivamente il contatto con la realtà”(5).

Questa sezione nasce da una considerazione “storica”: le osservazioni sui risultati che gli interrogatori subiti (anche senza vera violenza fisica) dai prigionieri americani in Cina durante la guerra di Corea,  che li avevano psicologicamente distrutti con quello che sarà poi chiamato il “lavaggio del cervello”, ossia una riorganizzazione mentale e un riorientamento degli soggetti interessati, risultati ottenuti anche con una totale privazione degli stimoli sensoriali.

Minacce e paura
Qui emerge un dato “interessante”: è più utile la minaccia di infliggere un dolore che il dolore stesso: ”La minaccia di infliggere dolore (..) può scatenare paure più dannose della sensazione immediata di dolore. In effetti, la maggior parte delle persone sottovaluta la propria capacità di resistere al dolore”(..) In generale, la brutalità fisica diretta crea solo risentimento, ostilità e ulteriore sfida”(..) La minaccia di morte è stata spesso trovata peggio che inutile”.

Dolore
Infliggere dolore all’interrogato è “utile”?
In pratica la risposta è dubbia: “(..) Nella semplice situazione di tortura la contesa è quella tra l'individuo e il suo aguzzino (…) Persone di notevole statura morale o intellettuale trovano spesso nel dolore inflitto da altri una conferma della convinzione di essere nelle mani di inferiori e la loro determinazione a non sottomettersi viene rafforzata (..) Potrebbe quindi decidere che se riuscirà a resistere a questo assalto finale, vincerà la lotta e la sua libertà. Ed è probabile che abbia ragione” (..) E comunque “È molto probabile che un dolore intenso produca false confessioni, inventate come mezzo per sfuggire all'angoscia” : confessioni false e quindi totalmente inutili . E’ questo il famoso “paradosso dell’inquisitore”, già noto ai tempi dei processi alle streghe: la tortura fa parlare ma non fa emergere la verità. Per questo nel manuale sembra mirarsi a "destrutturare" psicologicamente l’inquisito sgretolandone lentamente la volontà di resistere, piuttosto che usare una violenza sfrenata.

L’ultimo metodo suggerito è quello chiamato “Narcosi”. Ma forse sarebbe più adatto definirlo “drogare l’interrogato”: “(..)  i farmaci­ -così leggiamo­- possono essere efficaci nel superare la resistenza non dissolta da altre tecniche (..) Particolarmente importante è il riferimento all'abbinamento della droga alla personalità dell'interrogato”.


Circa l’uso di droghe negli interrogatori, ci sarebbe molto da dire. Qui ci limitiamo a ricordare il “ progetto MKULTRA (O MK-ULTRA)”, un programma che “aveva come scopo quello di identificare droghe e procedure che, integrando altre tecniche di tortura, facevano confessare le persone che vi venivano sottoposte” (v. https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto_MKULTRA).

Potremmo continuare ancora, ma questo dovrebbe bastare per farci un’idea dell’argomento.

Una precisazione finale: questo è un manuale USA: ovviamente anche la controparte (o le controparti) aveva il suo: ma in quella direzione mancano probabilmente un Freedom of Information Act che ci permetta di conoscerlo, e giornalisti e media che abbiano voglia e coraggio di cercarlo.
 
Il manuale è del '63. Poi, 40 anni dopo, c'è stato Guantanamo e le orribili foto di Abu Graib.

APPENDICE

Alice nel paese delle meraviglie e la "teoria   del caos"

In questo post mi ero soffermato sugli interrogatori “coercitivi” nei confronti di “fonti resistenti”, (in parole povere effettuati usando la violenza) in quanto mi sembrava più immediatamente “interessante”.

Leggendo bene il manuale, ho però trovato perfino più importanti le parti in cui si parla degli interrogatori “normali”, applicati cioè senza l’uso di vera violenza fisica. Infatti anche l’interrogatorio “non coercitivo” non viene condotto senza pressioni, tutt’altro: scopo dell’interrogatorio è infatti "ottenere la collaborazione dell’interrogato o, se resiste, distruggere la sua capacità di resistenza e sostituirla con un atteggiamento cooperativo”, mentre la pressione “ si genera all'interno dell'interrogato. La sua resistenza è indebolita, la sua voglia di cedere è rafforzata, finché alla fine sconfigge se stesso”. Una violenza psicologica forse più distruttiva di quella fisica.

Ecco quindi il vero scopo e la vera conseguenza di queste tecniche: “destrutturare” la personalità dell’interrogato distruggendone la sua volontà di resistere mediante tecniche di manipolazione.

Con conseguenze che possono essere ben durature.

La capacità di resistenza viene diminuita tramite il disorientamento, interrompendo radicalmente le associazioni emotive e psicologiche familiari del soggetto: “Il soggetto può essere lasciato solo per giorni; e può essere riportato nella sua cella, lasciato dormire per cinque minuti e riportato ad un interrogatorio che si svolge come se fossero trascorse otto ore. Il principio è che le sessioni dovrebbero essere pianificate in modo da interrompere il senso dell'ordine cronologico della fonte”. La nozione di “tempo” può essere manipolata “ritardando e facendo avanzare gli orologi e servendo i pasti in orari diversi, dieci minuti o dieci ore dopo che è stato dato l'ultimo cibo. Il giorno e la notte sono confusi. Le sessioni di interrogatorio sono similmente prive di schemi, il soggetto può essere riportato indietro per ulteriori domande solo pochi minuti dopo essere stato licenziato per la notte”.
Tale disorientamento si può ottenere (se l’interrogato è in stato di detenzione) manipolando i suo ambiente: “ Semplicemente interrompendo tutti gli altri contatti umani, l'interrogante monopolizza l'ambiente sociale della fonte. Egli esercita i poteri di un genitore onnipotente, determinando quando la fonte sarà mandata a letto, quando e cosa mangiare, se sarà ricompensato per il buon comportamento o punito per essere cattivo. L'interrogante può e rende il mondo del soggetto non solo diverso dal mondo a cui era abituato, ma anche strano di per sé, un mondo in cui i modelli familiari di tempo, spazio e percezione sensoriale vengono rovesciati. Può cambiare bruscamente l'ambiente. Ad esempio, una fonte che si rifiuta del tutto di parlare può essere messa in uno spiacevole isolamento per un po' di tempo. Poi un'anima amica gli regala un'inaspettata passeggiata nel bosco. Provando sollievo ed euforia, il soggetto di solito troverà impossibile non rispondere a commenti innocui sul tempo e sui fiori. Questi vengono ampliati per includere reminiscenze, e ben presto si stabilisce un precedente di scambio verbale. Sia i tedeschi che i cinesi hanno usato efficacemente questo trucco”.

Un altro metodo  per “disorientare” l’interrogato, distruggendone la sua capacità non solo di resistenza ma anche di concentrazione, è quello  definito “Alice in Wonderland”. “Alice nel paese delle meraviglie”: creare confusione e confondere le aspettative e le reazioni condizionate dell'interrogato, abituato “a un mondo che ha un senso, almeno per lui: un mondo di continuità e logica, un mondo prevedibile. Si aggrappa a questo mondo per rafforzare la sua identità e i suoi poteri di resistenza”. Come?  Potremmo dire  applicando la “teoria del caos”, ovvero cercando di  sconvolgere ogni tentativo, da parte dell’interrogato, di interpretare logicamente il susseguirsi delle domande: una “tecnica della confusione”, progettata non solo per cancellare il familiare, ma anche per sostituirlo con lo strano " (..). Quando il soggetto entra nella stanza, il primo interrogatore fa una domanda, che sembra semplice ma essenzialmente priva di senso. Indipendentemente dal fatto che l'interrogato cerchi di rispondere o meno, il secondo interrogatore prosegue, interrompendo qualsiasi tentativo di risposta con una domanda del tutto estranea e ugualmente illogica. A volte vengono poste due o più domande contemporaneamente. Il tono e il volume delle voci degli interrogatori non sono correlati all'importanza delle domande. Non è consentito lo sviluppo di alcun modello di domande e risposte, né le domande stesse si relazionano logicamente l'una con l'altra. In questa strana atmosfera il soggetto scopre che lo schema del discorso e del pensiero che ha imparato a considerare normale è stato sostituito da un'inquietante mancanza di significato. L'interrogato può iniziare a ridere o rifiutarsi di prendere sul serio la situazione. Ma mentre il processo continua, giorno dopo giorno se necessario, il soggetto inizia a cercare di dare un senso alla situazione, che diventa mentalmente intollerabile (..) Ora è probabile che faccia ammissioni significative, o addirittura pronunci la sua storia, solo per fermare il flusso di chiacchiere che lo assale”. Poco convincente? Ma se alle spalle ci sono giorni di isolamento e interrogatori, potrebbe funzionare . .

Confesso che leggendo questo manuale ho provato un senso di tristezza: il fine giustifica i mezzi? Non so, ma la crudeltà (fisica o psicologica) verso un altro essere umano m spiazza sempre.

E ancor di più mi ha spiazzato il capire che questi ”metodi scientifici” sono stati studiati da Università e psicologi, che mai dovrebbero dimenticare il giuramento di Ippocrate: primum non nocere .

 


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NOTE
1) Una versione meno censurata del manuale KUBARK è stata rilasciata nel febbraio 2014. Qui si trova tutta la storia https://nsarchive2.gwu.edu/NSAEBB/NSAEBB122/index.htm; qui il testo rilasciato nel 2014 https://cdn.muckrock.com/foia_files/3-13-14_MR9864_RES.pdf. 
C'è da dire che questo non è l'uinico manuale sull'argomento: vedi per  es. https://en.wikipedia.org/wiki/U.S._Army_and_CIA_interrogation_manuals.

2) Nel manuale si legge  "La più comune delle tecniche di interrogatorio congiunto è la routine Mutt-and-Jeff: il tipo brutale, arrabbiato, prepotente in contrasto con il tipo amichevole e tranquillo. (The commonest of the joint interrogator techniques is the Mutt-and-Jeff routine: the brutal, angry, domineering type contrasted with the friendly, quiet type. This routine works best with women, teenagers, and timid men) .

3) Nel 2014 fu rilasciato un testo meno censurato in cui questa condizione è presente: “ (..) o se la detenzione è localmente illegale e riconducibile a KUBARK, salvo che in casi di estrema urgenza operativa che richiedano la detenzione immediata, l'approvazione retroattiva della Sede può essere tempestivamente richiesta tramite cablo”( or if the detention is locally illegal and traceable to KUBARK.. except that in cases of extreme operational urgency)".

4) The purpose of this part of the handbook is to present basic information about coercive techniques available for use in the interrogation situation. It is vital that this discussion not be misconstrued as constituting authorization for the use of coercion at field discretion . As was noted earlier, there is no such blanket authorization. (..)
For both ethical and pragmatic reasons no interrogator may take upon himself the unilateral responsibility for using coercive methods. Concealing from the interrogator's superiors an intent to resort to coercion, or its unapproved employment, does not protect them. It places them, and KUBARK, in unconsidered jeopardy".

5) Sulla "Sensory deprivation" v. per es.  https://en.wikipedia.org/wiki/Sensory_deprivation. 
C’è un interessante libro francese, che traduce e soprattutto commenta da un punto di vista della psicologia e psichiatria, il “manuale Kubark” e che alla deprivazione degli
stimoli sensoriali dedica ampio spazio: Kubark Zone, Le manuel secret de manipulation mentale et de torture psicologique de la CIA, trad. J.B. Bernard, introd. di G. Chamayou.
Il libro cerca di rispondere alla domanda “Come produrre lo stress? Come creare da zero, da un soggetto normale, un essere intriso di angoscia, patologicamente depresso?
Gli psicologi comportamentali erano già interessati agli effetti dell'isolamento. Per le esigenze dei loro esperimenti, avevano inventato tutta una serie di processi volti a produrre artificialmente, negli animali da laboratorio, stati di deprivazione sensoriale”. (vedi https://archive.org/details/KubarkLeManuelSecretDeManipulationMentale).E il libro presenta anche (v. a fianco) un disegno illustrante gli “ambienti” costruiti per arrivare ( negli esperimenti) alla deprivazione degli stimoli sensoriali. Non sappiamo se "oggetti di tortura" di quel tipo siano stati utilizzati anche "sul campo" ..




Leonello Oliveri
(bozza)
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