mercoledì 7 febbraio 2018

Una tomba sul fondo: l'u-boot 455 del Mar Ligure





A 120 metri di profondità, al largo di Portofino,  con la poppa sul fondo e la prua puntata verso la lontana superficie, da 70 anni lo scafo quasi intatto di quello che fu  l' U455 tedesco custodisce col suo equipaggio il mistero della sua sorte

 Leonello Oliveri
(in costruzione...)
"Un'ombra minacciosa incombe su di lui, alza lo sguardo e le vede, enorme, integro, perfetto, come una lama piantata nel cuore di un uomo, sparge tutto il suo sangue sul fondo di un mare che lo ha soppresso per sempre, condannandolo all'oscurità eterna dei tempi": con queste parole, e con questa partecipazione, Eva Bacchetta  ci faceva rivivere, nelle news di dicembre 2005 del Centro Sub Tigullio, la straordinaria emozione che deve aver provato il sub Lorenzo Del Veneziano quando il 1° agosto del 2005 dal buio spettrale dei -120 metri  al largo di Punta Chiappa (san Fruttuoso -Genova)
La torre dell' U455 (dal web)
è apparsa all'improvviso l'incredibile sagoma di una sommergibile dell'ultima guerra, poggiato obliquamente sul fondo, la poppa squarciata nella sabbia, il resto dello scafo, intatto, puntato dritto verso la superficie, la prua a -90 metri. (Qui la relazione della scoperta -dic. 2005)
Da allora innumerevoli  spedizioni subacquee impegnative (e anche pericolose: purtroppo c'è già stata una vittima)  si sono susseguite sul relitto, col corollario di video e ricostruzioni della vicenda. Il relitto è quasi diventato una attrazione turistica: ma  non bisogna dimenticare mai che esso è innanzitutto una tomba sul fondo e che dietro quelle lamiere contorte giacciono i resti di tanti giovani.


 Il sommergibile, ritrovato dopo lunghe ricerche, diversi tentativi e impegnative immersioni a quota -120,  viene identificato dai sub come quello di un u-boot tedesco di  classe VIIC, l' U455, scomparso in queste acque probabilmente fra il 2 e il 6 aprile del 1944 durante la sua decima missione, dopo che, al comando di Hans Martin Scheibe,  era partito da Tolone diretto nel Mar Ligure (1).
           
Hans Martin Scheibe, 26 anni,
capitano dellU455
L'U 455 era uno degli oltre 1100 sommergibili (ma la cifra è controversa) messi in servizio dalla KriegsMarine nel corso della II Guerra Mondiale: 663 furono affondati (di cui 266 per attacchi aerei e 243 navali). In totale andò distrutto il 77% dei sommergibili operativi, più di 30.000 sommergibilisti persero la vita, oltre 15 milioni le tonnellate di naviglio nemico affondato. Se si tiene però presente che la Germania continuò a costruire sommergibili fino al ‘44, la percentuale di quelli che sono sopravvissuti a tutta la guerra, dal 1939 al ’45 deve essere assai bassa. Alla fine della guerra erano rimasti poco più di 150 unità, quasi tutte auto affondate nel maggio del '45. I sommergibilisti tedeschi morti furono oltre 30000: è la specializzazione che ebbe, percentualmente, la più alta percentuale di caduti.
La sola 7a flottiglia, cui l'U 455 appartenne prima del suo trasferimento in Mediterraneo,  arrivò a contare, durante tutta la guerra, oltre 110 unità. Di esse solo una ventina sopravvissero fino alla fine, ma meno di 8 si arresero: le poche altre unità superstiti alla resa preferirono l'autoaffondamento nel maggio del '45.

L'U455 (feldpost number M 03 850) era stato ordinato nel gennaio del '40  ai cantieri navali Deutsche Werke AG di Kiel, che nel corso della guerra costruirono 69 u-boots appartenenti a 9 classi diverse, 29 dei quali erano dello stesso tipo dell'U455: l'ultimo fu messo in mare il 12 febbraio del '44, quando sullo scalo si trovavano ancora 4 scafi che non saranno più completati.
Varato il 21 giugno  del '41, entrò in servizio nell'agosto dello stesso anno  nella 5 U-flottille di addestramento  basata a Kiel, dove rimase  fino a dicembre agli ordini del Katitanleutnant Hans Heinrich  Giessler. A partire da Gennaio '42 fu trasferito in una flottiglia operativa, la 7 U-flottille basata in Francia, a St. Nazaire, a sud della Bretagna, per passare poi, dal 1° marzo '44, alla 29° flottille, quella dell'"asinello scalciante".
Da allora è un continuo susseguirsi di missioni, intramezzate a brevi soste.



L'u boot type VIIC
L'U455 era un unterseeboot, un sommergibile (questo è il termine esatto, il sottomarino indica invece un vascello progettato esplicitamente per operare e muoversi preferibilmente in immersione, qualifica che si dovrebbe dare agli U-boots type XXI e XXII)  appartenente alla classe VIIC, in assoluto quella che ebbe il maggior numero di vascelli  (oltre 500 esemplari commissionati) costruiti in ben 16 cantieri (2).
Derivato dalla classe VII, a sua volta evoluzione dei battelli finlandesi Vetehinn, rappresentava appieno il tipico sommergibile desiderato da Dönitz. Di dimensioni e stazza molto contenute (lunghezza 67,10 m., stazza 769 tons. in emersione e 871 in immersione, per un totale di 1070 tonn. a pieno carico) il type VII era stato concepito secondo le nuove idee dell'Ammiraglio tedesco  il quale desiderava (come del resto richiesto dal trattato di pace imposto alla Germania a Versailles, che paradossalmente favorì la Marina tedesca obbligandola a ricercare nuove soluzioni) tonnellaggio e dimensioni contenute, per essere poco visibili in superficie (tanto che Dönitz notava divertito che gli Inglesi li definivano battelli costieri) e rapidità di immersione: avevano un'agilità notevole, soprattutto se confrontati con i mastodontici sommergibili "oceanici" italiani da 1400 tonn (in emersione: v. Tazzoli, Calvi, Finzi). I tedeschi, maneggevoli, giravano come trottole, quelli italiani per virare descrivevano cerchi del diametro di 600 metri. In compenso gli u-boots si immergevano in 30 secondi contro i 65 degli italiani: potevano raggiungere in sicurezza quota -200 mentre per quelli italiani  150-160 metri erano una profondità a rischio. Inoltre i nostri battelli cosiddetti "oceanici" avevano le prese d'aria dei diesel a livello della coperta, e non all'altezza del bordo della torretta come i tedeschi, cosicché le onde lunghe dell'Atlantico penetravano spesso nei condotti, danneggiando i motori.
L'U455 e il suo equipaggio a S. Nazaire
 I battelli della classe VIIC potevano raggiungere una velocità di 17,7  nodi in superficie (33 km/h, maggiore rispetto a quella dei mercantili in convoglio) e 7,5 in immersione: quest'ultimo era un valore abbastanza notevole. L'armamento era costituito da 4 lanciasiluri prodieri da 533 e uno a poppa con un totale di 14 siluri, di due tipi: G7a Dampf con propulsione a gas compressi  (vapori di alcool, se abbiamo tradotto bene) e G7e Elecktrisch (elettrico). Il primo aveva una gittata variabile dai 12,5 km. a 30 nodi ai 6 a 44 nodi, il secondo (realizzato in almeno 8 varianti e più micidiale perché non rilasciando in superficie bolle non creava una scia visibile) aveva gittata a velocità inferiore  (rispettivamente  5-7,5 km. e 30 nodi). Entrambi i modelli avevano la stessa lunghezza (m. 7,163), la stessa carica bellica (280 kg.) ma diametro diverso ( 533,4 mm. i Ga TI e 534,6 i G/aTII e i Ge) e un peso diverso, 1538 kg, il mod. G7a e 1760 quello elettrico, probabilmente reso più pesante dalle due batterie (3).
 Come armamento secondario era previsto un cannone antinave da 88 mm. e  una o più mitragliere antiaeree da 20 o 37 mm. Negli ultimi anni di guerra il cannone da 88 non fu più installato: sfidare a cannonate un convoglio era un suicidio, mentre divenne indispensabile difendersi dagli attacchi aerei, che rappresentarono progressivamente il maggior pericolo per gli u boot: nel '43, per es., 127 dei 237 sommergibili persi furono affondati da aerei, e solo 61 da navi. L'arma fu quindi sbarcata, aumentando al contempo la componente antiaerea (specie nei type VII C 41, con torretta "a tre piani") : l'Unterseeboote ne guadagnò in termini di minor peso, minor resistenza all’avanzamento in immersione, e la Wermacht aveva qualche pezzo da 88 in più, anche se l'88 mm. dei sommergibili non era il famoso 88 antitank e antiareo.L’U455 affondato è privo di cannone e (ora)  anche dell’armamento antiaereo: di conseguenza non si può determinare in modo certo di quali armi disponesse: dalle foto di quando era  “ancora vivo” sembrerebbe avere una grossa arma sul “giardino d’inverno”, probabilmente una 20 mm..
L'U455 mentre esce da St Nazaire il 16 febbraio 1942,
 ancora sotto il comando del Kptlt Hans-Henrich Giessler  poi 
trasferito come  primo ufficiale del cacciatorpediniere 
Z-20 (Karl Galster). Fu sostituito da ObltzS
 Hans-Martin Scheibe
Potevano immergersi a 220 m: la profondità di crash era stimata in 250 m
Il type VIIC  U 455 aveva una larghezza di 6,2 m., due motori Germaniawerft 6 cilindri  M6V 40/46 diesel eroganti 2800-3200 bhp a 470 g/m, 2 motori elettrici Siemens Schuckter Werke GU 343/38 da 750 shp, 2 batterie a 62 celle FA 33 MAL da 800 w. in grado di mettere a disposizione 9160 amp/h. L'autonomia, fornita da 108 tonn. di combustibile (pari, se abbiamo capito bene, a 40 m3),  era di 8500 miglia (13.700 km.) in superficie a 10 n. (9700 usando anche i motori elettrici)  e 80  a 4 n. in immersione. Il vascello era del tipo a semplice scafo resistente (sezione circolare, diametro m.4,7 spessore 16-18,5 mm) con controcarene esterne nelle quali erano ubicate le casse di zavorra e i depositi di carburante. Il carburante consumato era compensato,  per evitare variazioni nell'assetto del vascello, dall'ingresso, in un serbatoio specifico, di acqua di mare che, più pesante, si stratificava  al di sotto del carburante restante.
Aveva due  timoni direzionali a poppa e due coppie  di profondità a prua e a poppa.  Fra la strumentazione prevista, particolarmente interessante un nuovo tipo di sonar attivo, chiamato S-Gerat (Such Gerät, = strumento di ricerca).

Ai type VII viene attribuito l'affondamento di  circa 1550 navi alleate (8 milioni di tonn.) al prezzo della perdita del 77% dei battelli operativi.

Dieci missioni

La prima missione dell' U455 dura dal 15 gennaio al 28 febbraio '42: ha come teatro l'Atlantico del Nord, al largo delle Ebridi e delle Färöer, arrivando poi a Bergen (Norvegia). Il 21 marzo riparte da Bergen in una breve crociera di caccia nel nord Atlantico diretto alla sua nuova base operativa,  St.  Nazaire, sulla costa francese sotto la Bretagna dove arriva una settimana dopo. Il 16 aprile  terza missione, all'inseguimento dei convogli alleati nell'Atlantico dell'ovest, quasi di fronte alla costa occidentale degli Stati Uniti. Questa volta la caccia è fruttuosa: all'alba del 3 maggio, durante la caccia ad un grosso  convoglio, l' ON 89, di 49 navi (4) colpisce a affonda con due siluri al largo di Terranova (44°.07N, 51°.53W, settore BB 6963) il cargo inglese  British Workman di 6994 ton., varato nel 1922, appartenente alla British tanker Co, Ltd di Londra proveniente da Greenock e diretto a Galveston: un siluro va a segno dopo una corsa di 1minuto e 48 secondi, la nave viene poi finita con un altro colpo quasi un'ora dopo il primo; dei 53 uomini di equipaggio 47 sopravvivono.
 Dal 23 al 27 maggio partecipa poi, non sappiamo con quali risultati, all'assalto sferrato dal "branco di lupi" (Wolfpack) Padfinder, composto da 8 unità, ad un convoglio alleato.
 L'11 giugno tocca ad un altro convoglio, l'SL 111, attaccato e disperso da uno dei "branchi di lupi" tedeschi, e c'è una nuova preda, la petroliera inglese (in realtà fino all'anno prima apparteneva all'americana  Standard Oil, e nel '41 era stata trasferita alla Panama Transport Co, registrata a Londra) Geo H. Jones, di 6914 tons, proveniente da Aruba  diretta a Ardrossan con 9300 ton di fuel oil, attaccata all'alba e affondata in pieno Atlantico (45°,40N/22°,40W, quadratino BE7217 della carta tedesca): fra i 42 uomini di equipaggio ci sono solo due morti. Il 10 giugno l' U455 è d nuovo alle banchine di St. Nazaire.
Consistenza  della 29 flottiglia durante la guerra
 Due mesi di pausa e poi, il 22 agosto, partenza per la quarta, lunga ed infruttuosa missione: 66 giorni di navigazione nell'ovest dell'Atlantico, davanti alla Nuova Scozia, senza neppure una preda. A vuoto anche la 5°  missione, dal 24 novembre al 24 gennaio del '43, svolta agli ordini del nuovo comandante, Hans Martin Scheibe, 25 anni: questa volta il teatro delle operazioni  fu il Nord Atlantico, nelle fredde acque  fra l'Irlanda e l'Islanda. Durante questa missione l'U 455 fece parte dal 1° al'11 dicembre del "Wolfpack Draufgänger", composto da 12 vascelli, uno dei quali fu affondato, e dal 14 al 23 del  Wolfpack Ungestüm, composto da 11 sommergibili. La sesta missione è più corta (un mese, dal 23 marzo al 23 aprile dal '43), e fa una vittima, la vecchia ( era stata varata nel 1911) nave francese Rouennais di 3777 tons., in rotta da Casablanca per Gibilterra e l'Inghilterra con un prezioso trasporto di oltre 5000 tonn. di fosfati, incappata il 25 aprile in una delle mine  collocate dall' U455 nella zona di Casablanca e affondata con la perdita di 16 membri dell'equipaggio
Intanto, dopo quello che i tedeschi definirono il Zeit glucklich, tempo felice,   le sorti del conflitto volgono al peggio, e le missioni diventano sempre più difficili per i sommergibili tedeschi minacciati da un cielo di cui l'aviazione alleata ha ormai il controllo: se nel '42 i sommergibili persi erano stati 86, le perdite saliranno a 237 nel '43 e 238 nel '44.
Le perdite degli U-boot tedeschi dal '39 al '45
Durante la  settima missione (dal 30 maggio al 31 luglio '43: le missioni degli u-boots duravano in media due mesi,) l'U455 subisce due attacchi aerei: il primo il pomeriggio del  2 giugno ad opera di una aereo del 248 squadron della RAF, con lievi danni, il secondo il 19 giugno ad opera di un aereo del 2 Squadron dell'USAFF. Il vascello riesce comunque a rientrare alla base.
Una pausa  di quasi due mesi fino al 20 settembre e poi nuova missione a nord delle Azzorre e cambio di base, non più St. Nazaire ma un poco più a nord, a Lorient, dove l'U455 arriva l'11 novembre.  era una base comoda e sicura, voluta da Dönitz. 15000 operai della TODT avevano creato un arsenale corazzato: non  potendo scavare bunker nella roccia era stato realizzato uno scivolo con rotaie che arrivava fin dentro le acque del fiume Ter. 
Il bunker di Lorient
Su un apposito carrello, che poteva essere sollevato con argani elettrici, era stata sistemata una sella entro la quale si infilava il sommergibile. L'insieme veniva poi tirato fuori dall'acqua sotto un riparo in cemento armato. Giunto all'estremità dello scivolo si separava il sommergibile, sempre nella sua sella, dal carrello. Lo scivolo restava libero per un altro vascello mentre il primo, uscito dal riparo in cemento, era trasportato su rotaie lateralmente per mezzo di un locomotore elettrico all'alveolo che gli era stato destinato. Là, all'asciuttoe al riparo da bombardamenti, poteva essere rimesso  in sesto. L'intera operazione durava, così almeno abbiamo letto, 35 minuti. Ogni alveolo, lungo 80 m., largo 14 e protetto da enormi porte blindate a due battenti, poteva contenere due sommergibili. Gli alveoli erano protetti da 3 metri di  in cemento armato, ricoperti da loro volta da blocchi di granito. La base comprendeva anche una caserma protetta dotata di aria condizionata, cinematografo ed ospedale, capace di ospitare un migliaio tra sommergibilisti e tecnici. Dopo la guerra la base diLorient sarà utilizzata fino al 1997 dalla Marine Nationale francese
 A Lorient comandante ed equipaggio passano il Natale, il loro ultimo Natale: il 6 gennaio partenza per la nona missione e contemporaneo trasferimento in altre acque: obiettivo il Mediterraneo, Tolone. Attraversato, probabilmente in immersione, lo stretto di Gibilterra il 22 gennaio, l' U455 arriva a Tolone il 3 febbraio da dove riparte il 22 per la sua decima missione, l'ultima. L'equipaggio avrà gradito, dopo tante tempeste nel gelido Atlantico, le calde acque del Mediterraneo: diventeranno invece la tomba dell' U455.
L'ultimo contatto radio avvenne il 2 aprile, mentre  il sommergibile procedeva  verso  La Spezia: navigava   sottocosta, forse per evitare i pericoli del mare aperto, ignaro che il destino beffardo lo aspettava forse addirittura sotto l'aspetto di una mina "amica" (5). Dopo quattro giorni di silenzio, il 6 aprile venne dichiarato ufficialmente perduto, Verschollen und vermisst,
Poi il silenzio e il mistero, fino all'estate del 2005, quando la passione, la costanza, e la competenza di un gruppo di sub ha sollevato, con rispetto e commozione, questo velo.

Andamento della guerra sottomarina tedesca (da
A.Konstam & J.Mallmann Showell 
7th U-Boat Flotilla Donitz’s Atlantic Wolves, p. 88)



U boot della 7a flot. persi

Il relitto
" D'improvviso tutta la vita nel sommergibile si immobilizzò. Fuori, lungo il fianco di dritta, un oggetto metallico strisciava lentamente lungo lo scafo, con la stessa lentezza con cui il battello procedeva sott'acqua. (..) Nessuno respirava più: fuori ad un metro di distanza  si scontrava acciaio contro acciaio e il fruscio continuava e tutti lo udivano. Gli uomini sentivano che la morte posava la sua mano ossuta  sul battello e mentre si spostava lungo il battello i loro occhi la seguivano (..) La mina esplose vicino al locale dei motori elettrici": così Wolfang Ott, ex sommergibilista e scrittore tedesco, descriveva nel 1956  in Haie und kleine Fische (Squali e Pesciolini, Garzanti, p.339)  l'agonia e la fine dell'U-Lüttke, vittima dell'esplosione di una mina durante una missione nell'Atlantico.
Questo rumore fu forse anche l'ultimo che sentì l'equipaggio dell' U 455.
Il relitto dell'U455, è stato trovato dai sub del Centro Sub Tigullio dopo un'attenta e costante ricerca, presentata nel sito Web del Centro, dalla quale abbiamo preso i particolari che qui riportiamo.(6)
Quella che fu un'efficiente macchina da guerra giace ad una profondità compresa tra i -95 m. della prua e i -123 della poppa, notevole per una immersione con autorespiratori, circa due miglia al largo della costa tra Punta Chiappa e Cala dell'oro (Genova).  La poppa estrema, squarciata da una esplosione che l'ha quasi strappata dal resto dello scafo, piegandola ad angolo verso l'alto, è immersa nella sabbia: il resto dello scafo, circa i due terzi, è pressoché intatto, puntato verso l'alto a 45 gradi, quasi in un disperato tentativo di emersione. A parte i danni alla poppa e il pagliolato esterno in tek che ricopriva la coperta ormai sparito, le strutture esterne, torretta compresa, paiono nel complesso intatte. I timoni di profondità prodieri sono rivolti in alto, come se il sommergibile fosse immerso al momento dell'esplosione e avesse tentato un'impossibile emersione. Sulla coperta non è presente il cannone, non collocato nei vascelli di questo tipo.
L'ancora di dritta è nella sua sede; nella torretta, ancora dotata di ringhiera e paraspruzzi,  sono tuttora individuabili l'antenna di superficie, il radiogoniometro ripiegato nella sua sede, la bussola, il periscopio.
 La parte poppiera è distrutta, piantata nella sabbia, dove tra lamiere contorte e insidiosi viluppi di reti impigliate i sub hanno distinto a fatica (siamo a -123 m.!) un'elica, un timone  e un grosso "bombolone" (serbatoio, cassa di compensazione, siluro?). La poppa è accartocciata e devastata, forse sia per l'impatto col fondo che a seguito dell'esplosione. La particolare posizione del relitto, con due terzi dello scafo puntato a 45° verso l'alto, fa ritenere che probabilmente i compartimenti anteriori alla torretta, fino all'estrema prua, siano tuttora stagni, fornendo anche ancora una certa spinta positiva. Se così fosse, è probabile che in essi sia rimasto intrappolato l'equipaggio sopravvissuto all'esplosione.
Uno dei pochissimi Type VII sopravvissuto: l'U955 del
museo di  Laboe nel mar Baltico

Come è affondato l'U455?
 Scartata l'ipotesi dell'affondamento ad opera del nemico, in quanto nella zona non sono documentati, in quei giorni, attacchi aerei a sommergibili o presenza di unità, di superficie o no, nemiche (che –per noi- dovrebbe intendersi alleate) e considerato che i danni mortali sono a poppa, l'ipotesi che fanno gli scopritori è quella che il battello sia rimasto vittima dell'esplosione di una sua arma, una mina  o un siluro o che  abbia urtato una mina, probabilmente amica
 Che l'u-boot fosse impegnato in una missione di minamento, finita con una tragica esplosione, è tecnicamente un'ipotesi possibile. Chi scrive non è un esperto, e non sa come avvenisse il lancio delle mine in mare da questo tipo di sottomarino, ma lanci avvenivano. I tedeschi avevano anzi costruito una variante apposita del type VII, il D, specializzato proprio nel rilascio delle  mine. Era dotato di una sezione centrale di circa 10 m., che conteneva, in 5 pozzi verticali, 54 mine. Ne furono realizzati in 6 esemplari, tutti affondati.
 L'U455 non era di questo tipo, ma comunque fu utilizzato in due missioni di Minenunternehmung (che riteniamo si posa tradurre "lancio di mine"), una delle quali aveva anche fatto, come sopra ricordato, una vittima al largo di Casablanca il 25 aprile '43, il cargo francese  Rouennais finito auf eine von U455 gelegte Mine, sopra una mina posta dall'U455. Non sembra pertanto completamente esatto quanto si legge a p. 7 di www.uboatwar.net/VII.htm, cioè che la serie U454-U458 had no mine carryng capability.  L'U455 ha invece lanciato delle mine, almeno nel '43.
L'affondamento dell'U455 a seguito di una sua mina è ipotizzato anche in  un importante sito tedesco sulla guerra nei mari, per il quale l'U455 geth vor La Spezia durch die Detonation einer eingenen Mine verloren, va perso per la detonazione di una propria mina (7).
Particolare del relitto dell'U455 (dal web)
Che l'U455 stesse deponendo mine nei pressi di Genova è solo un'ipotesi, anche se  possibile: ci pare  però probabile che un'operazione del genere non dovesse essere affidata, in prossimità di porti amici, a un prezioso u-boot partito da una base lontana, e che soprattutto di essa avrebbero dovuto ovviamente essere informate le autorità militari locali, onde evitare conseguenze al traffico amico.
La seconda ipotesi (scontro accidentale con una mina amica e successiva esplosione) è abbastanza verosimile: sappiamo che campi di mine esistevano nella zona di Genova - Spezia, ed altri verranno messi più tardi dai tedeschi, per es. nel settembre del '44 dalle MFP 2865 e 2922, scortate dal unterseeboot-jager  2216, che verrà affondato da siluranti inglesi durante l'operazione. L'U455 può quindi essere incappato in una mina amica, come l'U-Lüttke di W. Ott ricordato prima o come capitò (probabilmente) al posamine tedesco Pommern (S.G. 7) scontratosi con una mina amica e affondato al largo di Sanremo il 5 ottobre '43.
L'ultima ipotesi, ma ci sembra meno verosimile, è che sia stato colpito dall'esplosione accidentale di  una sua arma (siluro)
In ogni caso l'esplosione fu disastrosa.
Un particolare interessante è dato dal portellone principale della falsa torre, che appare intatto e aperto. I sub affacciatosi all'interno hanno poi però trovato il tunnel sigillato. Cosa significa il portellone esterno aperto? E' forse la prova che c'è stato un tentativo di fuoriuscita almeno di parte dell'equipaggio? (8). Gli scopritori ipotizzano che  si sia aperto a causa della deflagrazione, ma non mi sembra l'unica ipotesi possibile.
 E' un mistero che per il momento, e forse per sempre,  resta tale.
L'equipaggio dedll'U455
  Ufficialmente tutto l'equipaggio imbarcato al momento dell'affondamento (51 uomini) è stato dichiarato  disperso in mare  (missing -lost Med. Ligurian Sea) nell'affondamento cui nessuno sarebbe sopravissuto.
Lo scafo in buona parte intatto del U455 racchiuderebbe quindi ancora al suo interno, per sempre, nel solenne silenzio del mare, il suo equipaggio: 51 uomini, il più vecchio  32 anni, il più giovane non ne aveva ancora 19.
Ora, sul vascello affondato, Vernichtet ohne Überlebende, perso senza superstiti, deve scendere di nuovo l'inviolato silenzio degli abissi: l' U455 col suo carico di giovani vite stroncate è qualcosa di più di un relitto in fondo al mare.
Recentemente , a quanto abbiamo visto nel web, un piccolo "sottomarino" da ricerca biposto, quasi una capsula, ha fatto un'immersione a fianco del relitto. A bordo, se non abbiamo capito male, oltre al pilota anche un ex marinaio dell' U 455, evidentemente sbarcato prima dell'ultima missione: non è riuscito a trattenere l'emozione e l'esplorazione è stata interrotta 
Leonello Oliveri

Una bella relazione sulla prima immersione sul relitto del U 455 si può leggere qui

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Claus Bergen Auf der fahrt im Atlantik  
(da J.Brennecke,  Die Graven Wolfe )
1) Nel Mar Ligure durante la II G.M. risulta disperso un altro sommergibile, il britannico HMS Usurper, classe U, costruito a Newcastle dai cantieri Vickers Armstrong, varato nel 1942, partito da Algeri il 24 settembre '43, rotta su La Spezia. L'ultimo contato, dal golfo di Genova, avvenne il 3 ottobre, giorno in cui la corvetta antisommergibile tedesca UJ-2208 segnalò di aver attaccato un sommergibile alleato nel Mar Ligure. Non ci furono superstiti. La sagoma dell'Usurper è però radicalmente diversa da quella del relitto rinvenuto.
2 ) Precisiamo che sul numero dei sottomarini type VIIC (ma il discorso potrebbe allargarsi anche al  totale degli u-boots) costruiti i pareri discordano, sia per la differenza fra "commissionati", "costruiti" ed "operativi", sia per le possibilità di confusione fra i singoli tipi. A volte la stessa fonte presenta dati diversi. Si va da un totale di  706 type VII commissionati (di cui 551 type VIIC) a  1452 commissionati e 709 operativi per altre fonti.
3)  A proposito dei siluri c'è da dire che il sofisticato sistema di scoppio adottato dai tedeschi durante la guerra-(acciarino magnetico anziché a percussione) diede all'inizio parecchi problemi, che si tradussero in lanci falliti. Per es. durante l 'operazione Weserubung (invasione della Norvegia) agli u-boots fu affidato il compito di distruggere le navi da guerra inglesi  che avessero tentato di attaccare  i convogli tedeschi. 31 furono i sub. utilizzati fra aprile e maggio 1940. In  tutto questo periodo le perdite navali alleate furono molto basse (20 unità, 88000 tonn.) a causa appunto dei  nuovi percussori magnetici.  Dall'11 al 19 aprile su 20 siluri lanciati da 6 U contro la Warspite, il Cumberland, 5 caccia e un trasporto si erano verificate 11 esplosioni mancate e 9 premature. Il 16 aprile l'U 47 al comando di  Prien, l'eroe di Scapa Flow, assale un convoglio con le navi accostate le une alle altre: 8 siluri, 8 colpi mancati: al ritorno disse che "era inutile mandarlo a combattere con un fucile di legno". Col tempo i problemi furono risolti.
4 ) I convogli, metodo utilizzato dagli angloamericani per ridurre i rischi  degli attacchi degli u- boots, operavano su un centinaio di rotte: ogni convoglio veniva identificato da due lettere che facevano riferimento alla località di partenza e di arrivo, seguite da un numero progressivo: così ON indicava un convoglio sulla rotta Inghilterra –Usa, NO significava Usa- Inghilterra,  SL Sierra Leone – Inghilterra; le lettere  F o S che potevano  apparire in terza posizione significavano rispettivamente  Fast o Slow e facevano evidentemente riferimento alla velocità che poteva essere tenuta dal convoglio. Ai convogli i tedeschi risposero con la Rudeltaktik, la tattica del  Wolfpack, branco di lupi, raggruppando cioè per l'attacco diversi u-boots (fino a 43 nel caso del convoglio HX 228 attaccato il 16 marzo '43 con l'affondamento di 13 navi alleate). Quando un U individuava un convoglio si limitava a seguirlo al limite della visibilità lanciando un segnale riportante l'indicazione del quadratino (due lettere seguite da un numero di 4 cifre) in cui si trovava la preda: tutto l'Atlantico era stato infatti suddiviso in zone operative formanti una Ubersicht Der Marinequadrate, un reticolo di quadrati ognuno suddiviso in 9 zone numerate ciascuna delle quali era ulteriormente suddivisa in 9 settori più piccoli. L'attacco avveniva poi di notte in superficie.  Dopo forti successi iniziali gli attacchi degli u-boots tedeschi divennero sempre più rischiosi per i lupi: nella seconda metà del '44 le possibilità di sfuggire alle navi di scorta erano 1:2 sia per i progressi tecnologici degli alleati, specie nei settori radar e sonar,  sia perché spesso grazie ad Ultra i messaggi tedeschi codificati tramite Enigma erano decifrati dagli inglesi. Il risultato fu un incremento delle perdite, che raggiunsero il culmine  nei mesi di maggio e luglio '43 (con rispettivamente 41 e 38 battelli persi) e aprile '45 (42 U affondati.) Per raggiungere questi risultati gli alleati furono però costretti ad usare per la scorta ai convogli centinaia di navi ed aerei sottraendoli gli altri fronti.
5 ) Nei pressi di Genova erano state disposte in mare parecchie mine, anche magnetiche, dai tedeschi : durante le operazioni di sminamento dopo la guerra, durate 18 mesi,  andarono persi un dragamine (imprestato dagli inglesi), un rimorchiatore, una chiatta e una quindicina di uomini.
6) Le prime  immersioni sull'U455 sono state effettuate da Lorenzo Del Veneziano, Luigi Casati, Gabriele Paparo, Jack Bolanz coadiuvati dai collaboratori dello staff tecnico del Centro Sub Tigullio fra i quali Massimo Croce, Gianluca Bozzo, Eva Bacchetta  (v. http://www.scubaportal.it/come-abbiamo-trovato-lu-boot-di-camogli.html) .Dopo di allora si sono susseguite molte altre immersioni con tanti suggestivi video postati nel web.
7 ) Cronik des  Seekriees 1939-1945, in www.wlb-stutgart.de/seekrieg/chronik: ma il particolare deve per forza essere derivato dalla pubblicazione (avvenuta, ovviamente e con grande interesse, anche in Germania) della notizia del rinvenimento del relitto. Se invece fosse indipendente, significherebbe che ci furono dei superstiti - o dei testimoni- all'affondamento 
8)W. Ott, in Haie und kleine Fische (Squali e Pesciolini, citato in precedenza), descriveva l'uscita di parte dell'equipaggio, dotato di respiratori,  dall'U-boot affondato da mina amica e e adagiato sul fondo, ottenuta allagando lo scompartimento in cui si erano rifugiati i sopravvissuti in modo da equiparare la pressione interna a quella esterna e poter aprire il portello della torretta. Ma l'Uboot di Otto era a -68: nell'U455 la torretta è a -107 m.! In ogni caso se qualche uomo fosse riuscito ad uscire, non si deve essere comunque salvato, visto che l'intero equipaggio è considerato perduto.
Per fronteggiare i sempre più  pericolosi attacchi aerei
fu rafforzato l'armamento antiaereo degli U boot
Qui due complessi binati da 20 mm. Ma la difesa da
attacchi aerei fu sempre  estremamente difficile


La fine di un U boot


Leonello Oliveri
(Questo testo è la rielaborazione di un articolo dell'aut. pubblicato su RID, Rivista Italiana Difesa, n.1 genn. 2007)

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