sabato 30 ottobre 2021

La guerra è un racket: un libro (e un generale) dimenticati

 

Leonello Oliveri
Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata


Ho trascorso trentatré anni e quattro mesi in servizio militare 

La politica del "grosso bastone" del presidente
 statunitense Theodore Roosevelt in una vignetta
di William Allen Rogers del 1904
che trae ispirazione da un episodio de I viaggi di Gulliver

attivo come membro della forza militare più agile di questo paese, il Corpo dei Marines. Ho prestato servizio in tutti i gradi, dal sottotenente al maggior generale. E durante quel periodo, ho passato la maggior parte del mio tempo ad essere un uomo muscoloso di alta classe (high class muscle-man) per il Big Business, per Wall Street e per i banchieri. In breve, ero un “racketeer”, un gangster per il capitalismo.

Sospettavo di essere solo parte di un racket in quel momento. Adesso ne sono sicuro. Come tutti i membri della professione militare, non ho mai pensato a me stesso finché non ho lasciato il servizio. Le mie facoltà mentali rimasero in animazione sospesa mentre obbedivo agli ordini dei superiori. Questo è tipico di tutti i militari.

Ho contribuito a rendere il Messico, in particolare Tampico, sicuro per gli interessi petroliferi americani nel 1914. Ho contribuito a rendere Haiti e Cuba un posto decente in cui i ragazzi della National City Bank potessero raccogliere entrate. Ho contribuito allo stupro di  una mezza dozzina di repubbliche centroamericane per il vantaggi di Wall Street. Il record di racket è lungo. Ho aiutato a purificare il Nicaragua per la casa bancaria internazionale dei Brown Brothers nel 1909-1912. Ho portato luce nella Repubblica Dominicana per gli interessi americani nel settore dello zucchero nel 1916. In Cina ho contribuito a far sì che la Standard Oil procedesse indisturbata.

Il "poliziotto del mondo". Chi sarà? (solo allora?)

In quegli anni ho avuto, come direbbero i ragazzi nella stanza sul retro, (è un verso di una –allora- famosa canzone di Marlene Dietrich) un gran daffare. Ripensandoci, sento che avrei potuto dare ad Al Capone alcuni suggerimenti. Il meglio che poteva fare era portare avanti il ​​suo racket in tre distretti. Io ho operato in tre continenti.” 


Un esempio  di propaganda:
gli US "liberano" i popoli dell'
America Centrale

E ancora.
"La guerra è solo un racket. Una racket è meglio descritto, credo, come qualcosa che non è ciò che sembra alla maggior parte delle persone. Solo un piccolo gruppo interno sa di cosa si tratta. È condotto a beneficio di pochissimi a spese delle masse.
Credo in un'adeguata difesa della costa e nient'altro. Se una nazione viene qui per combattere, allora combatteremo.
Il problema con l'America è che quando il dollaro guadagna solo il 6% da queste parti, allora diventa irrequieto e va all'estero per ottenere il 100%. Poi la bandiera segue il dollaro ei soldati seguono la bandiera.
Non andrei più in guerra come ho fatto per proteggere qualche pessimo investimento dei banchieri. Ci sono solo due cose per cui dovremmo lottare. Uno è la difesa delle nostre case e l'altro è il Bill of Rights. La guerra per qualsiasi altra ragione è semplicemente un racket.
Non c'è un trucco nella borsa del racket nei cui confronti la banda militare sia cieca. Ha i suoi "finger men" (termine dello slang per indicare a person who points out someone to be murdered robbed, etc, una persona che indica qualcuno da uccidere, derubare, etc.) per indicare i nemici, i suoi "uomini muscolosi" (muscle men) per distruggere i nemici,i suoi "uomini cervello" (brain men) per pianificare i preparativi di guerra e un "Big Boss" supernazionalista-capitalista (Big Boss Super-Nationalistic-Capitalism). Può sembrare strano per me, un militare, adottare un simile paragone. La sincerità mi obbliga a farlo (1)
A pronunciare in un discorso fra il 1933 e 1935 queste parole, ho letto,  non sarebbe stato uno qualsiasi, ma un generale dei Marines statunitensi, Smedley Butler (1881-1940) decorato per ben due volte con la prestigiosa Medaglia d’Onore del Congresso (e con altre 16 medaglie).
Per la sua biografia rimandiamo alla scheda in Wiki (https://it.wikipedia.org/wiki/Smedley_Butler) e ancora qui https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_della_banana).

Dopo il congedo, espresse chiaramente le sue critiche posizioni verso la politica militare statunitense (e più generalmente contro la guerra) in una serie di discorsi e in un libro oggi poco noto ma che allora fece scalpore:  War is A Racket ( La guerra è un racket o, se preferite, un' attività criminale) (vhttps://en.wikipedia.org/wiki/War_Is_a_Racket).
 Lo potete trovare anche tradotto in italiano da C. Zivello, La guerra è una mafia. E, se cercate bene, anche in rete.

Qui ci limitiamo a presentarvene alcuni frammenti (in una mia zoppicante traduzione dal testo originale inglese).
Teniamo presente la data: 1933-1935.

I "Pescecani"
Incominciamo con alcuni piccoli esempi (tratti dal libro) di casi in cui la guerra è stata un enorme profitto per alcuni.
Molte pagine del libro di Butler sono infatti dedicate ad illustrare esempi di grandi vantaggi (per qualcuno) derivanti dalla guerra.
La guerra (in questo caso I GM) fu per i soldati una tragedia, per molti che restavano a casa una … grande abbuffata.
E Butler ne dà qualche esempio.
Tralasciando chi, nell’ ”assalto alla diligenza” si prese le fette più grandi (produttori di acciaio, munizioni, esplosivi, armi, navi viveri etc. etc.), si poteva guadagnare anche accontentandosi di meno (si fa per dire).
Si riuscì a vendere allo zio Sam (scrive Butler) 35 milioni di paia di scarpe chiodate. I soldati erano 4 milioni, quindi 8 paia per soldato: alla fine della guerra ne restavano 25 milioni..
C’era tanto cuoio, scrive sempre Butler, qualcuno doveva sbarazzarsene, quindi furono vendute allo zio Sam migliaia di selle da cavalleria. Ma quanta cavalleria c’era?
E le zanzariere ? “Qualcuno aveva anche molte zanzariere. Hanno venduto allo zio Sam 20.000.000 zanzariere per l'uso dei soldati all'estero. Suppongo che ci si aspettasse che i ragazzi le  usassero su di loro mentre cercavano di dormire in trincee fangose ​​- una mano che grattava i pidocchi sulle loro schiene e l'altro ch da' la caccia ai topi che corrono. Beh, non una di queste zanzariere e' mai arrivata in Francia!
E le magliette? “Le magliette per i soldati costano 14 [centesimi] e lo zio Sam ha pagato da 30  a 40   per ciascuna di loro”
Ma c’erano anche da pagare lo stipendi ai soldati. Non si poteva pretendere che rischiassero la vita gratis, né che si accontentassero di qualche medaglia, usata –ci verrebbe da dire- come “instrumentum regni”. Allora “abbiamo dato loro il grande stipendio di $ 30 al mese. Tutto quello che dovevano fare per questa munifica somma era lasciare indietro i loro cari, rinunciare ai loro posti di lavoro, giacciono in trincee paludose, mangiano piselli in scatola (quando possono ottenerli) e uccidere, uccidere. . . ed essere uccisi. Ma aspetta! Metà di quel salario (poco più di una rivettatrice in un cantiere navale o di un operaio in una munizione fabbrica sicura in casa fatta in un giorno) gli fu prontamente tolta per il sostegno delle persone a suo carico, in modo che non diventassero un onere per la sua comunità. Poi gli abbiamo fatto pagare quanto equivaleva a un'assicurazione contro gli infortuni - qualcosa per cui il datore di lavoro paga in uno stato illuminato - e questo gli costava 6 dollari al mese. Gli restavano meno di 9 dollari al mese".


Il soldato, scrive Butler, (...)
 è stato praticamente costretto a comprare i Liberty Bond a $ 100 che poi li abbiamo ricomprati -- quando sono tornati a casa dalla guerra e non riuscivano a trovare lavoro - a $ 84 e $ 86. E i soldati comprarono circa $2.000.000.000 di queste obbligazioni!
Sì, il soldato paga la maggior parte del conto”.

E dato che tutto il mondo è paese,  qualcosa del genere si vide anche da noi.


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Butler affronta anche un grande problema: come si fa a convincere un ragazzo normale ad andare a farsi ammazzare?

 

Propaganda

Per convincere i giovani della necessità della guerra e della coscrizione  c’è un ‘arma particolare, il patriottismo : non è detto così rozzamente in tempo di guerra. Si veste di discorsi sul patriottismo, amore per la patria”

 Nella prima guerra mondiale “usavamo la propaganda per far accettare la coscrizione ai ragazzi”  (..) li avevamo fatti vergognare se non si arruolavano  nell'esercito. (..) Bellissimi ideali sono stati dipinti per i nostri ragazzi che sono stati mandati a morire. Questa era la "guerra che finirà tutte le guerre”. Questa era la "guerra per rendere il mondo sicuro per la democrazia".

Anche le medaglie andavano  bene: “Sviluppando il sistema napoleonico -- il business delle medaglie -- il governo ha imparato che poteva ottenere soldati per meno soldi, perché ai ragazzi piaceva essere decorati. Fino alla guerra civile non c'erano medaglie. Poi è stata consegnata la Medaglia d'Onore del Congresso,  ha reso più facili gli arruolamenti”  (..) Dopo la guerra civile non furono emesse nuove medaglie fino alla guerra ispano-americana”.

E ovviamente anche Dio viene usato: “ Questa propaganda di guerra era così feroce che persino Dio vi fu coinvolto. Con poche eccezioni i nostri sacerdoti si unirono nel clamore di uccidere, uccidere, uccidere. Per uccidere i tedeschi, Dio è dalla nostra parte (..) è Sua volontà che i tedeschi siano uccisi. E in Germania, i buoni pastori hanno invitato i tedeschi a uccidere gli alleati. . . per compiacere il stesso Dio”.

Gott mit Uns

 

Giappone

C’è una parte del libro (scritto da un generale nel 1933-35, ricordiamolo) che mi ha particolarmente colpito alla luce di quanto sarebbe accaduto qualche anno dopo, e riguarda la politica statunitense verso il Giappone:

“ (..) Ora la tendenza è avvelenarci contro il Giappone. Cosa significa per noi la politica [del dobbiamo avere] la "porta aperta" alla Cina? Il nostro commercio con la Cina è circa $ 90.000.000 all'anno (..). Quindi, per salvare quel commercio cinese di circa $ 90.000.000, (..) saremmo tutti spinti a odiare il Giappone e andremmo alla guerra -- una guerra che potrebbe costarci decine di miliardi di dollari, centinaia di migliaia di vite degli americani, e molte altre centinaia di migliaia di persone fisicamente mutilate e uomini mentalmente squilibrati”.
Naturalmente, per questa perdita, ci sarebbe un profitto compensativo: si guadagnerebbero fortune.
Milioni e miliardi di dollari sarebbero stati accumulati. Da pochi (..). Ma cosa giova agli uomini che vengono uccisi? Che giova alle loro madri e sorelle, le loro mogli e le loro fidanzate? Cosa giova ai loro figli?”

Ma il discorso sul Giappone diventa ancora più esplicito, e spiega tante cose:

"Ad ogni sessione del Congresso si pone la questione di ulteriori stanziamenti navali. Gli ammiragli di Washington su sedia girevole (e ce ne sono sempre molti) sono lobbisti molto abili. E sono intelligenti. Non gridano che "Abbiamo bisogno di molte corazzate su cui combattere questa nazione o quella nazione." Oh no. Prima di tutto, hanno fatto sapere che l'America è minacciata da una grande potenza navale. Quasi ogni giorno, ve lo diranno questi ammiragli, la grande flotta di questo presunto nemico colpirà improvvisamente e annienterà 125.000.000 di persone. Proprio così. Quindi cominciano a piangere per una marina più grande. Per cosa? Per combattere il nemico? Oh mio [Dio], no. Oh no. Per solo scopi difensivi.

Il gen. Butler
Poi, per inciso, annunciano manovre nel Pacifico. Per difesa. (..)
Il Pacifico è un grande, grande oceano. Abbiamo una costa lunghissima sul Pacifico: staranno lì?
Le manovre saranno a due o trecento miglia? Oh no. Le manovre saranno due, tremila miglia al largo della costa.
I giapponesi, un popolo orgoglioso, ovviamente saranno contenti oltre ogni espressione di vedere la flotta degli Stati Uniti così vicina alle coste del Giappone, contenti come lo sarebbero i residenti di California se dovessero discernere vagamente, attraverso la nebbia mattutina, la flotta giapponese che gioca a giochi di guerra al largo di Los Angeles”(2).

Lo capiamo ora Pearl Harbur? A scrivere questo non è nel 2000 R. Stinnet col “Giorno dell’Inganno”, ma un generale dei Marines fra il 1933  e ’35.

Quanto previsto/paventato da Butler troverà poi  puntuale progettazione nel famoso “Memorandom “ preparato dal gen. Hartur McCollum nel 1940: una serie di otto azioni,  di cui tre prevedevano l’invio della flotta vicino al Giappone, per provocarlo e spingerlo   a compiere il primo passo aggredendo gli SU. Ciò avrebbe provocato un’ondata di patriottismo sdegnato che avrebbe giustificato  una dichiarazione di guerra al Giappone (3).

  

Gli 8 punti del "memorandum McCollum"
(
da R. Stinnett, Il giorno dell'inganno: la verità si Pearl Harbur)
Nel Memoriale leggiamo :"It is not believed that in the present state of political opinion the United States government is capable of declaring war against Japan without more ado; and it is barely possible that vigorous action on our part might lead the Japanese to modify their attitude. Therefore, the following course of action is suggested": ovvero "Non si crede che, allo stato attuale dell'opinione politica, il governo degli Stati Uniti sia in grado di dichiarare guerra al Giappone senza ulteriori indugi; ed è difficilmente (barely) possibile che un'azione vigorosa da parte nostra possa indurre i giapponesi a modificare il loro atteggiamento. Pertanto, si suggerisce la seguente linea di condotta": seguono gli otto punti sopra ricordati, e come conclusione "if  by these means Japan could be led to commit an overt of war, so much the better at all events we must be fully prepared to accept the threat of war (A.H. McCollum), ovvero "se in questo modo il Giappone potesse essere portato a iniziare una guerra aperta, tanto meglio, in ogni caso dobbiamo essere pienamente preparati ad accettare la minaccia della guerra". 


The mad dogs of Europe are on the loose

Nel suo libro (scritto, ricordiamo, tra il 1933 e 1935), Butler getta uno sguardo preoccupato sulle nubi che stavano addensandosi sull’Europa: "Ci sono 40.000.000 di uomini sotto le armi nel mondo oggi, e i nostri statisti e diplomatici hanno la temerarietà di dire che la guerra non è in preparazione.
Hell’s bells! Che cavolo! Questi 40.000.000 di uomini vengono addestrati per diventare ballerini?”
L’attenzione si punta sull’Italia e Mussolini:
Il premier Mussolini sa per cosa [questi uomini] vengono addestrati. Lui, almeno, è abbastanza franco da parlare. Solo l'altro giorno, Il Duce in "International Conciliation", la pubblicazione del Carnegie Endowment for International Peace, affermava: "E soprattutto, il fascismo, quanto più considera e osserva il futuro e lo sviluppo dell'umanità ben al di là delle considerazioni politiche del momento, non crede né nella possibilità né l'utilità della pace perpetua. . . . La guerra da sola porta alla sua massima tensione tutta l’ energia umana e imprime l'impronta della nobiltà alle persone che hanno il coraggio di affrontarla."
Senza dubbio Mussolini intende esattamente quello che dice”.
Butler prosegue: “ Il suo esercito ben addestrato, la sua grande flotta di  aerei, e anche la sua marina sono pronti per la guerra, ansiosi, a quanto pare”: e qui è evidente che pecca, diciamo, di ottimismo nel valutare le capacità militari italiane: purtroppo per noi un analogo errore sarà fatto anche dai nostri silenti ed ossequienti generali.


Ma “ Ce ne sono altri anche in Europa il cui tintinnio di sciabola fa presagire la guerra, prima o poi”.
Anche Hitler lo preoccupa:” Herr Hitler, con il suo riarmo della Germania e le sue continue richieste di sempre più armi, è una minaccia uguale se non maggiore alla pace. La Francia solo di recente ha aumentato il termine di servizio militare per i suoi giovani da un anno a diciotto mesi.
Sì, dappertutto, le nazioni si affidano alle armi. The mad dogs of Europe are on the loose I cani pazzi d'Europa sono a piede libero”.
E aveva ragione

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Le ferite della Guerra

Ma l’uomo non è born to kill, uccidere lascia dei lividi sull’anima: e Smedley Butler   l’aveva capito ben prima del Vietnam, dell’Iraq, della “sindrome del veterano”  e della “sindrome da stress post traumatico” (allora era semplicemente shell shock, sindrome da bomba):

“Ragazzi con una visione della vita normale sono stati portati fuori dai campi, dagli uffici, dalle  fabbriche dalle aule, e messi nei ranghi. Lì furono rimodellati; sono stati trasformati: (..) considerare l'omicidio all'ordine del giorno. Sono stati messi  spalla a spalla e, attraverso la psicologia di massa, sono stati completamente cambiati. Li abbiamo usati per  un paio d'anni e li abbiamo addestrati a non pensare se non  ad uccidere  o all'essere uccisi.

Poi, all'improvviso, li abbiamo dimessi e abbiamo detto loro di fare un altro giro a 180 gradi (“about face”) ! Questa volta hanno dovuto fare il loro riadattamento senza  psicologia di massa, senza l'aiuto degli ufficiali e consigli e senza propaganda a livello nazionale. Non ci servivano più. quindi noi li abbiamo sparpagliati in giro senza discorsi o parate da "tre minuti" o da "costo (loan?) della libertà".

Molti, troppi, di questi bravi ragazzi alla fine vengono distrutti, mentalmente, perché... non potevano  fare quell'ultimo "giro di faccia" (about face )da soli Nell'ospedale governativo di Marion,  nell'Indiana, 1.800 di questi ragazzi sono nei recinti! Cinquecento di loro in una caserma con barre d'acciaio e fili tutt'intorno fuori dagli edifici e sui portici. Questi sono già stati distrutti mentalmente. Questi ragazzi non sembrano nemmeno esseri umani. Oh, gli sguardi sui loro volti! Fisicamente, sono in buona forma; mentalmente, se ne sono andati. Ci sono migliaia e migliaia di questi casi, e sempre di più stanno arrivando (..). La tremenda eccitazione della guerra, l'improvvisa interruzione di quell'eccitazione -- i ragazzini non lo sopportavano".(4)

 

Questo scriveva un pluridecorato generale dei Marines quasi 90 anni fa, in un libro  che conserva tutt'ora il valore di una drammatica testimonianza.

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E, se potete, risalite sempre direttamente ai testi. Se non lo trovate in libreria, cercate in rete.



Leonello Oliveri
proprietà letteraria riservata
riproduzione vietata


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NOTE

1)   (https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_della_banana)  "I spent thirty-three years and four months in active military service as a member of this country's most agile military force, the Marine Corps. I served in all commissioned ranks from Second Lieutenant to Major-General. And during that period, I spent most of my time being a high class muscle-man for Big Business, for Wall Street and for the Bankers. In short, I was a racketeer, a gangster for capitalism. I suspected I was just part of a racket at the time. Now I am sure of it. Like all the members of the military profession, I never had a thought of my own until I left the service. My mental faculties remained in suspended animation while I obeyed the orders of higher-ups. This is typical with everyone in the military service.
I helped make Mexico, especially Tampico, safe for American oil interests in 1914. I helped make Haiti and Cuba a decent place for the National City Bank boys to collect revenues in. I helped in the raping of half a dozen Central American republics for the benefits of Wall Street. The record of racketeering is long. I helped purify Nicaragua for the international banking house of Brown Brothers in 1909-1912. I brought light to the Dominican Republic for American sugar interests in 1916. In China I helped to see to it that Standard Oil went its way unmolested.
During those years, I had, as the boys in the back room would say, a swell racket. Looking back on it, I feel that I could have given Al Capone a few hints. The best he could do was to operate his racket in three districts. I operated on three continents”.
E ancora:
" War is just a racket. A racket is best described, I believe, as something that is not what it seems to the majority of people. Only a small inside group knows what it is about. It is conducted for the benefit of the very few at the expense of the masses.
I believe in adequate defence at the coastline and nothing else. If a nation comes over here to fight, then we'll fight. The trouble with America is that when the dollar only earns 6 percent over here, then it gets restless and goes overseas to get 100 percent. Then the flag follows the dollar and the soldiers follow the flag.
I wouldn't go to war again as I have done to protect some lousy investment of the bankers. There are only two things we should fight for. One is the defence of our homes and the other is the Bill of Rights. War for any other reason is simply a racket.
There isn't a trick in the racketeering bag that the military gang is blind to. It has its "finger men" to point out enemies, its "muscle men" to destroy enemies, its "brain men" to plan war preparations, and a "Big Boss" Super-Nationalistic-Capitalism. It may seem odd for me, a military man to adopt such a comparison. Truthfulness compels me to" 
(da https://man.fas.org/smedley.htm ( Smedley Butler on Interventionism-- Excerpt from a speech delivered in 1933, by Major General Smedley Butler, USMC).

2) "At each session of Congress the question of further naval appropriations comes up. The swivel-chair admirals of Washington (and there are always a lot of them) are very adroit lobbyists. And they are smart. They don’t shout that "We need a lot of battleships to war on this nation or that nation." Oh no. First of all, they let it be known that America is menaced by a great naval power. Almost any day, these admirals will tell you, the great fleet of this supposed enemy will strike suddenly and annihilate 125,000,000 people. Just like that. Then they begin to cry for a larger navy. For what? To fight the enemy? Oh my, no. Oh, no. For defense purposes only. Then, incidentally, they announce maneuvers in the Pacific. For defense. Uh, huh. The Pacific is a great big ocean. We have a tremendous coastline on the Pacific. Will the maneuvers be off the coast, two or three hundred miles? Oh, no. The maneuvers will be two thousand, yes, perhaps even thirty-five hundred miles, off the coast. The Japanese, a proud people, of course will be pleased beyond expression to see the United States fleet so close to Nippon’s shores. Even as pleased as would be the residents of California were they to dimly discern through the morning mist, the Japanese fleet playing at war games off Los Angeles"

3) Ciò avrebbe permesso di ottenere anche un secondo, importante risultato: farsi dichiarare guerra da Italia e Germania in ossequio al “patto tripartito” e quindi avere un ottimo motivo per attaccare “giustificatamente” la Germania di Hitler. E sorvoliamo sull'invasione della Polonia per giustificare la guerra: la Russia fece altrettanto, e gli Alleati non ebbero nulla da obiettare.
Ci si potrebbe chiedere perché tanta smania di fare la guerra. La risposta è duplice: non solo per l’ovvia motivazione economica (i grandi guadagni  degli industriali legati ad una produzione di guerra), ma anche per un motivo in un certo senso più ineluttabile, la cosiddetta “trappola di Tucidide”: quando una nuova potenza emergente (in questo caso la Germania)  tenta di sostituire una potenza già consolidatasi come egemone ( in questo caso Regno Unito e USA) quest’ultima, in un mondo basato su rapporti di forza, è “obbligata a distruggere l’aspirante rivale.

4) "In the government hospital in MarionIndiana, 1,800 of these boys are in pens! Five hundred of them in a barracks with steel bars and wires all around outside the buildings and on the porches. These already have been mentally destroyed. These boys don’t even look like human beings. Oh, the looks on their faces! Physically, they are in good shape; mentally, they are gone. There are thousands and thousands of these cases, and more and more are coming in all the time. The tremendous excitement of the war, the sudden cutting off of that excitement – the young boys couldn’t stand it”(
La struttura è tutt’ora operativa: v.

 

Butler mentre tiene uno dei suoi discorsi.
Notate il cartello: "We want bread, not bullets", noi vogliamo pane, non bombe.
(in quegli anni, da noi, "burro o cannoni"?)
(da https://serenoregis.org/2020/03/20/la-guerra-e-un-racket-smedley-butler/)



Leonello Oliveri
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