Leonello Oliveri
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Riproduzione vietata
« la guerre, c'est le massacre de gens qui ne se
connaissent pas, organisé par des gens qui se connaissent mais ne se massacrent
pas » (Clemanceau)
L'aeroporto di Kimbolton |
Dopo il decollo l’aereo prese il suo posto nel complesso combat box (https://en.wikipedia.org/wiki/Combat_box) che gli US avevano trovato per fronteggiare meglio la caccia tedesca. Lì Ye Olde Pub occupava la posizione più pericolosa
all’esterno, ironicamente chiamata the Coffin corner, o se preferite il Purple Heart Corner, l’”angolo della bara” o del “cuore viola”: il “cuore viola” era lo scherzoso nomignolo affibbiato alla medaglia che veniva data ai militari feriti (o uccisi, in questo caso ai parenti) in missione (https://en.wikipedia.org/wiki/Purple_Heart).Sul cielo di Brema, prima ancora che il B 17 sganciasse
il suo carico mortale, fu colpito dalla contraerea: muso frantumato, motore 2 fuori uso, il 4 danneggiato.
L'antiaerea sul cielo di Brema |
Non sappiamo se è lo stesso aereo ma il Bombardment Wing (379°) è lo stesso |
Franz Stigler |
Rapidamente raggiunse il B 17. Davanti a lui vedeva uno di quegli aerei che seminavano morte e distruzione anche sulla sua gente. Ma avvicinandosi vide il muso frantumato, la torretta posteriore devastata, il mitragliere riverso e pieno di sangue, ghiaccioli di sangue congelato sulle canne delle mitragliere. All’interno dell’aereo, attraverso gli squarci, vedeva i sopravvissuti che cercavano di medicare i feriti.
La mano di Stigler
si irrigidì sul pulsante di fuoco, senza schiacciarlo.
Era un uomo “che non prenderebbe mai a calci un altro
mentre è terra”, un cavaliere dell’aria. Si ricordò di quanto gli aveva detto il
suo comandante in Africa, Gustav Rodel: “ Se mai ti vedessi o sapessi che
hai sparato a un paracadute, ti sparerò io stesso”.
Per Stigler quegli uomini ormai indifesi, che cercavano di
aiutare i loro amici feriti, erano come un pilota appeso a un paracadute: e non
sparò.
Anche dall’aereo avevano visto il caccia avvicinarsi, fuori dal raggio delle poche loro armi ancora efficienti, e aspettavano la raffica mortale.
Ma la raffica non arrivò.
Stigler affiancò il B 17, guardò vide la carlinga
devastata, gli uomini feriti, il pilota
che cercava di tenere l’aereo in volo. E non sparò.
Stigler volando a fianco del B 17, vicinissimo, invitò a
cenni il pilota ad atterrare.
Ma Charlie Brown non voleva darsi prigioniero, voleva
cercare di raggiungere il mare.
Allora Stigler sillabando la parola Sweden, Svezia e indicandone la direzione,
cercò di suggerire di dirigersi lì, dove avrebbero potuto atterrare in breve
tempo e ricevere le cure necessarie.
Ma Charlie Brown voleva tornare in Inghilterra.
A questo punto Stigler rimase al fianco del B 17 fino a
quando raggiunsero il mare (mettendolo così probabilmente al riparo dal fuoco della contraerea di terra).
Ad un certo punto Charlie, preoccupato ed incerto sulle
reali intenzioni di Stigler, inviò l’ingegnere di volo Coulombe sulla sua
torretta dorsale, ancora funzionante, per puntare le armi sul caccia: allora Stigler, altrettanto preoccupato, quando vide la testa dell’ing. apparire
nella torretta, pensò bene di non rischiare ulteriormente.
Con un’ultima oscillazione delle ali e un cenno
di saluto, Stigler tirò la cloche e tornò indietro.
Charlie Brown, forse ancora frastornato e incredulo, mantenne la sua rotta, varcò 400 km. del Mare
del Nord e riuscì a raggiungere un aeroporto Inglese.
“Era tutto vero Charlie, non era colpa dell'ossigeno rarefatto, non era stato un sogno, i cavalieri dell'aria esistono: volano ad un palmo da te, e sussurrano "torna a casa" dietro al vetro blindato del 109. Torna a casa Charlie Brown! ([1])
L'equipaggio del B 17 (dal libro di A.Makos) |
Il penultimo atto di questa meravigliosa storia di rispetto per chi non poteva reagire da parte di uno che poteva ma non volle, si svolse nei due aeroporti dove
atterrarono i due aerei, e fu una storia di silenzio.
Stigler ovviamente non poté raccontare a nessuno il suo
gesto di pietà: sarebbe finito diritto alla Corte Marziale, e probabilmente al
muro. Ne parlerà più tardi, solo alla
moglie.
Charlie Brown invece non correva nessun pericolo, e ancora incredulo raccontò la sua storia ai suoi superiori: ma gli fu imposto il silenzio. Gli fu detto di non dir nulla agli altri: non si poteva far sembrare buono il nemico col rischio che nascesse qualche sentimento positivo nei confronti di quelli che bisognava odiare: “Someone decided you can't be human and be flying in a German cockpit”, "qualcuno ha deciso che non puoi essere umano e volare in una cabina di pilotaggio tedesca”, commenterà più tardi (https://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Brown_and_Franz_Stigler_incident): evidentemente non bastava combattere il nemico, bisognava anche odiarlo, sempre e comunque. (2)
Ho scritto prima “penultimo atto". Infatti la storia non finì qui.Il Me 262, l'ultimo aereo di Stngler |
Riuscì a sopravvivere fino alla fine e anche ai primi
terribili anni del dopoguerra in una Germania divisa, devastata ed affamata.
Nel ’53 lasciò la Germania e si trasferì in Canada dove divenne un uomo
d’affari di successo
Charlie Brown |
Nel 1986 Brown partecipò al Gathering of the Eagles, una riunione di ex piloti presso l’ presso l' Air Command and Staff College di Maxwell, Alabama. Qualcuno gli chiese di raccontare qualcosa della sua guerra, e Charlie raccontò della sua prima incredibile missione.
Fu come il riaprirsi di una finestra nella mente e nell’animo: Charlie decise che avrebbe cercato di rintracciare lo sconosciuto pilota tedesco.
Furono
quattro anni di ricerche presso gli archivi e i siti delle
associazioni di ex piloti dell’ Aeronautica Statunitense
e della Germania ovest, senza risultato. Poi finalmente una sua lettera a
una combat pilot association
newsletter gli portò una risposta: era Stigler che gli
scriveva dal Canada: “Quel pilota ero io”.
Incominciò una serie di telefonate, di
particolari ricordati e confermati. E alla fine la vicenda fu ricostruita e
completata.
Charlie e Stigler sono diventati amici,
si sono incontrati varie volte dal 1990
al 2008, anno della loro morte, a pochi mesi l’uno dall’altro ([4]).
Pochi mesi dopo sul Miami Herald, del 7
dicembre 2008: “Il 24 novembre 2008 ci ha lasciato il tenente
colonnello ( in pensione) Charles L. Brown. Scienziato, inventore, eroe della
Seconda Guerra Mondiale, decorato con la Air Force Cross, Charlie L. Brown, risiedeva
a Miami dal 1972.” Poi una breve
biografia con il racconto della missione e l’ultima frase: “i due piloti si
rincontrarono e divennero intimi come fratelli ( as close as brothers)
( https://storiestoria.wordpress.com/tag/tenente-pilota-franz-stigler/)
Ma non solo Charlie potè tornare a casa: anche l'intero equipaggio del B 17 .
E così il
14 marzo 2014 su MLB.com, The Official Site of
Major League Baseball
apparve un articolo dedicato ad un famoso giocatore professionista di baseball,
Daniel Paul Coulombe,
con una sua frase: “Oggi io potrei non essere qui. Se un pilota tedesco avesse ubbidito agli
ordini mio nonno sarebbe morto “: Paul è il nipote di del sgt. Bertrand Coulombe, il top turret gunner and flight engineer del B17 Ye Olde Pub. ([5]).
Dalla bella storia di onore e umanità di un uomo che seppe restare uomo anche nell’orrore della guerra, nel 2012 è nato anche un libro: Higher Call: An Incredible True Story of Combat and Chivalry in the War-Torn Skies of World War II ("Un richiamo superiore: un'incredibile storia vera di combattimento e cavalleria nei cieli dilaniati dalla guerra della seconda guerra mondiale") di Adam Makos, e anche un album, una canzone e un bel Animated Story Video dei Sabaton, Heroes (il secondo brano, No Bullets Fly, gustabile qui:v. anche questo video
Leonello Oliveri
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[5] ) https://storiestoria.wordpress.com/tag/tenente-pilota-franz-stigler/: “Daniel Paul Coulombe nipote del sgt. Bertrand Coulombe, ingegnere di volo, è nato a Saint Louis, Missouri, ventisei ani fa. Gioca a baseball fra i professionisti. È un buon lanciatore. Ha fatto parte del roster dei Los Angeles Dodgers e attualmente (2016) veste i colori verde-oro degli Oakland Athletics. Se Daniel Paul Coulombe è un giocatore professionista lo deve alle sue doti naturali, al suo braccio mancino potente, alla varietà dei suoi lanci, all’allenamento costante, alla sua intelligenza tattica, al suo desiderio di imporsi, alla costanza e alla determinazione con le quali ha affrontato il percorso che lo ha portato dalla Little League alla Major League. Ma se Daniel Paul Coulombe è un giocatore di baseball professionista lo deve anche, seppure indirettamente, a un pilota tedesco della Seconda Guerra Mondiale” . (Da MLB.com del 14 marzo 2014, articolo a firma Ken Gurnick).
[6] ) Questo
incontro di due ex nemici ne ricorda un altro, anch’esso presentato in questo
blog, (v. http://uomini-in-guerra.blogspot.com/2020/05/collisione-di-vite-quando-il-passato.html),
quello di Clarence Smoyer, tank gunner 3rd Armored Division con
il tedesco Gustav
Schaefer, il cannoniere del Panther che
il 6 marzo del ’44 a Colonia aveva affrontato il Pershing di Clarence.
L'equipaggio del B 17
https://en.wikipedia.org/wiki/Franz_Stigler
https://www.legacy.com/obituaries/herald/obituary.aspx?n=charles-l-brown&pid=121043278
https://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Brown_and_Franz_Stigler_incident
https://www.difesaonline.it/evidenza/approfondimenti/torna-casa-charlie-brown-unincredibile-storia-di-guerra-e-coraggio
https://storiestoria.wordpress.com/tag/tenente-pilota-franz-stigler/
https://www.theaviator.co.nz/post/franz-stigler-a-german-hero
https://jalopnik.com/why-a-german-pilot-escorted-an-american-bomber-to-safet-5971023
https://www.youtube.com/watch?v=nNmypZ9lv94&feature=youtu.be
https://www.gracpiacenza.com/un_angelo_su_brema_ita.html
https://historycollection.com/mercy-war-german-pilot-spared-crippled-b-17-wounded-crew-two-pilots-became-friends-war/3/
https://simhq.com/forum/ubbthreads.php/topics/3477401/OT_This_Date_In_History_Decemb.html
https://dianerehm.org/shows/2012-12-20/adam-makos-higher-call-incredible-true-story-combat-and-chivalry-war-torn-skies-wor?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+WAMU885DianeRehm+(The+Diane+Rehm+Show+from+WAMU+and+NPR