venerdì 5 febbraio 2021

Torna a casa Charlie Brown: una grande storia d'onore e di bontà

 



Salut à toi, o mon ennemi!
Je t’ignorais, Je t’ai connu
Et t’ai trouvè,
Digne d’estime et d’amitiè

(Vieille ballade allemande)


Leonello Oliveri



Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata

 

« la guerre, c'est le massacre de gens qui ne se connaissent pas, organisé par des gens qui se connaissent mais ne se massacrent pas »  (Clemanceau)

 I 20 dicembre ’43 il comandante di una batteria antiaerea

tedesca nei pressi della costa del mare del Nord, non lontano da Brema, scrutava il cielo: prima erano passati, altissimi, molti bombardieri americani di ritorno da un  bombardamento sulla città: ma erano troppo alti. Ora invece osservava un puntino che si avvicinava ad una quota più bassa, lasciandosi dietro una scia di fumo: evidentemente un bombardiere azzoppato. Quello poteva essere colpito.

Mentre i suoi uomini correvano ai pezzi, nelle lenti del suo binocolo la scena si faceva più chiara. Ma ad un tratto l’ufficiale vide forse qualcosa che non sia spettava: un altro aereo più piccolo volava a fianco del bombardiere. La sorpresa divenne stupore quando lo identificò: un caccia tedesco Me Bf 109 G. Ma cosa ci faceva così vicino al bombardiere B 17, senza sparare?.

Era una situazione strana e inattesa: forse un’esercitazione, forse una missione segreta. Nel dubbio, l'ordine di aprire il fuoco non sarebbe arrivato. Gli aerei si allontanarono.

La realtà era molto diversa.

Il B 17 che era passato zoppicando  sopra la flak
era partito in quella stessa giornata dall’aeroporto inglese di Kimbolton, assieme ad altre decine di  B17 e 24, per andare a bombardare obiettivi strategici a Brema, in Germania, una 60ina di km. all’interno. Teoricamente erano obiettivi strategici, in realtà, quelli alleati erano spesso anche bombardamenti terroristici, e a farne la spesa erano  anche centinaia di civili, donne, vecchi, bambini. 

L'aeroporto di Kimbolton
L’aereo apparteneva al 379th Bombardment Wing, 527th Bombardment Squadron  ed aveva un nome, Ye Olde  Pub, un numero di matricola (FO 23167), un equipaggio di 10 uomini e un comandante, il 21enne Charles Brown, detto Charlie, alla sua prima missione.

Dopo il decollo l’aereo prese il suo posto nel complesso combat box (https://en.wikipedia.org/wiki/Combat_box) che gli US avevano trovato per  fronteggiare meglio la caccia tedesca. Lì Ye Olde Pub occupava la posizione più pericolosa

all’esterno,  ironicamente chiamata the  Coffin corner, o se preferite il Purple Heart Corner, l’”angolo della bara” o del “cuore viola”: il “cuore viola” era lo scherzoso nomignolo affibbiato alla medaglia che veniva data ai militari feriti (o uccisi, in questo caso ai parenti) in missione (https://en.wikipedia.org/wiki/Purple_Heart).

Sul cielo di Brema, prima ancora che il B 17 sganciasse il suo carico mortale, fu colpito dalla contraerea: muso frantumato,  motore 2 fuori uso, il 4 danneggiato.

L'antiaerea sul cielo di Brema

L’aereo incominciò a perdere velocità e a restare indietro, rappresentando così la preda ideale per i caccia tedeschi, che gli si avventarono contro infliggendogli altri danni: timone perforato, impianti idraulici, elettrici e dell’ossigeno  fuori uso con il conseguente blocco di alcune torrette, un colpo prese in pieno la torretta di coda uccidendo il mitragliere. Altri 5 membri dell’equipaggio furono feriti. Nell’aereo sbrindellato penetrò il freddo intenso dell’esterno (l’aereo volava a quasi 9000  metri) mentre anche l’impianto di riscaldamento era saltato. 
Non sappiamo se è lo stesso  aereo
ma il Bombardment Wing (379°) è lo stesso 
L’aereo cominciò a precipitare a spirale, con  Charlie semisvenuto per la mancanza di ossigeno: all’ultimo momento il pilota riuscì a riprendere il controllo e a livellare l’aereo a 300 m. di quota.
 Mentre l’aereo si allontanava lentamente, i membri incolumi dell’equipaggio cercavano di prestare una minima assistenza ai feriti: ma a causa del freddo intenso perfino la morfina si era congelata nelle siringhe. 
Lasciandosi dietro una scia di fumo, l’aereo barcollante cercava di dirigersi verso il mare. 
La sua rotta lo portò a sorvolare l' aeroporto tedesco di Jever.

Franz Stigler
Lì  un caccia Messerschmitt Bf 109 G stava facendo rifornimento. Era appena atterrato da una missione, con un proiettile da .50 conficcato nel radiatore. Vedendo il  B17 a bassa quota, l'Oberleutnant Franz Stigler, 28 anni, appartenente al JagdGeshwader (JG) 27 non ci pensò un attimo, stacco i tubi del rifornimento, balzo in carlinga e partì velocemente. Quel giorno aveva già colpito 2  B17. Se fosse riuscito ad abbattere anche questo, avrebbe raggiunto la sua 23esima vittoria e gli sarebbe stata assegnata la Ritterkreuz, la Croce di Cavaliere: un risultato  prestigioso.

Rapidamente raggiunse il B 17. Davanti a lui vedeva uno di quegli aerei che seminavano morte e distruzione anche sulla sua gente. Ma avvicinandosi vide il muso frantumato, la torretta posteriore devastata, il mitragliere riverso e pieno di sangue, ghiaccioli di sangue congelato sulle canne delle mitragliere. All’interno dell’aereo, attraverso gli squarci, vedeva  i sopravvissuti che cercavano di medicare i feriti.

La mano di  Stigler si irrigidì sul pulsante di fuoco, senza schiacciarlo.

Era un uomo “che non prenderebbe mai a calci un altro mentre è terra”, un cavaliere dell’aria. Si ricordò di quanto gli aveva detto il suo comandante in Africa, Gustav Rodel: “ Se mai ti vedessi o sapessi che hai sparato a un paracadute, ti sparerò io stesso”.

Per Stigler quegli uomini ormai indifesi, che cercavano di aiutare i loro amici feriti, erano come un pilota appeso a un paracadute: e non sparò.

Anche dall’aereo avevano visto il caccia avvicinarsi, fuori dal raggio delle poche loro  armi ancora efficienti, e aspettavano la raffica mortale.

Ma la raffica non arrivò.

Stigler affiancò il B 17, guardò vide la carlinga devastata, gli uomini feriti, il  pilota che cercava di tenere l’aereo in volo. E non sparò.



Charlie, sconcertato, non sapeva cosa stesse succedendo

Stigler volando a fianco del B 17, vicinissimo, invitò a cenni il pilota ad atterrare.

Ma Charlie Brown non voleva darsi prigioniero, voleva cercare di raggiungere il mare.

Allora Stigler sillabando la parola  Sweden, Svezia e indicandone la direzione, cercò di suggerire di dirigersi lì, dove avrebbero potuto atterrare in breve tempo e ricevere le cure necessarie.

Ma Charlie Brown voleva tornare in Inghilterra.

A questo punto Stigler rimase al fianco del B 17 fino a quando raggiunsero il mare  (mettendolo così probabilmente al riparo dal fuoco della contraerea di terra).

Ad un certo punto Charlie, preoccupato ed incerto sulle reali intenzioni di Stigler, inviò l’ingegnere di volo Coulombe sulla sua torretta dorsale, ancora funzionante, per puntare le armi sul caccia: allora Stigler, altrettanto preoccupato, quando vide la testa dell’ing. apparire nella torretta, pensò bene di non rischiare ulteriormente.

Con un’ultima oscillazione delle ali e un cenno di saluto, Stigler  tirò la cloche e tornò indietro.

Charlie Brown, forse ancora frastornato e incredulo,  mantenne la sua rotta, varcò 400 km. del Mare del Nord e riuscì a raggiungere un aeroporto Inglese.

 “Era tutto vero Charlie, non era colpa dell'ossigeno rarefatto, non era stato un sogno, i cavalieri dell'aria esistono: volano ad un palmo da te, e sussurrano "torna a casa" dietro al vetro blindato del 109. Torna a casa Charlie Brown! ([1])

L'equipaggio del B 17
(dal libro di A.Makos)


Il penultimo atto di questa meravigliosa storia di rispetto per chi non poteva reagire da parte di uno che poteva ma non  volle, si svolse nei due aeroporti dove atterrarono i due aerei, e fu una storia di silenzio.

Stigler ovviamente non poté raccontare a nessuno il suo gesto di pietà: sarebbe finito diritto alla Corte Marziale, e probabilmente al muro. Ne parlerà  più tardi, solo alla moglie.

Charlie Brown invece non correva nessun pericolo, e ancora incredulo raccontò la sua storia ai suoi superiori: ma gli fu imposto il silenzio. Gli fu detto di non dir nulla agli altri: non si poteva far sembrare buono il nemico col rischio che nascesse qualche sentimento  positivo nei confronti di quelli che bisognava odiare: “Someone decided you can't be human and be flying in a German cockpit”,  "qualcuno ha deciso che non puoi essere umano e volare in una cabina di pilotaggio tedesca”, commenterà più tardi (https://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Brown_and_Franz_Stigler_incident): evidentemente non bastava combattere il nemico, bisognava anche odiarlo, sempre e comunque. (2)

Ho scritto prima “penultimo atto". Infatti la storia non finì qui.

Il Me 262, l'ultimo aereo di Stngler
Entrambi i piloti sopravvissero alla guerra: Stingler fu molto
fortunato: per i piloti tedeschi nessun avvicendamento, ma in volo fino alla fine: su 28000 ne sopravvissero solo 1300 (https://jalopnik.com/why-a-german-pilot-escorted-an-american-bomber-to-safet-5971023). Raggiunse oltre 400 missioni, le ultime sul Me 262. Gli sono state attribuite 28 vittorie confermate e oltre trenta probabili; fu ferito quattro volte, abbattuto più volte, da caccia nemici, da fuoco da terra, da mitragliatrici dei bombardieri americani, salvandosi ogni volta col paracadute ([3]).

Riuscì a sopravvivere fino alla fine e anche ai primi terribili anni del dopoguerra in una Germania divisa, devastata ed affamata. Nel ’53 lasciò la Germania e si trasferì in Canada dove divenne un uomo d’affari di successo

Charlie Brown
Charlie portò a termine le sue 29 missioni di bombardamento che gli davano diritto all’avvicendamento. Dopo la guerra tornò a casa, andò al college, nel ’49 rientrò nell’USAAF, raggiungendo il grado di tenente colonnello e rimanendo in servizio fino al 65. Dal ’72 si trasferì in Florida.
Di quella sua prima missione non parlò a nessuno

Storia finita, quindi.
No, la storia continua.

Nel 1986 Brown partecipò   al Gathering of the Eagles, una riunione di ex piloti presso l’ presso l' Air Command and Staff College di Maxwell, Alabama. Qualcuno gli chiese di raccontare qualcosa della sua guerra, e Charlie raccontò della sua prima incredibile missione.

Fu come il riaprirsi di una finestra nella mente e nell’animo: Charlie decise  che avrebbe cercato di rintracciare lo sconosciuto pilota tedesco.

Furono quattro anni di ricerche presso gli archivi e i siti delle associazioni di ex piloti dell’ Aeronautica  Statunitense  e della Germania ovest, senza risultato. Poi finalmente una sua lettera a una combat pilot association newsletter  gli portò una risposta: era Stigler che gli scriveva dal Canada: “Quel pilota ero io”.

Incominciò una serie di telefonate, di particolari ricordati e confermati. E alla fine la vicenda fu ricostruita e completata.

Charlie e Stigler sono diventati amici, si sono incontrati varie volte  dal 1990 al 2008, anno della loro morte, a pochi mesi l’uno dall’altro ([4]).

 Il 29/30 marzo del 2008 sul Vancouver Sun, apparve questo breve trafiletto: “Stigler Franz. Dopo una vita lunga e straordinaria, Franz ci ha lasciati  il 22 marzo 2008. Prima di lui erano scomparsi i suoi genitori, *** e suo fratello ***. Lascia l’amata moglie ***, la figlia ***, i  nipoti ***, i pronipoti ***), il fratello speciale Charlie Brown, gli amici del cuore *** e tanti altri amici.”

Pochi mesi dopo sul Miami Herald, del 7 dicembre 2008: Il 24 novembre 2008 ci ha lasciato il tenente colonnello ( in pensione) Charles L. Brown. Scienziato, inventore, eroe della Seconda Guerra Mondiale, decorato con la Air Force Cross, Charlie L. Brown, risiedeva a Miami dal 1972.” Poi una breve biografia con  il racconto  della missione  e l’ultima frase: “i due piloti si rincontrarono e divennero  intimi  come fratelli ( as close as brothers) ( https://storiestoria.wordpress.com/tag/tenente-pilota-franz-stigler/)

Ma non solo Charlie potè tornare a casa: anche l'intero equipaggio del B 17 .

E così il 14 marzo 2014 su MLB.com, The Official Site of Major League Baseball apparve un articolo dedicato ad un famoso giocatore professionista di baseball, Daniel Paul Coulombe, con una sua frase: “Oggi io  potrei non  essere qui. Se un  pilota tedesco avesse ubbidito agli ordini  mio nonno sarebbe morto “: Paul è il nipote di del sgt. Bertrand Coulombe, il  top turret gunner and flight engineer  del B17 Ye Olde  Pub. ([5]).


Dalla bella storia di onore e umanità di un uomo che seppe restare uomo anche nell’orrore della guerra, nel 2012 è nato anche un libro: Higher Call: An Incredible True Story of Combat and Chivalry in the War-Torn Skies of World War II ("Un richiamo superiore: un'incredibile storia vera di combattimento e cavalleria nei cieli dilaniati dalla guerra della seconda guerra mondiale") di Adam Makos, e anche un album, una canzone e un bel Animated Story Video dei Sabaton, Heroes (il secondo brano, No Bullets Fly, gustabile qui:
v. anche questo video


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Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere
Ma ha un difetto,
può pensare

Bertolt Brecht

Leonello Oliveri

Proprietà letteraria riservata

Riproduzione vietata

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2)  Alcuni spezzoni di frasi di membri di equipaggi di bombardieri inglesi e US prese a pag. 398 di M. Hastings, Armageddon, la battaglia per la Germania, 1944-45, Neri Pozza editore, 2016, p.398, trad. A.Canata: “(..)Non ci veniva da chiederci se quello che stavamo facendo era giusto o no”(..);
(..) "Di compassione i tedeschi non me ne facevano neanche un po’"(..) ;
(..) "Non pensavamo mai a quel che succedeva là sotto. Se vedevi fuoco dappertutto, pensavi: “Gli abbiamo dato una bella batosta, stanotte.Tutto lì”(..).  Appunto, tutto lì

 [4] )  Franz ricevette l'``Ordine della Stella della Pace'' dalla Federation of Combattant Allies En Europe per il suo atto di compassione del 20 dicembre 1943. Si crede che sia l'unico pilota della Luftwaffe ad essere così riconosciuto. Fu anche nominato membro onorario della 379th Bomb Group Association.
(da https://simhq.com/forum/ubbthreads.php/topics/3477401/OT_This_Date_In_History_Decemb.html)

[5] ) https://storiestoria.wordpress.com/tag/tenente-pilota-franz-stigler/: “Daniel Paul Coulombe nipote del sgt. Bertrand Coulombe, ingegnere di volo, è nato a Saint Louis, Missouri, ventisei ani fa. Gioca a baseball fra i professionisti. È un buon lanciatore. Ha fatto parte del roster dei Los Angeles Dodgers e attualmente (2016) veste i colori verde-oro degli Oakland Athletics. Se Daniel Paul Coulombe è un giocatore professionista lo deve alle sue doti naturali, al suo braccio mancino potente, alla varietà dei suoi lanci, all’allenamento costante, alla sua intelligenza tattica, al suo desiderio di imporsi, alla costanza e alla determinazione con le quali ha affrontato il percorso che lo ha portato dalla Little League alla Major League. Ma se Daniel Paul Coulombe è un giocatore di baseball professionista lo deve anche, seppure indirettamente, a un pilota tedesco della Seconda Guerra Mondiale” . (Da MLB.com del 14 marzo 2014, articolo a firma Ken Gurnick).

[6] ) Questo incontro di due ex nemici ne ricorda un altro, anch’esso presentato in questo blog, (v. http://uomini-in-guerra.blogspot.com/2020/05/collisione-di-vite-quando-il-passato.html),  quello di Clarence Smoyer, tank gunner 3rd Armored Division con il tedesco Gustav Schaefer, il cannoniere del Panther  che il 6 marzo del ’44 a Colonia aveva affrontato il Pershing di Clarence.

L'equipaggio del B 17




Fonti bibliografiche
(in ordine sparso)

https://www.youtube.com/watch?v=ngN7i-LNA8I
https://en.wikipedia.org/wiki/Franz_Stigler
https://www.legacy.com/obituaries/herald/obituary.aspx?n=charles-l-brown&pid=121043278
https://en.wikipedia.org/wiki/Charlie_Brown_and_Franz_Stigler_incident
https://www.difesaonline.it/evidenza/approfondimenti/torna-casa-charlie-brown-unincredibile-storia-di-guerra-e-coraggio
https://storiestoria.wordpress.com/tag/tenente-pilota-franz-stigler/
https://www.theaviator.co.nz/post/franz-stigler-a-german-hero
https://jalopnik.com/why-a-german-pilot-escorted-an-american-bomber-to-safet-5971023
https://www.youtube.com/watch?v=nNmypZ9lv94&feature=youtu.be
https://www.gracpiacenza.com/un_angelo_su_brema_ita.html
https://historycollection.com/mercy-war-german-pilot-spared-crippled-b-17-wounded-crew-two-pilots-became-friends-war/3/
https://simhq.com/forum/ubbthreads.php/topics/3477401/OT_This_Date_In_History_Decemb.html
https://dianerehm.org/shows/2012-12-20/adam-makos-higher-call-incredible-true-story-combat-and-chivalry-war-torn-skies-wor?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+WAMU885DianeRehm+(The+Diane+Rehm+Show+from+WAMU+and+NPR