Leonello Oliveri
Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata
Penso che molti abbiano visto il film di O. Hirschbliegel Der Untergang (La Caduta- Gli ultimi giorni di Hitler),
Esterno del bunker prima della distruzione nel '47 |
Nel
film un ruolo non trascurabile hanno alcuni personaggi femminili, in
particolare le segretarie di H.
Mi sono spesso chiesto che fine abbiano fatto queste giovani donne “dopo”, quale sia stato il loro destino dopo la caduta, in una città in preda anche delle violenze di soldati occupanti.
Ho
cercato così di ricostruire la loro storia.
Ma
la ricerca si è presto allargata, o meglio, approfondita: ho capito che queste
giovani donne erano in realtà testimoni importanti, le uniche persone
sopravvissute che potevano forse aver conosciuto anche un aspetto
diverso di Hitler, non il Führer con le sue ossessioni ma l'H. per così dire "privato", se vogliamo l'"altro" Hitler.
E ho
cercato di capire quale fosse il loro
giudizio sulla loro straordinaria esperienza.
Furono forse le uniche persone con le quali H. si sia in qualche modo lasciato andare anche a confidenze personali.
Hanno passato vicino a lui gli ultimi, allucinati giorni nel bunker.
E a loro dobbiamo la ricostruzione di quei giorni dentro a quello che giustamente fu definito “Die Katacombe”, giorni surreali, straniati e sospesi per i quali non è facile trovare aggettivi.
Chi furono queste donne?
Christa Schroeder con Gerda Christian, ( a sin.) altra segretaria |
Dopo il ’33, quando H. divenne Cancelliere, Christa passò nello staff di H. a Berlino.
Qui incominciò la sua conoscenza diretta col Führer: “Il suo studio, la biblioteca, la
sua camera da letto e più tardi, accanto ad essa, l'appartamento di Eva Braun
erano tutti al primo piano. Direttamente di fronte alla porta dello studio di
Hitler un paio di gradini conducevano a un lungo corridoio, oltre il quale
c'era l’ala con le stanze per gli aiutanti di Hitler. La prima stanza era la sala
delle Scale (Treppenzimmer), dove almeno uno di noi sarebbe stato
permanentemente in attesa, indipendentemente dall'ora, se Hitler avesse avuto
bisogno di dettare.
Poco
per volta iniziano a delinearsi quelli che saranno i rapporti tra Hitler e le
sue segretarie: “Un giorno
Hitler passò per la sala delle scale all'ora del tè, ci vide seduti lì e chiese
se poteva unirsi a noi (il Führer che chiede
alle segretarie se può fermarsi con loro!). Quest'ora di facili
chiacchiere era così di suo gradimento che più tardi venne quasi al tè ogni
giorno. La stanza delle scale era un luogo dove si sentiva alleggerito e ho
sempre avuto l'impressione che quello che diceva provenisse da una scatola dei
ricordi segreta che in tutte le altre volte teneva chiusa a chiave. Ricordava
spesso gli scherzi fatti nella tarda infanzia. Ad esempio, la volta in cui a 12
anni scommetteva con i suoi compagni di classe che avrebbe potuto far ridere le
ragazze durante un servizio religioso. Ha vinto la scommessa spazzolandosi
intensamente i suoi baffi inesistenti ogni volta che lo guardavano”. Ecco
che inizia ad apparire quello che è l’aspetto più interessante e peculiare della
testimonianza lasciata da queste due giovani donne: un Hitler "privato" molto diverso
dal Capo, quasi una persona bisognosa di aprirsi, si direbbe in cerca non solo
di ascoltatori.
Christa con Hitler |
(..) Si
poteva sempre distinguere il suo stato d'animo dalla sua voce. Potrebbe essere
insolitamente calmo, chiaro e convincente, ma anche eccitato, aumentando di
volume e diventando in modo schiacciante aggressivo. Spesso gelido (..). E ancora: “"Ho
trovato gli occhi di Hitler espressivi. Potevano sembrare amichevoli e
cordiali, o esprimere indignazione, indifferenza e disgusto. Negli ultimi mesi di guerra hanno perso espressività e
sono diventati un azzurro pallido più acquoso”(..).
H. a
quanto pare apprezzava molto il lavoro di Christa, tanto da diventare per così dire “invadente” nella di lei vita privata: nel ’38 Christa si innamorò di
un diplomatico iugoslavo. Hitler non era d’accordo. Christa minacciò di
andarsene, H. fece capire (così leggiamo)
che avrebbe potuto impedirlo: a questo punto Christa, (forse anche per proteggere
il fidanzato) lo lasciò…
H. si lasciava andare anche a confidenze: “"Preferisco parlare, e parlo meglio, su due piedi (from the top of my head,), ma ora che siamo in guerra devo soppesare attentamente ogni parola, perché il mondo sta guardando e ascoltando. Se dovessi usare la parola sbagliata in un momento spontaneo di passione, potrebbe avere gravi implicazioni!": l'altra segretaria,Traudl ribadirà questo particolare anche nell'intervista che rilasciò a Musmanno nell'agosto del' 48 (v. n. 18). Nella sua biografia, Er war mein Chef, Herbig, Munich, 1985, p. 40 (citata da F. Kersaufy, Les secrets du III° Reich, Perrin, Paris 2013, p. 98) Christa scrive che H. le raccontò che quando era a Vienna aveva avuto un'amante di nome Emilia.
Un’altra
volta Christa “beccò” H. mentre
“copiava” Schopenhauer: “Un giorno Hitler si
lanciò in una dissertazione filosofica su uno dei suoi temi preferiti. Con
mio grande stupore ho capito che stava recitando una pagina di Schopenhauer,
che avevo appena finito di leggere io stessa. Facendo appello a tutto il
mio coraggio, richiamai il fatto alla sua attenzione. Hitler, colto un po’
alla sprovvista, mi lanciò un'occhiata e mi spiegò con toni paterni: "Non
dimenticare, figlia mia (!), che tutta la conoscenza viene dagli altri e che ogni
persona contribuisce solo un minuscolo tassello al tutto”([4]).
I restri della "Wolfsschanze" |
La diga dopo il bombardamento |
Ciò
salvò probabilmente la vita a Christa, o quanto meno le evitò le prove che dovranno subire le altre che rimasero nel bunker lasciandolo solo dopo il
suicidio di H. per cercare la salvezza attraverso le rovine di una città ormai in mano ai soldati dell’ Armata Rossa.
Nei
pressi di Berchtesgaden Christa fu arrestata il 28 maggio 1945 e interrogata dal Corpo di controspionaggio dell'esercito
americano (CIC). Un rapporto dell'Intelligence dell'esercito americano del
22 maggio 1945 affermava che: "Il signor Albrecht ... l'ha interrogata.
Era piuttosto stupida, tozza e un'ardente nazista".
Al
contrario Schroeder ha così ricordato :
"Dopo l'interrogatorio, il tenente Albrecht ... ha avuto una
conversazione molto amichevole con me ... Ho espresso rammarico per il fatto
che tutta la mia vita, tutti gli anni erano stati inutili"( had been for nothing). Lui ha risposto: "No, tutto ha uno scopo, niente è
sprecato”
Considerata
all’inizio un criminale di guerra (ma che reati avrebbe commesso?), fu
successivamente riclassificata come collaboratrice e rilasciata
definitivamente il 12 maggio 1948.
Dopo la guerra ha lavorato come segretaria a
Monaco. Si ritirò nel 1967 e in seguito pubblicò la sua
autobiografia, He Was My Chief: The Memoirs of Adolf Hitler's Secretary (1985).
Non si sposò mai, morirà all'età di 76 anni, il 28 giugno 1984.
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Passiamo
ora all’altra segretaria, Gertraud
"Traudl" Junge, nata Gertraud
Humps
Sintetizzò la sua drammatica esperienza di vita in Fino all'ultima ora. Le memorie della segretaria di Hitler, 1942-1945. ( Until the Final Hour: Hitler's Last Secretary), (pubblicato nel 2004 in collaborazione con Melissa Mullere).
Si tratta di un’opera estremamente
interessante, sia per i particolari della personalità di Hitler (e della vita
nel bunker da gennaio a maggio ’45) sia soprattutto perché Traudl si interroga
sulla sua esperienza ([5]): “Questo
libro, scriverà nell’introduzione, non è né una giustificazione
retrospettiva né un’autoaccusa. Non voglio nemmeno che venga letta come
una confessione. Invece, è il mio tentativo di riconciliarmi non tanto con
il mondo che mi circonda quanto con me stessa. Non chiede ai miei lettori
di capire, ma li aiuterà a capire".
(da https://www.amazon.it/allultima -memorie-segretaria-Hitler- 1942-1945/dp/8804532424) |
Quando ho letto di nuovo il mio
manoscritto, diversi decenni dopo, sono rimasta inorridita dalla mia incapacità
acritica di prendere le distanze dal mio argomento in quel momento, e me ne
vergognavo. Come ho potuto essere così ingenua e irriflessiva?"
Traudl cerca di spiegare perché avesse atteso così tanto prima di permettere la pubblicazione del manoscritto: “(..) vista l'enorme quantità di letteratura su Adolf Hitler e il suo "Reich millenario", la mia storia e le mie osservazioni non mi sembravano abbastanza importanti per la pubblicazione”.
Ma vedeva anche un altro pericolo: “ Temevo
anche un avido sensazionalismo e l'approvazione dai quartieri sbagliati”.
Interessante l’osservazione di come “gli
altri” la giudicassero dopo la guerra: “Non ho mai tenuto segreto il mio
passato, ma le persone intorno a me mi hanno reso molto facile reprimere il
pensiero dopo la guerra: hanno detto che ero troppo giovane e inesperta per
vedere attraverso il mio capo, un uomo la cui facciata onorevole nascondeva una
brama criminale per il potere. Con "loro" intendo non solo la
commissione di denazificazione che mi esonerava (da responsabilità),
ma tutti i conoscenti con cui ho discusso le mie esperienze. Alcuni di
loro erano persone sospettate di complicità con gli stessi nazisti, ma altri
furono vittime di persecuzioni da parte del regime. Ero fin troppo pronta
ad accettare le scuse che mi hanno inventato. Dopotutto, avevo solo
venticinque anni quando è caduta la Germania nazista e più di ogni altra
cosa volevo andare avanti con la mia vita”.
Poco per volta Traudl incomincia ad
affrontare il suo passato:
“Alla metà degli anni '60 ho iniziato gradualmente e seriamente ad affrontare il mio passato e il mio crescente senso di colpa. Negli ultimi trentacinque anni quel confronto è diventato un processo sempre più doloroso: un estenuante tentativo di comprendere me stessa e le mie motivazioni in quel momento. Ho imparato ad ammettere che nel 1942, quando avevo ventidue anni e avida di avventura, ero affascinata da Adolf Hitler, lo consideravo un datore di lavoro gradevole, paterno e amichevole, e ignorai deliberatamente la voce di avvertimento dentro di me, sebbene la sentissi abbastanza chiaramente. Ho imparato ad ammettere che mi è piaciuto lavorare per lui quasi fino alla fine. Dopo la rivelazione dei suoi crimini, vivrò sempre con la sensazione di dover condividere la colpa”.
”Affascinata
da H.”¸ scrive Traudl: quanti altri tedeschi lo furono!
Fu anni dopo che il ricordo divenne quasi senso di colpa: "Naturalmente gli orrori, di cui ho sentito parlare in relazione ai processi di Norimberga, il destino dei 6 milioni di ebrei, la loro uccisione e quelli di molti altri che rappresentavano razze e credi diversi, mi hanno scioccata molto, ma in quel momento non riuscivo a vedere alcuna connessione tra queste cose e il mio passato. Ero solo felice di non essere personalmente colpevole di queste cose e di non essere stata consapevole della portata di queste cose".
E poi la scoperta che altri agirono diversamente (pagando però con la vita): (..) "Un giorno sono passata davanti a una targa su un muro della Franz-Joseph Straße
(a Monaco di Baviera), in memoria di
Sophie Scholl ([6]).
Ho potuto vedere che era nata lo stesso anno di me e che era stata giustiziata
lo stesso anno in cui sono entrata al servizio di Hitler e in quel momento mi
sono resa conto davvero che non era una scusa per essere stata così giovane. Forse
avrei potuto cercare di scoprire delle cose ".
Frasi che fanno riflettere e che,
probabilmente, possono essere estese a tanti altri (allora) giovani tedeschi.
Alle dipendenze di H.
L’altro motivo per cui questo libro è a mio avviso importante è dato, come detto, dal ritratto che Traudl fa di H.
Iniziò così quel rapporto quasi “familiare” fra H. e le sue segretarie che fa sì che la loro testimonianza sia una delle più importanti per “ricostruire” un' immagine quasi "privata" di H. “persona” e non Führer: "Avevo 22 anni e non sapevo nulla di politica, non mi interessava ... lo ammetto, ero affascinata da Adolf Hitler. Era un capo simpatico e un amico paterno. Ho ignorato tutto deliberatamente, le voci di avvertimento dentro di me, e mi sono goduta il tempo al suo fianco quasi fino all'amara fine. Non era quello che diceva, ma il modo in cui diceva le cose e come faceva le cose ".
E ancora : "Non ho mai capito l'effetto che aveva su tutti noi. A
volte, quando se ne andava da qualche parte senza di noi, era quasi come se
l'aria intorno a noi fosse diventata carente ... mancava qualche elemento essenziale
... C'era un vuoto”.
Junge
apparentemente non ha mai incontrato o scoperto l’"altro" Hitler, affermando che è stato solo dopo la fine della guerra che ha compreso pienamente il male
perpetrato sotto il Terzo Reich: "Non l'abbiamo mai visto come lo
statista, non abbiamo partecipato a nessuna delle conferenze. Siamo state
convocate solo quando voleva dettare, e allora era premuroso come lo era in
privato ".
Dopo Stalingrado la frequentazione con H.
diviene più stretta, come se lui avesse bisogno di un’evasione dalla realtà
della situazione militare; forse fu anche per questo che la compagnia delle segretarie divenne più cercata: e così le due più anziane avrebbero pranzato con lui, mentre le due più
giovani avrebbero condiviso la sua cena.
E' interessante al riguardo una testimonanaza di Albert Speer, l'architetto di Hitler: " Negli ultimi mesi H. era diventato più gentile e amichevole (..) La sua gentilezza si era concentrata sulle poche donne che per anni gli erano state vicine. Già da tempo aveva una simpatia particolare per Frau Junge (Traudl), la vedova del suo cameriere caduto. Erano poi nelle sue grazie la cuoca viennese addetta alla sua dieta vegetariana ( Constanze, quella che finirà in mano ai russi) e Frau Christian (Gerda), due segretarie che aveva da tempo e che rimasero nella ristretta cerchia di coloro che gli furono vicini nelle ultime settimane di vita. Con esse generalmente pranzava e prendeva il the, mentee pochi erano gli uomini del suo entourage più stretto. L'arrivo di Eva Braun introdusse qualche cambiamento nelle sue abitudini, senza però che cessassero i suoi rapporti, del tutto innocenti, con le altre donne della sua cerchia" (A. Speer, Memorie del terzo Reicht, Mondadori, 12018, p 573) .
Forse queste donne furono i suoi unici veri amici.
Traudl ricorda l'Hitler degli ultimi giorni: "I miei colleghi mi hanno detto che negli anni precedenti parlava incessantemente, del passato e del futuro, ma dopo Stalingrado, beh, non ricordo molti monologhi. Tutti abbiamo cercato di distrarlo, con chiacchiere sui film, o sui pettegolezzi, su tutto ciò che gli avrebbe distolto la mente dalla guerra. Amava i pettegolezzi. Questo faceva parte di quell'altro lato di lui, che era fondamentalmente l'unico che abbiamo visto”.
un frammento dell'intervista (da |
Ma H. pensava di poter ancora capovolgere le sorti della guerra con le nuove armi: ” Traudl Junge aveva fatto un giro in camion a Monaco la mattina dopo che i bombardieri britannici avevano bombardato la città con duemila tonnellate di bombe. "In pochissime settimane questo incubo cesserà improvvisamente", ha dichiarato Hitler. 'I nostri nuovi aerei a reazione ( riferimento ai caccia Me 262, che però entrarono inservizio troppo tardi e con troppe limitazioni) sono ora in produzione di massa. Presto gli alleati ci penseranno due volte prima di sorvolare il territorio del Reich” ([7]) . In questa occasione Traudl avrebbe mostrato il suo carattere indipendente, almeno nella ricostruzione che dell'episodio fa J. Toland, Adoldf Hitler, The definitive biografy, 1976 , pp. 948-49: "Un giorno, mentre lo guardava esaminare le fotografie dei raid aerei, Traudl Junge non poté fare a meno di dire che le immagini non avrebbero mai potuto rappresentare la vera miseria della realtà. "Dovrebbe uscire solo una volta e vedere le persone scaldarsi le mani sulle travi carbonizzate mentre tutti i loro beni vanno in fumo". Hitler non era affatto arrabbiato. "So com'è," disse con un sospiro. "Ma cambierò tutto. Abbiamo costruito nuovi aerei e presto tutto questo incubo finirà": una ragazza di 25 anni più coraggiosa dei generali!
(da https://spartacus-educational.com/Traudl_Junge.ht |
Junge ha spiegato che uno dei motivi per il
loro matrimonio era anche convincere H. a dare il permesso ad Hans Junge di
combattere in prima linea: "Hans Junge (..) fu una delle poche persone
a rendersi conto che a lungo andare le idee di Hitler avrebbero avuto un tale
effetto su di te che alla fine non avresti saputo cosa avevi pensato da te
stesso e cosa era dovuto all'influenza esterna. Junge voleva il suo senso
di oggettività indietro. Aveva chiesto più volte di andare al fronte, che era
l'unico modo in cui poteva rinunciare al suo lavoro con Hitler. Ogni volta la
sua richiesta veniva respinta perché era indispensabile; c'erano molti buoni
soldati ma pochi aiutanti affidabili
".
da https://spartacus-educational.com/Traudl_Junge.htm |
Ma Hans era un membro dello Schutzstaffel, la guardia del corpo del Führer, e per sposarsi servivano “molte scartoffie”: "Il matrimonio era fissato per la metà di giugno 1943. Mi sono ribellata solo una volta, quando ho visto la montagna di moduli e questionari da compilare perché stavo per sposare una SS. Ho perso la pazienza e ho detto al mio futuro marito che avrei gettato tutto il lotto nel cestino della carta straccia se il mio matrimonio fosse dipeso da questo genere di cose. Hitler rise di cuore quando gli lessi alcune delle domande sui moduli. Ad esempio, hanno chiesto: "La sposa è abituata ai lavori domestici?( '”Is the bride positively addicted to housework?” ) " Lui stesso ha detto che ovviamente tutto questo era un nonsenso, e ne avrebbe parlato con Himmler. Comunque, mi è stato risparmiato di dover combattere una battaglia sulla carta, e prima che me ne rendessi conto è arrivato Junge ed ero Frau Junge; la felicità coniugale durò quattro settimane, mentre andavamo in luna di miele al Lago di Costanza”: e anche questa immagine della segretaria che chiacchiera col Comandante Supremo (che ride divertito) delle scartoffie burocratiche non fa certo parte dell’iconografia ufficiale (e ci verrebbe da dire dell' immagine reale) del Führer.
Traudl col marito e Johanna Wolf, la segretaria più anziana |
A Traudl la notizia della sua morte fu data dal cognato di Eva Braun, Fegelin ( (Ufficiale di collegamento delle Waffen SS, sarà poi fatto fucilare da H. negli ultimissimi giorni per diserzione e per aver collaborato con Himmler nel tentativo di arrivare ad una pace separata con gli Alleati). Così Traudl racconta questo particolare: "Il Führer lo sa da ieri, ma voleva aspettare la conferma, e poi ha scoperto che non poteva dirtelo da solo”. Ed ecco come H.
Hans Junge e Hitler |
Certo è difficile conciliare questa immagine
con quella del Führer pubblico e nota. Uno "sdoppiamento" veramente impressionante.
Intanto più peggiorava la situazione militare, più i discorsi privati di H. si allontanavano dalla realtà, discorrendo di un futuro in cui si sarebbe ritirato, circondandosi di artisti e non più di uniformi, e dettando le sue memorie.
Ma inesorabilmente la realtà della guerra scivola verso la fine, l’atmosfera dentro al
bunker diviene sempre più cupa e irreale finché si arriva all’epilogo.
Il 16 gennaio 1945, in seguito alla sconfitta
nelle Ardenne, Junge e il resto dello
staff personale di Hitler si trasferirono al Führerbunker di Berlino .
Sopra infuria la battaglia, sotto si vive
come in una catacomba, con Hitler chiuso nelle sue ossessioni, sempre più dissociato dalla realtà, intento a manovrare sulla carta Armate e Divisioni che non esistono più.
Poi arriva la fine
Il 22 aprile H. “con l'aria stanca,
pallida e svogliata” dà alle segretarie il permesso di allontanarsi.
Christa e Wolf accettano, Traudl, Gerda e Constanze (la dietologa) restano.
Il testamento
Arriviamo
al 29 aprile ’45.
Alle 23.30 Traudl viene chiamata a trascrivere sotto dettatura il testamento (anzi i due testamenti, quello privato e quello politico) di H.
Ecco la descrizione di quei momenti nelle
pagine di Hitler’s final Words di Greg Bradsher:” Quando ha aperto la
porta nello studio di Hitler, Hitler le venne incontro, le strinse la mano
chiede, "'Ti sei riposata un po', bambina?". Junge ha risposto,
"Sì, ho dormito un po’'. Ha detto: "Vieni, voglio dettare qualcosa. " Era tra le 23:30 e
mezzanotte.
Junge
aprì il blocco per stenografare. “Per diversi secondi Hitler non disse
nulla. Poi, all ' improvviso cominciò a pronunciare le prime parole: “Il
mio testamento politico."
Terminata
la dettatura del testamento politico, H. le dettò anche quello privato.
H.
non apportò nessuna correzione. Poi si allontanò dal tavolo su cui si era
appoggiato per tutto questo tempo e disse: "Scrivilo subito per me in
triplice copia poi portamelo”. Junge sentiva che c'era qualcosa di
urgente nella sua voce, e ha pensato che il più importante documento cruciale
scritto da Hitler sarebbe uscito nel
mondo senza nessuna correzione o revisione approfondita.
(…).
Hitler ha lasciato la stanza delle riunioni
tre volte per chiedere a che punto fosse Junge. Anche Bormann e
Goebbels continuavano a venire a vedere
se avesse finito. Questi andirivieni hanno reso Junge nervosa e ha ritardato il
processo, aumentando l’ angoscia per l'intera situazione, e lei ha commesso
diversi errori tipografici, sono stati successivamente cancellati con inchiostro.
L'ultima pag. del testamento (cerchiata la firma di H.) |
E’ evidente la preoccupazione di H. perché il suo “testamento” venisse trasmesso ai posteri, anche perchè conteneva quello che, ormai lontano dalla realtà, avrebbe dovuto essere l'organigramma del futuro governo tedesco.
Questa, risalente al 29/30 aprile è probabilmente l'ultima foto di Hitler |
LA
FUGA
Uscita dall'"ospedale" nell'hotel Adlon |
Feriti e infermiere dell'Adlon |
“I vestiti nuovi sembrano strani appesi al
mio corpo. Ora anche gli uomini sono in piena marcia. Molti di loro
hanno tolto le spalline e le decorazioni. Il capitano Baur ha preso il
dipinto a olio di Federico il Grande dalla sua cornice e l'ha
arrotolato. Lo vuole come souvenir.(..)
Ricordo improvvisamente i bambini ( i sei figli di Goebbels) . Non
c'è traccia di Frau Goebbels. Si è chiusa nella sua stanza. I bambini
sono ancora con lei? Una ragazza della cucina, o forse era una cameriera,
si era offerta di portare fuori i sei bambini con lei. I russi potrebbero
non far loro del male. Ma non so se Frau Goebbels abbia accettato questa
offerta ([12]).
Ci sediamo e aspettiamo la sera. Solo Schadle, il leader ferito del commando di scorta, si è sparato. All'improvviso si apre la porta della stanza occupata dalla famiglia Goebbels. Un'infermiera e un uomo in camice bianco trasportano una cassa enorme e pesante.
L'episodio è ricordato anche nell'intervista che Traudl rilasciò a Musmanno nel '48 (v. nota 18) :" due soldati portavano casse, alte circa 1 metro e mezzo. Potrebbero esserci dei libri dentro o degli strumenti del dottore. Ma l'immagine che mi si presentò immediatamente era che i bambini morti dovevano essere lì dentro. Perché non li avevo più visti, e se fossero partiti avrebbero dovuto attraversare la nostra stanza in cui guardavamo sempre per arrivare all'uscita, ma non li avevo visti lì". Quelle casse "erano lunghe un metro e mezzo e circa 1 m. in altezza". Traudl ha un brivido. forse di pietà, forse di orrore, come ricorda nell'autobiografia: "quindi il mio cuore spento può ancora sentire qualcosa, dopotutto, e c'è un enorme groppo in gola".
Il racconto di Traudl continua: "Krebs e Burgdorf si alzano, si lisciano
l'uniforme e danno la mano a tutti per salutarsi. Non stanno andando
via, si spareranno qui. Poi escono, separandosi da coloro che intendono
aspettare più a lungo.
Dobbiamo aspettare che cada
l'oscurità. Goebbels cammina irrequieto su e giù, fumando, come un
albergatore che aspetta discretamente e in silenzio che gli ultimi ospiti
escano dal bar. Ha smesso di lamentarsi e di inveire. Quindi è giunto
il momento. Tutti gli stringiamo la mano per salutarlo. Mi augura
buona fortuna, con un sorriso storto. "Puoi farcela," dice
dolcemente, in tono sincero. Ma scuoto la testa dubbiosa. Siamo
completamente circondati dal nemico e ci sono carri armati russi nella
Potsdamer Platz ...
Uno per uno lasciamo queste scene di
orrore.
Supero la porta di Hitler per l'ultima
volta. Il suo semplice cappotto grigio è appeso come al solito
all'attaccapanni di ferro, e sopra di esso vedo il suo grande berretto con
l'emblema nazionale dorato sopra e i suoi guanti di camoscio chiaro. Il
guinzaglio del cane penzola accanto a loro.
Sembra una forca.
Vorrei prendere i guanti come
ricordo, o almeno uno di loro. Ma la mia mano tesa cade di nuovo, non so
perché. Il mio cappotto di volpe argentata (regalo d’addio di Eva) è appeso nell'armadio della camera
di Eva. La sua fodera porta il monogramma dorato EB. Non ne ho bisogno adesso, non mi servono
altro che la pistola e il veleno.
Quindi andiamo nella grande cantina del
carbone della Cancelleria del Nuovo Reich.
Otto Günsche ci guida tra la
folla; le sue spalle larghe costringevano noi quattro donne (Frau
Christian, Fraulein Kruger ([13]),
Fraulein Manziarly e io) a passare attraverso i soldati che aspettavano qui
pronti a marciare (..).
Quindi aspettiamo nella nostra stanza del bunker per essere recuperati. Abbiamo tutti distrutto le nostre carte. Non porto con me soldi, provviste, vestiti, solo tante sigarette e qualche foto da cui non posso separarmi. Le altre donne fanno piccole borse. Anche loro cercheranno di trovare la via d'uscita attraverso questo inferno".
Ragazze della Legha delle Giovani con i feriti davanti all'hotel Adlon |
"Potrebbero essere circa le otto e mezzo di sera. Saremo il primo gruppo a lasciare il bunker.(..) Ci facciamo strada tra le tante persone in attesa e scendiamo per passaggi sotterranei. Ci arrampichiamo su scale semidistrutte, attraverso buchi nei muri e macerie, sempre più su e fuori. Finalmente la Wilhelmsplatz si estende più avanti, splendente al chiaro di luna. Il cavallo morto giace ancora lì sul selciato, ma ora solo i resti. Persone affamate
Questo era il tunnel della U-Bahn durante la battaglia: qui è passata Traudl |
Qui finisce il tunnel e inizia l'inferno.
Berlino fine aprile (da A. Bevor, Berlino 1945. La caduta) |
Per ore strisciamo attraverso cantine
cavernose, edifici in fiamme, strade strane e buie! Da qualche parte in
una cantina abbandonata ci riposiamo e dormiamo per un paio d'ore. Poi andiamo
avanti, finché i carri armati russi non ci sbarrano la strada. Nessuno di
noi ha un'arma pesante. Non portiamo altro che pistole. Così la notte
passa e al mattino è tranquillo. Gli spari sono cessati. Non abbiamo
ancora visto nessun soldato russo. Finalmente ci ritroviamo nella vecchia
birreria di un birrificio ora adibito a bunker. Questa è la nostra ultima
fermata. Ci sono carri armati russi qui fuori ed è pieno
giorno. Entriamo ancora nel bunker senza essere visti.
Sui muri di Berlino: Vittoria o Siberia |
Non voglio più andare avanti, ma Frau Christian e le altre due mi esortano a farlo; mi scuotono finché finalmente li seguo. Lasciamo lì i nostri elmetti d'acciaio e le pistole. Ci togliamo anche le giacche militari. Poi stringiamo la mano agli uomini e andiamo. Una compagnia di SS è in piedi accanto ai suoi veicoli nel cortile del birrificio, impassibile e immobile, in attesa dell'ordine per l'ultimo attacco. (E fanno impressione questi soldati ancora immobili e impassibili in attesa dell'ultimo ordine mentre tutto crolla!).
E poi l'epilogo.
"Sono rimasta sola a lungo, senza
speranza, finché alla fine sono finita
in una prigione russa. Quando la porta della cella si chiuse dietro
di me non avevo più nemmeno il mio veleno, era successo tutto così in fretta. Eppure
ero ancora viva.
Junge rimase libera fino all'arresto a Berlino il 9 luglio.
Guardiamo più in dettaglio cosa le successe dopo la fuga.
Da Berlino Junge riuscì a raggiungere fortunosamente
l’Elba cercando di arrivare alle linee alleate occidentali. Non riuscì però a
passare il fiume e così tornò a Berlino. Arrivandoci circa un mese dopo la
sua partenza, aveva sperato di prendere un treno per l’ ovest quando fosse
ripreso il traffico. Il 9 luglio, dopo aver vissuto lì per circa una settimana
sotto lo pseudonimo di Gerda Alt, fu arrestata da due membri civili
dell'amministrazione militare sovietica e tenuta a Berlino per interrogatori.
Junge fu detenuta in varie prigioni, interrogata spesso sul suo ruolo nell'entourage di Hitler e sugli eventi relativi al suicidio di Hitler (Stalin aveva la paranoia che H. fosse fuggito). Nel dicembre 1945 venne scarcerata, ma non poteva abbandonare il settore sovietico di Berlino. Alla vigilia di Capodanno del 1945 fu ricoverata in un ospedale del settore britannico per la difterite e vi rimase per due mesi. Mentre era lì, sua madre riuscì a fornirle i documenti necessari per consentirle di trasferirsi dal settore britannico di Berlino alla Baviera. Il 2 febbraio 1946 poté così lasciare la zona sovietica, arrivando in Baviera occupata dagli americani. Dopo i russi, toccò agli americani: Junge fu trattenuta per un breve periodo durante la prima metà del 1946, e interrogata sulla sua permanenza nel Führerbunker.
Il Führerbunker dopo la sua distruzione . E' possibile che le due donne ( o almeno una) siano le segretarie |
https://archive.org/stream/bub_gb_SpMVUEXINRQC/bub_gb_SpMVUEXINRQC_djvu.txt)
Nel primo
interrogatorio Junge parlò delle abitudini personali di Hitler. Raccontò il
ritiro di Hitler dopo la sconfitta militare tedesca a Stalingrado all'inizio
del 1943, la sua insistenza sul fatto
che le armi miracolose della Germania avrebbero posto fine ai bombardamenti
alleati delle città tedesche e la sua convinzione che la Provvidenza lo avesse
protetto nell’attentato del 20 luglio
1944. Junge ricordava che Hitler aveva
detto che se Claus von Stauffenberg, il
capo della cospirazione, gli avesse sparato faccia a faccia invece di usare una bomba, sarebbe almeno degno di rispetto".
In questo interrogatorio confermò anche la morte del segretario del partito nazista
Martin Bormann nei combattimenti a Berlino.
"Il secondo interrogatorio fornisce nuovi dettagli sul tentativo di fuga di Junge da Berlino dopo la morte di Hitler, il suo arresto da parte dei sovietici il 3 giugno 1945 e i loro ripetuti interrogatori sul suicidio di Hitler. I sovietici erano anche interessati a qualsiasi connessione che Junge potrebbe avere con reti naziste esistenti; speravano di usarla per scoprirle. Dall’interrogatorio emerge un particolare interessante: nel settembre del 1945 un funzionario sovietico senza nome offrì a Junge la sua protezione personale, incluso un appartamento, cibo e i soldi. In cambio, Junge doveva cooperare con le forze sovietiche e non dire a nessuno del suo lavoro precedente o attuale. Non avrebbe potuto lasciare il settore sovietico". Questo funzionario sovietico ”senza nome” sarà probabilmente l’autore dell’’'altruista gentilezza umana di un uomo” che la “preservò dal trasporto in Oriente”?
Poi
però Junge si ammalò di difterite, le fu quindi permesso di essere ricoverata
in ospedale nel settore inglese. Dopo di allora, ha detto, "i russi
non hanno più preso interesse per la mia persona”.
Con
l'anello delle truppe russe che si chiudeva intorno al suo bunker di Berlino,
Hitler non avrebbe permesso ai sovietici di prenderlo vivo. (..) "Hitler
era preoccupato (uneasy )",
ricorda Junge, "e se ne andava da un locale all'altro. Disse che
avrebbe aspettato che i corrieri fossero arrivati alle loro destinazioni con
i testamenti e poi si sarebbe suicidato”
([16]).
Le
altre domande riguardavano la sorte di alti ufficiali tedeschi, sorte che Junge
non conosceva.
Musmanno intervista Traudl (a sin. l'interprete Elisabeth Billig) (da https://newsinteractive.post-gazette.com/thedigs /2013/10/11/feb-3-1958-michael-a-musmanno-shouts- i-will/musmanno-quizzes-hitler-secretary- traudl-junge-photo-credit-unknown/ |
Junge morì a Monaco, all'età di 81 anni, nel 2002.
La sua autobiografia, To The Last Hour: Hitler's Last Secretary è stata pubblicata postuma ([19])
FINALE
Cosa
dire della straordinaria esperienza e testimonianza di queste donne che furono
così vicine a Hitler?
Nel ritratto che fanno Hitler appare “senza l’aura del mito ma anche senza la fama di mostro”, ridotto ad anziano uomo di potere, legato alle sue ossessioni, forse per la prima volta accessibile, ma totalmente lontano dalla realtà esterna .
“E 'stato un periodo terribile. Non riesco davvero a
ricordare i miei sentimenti. Eravamo tutti in uno stato di shock, come macchine”.
Personalmente penso che non sia facile ( e forse
neppure corretto) formulare un giudizio su queste allora giovani donne (Traudl
aveva 25 anni nel ’45), da parte di chi, come noi, è nato dopo, non ha vissuto tutta la
sua giovinezza sotto una ideologia che avvelenava e permeava totalmente gli animi e, al
contrario di loro, ha potuto conoscere ciò che allora era forse difficile conoscere.
poster del 1940 “La gioventù serve il Führer . Tutti i bambini di 10 anni nella Gioventù hitleriana". L'appartenenza alla Gioventù hitlerianaera obbligatoria dal 1936. |
E noi?
La domanda non è se sia stato davvero possibile
che non abbiano fatto altro che “battere
a macchina”, fare insomma il proprio lavoro come la maggior parte dei tedeschi,
senza vedere.
La domanda è un’altra.
E sta in
un’altra frase di un’altra donna, la segretaria di Goebbels, Brunilde Pomsel: «Quelli
che oggi dicono che si sarebbero rivoltati contro i nazisti – credo che parlino
sinceramente- ma credetemi, la maggior parte di loro non lo avrebbe fatto»
([23]).
Noi, allora, in quelle condizioni, cosa avremmo fatto? E ne
siamo proprio sicuri? (24)
Proprietà letteraria riservata
Riproduzione vietata
(in costruzione)
A guerra finita alla ricerca di souvenir davanti all'uscita del bunker |
[1] ) Ricordiamo la 11. SS Freiwilligen-Panzergrenadier-Division "Nordland", la 23. SS-Freiwilligen-Panzergrenadier-Division "Nederland", la 33. Waffen-Grenadier-Division der SS "Charlemagne". I pochi che riuscirono a sopravvivere alla guerra ( e ad alcune fucilazioni sommarie. v. https://it.wikipedia.org/wiki/Philippe_Leclerc_de_Hauteclocque) furono in genere consegnati alle nazioni di provenienza e condannati (quando gli andò bene) a lunghe pene detentive
Maggio '45 -centro di Berlino: l'ultimo Sd.Kfz 250 della div. Nortland. Il caduto dovrebbe essere Ragnar Johansson |
[2] ) Quando non diversamente segnalato le parti in corsivo sono prese dalla sua autobiografia ( brani presenti qui https://spartacus-educational.com/Christa_Schroeder.htm)
[4] ) Così
leggiamo in http://arlindo-correia.com/120710.html#Statements) che
cita come fonte la biografia di Christa
[5] ) Quando non diversamente segnato le parti in corsivo sono prese dalla sua autobiografia ( brani presenti qui https://spartacus-educational.com/Traudl_Junge.htm) . Il libro fu pubblicato nei primi anni '2000 in collaborazione con Melissa Mullere
[6] ) Attivista antinazista tedesca membro della “Rosa Bianca” condannata a morte nel ’43 assieme al fratello (v. https://it.wikipedia.org/wiki/Sophie_Scholl)
[7] ) citazione da D. Irving, Hitler’s war, p. 777, Focal Point ed. Circa la conoscenza che H. poteva avere dei risultati dei bombardamenti alleati sulle città tedesche è interessante quanto riferisce A.Speer, Memorie del terzo Reich, Mondadori, 2018, p 345 quando ricorda il furioso intervento di Goring contro il Gauleiter di Colonia "colpevole" di aver comunicato a H. i drammatici risultati del bombardamento: "Le ripeto, con la mia autorità di masresciallo del Reich, che le cifre da lei fornite sono nè più nè meno che esagerate. Come le salta in mente di comunicare al Fuhrer fantasticherie del genere?" Purtroppo non si trattava di fantasticherie. E se consideriamo che questa "censura" (da parte dei vertici politici) delle notizie militari da comunicare a H. non era certo rara, e che pochi avevano il coraggio di Speer, si comprende come la consapevolezza della situazione che poteva avere H. fosse tutt'altro che adeguta.
[8] ) L’ Obersturmbannführer Heinz Linge era il “cameriere” personale di H. Dopo l'abbandono del Führerbunker, fu fatto prigioniero dai sovietici, portato alla Lubjanka e interrogato dai servizi segreti dell’ NKVD, circa la sorte di Hitler: i sovietici non credevano infatti al suicidio e ritenevano fosse fuggito. Nel 1946 fu condotto per breve tempo a Berlino e indicò il punto preciso nei giardini della Cancelleria in cui, un anno prima, erano stati sepolti i resti. (I sovietici, dal maggio 1945, avevano riesumato, in quell'area devastata, numerosi corpi, di conseguenza non erano sicuri che i resti ritrovati fossero effettivamente quelli di Hitler ed Eva Braun). Processato nel 1950 da un tribunale sovietico, fu condannato a 25 anni di lavori forzati. Nel 1955, con altri prigionieri di guerra superstiti, fu liberato in seguito alla storica visita di Adenauer a Mosca. Morì ad Amburgo nel 1980.( https://it.wikipedia.org/wiki/Heinz_Linge)
I feriti dell'Adlon |
https://en.wikipedia.org/wiki/Margot_W%C3%B6lk
In tre scatti famosi la disperazione di un giovanissimo soldato dopo la resa |
Leonello Oliveri
Riproduzione vietata
Soldati americani che cercano souvenir all'interno del bunker |
(a quanto si legge molto visitato)
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