mercoledì 10 aprile 2019

Ventimiglia, 20 giugno ’40: la tragedia del treno armato TA 120/2



Leonello Oliveri

Nel corso del I conflitto mondiale la Regia Marina, per la difesa dei porti 
e delle linee ferroviarie del litorale Adriatico dalle incursioni della flotta austriaca, utilizzò una serie di treni armati con pezzi navali di medio e piccolo calibro. Durante la guerra essi dimostrarono la loro utilità, sia disturbando e contribuendo a tenere lontane col loro tiro unità navali nemiche, sia collaborando anche con i loro pezzi a bombardamenti sul terreno.
Sulla scorta di questi risultati, i Treni Armati furono approntati anche in occasione della II Guerra mondiale.


Vennero così formati alcuni convogli con le seguenti caratteristiche:

Gruppo con base logistica a La Spezia e Comando operativo a Genova
T.A. 120/1/S – 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Vado Ligure – Savona
T.A. 120/2/S – 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Albenga – Savona
T.A. 120/3/S – 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Albisola – Savona
T.A. 120/4/S – 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Cogoleto – Genova
T.A. 120/5/S – 4-120/40 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Sampierdarena – Genova, con compiti antiaerei.
Gruppo con base logistica a Taranto e Comando operativo a Palermo
T.A. 152/1/T – 4-120/40, 2-76/40 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Termini Imerese – Palermo
T.A. 152/2/T – 4-152/40, 2-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm a Carini-Palermo
T.A. 152/3/T – 4-152/40, 2-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm a Crotone-Catanzaro
T.A. 152/4/T – 4-152/40, 2-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 a Porto Empedocle-Agrigento
T.A. 102/1/T – 6-102/35, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm Breda Mod. 31 a Siracusa, in funzione contraerea.
T.A. 76/1/T - 4-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm Breda Mod. 31 a Porto Empedocle, in funzione contraerea

In realtà quella che poteva sembrare una soluzione comoda per offrire una difesa  nei confronti di incursioni navali era più apparente che reale.
Infatti i loro limiti erano notevoli. Innanzitutto il calibro dei cannoni, in genere 120 mm.  (e di conseguenza la gittata) era inferiore a quello, per es. dei cannoni di un incrociatore nemico, che poteva quindi agire indisturbato. Secondariamente essi sparavano da una ferrovia, ovvero da una posizione nota (bastava una cartina del Touring -anzi, Consociazione turistica- per conoscerne la posizione), resa anche evidente dal fatto che, per es. in Liguria, la ferrovia correva praticamente in riva al mare. Inoltre la loro posizione bassa sul mare rendeva difficili le operazioni di telemetria del bersaglio.
Infine la messa in batteria era tutt’altro che veloce: i carri dovevano essere stabilizzati mediante  martinetti spinti in fuori sulla massicciata e livellati su blocchetti di legno, le torrette dovevano essere brandeggiate verso l’esterno per effettuare le operazioni di puntamento e sparo: il che si traduceva poi in tempi lunghi  per mettersi al riparo se inquadrati dal fuoco avversario. Effettuato il tiro, bisognava infatti ripetere le operazioni in ordine inverso; ritirare i martinetti, brandeggiare i cannoni ,  ripristinare le posizioni degli scudi protettivi. Tutte manovre  che condizionavano i tempi di rientro in galleria
I loro limiti emersero chiaramente (e drammaticamente) in occasione delle prime missioni di fuoco cui furono utilizzati in Liguria alla scoppio della guerra.
Proprio in Liguria, infatti, a causa della sua vicinanza alla Francia, furono stanziati 5 treni armati, collocati a Albenga, Vado, Albisola, Cogoleto, Sampierdarena.
Il 14 giugno 1940 il T.A. 120/3/S di Albisola,  tirò 93 granate da 120 mm contro una formazione navale francese formata da tre incrociatori e quattro cacciatorpediniere che, salpata da Tolone e divisa in due squadre, bombardò i depositi di combustibile di Vado Ligure e l’Ansaldo di Genova: il treno sparò molto, ma senza alcun risultato.
Drammatica fu invece l’azione  cui fu impegnato, il 20 giugno del ’40, il Treno Armato 120/2/S di “stanza” ad Albenga.
Dove fu posizionato il treno
Con un equipaggio (appartenente alla Marina) di 3 Ufficiali, 5 sottufficiali e 88  fra sottocapi e comuni, quel giorno ricevette dal Comando del XV Corpo d'Armata (generale Gambara: in seguito dirigera' le operazioni in Grecia e poi avra' le critiche di Rommel in Africa) l'ordine di andare a Ventimiglia allo scopo di aiutare l’attacco italiano  alla “Maginot” alpina neutralizzando le batterie francesi da 155 mm. di Cap Martin. E qui abbiamo il primo dato: cannoni italiani da 120 su carri blindati  contro cannoni francesi da 155 in torrette corazzate…
Alle 940 il treno, al comando del tenente di vascello Giovanni Ingrao, prende posizione sul tratto di binario posto fra le due gallerie della Mortola .
Alle 951 il treno armato apre il fuoco: in mezzora 252 granate sino tirate su Cap Martin e in particolare sul forte San Luigi.
Immediata la reazione francese con le batterie di Cap Martin e Monte Agel. Alle 1020 il treno è danneggiato dall'esplosione di quattro granate.
A questo punto il comandante capisce che il treno è stato inquadrato e saggiamente ordina di
Il gen. Gambara
agganciare le locomotive e riparare il treno in galleria: restare allo scoperto sotto il fuoco avrebbe comportato la distruzione del treno. Ma alle 1300 il Comando del Corpo d’Armata -evidentemente dotato della "flessibilita' di un obelisco"- invia, dalle lontane retrovie, “l'ordine perentorio  quanto assurdo del generale Gambara( D. Gariglio, Popolo italiano corri alle  armi, p. 133)   di continuare l’azione “a qualunque costo”(1).
A questo punto il comandante Ingrao “pur consapevole dell' enorme rischio,  fu costretto a eseguire l'ordine" (D. Gariglio, cit., p. 133) e fece uscire il treno.  Il comandante cerca almeno di limitarne i danni: “Fa togliere la locomotiva di testa e la fa ricoverare in un'altra galleria per evitare che all'uscita il treno venga immediatamente avvistato e colpito, o più probabilmente per guadagnare qualche minuto nelle operazioni di postazione dei carri-pezzo”( F. Rebagliati, I treni  armati della Regia Marina in Liguria, p.101)

Alle 1355 la “sezione operativa “ del treno esce dalla galleria Hambury (sotto l'omonimo famoso giardino)  e prima ancora di tirare un colpo viene immediatamente colpita da una salva francese che danneggia i pezzi, uno dei quali, il n. 4, brandeggiato verso monte, si incastra tra le asperità del muro. A questo punto  " la locomotiva e il carro Santabarbara si trovano appena fuori l’imbocco della gal­leria Hambury e a seguire, lungo linea i carri-pezzo e il carro-comando, posizio­nati in curva. Per evitare il possibile scoppio della Santabarbara Ingrao decide lo sganciamento, operazione che viene compiuta sotto il fuoco nemico” (F. Rebagliati,  cit.). Sotto il bombardamento nemico viene operato il recupero dei vagoni danneggiati. Le perdite sono, come previsto, ingenti: il comandante stesso e 8 marinai perdono la vita, 14 sono feriti.
Cartolina commemorativa della Medaglia d'oro al com.te
Ingrao, raffigurato mentre si sforza di spostare il treno

 Il convoglio è fortemente danneggiato: “fuori uso tre pezzi su quattro, il carro comando, gli impianti D.T. telefonici, fonici ecc. ma viene recu­perato grazie anche al comandante in 2a Osvaldo Magagnini che coadiuvato dal personale riesce a portare a termine quanto tentato dal Comandante. Per disincastrare il pezzo 4 si impiega un' ora e mezza sempre sotto il tiro dei francesi”.( F. Rebagliati, cit.) .
Da dove provenivano le granate che distrussero il treno armato? “Il  brillante successo dell' artiglieria francese fu realizzato dalle due sofisticate torrette girevoli a scomparsa dei blocchi n. 5 e 6 della grossa opera Maginot del mont Agel, armate ognuna con una
coppia di cannoni a tiro rapido da 75 mod. 33”( D. Gariglio, cit. p. 133). (2)
Le posizioni del treno, di m. Agel e di Cap Martin

Alle 230 del giorno successivo il Treno Armato TA 120/2/S (o meglio, i suoi resti) rientra, con le lamiere contorte e il suo carico di dolore, nella stazione di Albenga. mentre i feriti erano stati evacuati a Ventimiglia sul treno ospedale. Per il TA120/2/S la guerra è finita.

Più tardi arriveranno, come anche  ai coraggiosi  artiglieri dello Chaberton, vittime il 21 giugno della stessa imprevidenza,  le medaglie: al Tenente di vascello Ingrao viene concessa la medaglia d’oro alla memoria, mentre al resto dell’equipaggio andarono 13 medaglie d’argento, 22 di bronzo e 55 croci di guerra. Tante medaglie, ma che non bastano a coprire le responsabilità di ordini assurdi che, da sicure retrovie, mandarono uomini coraggiosi allo sbaraglio,  e  le responsabilità delle alte sfere dello Stato Maggiore  che non seppero opporsi – neppure con le dimissioni- ad una guerra che sapevano non poter essere né combattuta né tanto meno vinta. Sapevano ( e/o non potevano non sapere) quali fossero le condizioni delle nostre Forze Armate ma, incollati alle loro poltrone, tacquero . Tutti “tenevano famiglia”...(3)
Leonello Oliveri
Propr. lett. riservata
Riprod. vietata
Una delle torrette che tirarono contro il Treno Armato:
corazze contro lamiere..


  
Per saperne di più: bibliografia

Franco RebagliatiI treni armati della R. Marina in Liguria (1940-1945)Alzani editore, Pinerolo 2004.

Dario Gariglio, Popolo italiano! Corri alle armi. 10-25 giugno 1940. L'attacco alla Francia, Blu Edizioni,  2013




Lo sgombero dei feriti (da  Genio Ferrovieri)
Uno dei caduti del treno armato
(ricordo datomi da parente)


Leonello Oliveri
Propr. lett. riservata

Riprod. vietata


1) Circa il generale Gambara v. la biografia  in https://it.wikipedia.org/wiki/Gastone_Gambara .
2) Nel sito http://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/mezzi/mezzi-storici/Pagine/TreniArmati.aspx , Treni armati della Marina, Almanacco storico navale, abbiamo letto che il treno sarebbe stato ”colpito  dagli obici di una batteria ippotrainata francese”.
3) Lo stesso Ciano annota nei suo diario:  "Starace – di ritorno dal fronte – dice che l'attacco sulle Alpi ha documentato la totale impreparazione dell'esercito: assoluta mancanza di mezzi offensivi, insufficienza completa nei comandi. Si sono mandati gli uomini incontro ad una inutile morte, due giorni prima dell'armistizio, con gli stessi sistemi di venti anni or sono. Se la guerra in Libia ed in Etiopia sarà condotta in egual maniera l'avvenire ci riserba molte amarezze". Ma anche lui prima di reagire aspetterà fino al 25 luglio del '43!