Leonello Oliveri
Nel
corso del I conflitto mondiale la Regia Marina, per la difesa dei porti
e delle
linee ferroviarie del litorale Adriatico dalle incursioni della flotta
austriaca, utilizzò una serie di treni armati con pezzi navali di medio e
piccolo calibro. Durante la guerra essi dimostrarono la loro utilità, sia
disturbando e contribuendo a tenere lontane col loro tiro unità navali nemiche, sia collaborando anche con i loro pezzi a bombardamenti sul terreno.
Sulla
scorta di questi risultati, i Treni Armati furono approntati anche in occasione
della II Guerra mondiale.
Vennero
così formati alcuni convogli con le seguenti caratteristiche:
Gruppo
con base logistica a La Spezia e Comando operativo a Genova
T.A. 120/1/S
– 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Vado Ligure –
Savona
T.A. 120/2/S
– 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Albenga – Savona
T.A. 120/3/S
– 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Albisola – Savona
T.A. 120/4/S
– 4-120/45 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Cogoleto – Genova
T.A. 120/5/S
– 4-120/40 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Sampierdarena –
Genova, con compiti antiaerei.
Gruppo
con base logistica a Taranto e Comando operativo a Palermo
T.A. 152/1/T
– 4-120/40, 2-76/40 e 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm. Breda Mod. 31 a Termini
Imerese – Palermo
T.A. 152/2/T
– 4-152/40, 2-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm a Carini-Palermo
T.A. 152/3/T
– 4-152/40, 2-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm a Crotone-Catanzaro
T.A. 152/4/T
– 4-152/40, 2-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 a Porto Empedocle-Agrigento
T.A. 102/1/T
– 6-102/35, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm Breda Mod. 31 a Siracusa, in funzione
contraerea.
T.A. 76/1/T
- 4-76/40, 2 mitragliatrici cal. 13,2 mm Breda Mod. 31 a Porto Empedocle, in
funzione contraerea
In realtà quella che poteva sembrare una
soluzione comoda per offrire una difesa
nei confronti di incursioni navali era più apparente che reale.
Infatti i loro limiti erano notevoli.
Innanzitutto il calibro dei cannoni, in genere 120 mm. (e di conseguenza la gittata) era inferiore a
quello, per es. dei cannoni di un incrociatore nemico, che poteva quindi agire
indisturbato. Secondariamente essi sparavano da una ferrovia, ovvero da una
posizione nota (bastava una cartina del Touring -anzi, Consociazione turistica-
per conoscerne la posizione), resa anche evidente dal fatto che, per es. in
Liguria, la ferrovia correva praticamente in riva al mare. Inoltre la loro
posizione bassa sul mare rendeva difficili le operazioni di telemetria del
bersaglio.
Infine la messa in batteria era tutt’altro
che veloce: i carri dovevano essere stabilizzati mediante martinetti spinti in fuori sulla massicciata
e livellati su blocchetti di legno, le torrette dovevano essere brandeggiate verso
l’esterno per effettuare le
operazioni di puntamento e sparo: il che si traduceva poi in tempi lunghi per mettersi al riparo se inquadrati dal
fuoco avversario. Effettuato il tiro, bisognava infatti ripetere le operazioni in ordine inverso; ritirare i martinetti, brandeggiare i
cannoni , ripristinare le posizioni
degli scudi protettivi. Tutte manovre che condizionavano i tempi di rientro in
galleria
I loro limiti emersero chiaramente (e
drammaticamente) in occasione delle prime missioni di fuoco cui furono
utilizzati in Liguria alla scoppio della guerra.
Proprio in Liguria, infatti, a causa della
sua vicinanza alla Francia, furono stanziati 5 treni armati, collocati a
Albenga, Vado, Albisola, Cogoleto, Sampierdarena.
Il 14 giugno 1940 il T.A. 120/3/S di
Albisola, tirò 93 granate da 120 mm
contro una formazione navale francese formata da tre incrociatori e quattro
cacciatorpediniere che, salpata da Tolone e divisa in due squadre, bombardò i
depositi di combustibile di Vado Ligure e l’Ansaldo di Genova: il treno sparò
molto, ma senza alcun risultato.
Drammatica fu invece l’azione cui fu impegnato, il 20 giugno del ’40, il
Treno Armato 120/2/S di “stanza” ad Albenga.
Dove fu posizionato il treno |
Con un equipaggio (appartenente alla
Marina) di 3 Ufficiali, 5 sottufficiali e 88
fra sottocapi e comuni, quel giorno ricevette dal Comando del
XV Corpo d'Armata (generale
Gambara: in seguito dirigera' le operazioni in Grecia e poi avra' le critiche di Rommel in Africa) l'ordine di andare a Ventimiglia
allo scopo di aiutare l’attacco italiano
alla “Maginot” alpina neutralizzando le batterie francesi da 155 mm. di
Cap Martin. E qui abbiamo il primo dato: cannoni italiani da 120 su carri
blindati contro cannoni francesi da 155
in torrette corazzate…
Alle 940
il treno, al comando del tenente di vascello Giovanni Ingrao, prende posizione
sul tratto di binario posto fra le due gallerie della Mortola .
Alle 951
il treno armato apre il fuoco: in mezzora 252 granate sino tirate su Cap Martin
e in particolare sul forte San Luigi.
Immediata
la reazione francese con le batterie di Cap Martin e Monte Agel. Alle 1020 il
treno è danneggiato dall'esplosione di quattro granate.
A questo punto il comandante capisce che il treno
è stato inquadrato e saggiamente ordina di
agganciare le locomotive e riparare
il treno in galleria: restare allo scoperto sotto il fuoco avrebbe comportato
la distruzione del treno. Ma alle 1300 il Comando del Corpo d’Armata -evidentemente dotato della "flessibilita' di un obelisco"- invia,
dalle lontane retrovie, “l'ordine perentorio
quanto assurdo del generale Gambara” ( D. Gariglio, Popolo italiano corri
alle armi, p. 133) di continuare l’azione “a qualunque costo”(1).
Il gen. Gambara |
A questo punto il comandante Ingrao “pur consapevole dell' enorme rischio, fu costretto a eseguire l'ordine" (D. Gariglio, cit., p. 133) e fece uscire il treno. Il comandante cerca almeno di limitarne i danni: “Fa togliere la locomotiva
di testa e la fa ricoverare in un'altra galleria per evitare che all'uscita il
treno venga immediatamente avvistato e colpito, o più probabilmente per
guadagnare qualche minuto nelle operazioni di postazione dei carri-pezzo”( F.
Rebagliati, I treni armati della
Regia Marina in Liguria, p.101)
Cartolina commemorativa della Medaglia d'oro al com.te Ingrao, raffigurato mentre si sforza di spostare il treno |
Il convoglio è fortemente danneggiato: “fuori uso tre pezzi su quattro, il carro comando, gli impianti D.T. telefonici, fonici ecc. ma viene recuperato grazie anche al comandante in 2a Osvaldo Magagnini che coadiuvato dal personale riesce a portare a termine quanto tentato dal Comandante. Per disincastrare il pezzo 4 si impiega un' ora e mezza sempre sotto il tiro dei francesi”.( F. Rebagliati, cit.) .
Da
dove provenivano le granate che distrussero
il treno armato? “Il brillante successo dell' artiglieria
francese fu realizzato dalle due sofisticate torrette girevoli a scomparsa dei
blocchi n. 5 e 6 della grossa opera Maginot del mont Agel, armate ognuna
con una
coppia di cannoni a tiro rapido da 75 mod. 33”( D. Gariglio, cit. p. 133). (2)
Alle
230 del giorno successivo il Treno Armato TA 120/2/S (o meglio, i suoi resti)
rientra, con le lamiere contorte e il suo carico di dolore, nella stazione di
Albenga. mentre i feriti erano stati evacuati a Ventimiglia sul treno ospedale. Per il
TA120/2/S la guerra è finita.
Più tardi
arriveranno, come anche ai coraggiosi
artiglieri dello Chaberton, vittime il 21 giugno della stessa imprevidenza, le medaglie: al Tenente di vascello Ingrao viene concessa la medaglia d’oro
alla memoria, mentre al resto dell’equipaggio andarono 13 medaglie d’argento,
22 di bronzo e 55 croci di guerra.
Tante medaglie, ma che non bastano a coprire le responsabilità di ordini
assurdi che, da sicure retrovie, mandarono uomini coraggiosi allo
sbaraglio, e le responsabilità delle alte sfere dello
Stato Maggiore che non seppero opporsi –
neppure con le dimissioni- ad una guerra che sapevano non poter essere né
combattuta né tanto meno vinta. Sapevano ( e/o non potevano non sapere) quali fossero le condizioni delle
nostre Forze Armate ma, incollati alle loro poltrone, tacquero . Tutti “tenevano
famiglia”...(3)
Leonello Oliveri
Propr. lett. riservata
Riprod. vietata
Per saperne di più: bibliografia
Franco Rebagliati, I treni armati della R. Marina in Liguria (1940-1945): Alzani editore, Pinerolo 2004.
Dario Gariglio, Popolo italiano! Corri alle armi. 10-25 giugno
1940. L'attacco alla Francia, Blu Edizioni, 2013
Lo sgombero dei feriti (da Genio Ferrovieri)
Propr. lett. riservata
Riprod. vietata
1) Circa il generale Gambara v. la biografia in https://it.wikipedia.org/wiki/Gastone_Gambara .
2) Nel sito http://www.marina.difesa.it/noi-siamo-la-marina/mezzi/mezzi-storici/Pagine/TreniArmati.aspx
, Treni armati della Marina, Almanacco
storico navale, abbiamo letto che il treno sarebbe stato ”colpito dagli obici di una batteria ippotrainata francese”.
3) Lo stesso Ciano annota nei suo diario: "Starace – di ritorno dal fronte – dice che l'attacco sulle Alpi ha documentato la totale impreparazione dell'esercito: assoluta mancanza di mezzi offensivi, insufficienza completa nei comandi. Si sono mandati gli uomini incontro ad una inutile morte, due giorni prima dell'armistizio, con gli stessi sistemi di venti anni or sono. Se la guerra in Libia ed in Etiopia sarà condotta in egual maniera l'avvenire ci riserba molte amarezze". Ma anche lui prima di reagire aspetterà fino al 25 luglio del '43!