e la disperata resistenza delle truppe tedesche, ma non solo, fra le rovine di Berlino: la “battaglia di Berlino”, quindi.
Siamo
nel dicembre del ’44, a Bunkas, in
Curlandia (ora Lettonia)
Il bunker era stata addobbato, come potevamo, la vigilia di Natale. C'era un albero di Natale, ramoscelli di abete fresco e piccoli oggetti che avevamo ricevuto nei recenti pacchi postali”: così, bruscamente, con una scena di pace, incomincia la narrazione dell’inferno di Jerka. Ma uno squillo del telefono lo strappa dal dolce tepore del bunker. Era l’ordine di uscire per riconoscere, nella notte, i bersagli da assegnare al mortaio l’indomani.
Jerka
aveva alle spalle 3 anni di guerra e 2
di ritirata quasi continua," l'ultima energia fisica e mentale era quasi
prosciugata ma la nostra fede nella vittoria finale del potere superiore delle
nostre armi era ferma”.
I
russi erano lì davanti, a 50 metri; qualcuno suonava un’armonia a bocca. Dalla
trincea russa una voce improvvisa: “Compagno, perché sei così malinconico?
Le parole arrivarono lentamente, in un tedesco tremendamente stentato, ma in
un tono colloquiale”. Dalla trincea tedesca il mitragliere risponde: “Se
vieni qui e suoni l'armonica a bocca per noi, non spareremo”. Il soldato
russo accetta, si avvicina suonando una musica cosacca. Un mitragliere tedesco
si alza e cerca di ballare: in entrambi i casi era le conseguenza della vodka e
della Kümmelschnapps distribuite in abbondanza da entrambe le parti per il
Capodanno. Arriva il comandante della compagnia, scuote la testa incredulo: “queste
cose non dovrebbero succedere fra bolscevichi e Waffen SS”, e si rituffa
nel bunker. Sembra quasi ad assistere alla famosa scena di Natale del film Joyeux
noël.
Nella
terra di nessuno continua il dialogo tra il bolscevico e le Waffen SS, che
mostrano il contenuto dei pacchi natalizi ricevuti. Stupore davanti a… un paio
di pantofole ricevute da un mitragliere: “Cosa sono?”. Non c'è odio, e il nostro autore
non può trattenersi da una considerazione ideologica: “Non avevano mai visto
un paio di pantofole". Poveri diavoli! Loro non hanno né i soldi, né la
possibilità, di mettere un paio di pantofole nel "paradiso" sovietico di
lavoratori e agricoltori”. Il dialogo prosegue, e i russi diventano ironici:” Hanno chiesto gli indirizzi delle ragazze a Berlino, che hanno detto che
le avrebbero fatto presto visita, e ci hanno promesso un'esistenza abbastanza
accettabile in Siberia”. E come saluto finale: "Hitler presto kaput!""
Per una decina di giorni la Compagnia vive un periodo di tranquillità a Priekule, una 40ina
“Per dieci giorni e dieci notti questo massacro a Priekule andò avanti, un mortaio fu colpito in pieno. Poi iniziò l’assalto della fanteria: “Ondate dopo ondate di assalitori si riversarono, ma furono tutti schiacciati. La nostra linea ha tenuto! Nei giorni scorsi avevamo osservato come i commissari politici seguivano gli assalti della fanteria. Dopo diversi giorni di vani attacchi, e con pesanti perdite, i russi furono presi dal panico mentre arrivavano nel terreno aperto. Non appena hanno mostrato segni di panico o fuga, i commissari spararono alle proprie truppe, senza pietà”.
Esfiltrazione a Stettino: inizia l’anabasi verso Berlino.
Verso il 20 gennaio la Divisione fu tirata fuori dall'inferno di Priekule. L’ex comandante della divisione "Wiking", SS-Obergruppenführer Steiner, a quel tempo comandante del III SS Panzerkorps , riuscì a ricevere l’ordine di abbandonare il "balcone sul Baltico”, che diverrà la tomba delle altre truppe inchiodate lì dagli ordini di Hitler, divisioni che resistettero fino a maggio: la Nordland fu così traghettata oltre il Baltico, a Stettino, in Pomerania. Gli uomini della Nordland tirano un sospiro di sollievo: finalmente erano ritornati in Germania.
Ma
li aspettava la prova più dura, una spaventosa ritirata verso Berlino, fino alla distruzione all’interno della
capitale del Reich.
Sono in Pomerania, nel cuore della bella, antica cultura contadina di questo angolo di Germania, ordinato e pulito. Lì possono godere di due meravigliose settimane serene, accolti con braccia aperte dagli abitanti locali: “Abbiamo rispettato il loro modo tranquillo e forte di percorrere il proprio cammino attraverso la vita. Il loro mondo di idee che ha le sue radici in un tempo immemorabile, che ha trovato espressione in ricami, tessuti, mobili e utensili per la casa in stile nordico e bellezza della forma”.
Ma
nella seconda settimana di Febbraio i Russi arrivano anche lì, con i nuovi
carri armati Stalin.
Le
truppe tedesche subiscono perdite spaventose, le divisioni sono diventate
reggimenti, i reggimenti battaglioni, i battaglioni compagnie, le compagnie
plotoni di una decina di uomini.
Erich con 7 uomini e 2 Mg: sono davanti a tutti, a difendere da soli un tratto di linea :
Il
duello col cecchino russo
Un
cecchino russo si stava avvicinando sul rovescio della posizione tedesca: “ Ha
puntato contro di me una raffica del suo mitra. Il piombo fischiò intorno alle
mie orecchie. Il duello era iniziato! La distanza era appena venti metri. Ho
preso un fucile d'assalto e l'ho aspettato. Ci siamo alternati sparandoci a
vicenda - testa su, testa giù, su, giù. Finalmente il russo ha fatto un errore.
O perché era troppo pigro o per sparare di più in fretta, lasciò che la sua arma
rimanesse allo scoperto visibile a me,
mentre si abbassava giù per aspettare il mio prossimo scatto. Ho premuto il
grilletto e poi sono rimasto col dito sul grilletto. Là! La sua testa era di
nuovo alzata dietro la sua arma, e prima che potesse reagire aveva un buco in mezzo
agli occhi”.
Ma
anche i compagni di Erich cadono uno dopo l’altro: "Testa giù!"
Ho urlato al mio compagno. Troppo tardi! Gebauer sobbalzò all'improvviso
all'indietro e sprofondò di lato. L'ho girato verso di me. Lui è stato colpito
sotto l'occhio sinistro, il proiettile gli è passato attraverso il collo.
È
stato ancora vivo, sangue che cola dalla guancia e dal collo. mi ha
abbracciato, i suoi occhi sbiaditi mi guardano disperati. Pregò: "Scrivi
a mia madre…” Il suo abbraccio si allentò, le braccia si abbassarono mentre
sussurrava“Solo poche righe…” E poi ero solo, così solo e miseramente
piccolo nella mia tana.”
I
russi si avvicinano, Erich balza fuori dal suo buco, una corsa disperata fra il
fischiare dei proiettili fino al tuffo finale in una trincea tedesca. Dei
sette, era l’unico sopravvissuto.
I Russi sul terreno, Russi e Americani in cielo: “venivano
tuffandosi dal cielo, e con le loro mitragliatrici solcavano le strade. Questi
attacchi non erano solo contro di noi soldati, ma anche contro i contadini nei
campi, le loro mogli e figlie, e contro i bambini piccoli che vanno a scuola.
Questo ci ha fatto infuriare.”
Mitragliamenti dal cielo: era l’inizio del dramma che accompagnerà le colonne dei profughi
Nel fosso, una
giovane donna sedeva con un fagotto insanguinato tra le braccia. Il sangue
scorreva lungo il lato sinistro del suo viso, da un lembo di lei che le pendeva
dagli occhi. Ha scosso il bimbo senza vita dentro le sue braccia, con un gemito
continuo e monotono, gridando: "Bambino mio, mio (..) Siamo diventati
furiosi”.
Vossberg, 3 marzo, il Tiger
A Marzo la compagnia raggiunge Vossberg, (attualmente in Polonia). Il villaggio è già occupato dai Russi con una decina di T 34: I tedeschi hanno un tank Tiger (Panzer VI) , il duello è senza storia:
Poi arrivano i carri russi, gli Stalin. Entrano in
azione i mortai tedeschi, con il tiro guidato da osservatori avanzati. Ordini
secchi per i mortaisti "20 in meno per
Erik, 30 in più per Manfred, 5 a destra per...” I russi sono a 200 metri,
non resta che una ritirata precipitosa, sotto il fuoco, in mezzo alle rovine
delle case distrutte: gli 8 mortai della compagnia erano rimasti sei.
Il 20 marzo la compagnia è schiacciata sulla riva
dell’Oder, a controllo dell’ultimo ponte: di là i russi, dietro ai tedeschi, la Germania: “Una
pioggia spietata di fosforo e bombe ad alto potenziale avevano trasformato e
distrutto le città. I bellissimi vecchi quartieri, con case a graticcio e
timpano, alcune delle quali vecchie di
centinaia di anni, erano stati ridotti in macerie. Ogni notte, donne, bambini e
anziani indifesi e in preda al panico sono stati uccisi nel calore
incandescente della pioggia di fosforo, soffocati dalle tempeste di fuoco”.
Qualche ora di pausa, una “visita” al magazzino viveri:
“Ci siamo “organizzati”, il nostro
veicolo era quindi così pieno di conserve di ogni genere, burro, marmellata,
biancheria intima, eccetera, che si sarebbe abbassato se non fosse stato per
l'armatura”. Ma poi arriva inflessibile l’ispezione e la confisca di tutto,
con un sadico sorriso del controllore che, “per farci viaggiare più comodi”,
svuota il semicingolato di tutto: ”Lui
si sfregò le mani con crudele voluttà e disse: "Non è vero? Troppo angusto
per voi signori questo veicolo'? Credo che dobbiamo sollevare fuori alcuni
bagagli, così potrete viaggiare più comodamente”. E tutto viene prelevato,
compreso un paio di stivali nuovi, due set di biancheria e un paio di pantaloni
corti nuovi che poi, l’ indomani, Erik vedrà indossati dal suo superiore: “ma
lui era un Hauptscharführer e io...solo un Unterscharführer “
20 marzo, ritirata sul ponte dell'Oder.
Sotto la pressione dell’Armata Rossa i tedeschi si
ritirano sull’Oder, difendendo l’unico ponte ancora in piedi: è la “testa di
ponte sull’Oder” così ricordata da Erich: “La testa di ponte a Stettino era
un pezzo di terra tedesca inzuppato di sangue, dove alcune delle migliori
divisioni delle forze combattenti tedesche si difesero disperatamente contro un
assalto selvaggio da parte di interi eserciti […] Era questa lotta contro il
crudele selvaggio gigante dell'est l'ultima battaglia, il 'Twilight of the
Gods' di cui avevano parlato i popoli della nostra vecchia fede nordica?" Ma la resistenza è
inutile e la compagnia di Erich deve ritirarsi verso l’interno della Germania,
sotto i continui attacchi anche dell’aviazione. E a questo punto Erich si
lascia andare ad alcune considerazioni “politiche”: non capisce perché
il mondo occidentale combattesse contro la Germania anziché contro la
Russia: “Invece di affrontare con le forze unite per scongiurare la nuova
invasione (ovvero la Russia), stavano sprecando le loro forze in
devastanti guerre "civili". Eppure, dice Erich, “le forze
armate tedesche erano, di fronte ai barbari, la più importante difesa contro minaccia
del bolscevismo mondiale”. Questa sorta di “stupore” di fronte al
comportamento del mondo occidentale (che, secondo Erich, non capisce che il
vero pericolo per la sua civiltà non era la Germania ma il bolscevismo
sovietico) lo si scopre in diverse testimonianze di ex militari tedeschi: del resto
si può ricordare la famosa frase attribuita a Churchill (a guerra finita):
“Forse abbiamo macellato il maiale sbagliato (3).,
19 aprile, marcia nella notte
Arrivano
pochi rinforzi: “uomini tosti che portavano con sé ricordi di Creta, Nord Africa e Monte Cassino.
Conoscevano il loro lavoro. In altri luoghi vicino a noi Valloni e i volontari
delle SS francesi hanno combattuto con grande coraggio”.
Il
semicingolato di Erich è danneggiato: funziona solo la retromarcia, ma la
ritirata continua, giorno dopo giorno, bombardamento dopo bombardamento: “il ricordo di quel sanguinoso aprile
1945, è la sensazione di un guerriero solitario in una lotta finale disperata.
Quasi disarmato, e sanguinante da innumerevoli ferite, di fronte ad un
nemico con risorse illimitate”.
Berlin
bleibt Deutsch!
“Berlino rimane tedesca”: la scritta campeggiava su un tabellone di una pubblicità delle
Da Stettino a Berlino, con i luoghi degli scontri narrati da Erik (dall'op. cit.) |
Una
scintilla di speranza
Improvvisamente
fra i soldati incominciarono a diffondersi voci di speranza: si diceva che Himmler
avesse contattato Eisenhower, spiegandogli il “pericolo rosso”: i
bolscevichi “Sono un pericolo per
tutto l'Occidente. Ora [tedeschi e alleati] avrebbero concordato sulla
lotta comune contro il bolscevismo, prima che l'Armata Rossa raggiungesse
Berlino. Anno dopo anno i più grandi popoli
erano stati in aspre, sanguinose faide l'uno con l'altro. Hanno
sacrificato la loro migliore giovinezza nelle guerre tra fratelli, mentre il
loro comune nemico aveva approfittato della situazione per farsi strada più a
fondo in Europa”.
21 aprile: ai limiti della Grande Berlino. Uomini contro carri
I semicingolati di Erich sono ancora davanti a tutti, a contatto con le fanterie russe. Ma poi arrivano gli Stalin e devono ritirarsi. Tre uomini volontari restano con i panzerfaust per rallentarne l’avanzata, “tre piccoli esseri umani giacevano accovacciati, con le mani strette attorno al loro Panzerfäust, con cuori che battono ascoltando il tuono sempre più forte del motore del tank. Uomo contro macchina!
Scavare trincee
Ancora una ritirata, sempre indietro, verso Berlino. Ma ogni tanto, come un animale braccato, l’esausta colonna si ferma, si gira, mostra i denti e aspetta il nemico: scesi dai cingolati, a terra come i fanti: “Avevamo tre mitragliatrici e un cannone anticarro da 7,5 cm e le nostre solite armi leggere. (..) abbiamo iniziato a scavare tra radici e sassi (..)
Sempre
indietro, senza sapere se i Russi li avessero già superati.
Arrivano
in un piccolo villaggio non lontano da Berlino. Trovano una drogheria aperta: “Eravamo
affamati e non avevamo avuto altro che razioni tascabili per i giorni
precedenti”. Ma il proprietario vuole essere pagato. Un compagno di Erich
reagisce irritato: “Stiamo rischiando la nostra vita per te! Dovresti essere
contento che non siamo bolscevichi. Spostati”. Si servono: una pagnotta con
un po’ di burro e salsiccia Pane. Entra il Comandante, Erich gli passa una
bottiglia: “È stato gentile da parte tua aiutare i miei ragazzi a
mangiare", disse il comandante al negoziante con un sorriso amichevole sul
volto polveroso, e consegnò un biglietto, con le parole "Tieni il resto”. Ma
non c’è tempo per riposarsi, bisogna andare: Sulla porta, un compagno di Erich
ha voglia di scherzare, dà al droghiere
un suo biglietto da visita logoro: “Quando i russi saranno di nuovo
oltre le montagne, voi o i vostri eredi potete inviarmi la fattura. Arrivederci!"
Il
russo in bicicletta
Ancora indietro, verso Berlino. Poche centinaia di metri, poi un incontro inatteso: “Krauss (un compagno di Erich) sbatté le palpebre e guardò di nuovo:"Chi è quell’e idiota che sta venendo qui in bicicletta?" Era un Russo: “La bicicletta traballava da un lato all'altro della strada, l'uomo era era ubriaco, sembrava ignorare il pericolo. Era troppo grottesco! Un ciclista domenicale in terra di nessuno! Deve essere sia ubriaco che pazzo! Era un Ivan!: “Era probabilmente la prima volta che si era seduto su una bicicletta”.
Attacco
notturno
La guerra continua. Il gruppo di Erich riceve l’ordine di riconquistare il villaggio che avevano appena superato. Nell’oscurità, con l’aiuto di tre Tiger, l’attacco rabbioso: “Si erano sentiti al sicuro per la notte e quindi avevano lasciato scorrere la vodka. Caddero nella loro ubriachezza e più di un nemico abbracciò la sua bottiglia nella morte. Coloro che
Sui muri di Berlino: Schutzt unsere Frauen und Kinder vor den roten Bestien |
22 aprile: la battaglia di Berlino
Sempre indietro, verso ovest, verso Berlino: “ per la centesima volta, abbiamo combattuto per la nostra via d'uscita dall’ accerchiamento russo". Era il 22 aprile, due giorni dopo il compleanno di H. Era iniziata la Battaglia di Berlino,”La lotta finale contro i giganti in oriente e occidente, il "Crepuscolo degli dei” aveva raggiunto il suo apice ed è passato alla sua ultima fase”.
Da questo momento quello di Erich è un’allucinante
serie di combattimenti dentro la città: il Karlshorst, l’iIppodromo, il Tempelhof
e Mariendorf. E poi Frankfurter Allee-Skalitzer Strasse, Gitschiner Strasse,
Belle-Alliance-Strass (4): una terribile via crucis di fuoco, distruzione,
morte.
Un’ultima bottiglia di Danziger Goldwasser offerta da Ragge Johansson che sarà l’ultimo caduto della Nordland ricordato in una foto famosa (5).
l semicingolato della Nordland arrivato fino nel centro di Berlino, Il corpo a terra dovrebbe essere quello di Ragge Johansson, uno degli ultimi caduti della Nordland |
25
aprile: di strada in strada
“Fu una lotta terribile, amara, senza pietà. Come nastri di coriandoli contro il cielo notturno rosso-viola i proiettili traccianti disegnarono le loro linee
SS-Verräter–Kriegsverlängerer! SS traditori!
Ma ormai anche nella Wermacht tutto sta crollando: “Abbiamo
visto altri deprimenti segni di disorganizzazione. Abbiamo anche
incontrato soldati della Wehrmacht che, ubriachi e impotenti, barcollavano per le strade, senza curarsi dei proiettili
(..) Numerosi soldati della Wermacht
erano in piedi, bighellonare, senza armi, negli androni . Quando videro il
nostro semicingolato, tornarono rapidamente nell’oscurità”: i quattro
semicingolati e i 20 uomini (così si erano ridotti i reggimenti della Nordland)
incutevano ancora rispetto, o forse timore
In questo scenario di disfacimento, solo qua e là appaiono i civili:
La fine
(2) https://it.wikipedia.org/wiki/11._SS_Freiwilligen-Panzergrenadier-Division_%22Nordland%22) Nel 1940 il Colonnello Berger propose ad Himmler un piano di reclutamento per volontari di stirpe germanica provenienti dai paesi occupati. Furono così stanziati i fondi per addestrare, dotare ed acquartierare reggimenti "stranieri", il primo dei quali fu il Nordland, composto da volontari Danesi e Norvegesi. Seguì il reggimento Westland, composto da Olandesi e Fiamminghi. Le due nuove unità andarono a costituire, assieme al reggimento Germania, il nucleo della nascente divisione SS Wiking Division.. Nel febbraio 43 Il reggimento Nordland della Wiking, formato da volontari scandinavi, fu tolto dai reparti di linea per essere usato come base per la nuova divisione. La la nuova divisione adottò il nome del reggimento preesistente: Nordland, per l'appunto.
Fu una delle più ostinate e coriacee divisioni tedesche. Per tutto il ’43 combattè durissime battglie in Curlandia, sul fronte di Leningrado. Durante la controffensiva sovietica dell'inverno 1944/45, mentre le armate centrali e meridionali erano sul punto di crollare, quelle settentrionali (Gruppo di Armate Nord)) avevano mantenuto saldamente le posizioni in Estonia, Lettonia e Lituania. Nonostante ciò, il 24 novembre 1944 le truppe sovietiche aggirarono le armate tedesche in Curlandia, raggiungendo la città di Memel (allora al confine estremo della Prussia Orientale). Questo comportò l'isolamento di tre intere armate.
Da febbraio a dicembre '44 fu bloccata nella sacca di Curlandia. A dicembre erano rimasti in 9000.
A Gennaio 45, la divisione ricevette l'ordine di spingersi al porto di baltico di Libau, da cui esfiltrò via mare in Pomerania, sbarcando poi a Stettino, 120 km. a nord est di Berlino
Tra il 22 ed il 28 febbraio 45 il III Panzerkorps si ritirò lentamente fino all'area circostante Stargard e Stettino a nord dell'Oder.
La battaglia finale: Il 22 aprile la Nordland si era dovuta attestare al Tiergarten, in pieno centro di Berlino. Nei giorni successivi, la divisione cessò di esistere come reparto organicamente coerente. L'SS-Obersturmbannführer Kausch guidò i pochi carri e i blindati in un contrattacco che riuscì ad arrestare l'avanzata russa sacrificando alcuni dei suoi ultimi mezzi. L'ultimo Sd Kfz 250 della Nordland fu distrutto da un soldato russo di preda bellica e una foto dell'evento è rimasta come icona simbolica di tutta la battaglia.
La 3a compagnia, quella del ns. sergente, era su 3 plotoni leggeri ciascuno di 3 sezioni, equipaggiati principalmente con semicingolati SdKfz 250/1. Il 4 ° plotone (pesante) conteneva semicingolati SdKfz 250/7 armati di mortai da 8 cm. Conosciuta dagli uomini come "The Swedish Company", poiché era in questa unità in cui prestava servizio la maggior parte degli svedesi, fu comandata per gran parte della sua esistenza da SSUntersturmführer Hans-Gösta Pehrsson (indicato come "GP" da Wallin).
In totale l'Abteilung completamente
equipaggiato contava circa 800 uomini, divisi in 120 uomini in ciascuna
compagnia di ricognizione e 200 uomini nella compagnia del personale. Tuttavia,
come per tutte le formazioni tedesche della fine della guerra, le perdite
furono molto elevate e l'unità era raramente, se non mai, al completo. (da Wiki)
(4) Belle-Alliance-Strasse: dice niente a qualcuno questo nome?
(5) Dopo che fu ferito, Erik venne a conoscenza, tramite il racconto del Comandante la Compagnia, di come il semicingolato era stato colpito con la morte di Ragge: "In Friedrichstrasse il suo semicingolato fu messo fuori combattimento, ha iniziato a bruciare, vicino al viadotto ferroviario dalla stazione della metropolitana. L''equipaggio è saltato fuori dal veicolo, ma tutti sono stati uccisi tranne Ragnar Johansson che corse verso il viadotto". L'amico racconta che aveva visto Ragge cadere, mentre correva: "Si alzò di nuovo, cadde ancora una volta e rimase immobile".