Leonello Oliveri
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Oppure
pensiamo all’epopea altrettanto famosa dei corsari, nove navi (Orion, Atlantis,
Widder, Thor, Pinguin, Kome, Stier, Kormoran e Michell) di cui solo due
riuscirono a rientrare in Germania, affondando 115 navi e catturandone sei
E incominciamo allora con l’”Operazione Weissdorn” (biancospino).
Si trattava di un piano organizzato da Wilhelm Canaris (capo dell’ Abweh) per rovesciare il governo sudafricano del generale Jan Smuts. Al centro del piano c'era appunto Robey.
Destinazione: Africa Australe, allora
Colonia Inglese. Distanza (fra andata e ritorno: 15 mila miglia. Scopo: portare
due agenti segreti per organizzare rivolte
fra gli Afrikaner, boeri che mal digerivano la sconfitta di 40 anni prima.
Nave: un piccolo yacht “che consentisse di recitare la parte di un
navigatore da diporto nordamericano
(gli Stati Uniti non erano ancora in guerra), miliardario che
incrociava su tutti i mari del mondo nonostante la guerra”. Il suo nome era
Kyloe, un vecchio yacht a vela da 34
tonn., 22 metri, con un albero da 30 metri: un guscio di noce con un motore
ausiliario da 30 cavalli. Equipaggio sei uomini, capitano, ovviamente Kristian
Nissen. E poi i due agenti segreti, Emile (radiotelegrafista) e Robey (diciamo
l’uomo d’azione). Ma su quest’ultimo ritorneremo.
Il 1 aprile ’41 il Kyloe, carico fino
all’inverosimile di viveri, 3 tonn. di acqua, combustibile, vele di ricambio, “cinquanta
metri di salame magro e due fusti di vino rosso” partì per quel
lunghissimo viaggio dal porto francese di Brest.
Le grandi vele bianche del Kyloe lo spingono
veloce: in una sola giornata, il 9 aprile, copre 120 miglia.
Al largo delle Azzorre un aereo gollista
gira in cerchio sul battello: Robey balza in piedi, punta il mitra contro il
velivolo: “siete pazzo” grida il comandante. Per fortuna l’aereo non
vede nulla e se ne va. I rapporti tra l’agente segreto, “spinto da un odio
fanatico contro l’Inghilterra”, e il resto dell’equipaggio per tutto il
viaggio saranno vicini all’orlo di rottura.
Il 8 giugno ’41, dopo 8111 miglia di mare senza alcun segno di riferimento terrestre ad eccezione delle isole di Fernando di Noronha, il Kyloe raggiunge esattamente la sua meta, la punta di Mitchells Bay, nell’Africa Australe, ora Repubblica Sud Africana. Roby può finalmente sbarcare, ma il telegrafista resta a bordo: si scopre che non conosce una parola di inglese...
Se la traversata fu felice, lo sbarco dell’agente segreto catastrofico: i frangenti rovesceranno il canotto, e Roby raggiunge la riva in costume da bagno e scarpette da ginnastica, perdendo tutto il suo equipaggiamento. Tuttavia quello che riuscirà a fare in Sud Africa, i danni che riuscirà a infliggere alle autorità inglesi, mettendo insieme un vero movimento di guerriglia, saranno un risultato veramente eccezionale, tale da farlo considerare uno dei più bravi agenti segreti.
Ma su Robey torneremo.
Depositato l’ingombrante e pericoloso bagaglio, il Kyloe riprese la rotta del ritorno.
Il
venerdì 13 (!) giugno, una nave inglese intercetta per la prima volta il
veliero. Nissen innalza la bandiera a stelle e strisce: dagli inglesi un segnale: “Tutto bene a
bordo?
Nissen
risponde con le bandierine: “ Thank you, we are O .K”. E dalla nave
inglese, prima di scomparire all’orizzonte,
un benaugurante “Three cheers for Roosevelt”!
Il
22 giugno dalla radio una terribile notizia: “Dall'alba, siamo in guerra con
Ia Russia! Nessuno dei marinai accoglie la notizia con entusiasmo. Niente Heil
Hitler! Niente Sig Heil! Dei volti seri, chiusi, preoccupati rivolgono la loro
considerazione ad un avvenire dall'ingresso incerto, perfino temibile. Ma
dimenticano molto presto la nuova situazione. La guerra in Russia, è affare
della Wehrmacht! Affare loro risalire l'Atlantico con la vela fino a Brest”.
Il 24 giugno uno strano incontro con una strana nave sconosciuta. A poppa una minuscola bandiera rossa. All’improvviso la nave punta verso di loro e poi un misterioso segnale “Vi auguro buon viaggio” : forse un corsaro tedesco, ipotizza Nissen.
Dalla radio vengono a sapere che gli US hanno occupato l’Islanda.
Nissen capisce che ora risalire l’Atlantico fino a Brest sarebbe diventato troppo pericoloso. A malincuore decidono di approdare a Villa Cisneros, una base militare del Sahara spagnolo.
Il 23 luglio, dopo quasi 5 mesi di navigazione ininterrotta e 15 mila miglia percorse, il vecchio veliero approda nel porticciolo di Villa Cisneros. L’equipaggio indossa la divisa della Kriegsmarine e si presenta alle autorità spagnole locali: ” II governatore ricevette il capitano del veliero fantasma con la più grande cortesia. In quel tempo, il cuore degli Spagnoli batteva per Hitler e per Mussolini. Christian Nissen diede i particolari della sua odissea e, due ore più tardi, la radiotrasmittente della colonia segnalava a Berlino il felice ritorno del Kyloe e o sbarco di Robey nell'Unione Sudafricana. L'indomani, il fortunato capitano s'imbarcò per la Germania su un aereo italiano che raggiungeva Roma in arrivo da Buenos Aires. Nelle settimane che seguirono, l'equipaggio fu rimpatriato per la stessa via e ricevette licenze di riposo ben guadagnate”.
Uno dei componenti, Paul Temme, perirà più
tardi nell’affondamento del suo U boote.
Parte seconda :L’agente segreto Robey Leibbrandt: un 007 con le palle
Abbiamo visto che Robey, l’agente segreto tedesco dell’ Abwehr, era stato sbarcato in modo alquanto fortunoso il 23 luglio sulle desolate e deserte coste del Sud Africa. Nello sbarco aveva perso tutto il suo equipaggiamento, restando in costume da bagno e scarpette da basket. Ma l’afrikaner convertito tedesco non era tipo da perdersi d’animo. “Si mise in marcia verso l’interno del Namaqualand”, scriverà Loup (pseudonimo di Marc Augier (1908-1990) nel suo libro “I Velieri fantasma di Hitler, tradotto in italiano e pubblicato nel 1978 dalle ed. Sentinella d’Italia, “Camminò tutta la notte, dormì tutto il giorno sotto un tavolato roccioso, riparti al crepuscolo, e così di seguito per tre giorni senza mangiare ne bere. Le scarpe da basket lo avevano abbandonato quando raggiunse una piccola fattoria di pionieri. Si disse superstite di un naufragio, riparti due giorni dopo, vestito, riconfortato e scomparve”.
Ma chi era Robey? Ecco come ci viene presentato nel libro
“Chi
era Robey? Nato nel 1914 nel Transvaal, da una vecchia famiglia di Boeri molto
provata dalla guerra sostenuta contro l'Inghilterra nel XIX secolo, in un
ambiente di soldati che conobbero i campi di concentramento inventati
dall'esercito inglese, educato al South African Military College, divenuto
celebre con lo pseudonimo di Wilhelm Kempf come campione di pugilato peso
medio-massimo dell'Africa del Sud, famoso tra gli Springboks, si chiamava in
realtà Robey Leibbrand . Un odio storico per l'Inghilterra lo attanagliava fin
dall'infanzia. (..). I poteri sportivi del Sud Africa lo mandarono a
rappresentare il suo paese ai Giochi Olimpici di Monaco nel l936.
Doveva
trovarvi la sua strada di Damasco.
https://samilhistory.com/2016/06/16/south-...bey-leibbrandt/ |
Dallo sbarco era passato poco più di un mese quando nel nord ovest del paese incominciarono a succedere cose strane: linee elettriche tagliate, ponti che saltavano in aria, assalti a posti di guardia isolati. Leibbrant era infatti riuscito a radunare una cinquantina di giovani membri del movimento nazionalista Ossewabrandwag (v. https://en.wikipedia.org/wiki/Ossewabrandwag).
Ma Robey
non si accontentava di piccole azioni di
disturbo: mirava più in alto, a unire i nazionalisti sudafricani in un’azione
generale contro l’Inghilterra mirante a rovesciare il Governo Sud Africano
favorevole (e alleato) al Regno Unito.
In pochi mesi un migliaio di membri dell’ Ossewabrandwag costituirono una piccola unità stile Waffen SS: gli Stormjaers (truppe d'assalto), la cui natura era evidenziata dal giuramento prestato dalle nuove reclute: “Se mi ritiro, uccidimi. Se muoio, vendicami. Se avanzo, seguimi”.
Ma così si spinsero, e con loro Robey, un po’
troppo oltre: “Sfortunatamente per
lui, scrive Loup, il suo coraggio, la sua fedeltà al nazionalsocialismo
dovevano tenere conto di un alto idealismo che implicava fatalmente una parte
di ingenuità. Egli sapeva molte cose ma conosceva male l'Intellighenzia
israelita che dominava il paese, la sottigliezza delle sue truppe suppletive
manipolate dall'Intelligence Service”. E così qualcuno fece il suo nome,
raccontò la sua storia (arrivato con un sottomarino!) e alla fine, nel dicembre
del ’42 un ex agente di polizia divenuto colono nel Transvall e autista del
capo delle SS sudafricane lo tradisce. Il giorno di Natale Robey viene
arrestato.
Subito
inquisito per alto tradimento (al processo Leibbrandt fece il saluto nazista
alla Corte), nel marzo del ’43 Robey fu condannato a morte. Ma ucciderlo
avrebbe fatto di lui un martire: troppo pericoloso, viste le simpatie naziste
più che serpeggianti tra gli afrikaner: non dimentichiamo che per superare
tutto il dissenso in tempo di guerra e la resistenza armata dei nazionalisti,
il governo sudafricano aveva represso pesantemente gli Ossewabrandwag,
collocandone migliaia nei campi di internamento per tutta la durata della
guerra. Tra gli internati c'era il futuro primo ministro B J Vorster, che
era un leader regionale dell' Ossewabrandwag: ”molti boeri delle ex
Repubbliche Transvaal e Orange Free State ricordarono le tattiche estremamente
brutali usate dalla Gran Bretagna nella guerra boera e rimasero risentiti per
il dominio britannico. Erano particolarmente risentiti per le politiche
dei campi di concentramento e della terra bruciata intraprese dagli inglesi per
porre fine alle tattiche di guerriglia utilizzate dagli "amari enders"
alla fine della guerra”. ( https://samilhistory.com/2017/07/16/mein-kampf-shows-the-way-to-greatness-for-south-africa-the-ossewabrandwag/).
E di questo risentimento il Governo non poteva non tenerne conto.
Così la sentenza fu allora commutata in ergastolo (“Non è tradimento, se vinci”, dirà poi qualcuno). Nel ’48 Robey usufruì di un’amnistia promulgata dal nuovo governo del Partito Nazionale. Uscendo da carcere fu salutato come un eroe popolare da una piccola folla di afrikaner che lo attendeva. Rimase politicamente attivo fondando il “Fronte di Protezione Anticomunista” nel ’62. Morirà a 54 anni il 1 agosto 1966. A lui si potrebbe certamente applicare la famosa frase di Paolo di Tarso “certamen certavi, cursum consumavi, fidem servavi». (1)
Parte terza: Il Passim, missione in Sud Africa-Angola)
I “marinai fantasma” e i loro gusci di noce compiono un’altra mission impossible nel 1942.
Nell’estate del ’42 il Dipartimento della Difesa (Amm. Canaris) convoca il tenente Heinrich Garbers, (1909- 1963, v https://www.tracesofwar.com/persons/14489/Garbers-Heinrich.htm e anche https://military-history.fandom.com/wiki/Heinrich_Garbers).
Il Passim lascia il porticciolo francese di Arcachon. Cosa sono quei misteriosi bidoni di vernice sotto coperta? Attrezzature per sabotaggio? No, semplice pittura: l’imbarcazione lascia il porto “bianca come un cigno”, ma nella notte viene pitturata di azzurro, “Il Sunderland, idrovolante da ricognizione a grande raggio d'azione, ehe, messo in allarme dai servizi segreti inglesi, lo sorvola a bassa quota nel corso della mattinata, ricercando un panfilo bianco in fuga, non trova più che un innocente battello azzurro (con bandiera portoghese) per la pesca del tonno”. Se avesse guardato meglio, avrebbe visto che di notte era stato impossibile verniciare fino al galleggiamento.
Per
70 giorni di navigazione il Passim non incrocerà nessuna imbarcazione: nel mare
deserto e c’è tempo per la riflessione: “Solo la radio li riallaccia allo
spazio infernale su cui divampava la guerra civile degli Ariani”
( E
a questo punto è opportuna un’osservazione: in tanti libri di ex militari
tedeschi che hanno partecipato alla II G.M., questa è spesso la loro visione
della guerra: lo stupore per una “guerra civile” tra “Ariani” che si ammazzano
tra loro invece di fronteggiare il “comune nemico”, ovviamente il bolscevismo) (2).
Il
12 settembre viene passata dell'equatore, con il solito rito marinaresco del
“battesimo” operato dal dio Nettuno (non si sa mai, conviene tenerselo buono,
visto quello che aveva combinato ad Ulisse..)
Il 5
ottobre due agenti sono sbarcati sulla costa assolata della Namibia: li
aspettavano 300 km. di deserto: “le due figure non erano più che dei punti
mobili sulla prospettiva rossa della sabbia. Era l’ ultima immagine che
l'equipaggio del veliero fantasma avrebbe conservato di quei compagni di
traversata. Nessuno doveva mai più sentire parlare di loro, neanche dopo la
guerra. Le loro ossa imbiancano probabilmente ancora oggi dietro qualche
roccia, o nella piega di una duna del gran deserto di Namibia con intorno ad
esse alcuni esplosivi inutilizzati, alcune pistole”: due dei tanti soldati
perduti..
Poi
fu la volta del terzo agente, sbarcato sulla costa della baia di Moçamedes (ora
Namibe, nell’Angola meridionale): sarà catturato dopo 24 ore e finirà la guerra
in un campo di concentramento in Angola
Scaricati i passeggeri, inizia il lungo viaggio di ritorno, fra continue tempeste.
Finalmente
il 31 dicembre, dopo 140 giorni di mare senza alcun scalo e 14 mila miglia di
navigazione, il Passim, provato dalle tempeste, è davanti al porto spagnolo di
Bajona. Anche in questo caso l’attraversamento a ritroso del Golfo di Biscaglia
viene considerato troppo pericoloso, e il Passim attracca. Missione terminata e
“per capire ciò che significassero i
bagordi di un equipaggio dopo cinque mesi di mare, sarebbe occorso quella notte
seguire le tracce in Bajona dei navigatori da diporto del Passim!”.
Da lì, saranno riportati via aereo in patria.
Li
aspetteranno altri mari, altre tempeste, altri giorni di solitudine e di ansia
contro l’Oceano
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Parte quarta: una cassa misteriosa per l'Argentina
L’ultima missione di Heinrich Garbers di cui parleremo inizia con uno scenario diverso: Heinrich non
è più in un tranquillo porticciolo francese ma a Berlino, chiamato alla sede
centrale dell’Abwehr per una missione molto particolare e in parte ancor oggi
misteriosa.
A Berlino Heinrich “scopre” la guerra :” Lo skipper» del Passim non conosceva il martirio delle cittä tedesche che per sentito dire. Egli viveva in Francia o sull’'Oceano”. Ora invece vede “centinaia di migliaia di famiglie che non avevano più nulla, alloggiate nei rifugi sotterranei per riadattarsi all'età delle caverne. Leggeva sui muri dei graffiti lasciati dai superstiti affinché eventuali visitatori sapessero dove avvicinare le famiglie evacuate, conoscessero il nome dei morti”, vede sui muri le tracce di quella materia viscosa e bluastra che scendeva dal cielo e di cui una sola goccia che cadeva sul cranio di un uomo lo folgorava (..) “grazie alla guerra degli Americani in Indocina, si saprà che si trattava del napalm il cui uso non figurava ancora nell'elenco dei «crimini contro l'umanità”.
Qui finisce il viaggio del nostro decorato con la Croce di Ferro.
Non varcherà più l’Oceano, sarà fatto prigioniero dagli inglesi alla fine della guerra: “gli inglesi gli rubarono prima l'orologio, come i selvaggi siberiani, poi il portafogli, e perfino i suoi indumenti marittimi. I Canadesi lo colpirono a manganellate e lo gettarono, accuratamente legato, su una jeep. Prigione di Rotterdam. Cella spoglia, umida e gelida. Per quindici giorni, fu nutrito peggio di un cane abbandonato, con bucce di patata”.
Poi fu interrogato dall’Intelligence Service inglese, sempre graniticamente sicuri che avesse compiuto quelle crociere con un sommergibile: un veliero da 40 tonn. non avrebbe potuto percorrere 15000 miglia e soprattutto sfuggire alle loro ricerche.
Garbers
non riuscì convincerli. “Quando fu catturato nel maggio del 1945, Heinrich
Garbers fu interrogato dalla CIA ( ma in realtà era il Secret Service
inglese) che voleva sapere quali sottomarini aveva usato nei suoi vari
viaggi segreti per trasportare e sbarcare agenti dell'Abwehr. Quando ha
spiegato di essere stato il capitano di uno yacht a vela, non gli è stato
creduto! Dopo tre anni di prigionia, Heinrich Garbers fu rilasciato e
tornò ad Amburgo, nella Germania occidentale..
Tornato al cantiere navale di famiglia
sull'Elba, costruì una serie di yacht il cui design trasse vantaggio dalla
vasta esperienza maturata in mare sul Passim durante la
guerra. L'acquisizione di un "lotto di lavoro" di acciaio
nichelato (o nero) di alta qualità che era stato originariamente destinato alla
costruzione di U Boats, gli ha fornito il materiale per la costruzione di dieci
yacht in acciaio progettati individualmente” . (http://www.yachtatlantis.com/home/heinrich-garbers.html/)
Garbers morì nel 1963.
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L' AUTORE
Dopo aver parlato del libro, due parole anche sul suo autore, dalla vita altrettanto “ avventurosa”.
Intanto Saint Loup è uno pseudonimo. In realtà si chiamava Marc Augier (19 marzo 1908 – 16 dicembre 1990),
La scheda Wiki che lo riguarda (Vedi Fonti 1) lo definisce “un anticapitalista francese, poi divenuto fascista, politico, scrittore e alpinista”. Aderì al Partito Popolare Francese (Vedi fonti 2: “un partito politico fascista e antisemita francese”). Prestò servizio nelle Waffen SS francesi come corrispondente di guerra. Fu anche responsabile dell'organo ufficiale delle Waffen SS francesi Devenir .
Secondo quanto leggiamo qui (Vedi. fonti 3) “nel luglio 1942 segue la LVF" (Légion des Volontaires Français contre le bolchévisme). La LVF era un corpo volontario creato nel 1941 (Vedi fonti 4): in 3000 combatterono sul fronte orientale a fianco dei tedeschi.
In Russia Auger fu testimone delle difficoltà incontrate dalla Legion a causa del feroce clima invernale russo: “I carburanti congelano così come i radiatori privi di glicol. I meccanici, ancora con le divise estive, accendono fuochi a legna sotto i motori per avviare i veicoli blindati. La benzina è rara”: sembra di vedere le condizioni dell’Armir.
Sul fronte orientale |
Auger “Fu ferito e rimpatriato (..) Torna in Germania nel 1944 con la Waffen-SS francese, sul fronte dell’est come corrispondente estero”.
Spiegherà le ragioni del suo impegno per la LVF, in una lettera del 29 ottobre 1941: «Se acconsento a certi sacrifici partecipando a una guerra, quando non mi piace la guerra, è perché sono convinto che il nazionalsocialismo porterà finalmente in Europa la realizzazione del socialismo”( Vedi fonti 5 ). Ma probabilmente si illudeva.
Alla fine della guerra “fu condannato a morte in contumacia il 15 novembre 1948. Senzasoldi, senza documenti, senza alloggio e senza moglie da quando era divorziato, nascosto dai monaci (..), Marc Augier completò il suo romanzo Face Nord, e assunse lo pseudonimo di Saint-Loup. Pubblicato da Arthaud, ottiene un anticipo sui diritti d'autore e acquista un biglietto di sola andata per Rio de Janeiro, dove troverà rifugio e protezione” (Vedi fonti 5).
In Argentina, dove erano confluiti tanti tedeschi (e non solo) più o meno compromessi col nazismo, inizia una nuova fase della sua vita: funse da consulente tecnico a Juan Perón, si arruolò nell’esercito, raggiungendo il rango del tenente colonnello, fu persino istruttore di sci di Eva Peron. Partecipò anche ad una spedizione navale oltre lo stretto di Magellano alla ricerca, infruttuosa, della supposta “base antartica segreta” tedesca (v. fonte 6).
In Argentina viene a contatto con altri fuorusciti tedeschi “importanti”, tra i quali gli assi della Luftwaffe Adolf Galland e Hans Rudel.
Approfittando dell’amnistia del ’51, tornò in Francia nel ‘53. A dicembre di quell’anno fu processato davanti ad un tribunale militare francese per “intelligenza col nemico” (quanti di questi processi anche in Italia!), condannato a due anni e graziato in seguito all’amnistia (Vedi fonti 7).
Dopo la conclusione delle sue vicende giudiziarie riprese a scrivere in Francia, pubblicando diversi libri di successo. Con lo pseudonimo di Saint Loup pubblicò “ La Nuit commence au Cap Horn”. Poteva vincere il prestigioso Prix Goncourt per il libro ma un giornale indicò Augier come il vero autore, “uno che aveva osato appendere le sue idee all'estremità di un fucile”! (Vedi fonti 8 ). Ne seguì una polemica visti i suoi trascorsi in tempo di guerra e fu escluso dal concorso: “Dell’intera giuria soltanto Colette rifiutò di ritirare il suo voto per Saint-Loup”: allora andava così, oggi per fortuna le cose sono cambiate e nessuno viene oscurato perché non canta nel coro…
Negli anni successivi continuò a lavorare come autore e giornalista,
Scrisse parecchi libri sulla LVF (Les Volontaires: la tragica vicenda della VLF in Russia) sulle Waffen SS francesi (Les Hérétiques; Les Nostalgiques) e belghe (Les SS de la Toison d’or ).
Morirà nel 1990.
Una frase che ben lo inquadra: « Saint-Loup n’est pas l’homme d’une époque, mais d’une vision du monde ».
FONTI per l'autore
1) https://en.wikipedia.org/wiki/Saint-Loup_(writer)
2) https://en.wikipedia.org/wiki/French_Popular_Party
3) http://thule-italia.com/wordpress/2013/03/19/marc-augier-pseudonimo-saint-loup/
4) https://en.wikipedia.org/wiki/Legion_of_French_Volunteers_Against_Bolshevism
5) https://fr.metapedia.org/wiki/Saint-Loup
6) E. Herrmann Deutsche Forscherim Südpolarmeer Safari-Ed.•Berlin 1939
7) Le Monde 14 dicembre 1953: « M. Marc Augier devant la justice militaire »i « https://www.lemonde.fr/archives/article/1953/12/14/m-marc-augier-devant-la-justice-militaire-ou-l-intelligence-avec-l-ennemi-au-tarif-1953_1979111_1819218.html
8) https://fr.metapedia.org/wiki/Saint-Loup
Leonello Oliveri
Proprietà letteraria Riservata
Riproduzione vietata
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NOTE
) Per saperne di più su Robey v.:
v. https://en.wikipedia.org/wiki/Robey_Leibbrandt
v. https://samilhistory.com/2016/06/16/south-africas-nazi-insurgent-robey-leibbrandt/v. http://samilitaryhistory.org/2/d02julne.html
v.http://www.leibbrandt.com/LEIBBRANDT_Archive/Peter_Allan_Leibbrandt_South_Africa/html/SA_Leibbrandts.htm#B122291213: (questo sito presenta un particolare curioso e interessante sul ns. agente),