giovedì 28 aprile 2022

Die Geistersegler der Abwehrabteilung: I marinai fantasma dell’ Abwehr. Come bianchi velieri e capitani coraggiosi beffarono gli inglesi

 

Leonello Oliveri

Proprietà letteraaria riservata

Riproduzione vietata


Se uno pensa alla Marina di superficie tedesca l’immaginazione
corre subito alle grandi corazzate (Deutschland – Lützow, Admiral Sheer, Admiral Graf Spee, Scharnhorst, Gneisenau, Bismarck, Tirpitz) tutte navi meravigliose che non rimasero a farsi affondare nei porti, affrontarono sul mare il nemico, non si consegnarono e furono tutte affondate (o si autoaffondarono quando non c’era più speranza).

Oppure pensiamo all’epopea altrettanto famosa dei corsari, nove navi (Orion, Atlantis, Widder, Thor, Pinguin, Kome, Stier, Kormoran e Michell) di cui solo due riuscirono a rientrare in Germania, affondando 115 navi e catturandone sei 

Ma pochi conoscono le imprese, nauticamente al limite, di altre navi, dei piccoli gusci di noce a vela che, con una manciata di uomini d’equipaggio e sotto la guida di autentici lupi di mare, compirono in piena guerra imprese quasi incredibili, beffando gli inglesi con navigazioni di sei mesi e 15mila miglia per trasportare agenti segreti in località lontanissime.

Sono i per niente famosi “Velieri fantasma di Hitler” (ma in verità più che di H. furono della Germania, visto che guidarli c’erano non “nazisti” ma “marinai” sorretti dal desiderio di “andare oltre”), cui Saint Loup, pseudonimo di Marc Augier (1908-1990, https://en.wikipedia.org/wiki/Saint-Loup_(writer), dedicò l’omonimo libro (che si legge come un romanzo), tradotto in italiano e pubblicato nel 1978 dalle ed. Sentinella d’Italia.

Nel libro si raccontano le missioni compiute da piccoli pescherecci/yacht (rigorosamente a vela) per trasportare agenti segreti tedeschi letteralmente all’altro capo del mondo, in Sud Africa, Brasile, Argentina, sfuggendo con crociere senza scalo di 15000 miglia alla sorveglianza inglese e ritornando in patria.

In questo post parleremo della missione compiuta dal comandante (se “comandante” si può definire il”comandante” di un guscio di noce con 4/5 uomini d’equipaggio), Cristian Nissen (v. https://en.wikipedia.org/wiki/Christian_Nissen : l’"Operazione Weissdorn" del 5 aprile ’41, che portò un agente segreto tedesco in Sud Africa. Parleremo poi (se vorrete, in una seconda puntata) di tre missioni compiute, sempre sullo stesso tipo di piccolissime imbarcazioni, dal tenente Heinrich Garbers,(1909- 1963, v https://www.tracesofwar.com/persons/14489/Garbers-Heinrich.htm e anche https://military-history.fandom.com/wiki/Heinrich_Garbers) per portare agenti segreti e materiali in Sud Africa (2 agosto ’43), Brasile (febbraio ’44), Argentina (giugno ‘44).

Ma chi era Cristian Nissen?
Ecco cosa scrive di lui la scheda di Wiki:

Nissen era un marinaio molto esperto, che aveva navigato diverse volte intorno a Capo Horn e apparteneva alla corporazione internazionale dei Cape Horniers . Come velista esperto è stato al centro dell'attenzione dell'Abwehr in Germania, entrando a far parte dei cosiddetti “ghost sailors“, marinai fantasma. Velisti esperti addestrati dalle forze speciali dell’Ammiraglio Canaris (Abwehr), i Brandeburghesi, (così chiamati dalla località dove furono addestrati) navigarono nell'Atlantico settentrionale e meridionale durante la seconda guerra mondiale”.

Agli ordini dell’Abwehr, Nissen compì, su microscopici pescherecci o decrepiti yacht requisiti, diverse missioni per trasportare agenti segreti nelle più diverse località: nel luglio del ’40 portò ( con un equipaggio di un uomo) tre agenti in Irlanda (https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Lobster_I);
 pochi mesi dopo altro viaggio (poi abortito per le pessime condizioni del mare) sempre verso l’Irlanda (https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Seagull_(Ireland), il 5 aprile ’41, infine, l’operazione più famosa e al limite del possibile: l’ Operazione Weissdorn, che con un’incredibile navigazione di 15 mila miglia su un guscio di noce portò, beffando la flotta di Sua Maestà Britannica, l’ agente segreto tedesco Robey Leibbrandt fino in Sud Africa, tornando poi “a casa”: uomini (marinai e agenti) veramente “con le palle”.

E incominciamo allora con l’”Operazione Weissdorn” (biancospino).

Si trattava di un piano organizzato da Wilhelm Canaris (capo dell’ Abweh) per rovesciare il governo sudafricano del generale Jan Smuts. Al centro del piano c'era appunto Robey.

Destinazione: Africa Australe, allora Colonia Inglese. Distanza (fra andata e ritorno: 15 mila miglia. Scopo: portare due agenti segreti per organizzare  rivolte fra gli Afrikaner, boeri che mal digerivano la sconfitta di 40 anni prima. Nave: un piccolo yacht “che consentisse di recitare la parte di un navigatore da diporto nordamericano  (gli Stati Uniti non erano ancora in guerra), miliardario che incrociava su tutti i mari del mondo nonostante la guerra”. Il suo nome era Kyloe, un vecchio  yacht a vela da 34 tonn., 22 metri, con un albero da 30 metri: un guscio di noce con un motore ausiliario da 30 cavalli. Equipaggio sei uomini, capitano, ovviamente Kristian Nissen. E poi i due agenti segreti, Emile (radiotelegrafista) e Robey (diciamo l’uomo d’azione). Ma su quest’ultimo ritorneremo.

Il 1 aprile ’41 il Kyloe, carico fino all’inverosimile di viveri, 3 tonn. di acqua, combustibile, vele di ricambio, “cinquanta metri di salame magro e due fusti di vino rosso” partì per quel lunghissimo viaggio dal porto francese di Brest.

Le grandi vele bianche del Kyloe lo spingono veloce: in una sola giornata, il 9 aprile, copre 120 miglia.

Al largo delle Azzorre un aereo gollista gira in cerchio sul battello: Robey balza in piedi, punta il mitra contro il velivolo: “siete pazzo” grida il comandante. Per fortuna l’aereo non vede nulla e se ne va. I rapporti tra l’agente segreto, “spinto da un odio fanatico contro l’Inghilterra”, e il resto dell’equipaggio per tutto il viaggio saranno vicini all’orlo di rottura.

Il 4 maggio il battello, spinto dall’aliseo, supera l’equatore, sempre senza vedere alcuna costa. Ogni tanto appare una nave all’orizzonte, ma nessuna si avvicina troppo. Il 14 maggio lo yacht  passa davanti all’isoletta di Trinidad, del gruppo Fernando di Noronha. Per la prima volta Nissen può fare un punto nave preciso con un riferimento a terra.

Il 8 giugno ’41, dopo 8111 miglia di mare senza  alcun segno di riferimento terrestre ad eccezione delle isole di Fernando di Noronha, il Kyloe raggiunge esattamente la sua meta, la punta di Mitchells Bay, nell’Africa Australe, ora Repubblica Sud Africana. Roby può finalmente sbarcare, ma il telegrafista resta a bordo: si scopre che non conosce una parola di inglese...

Se la traversata  fu felice, lo sbarco dell’agente segreto catastrofico: i frangenti rovesceranno il canotto, e Roby raggiunge la riva in costume da bagno e scarpette da ginnastica, perdendo tutto il suo equipaggiamento. Tuttavia  quello che riuscirà a fare in Sud Africa, i danni che riuscirà a infliggere alle autorità inglesi, mettendo insieme un vero movimento di guerriglia,  saranno un risultato veramente eccezionale, tale da farlo considerare uno dei più bravi agenti segreti.

Ma su Robey torneremo.

Depositato l’ingombrante e pericoloso bagaglio, il Kyloe riprese la rotta del ritorno.

Il venerdì 13 (!) giugno, una nave inglese intercetta per la prima volta il veliero. Nissen innalza la bandiera a stelle e strisce:  dagli inglesi un segnale: “Tutto bene a bordo?

Nissen risponde con le bandierine: “ Thank you, we are O .K”. E dalla nave inglese, prima di scomparire all’orizzonte,  un benaugurante “Three cheers for Roosevelt”!

Il 22 giugno dalla radio una terribile notizia: “Dall'alba, siamo in guerra con Ia Russia! Nessuno dei marinai accoglie la notizia con entusiasmo. Niente Heil Hitler! Niente Sig Heil! Dei volti seri, chiusi, preoccupati rivolgono la loro considerazione ad un avvenire dall'ingresso incerto, perfino temibile. Ma dimenticano molto presto la nuova situazione. La guerra in Russia, è affare della Wehrmacht! Affare loro risalire l'Atlantico con la vela fino a Brest”.

 Il 24 giugno uno strano incontro con una strana nave sconosciuta. A poppa una minuscola bandiera rossa. All’improvviso la nave punta verso di loro e poi un misterioso segnale “Vi auguro buon viaggio” : forse un corsaro tedesco, ipotizza Nissen.

Dalla radio vengono a sapere che gli US hanno occupato l’Islanda.

Nissen capisce che ora risalire l’Atlantico fino a Brest sarebbe diventato  troppo pericoloso. A malincuore decidono di approdare a Villa Cisneros,  una base militare   del Sahara spagnolo.




Il 23 luglio, dopo quasi 5 mesi di navigazione ininterrotta e 15 mila miglia percorse, il vecchio veliero approda nel porticciolo di Villa Cisneros. L’equipaggio indossa la divisa della Kriegsmarine e si presenta alle autorità spagnole locali: ” II governatore ricevette il capitano del veliero fantasma con la più  grande cortesia. In quel tempo, il cuore degli Spagnoli batteva per Hitler e per Mussolini. Christian Nissen diede i particolari della sua odissea e, due ore più tardi, la radiotrasmittente della colonia segnalava a Berlino il felice ritorno del Kyloe e o sbarco di Robey nell'Unione Sudafricana. L'indomani,  il fortunato capitano s'imbarcò per la Germania su un aereo italiano che raggiungeva Roma in arrivo da Buenos Aires. Nelle settimane che seguirono, l'equipaggio fu rimpatriato per la stessa via e ricevette licenze di riposo ben guadagnate”.

 Uno dei componenti, Paul Temme, perirà più tardi nell’affondamento del suo U boote.


 Parte seconda :L’agente segreto Robey Leibbrandt: un  007 con le palle

Abbiamo visto che Robey, l’agente segreto tedesco dell’ Abwehr, era stato sbarcato in modo alquanto fortunoso il 23 luglio sulle desolate  e deserte coste del Sud Africa. Nello sbarco aveva perso tutto il suo equipaggiamento, restando in costume da bagno e scarpette da basket. Ma l’afrikaner convertito tedesco non  era tipo da perdersi d’animo. “Si mise in marcia  verso l’interno del Namaqualand”, scriverà Loup  (pseudonimo di Marc Augier (1908-1990) nel suo libro   “I Velieri fantasma di Hitler, tradotto in italiano e pubblicato nel 1978 dalle ed. Sentinella d’Italia, “Camminò tutta la notte, dormì tutto il giorno sotto un tavolato roccioso, riparti al crepuscolo, e così di seguito per tre giorni senza mangiare ne bere. Le scarpe da basket lo avevano abbandonato quando raggiunse una piccola fattoria di pionieri. Si disse superstite di un naufragio, riparti due giorni dopo, vestito, riconfortato e scomparve”.

 


Ma chi era Robey? Ecco come ci viene presentato nel libro

“Chi era Robey? Nato nel 1914 nel Transvaal, da una vecchia famiglia di Boeri molto provata dalla guerra sostenuta contro l'Inghilterra nel XIX secolo, in un ambiente di soldati che conobbero i campi di concentramento inventati dall'esercito inglese, educato al South African Military College, divenuto celebre con lo pseudonimo di Wilhelm Kempf come campione di pugilato peso medio-massimo dell'Africa del Sud, famoso tra gli Springboks, si chiamava in realtà Robey Leibbrand . Un odio storico per l'Inghilterra lo attanagliava fin dall'infanzia. (..). I poteri sportivi del Sud Africa lo mandarono a rappresentare il suo paese ai Giochi Olimpici di Monaco nel l936.

Doveva trovarvi la sua strada di Damasco.

 https://samilhistory.com/2016/06/16/south-...bey-leibbrandt/
Affascinato da Hitler, egli abbracciö furiosamente la nuova religione della Germania, presentendo che essa gli offriva i mezzi per aprire quella guerra santa contro I'Inghilterra, di cui sognava fin dall'infanzia (..)  Dopo i Giochi Olimpici fece ritorno a Johannesburg, ma per poco tempo, e ritornò a stabilirsi definitivamente nel III Reich. Vi attendeva il momento favorevole che lo avrebbe riportato nel suo paese natale, (..) per giustiziare personalmente il ministro Smuts venduto agli Inglesi, “traditore della razza dei Boemi e del loro territorio duramente conquistato”(…) Aveva seguito dei corsi di politica e di sabotaggio nelle scuole segrete dell'Abwehr e si era imbarcato sul Kyloe per compiere il suo destino”.

 

 

Dallo sbarco  era passato poco più di un mese quando nel nord ovest del paese incominciarono a succedere cose strane: linee elettriche tagliate, ponti che saltavano in aria, assalti a posti di guardia isolati. Leibbrant era infatti riuscito a radunare una cinquantina di giovani membri del movimento nazionalista Ossewabrandwag (v. https://en.wikipedia.org/wiki/Ossewabrandwag).

Ma Robey non  si accontentava di piccole azioni di disturbo: mirava più in alto, a unire i nazionalisti sudafricani in un’azione generale contro l’Inghilterra mirante a rovesciare il Governo Sud Africano favorevole (e alleato) al Regno Unito.

In pochi mesi un migliaio di membri dell’ Ossewabrandwag costituirono una piccola unità stile Waffen SS: gli  Stormjaers (truppe d'assalto), la cui  natura  era evidenziata dal giuramento prestato dalle nuove reclute: “Se mi ritiro, uccidimi. Se muoio, vendicami. Se avanzo, seguimi”.

Ma così si spinsero, e con loro Robey, un po’ troppo oltre:   Sfortunatamente per lui, scrive Loup, il suo coraggio, la sua fedeltà al nazionalsocialismo dovevano tenere conto di un alto idealismo che implicava fatalmente una parte di ingenuità. Egli sapeva molte cose ma conosceva male l'Intellighenzia israelita che dominava il paese, la sottigliezza delle sue truppe suppletive manipolate dall'Intelligence Service”. E così qualcuno fece il suo nome, raccontò la sua storia (arrivato con un sottomarino!) e alla fine, nel dicembre del ’42 un ex agente di polizia divenuto colono nel Transvall e autista del capo delle SS sudafricane lo tradisce. Il giorno di Natale Robey viene arrestato.

Subito inquisito per alto tradimento (al processo Leibbrandt fece il saluto nazista alla Corte), nel marzo del ’43 Robey fu condannato a morte. Ma ucciderlo avrebbe fatto di lui un martire: troppo pericoloso, viste le simpatie naziste più che serpeggianti tra gli afrikaner: non dimentichiamo che per superare tutto il dissenso in tempo di guerra e la resistenza armata dei nazionalisti, il governo sudafricano aveva represso pesantemente gli Ossewabrandwag, collocandone migliaia nei campi di internamento per tutta la durata della guerra. Tra gli internati c'era il futuro primo ministro B J Vorster, che era un leader regionale dell' Ossewabrandwag: ”molti boeri delle ex Repubbliche Transvaal e Orange Free State ricordarono le tattiche estremamente brutali usate dalla Gran Bretagna nella guerra boera e rimasero risentiti per il dominio britannico. Erano particolarmente risentiti per le politiche dei campi di concentramento e della terra bruciata intraprese dagli inglesi per porre fine alle tattiche di guerriglia utilizzate dagli "amari enders" alla fine della guerra”. ( https://samilhistory.com/2017/07/16/mein-kampf-shows-the-way-to-greatness-for-south-africa-the-ossewabrandwag/). E di questo risentimento il Governo non poteva non tenerne conto.

Così la sentenza fu allora commutata in ergastolo (“Non è tradimento, se vinci”, dirà poi qualcuno). Nel ’48 Robey usufruì di un’amnistia promulgata dal nuovo governo del Partito Nazionale. Uscendo da carcere fu salutato come un eroe popolare da una piccola folla di afrikaner che lo attendeva. Rimase politicamente attivo fondando il “Fronte di Protezione Anticomunista” nel ’62. Morirà  a 54 anni il 1 agosto 1966. A lui si potrebbe certamente applicare la famosa frase di Paolo di Tarso “certamen certavi, cursum consumavi, fidem servavi». (1)


 

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 Parte terza:  Il Passim, missione in Sud Africa-Angola)

 

I “marinai fantasma” e i loro gusci di noce compiono un’altra mission impossible nel  1942.

Nell’estate del ’42  il Dipartimento della Difesa (Amm. Canaris) convoca il tenente Heinrich Garbers,  (1909- 1963, v https://www.tracesofwar.com/persons/14489/Garbers-Heinrich.htm  e anche https://military-history.fandom.com/wiki/Heinrich_Garbers).


Non sarà più il Kyloe ad attraversare l’Oceano, ma il Passim.
Si tratta di un'imbarcazione privata requisita, “fatta costruire sul modello delle imbarcazioni francesi per la pesca del tonno” : 30 tsl, 16 m. di lunghezza, 140 m. di velatura, motore ausiliario da 16 cv.) e un equipaggio di 6 persone (un radiotelegrafista, un cuoco e· quattro marinai).
Partirà da Arcachon (Francia meridionale) per sbarcare tre agenti segreti nell’ex Africa di Sud Ovest tedesca (Angola, Namibia): fra andata e ritorno solo 14 mila miglia di navigazione.
Per lui, dopo quella del Kyloe, sarà la seconda missione, e ne seguiranno altre.

Il Passim lascia il porticciolo francese di Arcachon. Cosa sono quei misteriosi bidoni di vernice sotto coperta? Attrezzature per sabotaggio? No, semplice pittura: l’imbarcazione lascia il porto “bianca come un cigno”, ma nella notte viene pitturata di azzurro, “Il Sunderland, idrovolante da ricognizione a grande raggio d'azione, ehe, messo in allarme dai servizi segreti inglesi, lo sorvola a bassa quota nel corso della mattinata, ricercando un panfilo bianco in fuga, non trova più che un innocente battello azzurro (con bandiera portoghese) per la pesca del tonno”. Se avesse guardato meglio, avrebbe visto che di notte era stato impossibile verniciare fino al galleggiamento.

Per 70 giorni di navigazione il Passim non incrocerà nessuna imbarcazione: nel mare deserto e c’è tempo per la riflessione: “Solo la radio li riallaccia allo spazio infernale su cui divampava la guerra civile degli Ariani”

( E a questo punto è opportuna un’osservazione: in tanti libri di ex militari tedeschi che hanno partecipato alla II G.M., questa è spesso la loro visione della guerra: lo stupore per una “guerra civile” tra “Ariani” che si ammazzano tra loro invece di fronteggiare il “comune nemico”, ovviamente il bolscevismo) (2).

Il 12 settembre viene passata dell'equatore, con il solito rito marinaresco del “battesimo” operato dal dio Nettuno (non si sa mai, conviene tenerselo buono, visto quello che aveva combinato ad Ulisse..)

Il 5 ottobre due agenti sono sbarcati sulla costa assolata della Namibia: li aspettavano 300 km. di deserto: “le due figure non erano più che dei punti mobili sulla prospettiva rossa della sabbia. Era l’ ultima immagine che l'equipaggio del veliero fantasma avrebbe conservato di quei compagni di traversata. Nessuno doveva mai più sentire parlare di loro, neanche dopo la guerra. Le loro ossa imbiancano probabilmente ancora oggi dietro qualche roccia, o nella piega di una duna del gran deserto di Namibia con intorno ad esse alcuni esplosivi inutilizzati, alcune pistole”: due dei tanti soldati perduti..

Poi fu la volta del terzo agente, sbarcato sulla costa della baia di Moçamedes (ora Namibe, nell’Angola meridionale): sarà catturato dopo 24 ore e finirà la guerra in un campo di concentramento in Angola

Scaricati i passeggeri,  inizia il lungo viaggio di ritorno, fra continue tempeste.

Finalmente il 31 dicembre, dopo 140 giorni di mare senza alcun scalo e 14 mila miglia di navigazione, il Passim, provato dalle tempeste, è davanti al porto spagnolo di Bajona. Anche in questo caso l’attraversamento a ritroso del Golfo di Biscaglia viene considerato troppo pericoloso, e il Passim attracca. Missione terminata e “per capire  ciò che significassero i bagordi di un equipaggio dopo cinque mesi di mare, sarebbe occorso quella notte seguire le tracce in Bajona dei navigatori da diporto del Passim!”.

 Da lì, saranno riportati via aereo in patria.

Li aspetteranno altri mari, altre tempeste, altri giorni di solitudine e di ansia contro l’Oceano

 

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Parte quarta: una cassa misteriosa per l'Argentina

            L’ultima  missione di Heinrich Garbers di cui parleremo  inizia con uno scenario diverso: Heinrich non è più in un tranquillo porticciolo francese ma a Berlino, chiamato alla sede centrale dell’Abwehr per una missione molto particolare e in parte ancor oggi misteriosa.

A Berlino Heinrich “scopre” la guerra :” Lo skipper» del Passim non conosceva il martirio delle cittä tedesche che per sentito dire. Egli viveva in Francia o sull’'Oceano”. Ora invece vede “centinaia di migliaia di famiglie che non avevano più nulla, alloggiate nei rifugi sotterranei per riadattarsi all'età delle caverne. Leggeva sui muri dei graffiti lasciati dai superstiti affinché eventuali visitatori sapessero dove avvicinare le famiglie evacuate, conoscessero il nome dei morti”, vede sui muri le tracce di quella materia viscosa e bluastra che scendeva dal cielo e di cui una sola goccia che cadeva sul cranio di un uomo lo folgorava (..) “grazie alla guerra degli Americani in Indocina, si saprà che si trattava del napalm il cui uso non figurava ancora nell'elenco dei «crimini contro l'umanità”.

(A proposito del napalm, nel 1980, il suo uso contro le popolazioni civili è stato proibito - assieme a quello del fosforo-- da una convenzione delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale umanitario, espresso nelle Convenzioni di Ginevra, che vieta tutte le armi che non distinguono tra civili e combattenti. Ma divieto non sempre rispettato, anche da paesi “democratici”https://it.wikipedia.org/wiki/Napalm. ).
A Berlino Heinrich riceve l’ordine di prepararsi ad una nuova missione: obiettivo Argentina. Una missione molto speciale:” Questo viaggio è molto importante – gli dicono all’Abwehr- sarete pure incaricato di una missione per conto della Cancelleria del Führer”.
Missione in Argentina per conto della Cancelleria del Führer ? Interessante e misteriosa. Siamo nel gennaio del ’44, e come sarebbe finita la guerra, ormai doveva essere chiaro. E qualcuno pensava alla sopravvivenza futura.

Si procede al carico del Passim: “Parecchi autocarri di cinque tonnellate si succedono alla banchina ed il loro carico sparisce nei fianchi dell’imbarcazione”. L’equipaggio è incuriosito: “Mi domando cosa faranno di tutte quelle casse! (..) Io dico che preparano una base segreta nel Sud Atlantico! E quando tutto andrà male, Hitler e la sua cricca andranno fuori dei piedi in sommergibile per nascondervisi”. Le casse, verrà poi detto, conterrebbero “parecchie tonnellate di prodotti farmaceutici rari, ancora fabbricati in Germania ma esauriti nella Repubblica Argentina. Venduti al mercato nero, consentiranno di comperare parecchie radiotrasmittenti e di costituire un tesoro di guerra per i numerosi agenti tedeschi che risiedono laggiù”. Ma un viaggio di 11 mila miglia per portare medicinali, ci sembra strano.
Arriva poi il carico proveniente dalla Cancelleria: una semplice cassa d'acciaio, che presenta però una particolarità: non ha serratura e risulta completamente saldata.
Inoltre il Passim dovrà depositare due agenti segreti a Punta Mogates, prelevarne altri tre e ritornare in patria.
Questa volta il viaggio non presenta inconvenienti di sorta e ancora una volta il Passim riesce a passare tra le maglie della sorveglianza inglese.
Il 6 giugno dalla radio apprende la notizia dello sbarco alleato in Francia: Heinrich capisce che il ritorno in patria sarebbe stato impossibile.
L’11 luglio il viaggio, superato un momentaneo incaglio su un banco sabbioso, termina felicemente. Vengono sbarcati gli agenti, imbarcati quelli in partenza e soprattutto sbarcata la misteriosa cassa in acciaio tutta saldata: “Dalla maniera preoccupata con cui gli agenti a terra ne assicurarono l’ accoglienza e la deposero nel portabagagli di una grossa Buiek che subito si avviò, Garbers pensò che dovesse avere molto valore”. E se teniamo presente cosa rappresentò dopo la guerra l’Argentina per molti tedeschi compromessi col nazismo, forse possiamo farci un’idea del suo contenuto (e scopo?) (ricordiamo per inciso che l’autore del libro visse nel dopoguerra per molti anni in Argentina,).
Il Passim e il suo equipaggio trascorrono diversi giorni tranquilli in Argentina, assai ospitale nei contronti dei Tedeschi (E l’autore del libro, esule dalla Francia per il suo passato nella div. Chrlemagne, vi si fermerà a lungo dopo la guerra conoscendo Peron e diventando tenente colonnello nell’esercito). Infine a settembre il ritorno. Heindrich riceve via radio l’ordine di concludere il viaggio in Spagna, a Vigo: con lo sbarco e l’occupazione alleata della Francia è impossibile raggiungere la Germania. Garbers però non ci sta e raduna l’equipaggio: “Ho degli ordini per consegnare il battello agli Spagnoli, a Vigo. Dirò che la nostra radio è fuori uso e che non li abbiamo ricevuti quando faro i1 mio rendiconto a Berlino. Ho deciso di ritornare direttamente a Kiel doppiando la Scozia e l’Irlanda del Nord”. Ma l’equipaggio sceglie di obbedire agli ordini e terminare la traversata in Spagna.


Ancora un tranquillo soggiorno in terra spagnola e una notizia dalla radio “In nome del Führer, il grande ammiraglio Doenitz ha conferito la croce di cavaliere della Croce di ferro al sottotenente di vascello Heinrich Garbers».



 L’indomani un quadrimotore Condor imbarcò il neo cavaliere: direzione Germania. Dall’aeroporto fu condotto all’Hotel Adlon “nascosto sotto pesanti spessori di sacchetti di terra”: nei terribili giorni dell’aprile ’45 l’elegante albergo diverrà uno spaventoso ospedale per tanti feriti.

Garbers viene condotto alla presenza del capo del RSHA (Ufficio Centrale per la Sicurezza del Reich), Kallenbruner. “Kaltenbruner rifletteva sempre giocando con un tagliacarte posato sulla cartella da scrittoio di pelle”. Si fa spiegare le missioni, poi “Potrebbe trasportare un'alta personalità verso qualsiasi punto del globo senza destare l'attenzione del nemico? (..) Quel piccolo veliero potrebbe anche, per esempio, entrare in una base marittima segreta accessibile soltanto attraverso un canale strettissimo? -"Si, signore, se dispone di un motore ausiliario”( 2).  Il "canale strtettissimo" probbilmente son o i mweandri dello Stretto di Magellano" (sopra capo Horn): la famosa (e leggendaria?) "base antartica " del Reich? Negli anni immediatamentew successivi al dopo guerra ci sarà un'altra missione da quelle parti: Ma ne parleremo (forse)

Evidentemente il capo dell’RSHA pensava al dopo: ma non farà in tempo: al processo di Norimberga sarà condannato a morte e impiccato nell’ottobre del ’46.

Quanto alla “base marittima segreta” nei mari australi “accessibile soltanto attraverso un canale strettissimo”, se ne parla/fantastica ancora ora.

Qui finisce il viaggio del nostro decorato con la Croce di Ferro.

Non varcherà più l’Oceano, sarà fatto prigioniero dagli inglesi alla fine della guerra: “gli inglesi gli rubarono prima l'orologio, come i selvaggi siberiani, poi il portafogli, e perfino i suoi indumenti marittimi. I Canadesi lo colpirono a manganellate e lo gettarono, accuratamente legato, su una jeep. Prigione di Rotterdam. Cella spoglia, umida e gelida. Per quindici giorni, fu nutrito peggio di un cane abbandonato, con bucce di patata”.

Poi fu interrogato dall’Intelligence Service inglese, sempre graniticamente sicuri che avesse compiuto quelle crociere con un sommergibile: un veliero  da 40 tonn. non avrebbe potuto percorrere 15000 miglia e soprattutto sfuggire alle loro ricerche.

Garbers non riuscì convincerli. “Quando fu catturato nel maggio del 1945, Heinrich Garbers fu interrogato dalla CIA ( ma in realtà era il Secret Service inglese) che voleva sapere quali sottomarini aveva usato nei suoi vari viaggi segreti per trasportare e sbarcare agenti dell'Abwehr. Quando ha spiegato di essere stato il capitano di uno yacht a vela, non gli è stato creduto!  Dopo tre anni di prigionia,  Heinrich Garbers fu rilasciato e tornò ad Amburgo, nella Germania occidentale..

Tornato al cantiere navale di famiglia sull'Elba, costruì una serie di yacht il cui design trasse vantaggio dalla vasta esperienza maturata in mare sul Passim durante la guerra. L'acquisizione di un "lotto di lavoro" di acciaio nichelato (o nero) di alta qualità che era stato originariamente destinato alla costruzione di U Boats, gli ha fornito il materiale per la costruzione di dieci yacht in acciaio progettati individualmente” .  (http://www.yachtatlantis.com/home/heinrich-garbers.html/)

Garbers morì nel 1963.


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L' AUTORE


Dopo aver parlato del libro, due parole anche sul suo autore, dalla vita altrettanto “ avventurosa”.

Intanto Saint Loup è uno pseudonimo. In realtà si chiamava Marc Augier (19 marzo 1908 – 16 dicembre 1990),

La scheda Wiki che lo riguarda (Vedi Fonti 1) lo definisce “un anticapitalista francese, poi divenuto fascista, politico, scrittore e alpinista”. Aderì al Partito Popolare Francese (Vedi fonti 2: “un partito politico fascista e antisemita francese”). Prestò servizio nelle Waffen SS francesi come corrispondente di guerra. Fu anche responsabile dell'organo ufficiale delle Waffen SS francesi Devenir .

Secondo quanto leggiamo qui (Vedi. fonti 3) “nel luglio 1942 segue la LVF" (Légion des Volontaires Français contre le bolchévisme). La LVF era un corpo volontario creato nel 1941 (Vedi fonti 4): in 3000 combatterono sul fronte orientale a fianco dei tedeschi.

In Russia Auger fu testimone delle difficoltà incontrate dalla Legion a causa del feroce clima invernale russo: “I carburanti congelano così come i radiatori privi di glicol. I meccanici, ancora con le divise estive, accendono fuochi a legna sotto i motori per avviare i veicoli blindati. La benzina è rara”: sembra di vedere le condizioni dell’Armir.


Sul fronte orientale
Q
uanto a lui arranca faticosamente « spingendo sempre attraverso la neve la sua ridicola bicicletta di agente di collegamento». E quando arriva il disgelo, al freddo si sostituisce il fango, e le comunicazioni si bloccano: 500 metri all’ora, spingendo i carretti “perfetti per le strade francesi” a mano. E tra le tante scene un incontro incredibile: quello con la discendente di un soldato francese della "Grande Armée" napoleonica, fermatosi nel villaggio di Katlinka durante la ritirata del 1812, sposatosi e poi morto con due compagni di cui la donna fa vedere le tombe. E poi, in piena ritirata, in Pomerania dell’est, oggi Polonia), incontri disperati con "les infermiers genereuses et magnifique, filles du Nord qui vivent leurs dernieres heures d'amour libre, avant le viol”.


Auger “Fu ferito e rimpatriato (..) Torna in Germania nel 1944 con la Waffen-SS francese, sul fronte dell’est come corrispondente estero”.
Spiegherà le ragioni del suo impegno per la LVF, in una lettera del 29 ottobre 1941: «Se acconsento a certi sacrifici partecipando a una guerra, quando non mi piace la guerra, è perché sono convinto che il nazionalsocialismo porterà finalmente in Europa la realizzazione del socialismo”( Vedi fonti 5 ). Ma probabilmente si illudeva.
Alla fine della guerra “fu condannato a morte in contumacia il 15 novembre 1948. Senza
soldi, senza documenti, senza alloggio e senza moglie da quando era divorziato, nascosto dai monaci (..), Marc Augier completò il suo romanzo Face Nord, e assunse lo pseudonimo di Saint-Loup. Pubblicato da Arthaud, ottiene un anticipo sui diritti d'autore e acquista un biglietto di sola andata per Rio de Janeiro, dove troverà rifugio e protezione
” (Vedi fonti 5).



In Argentina, dove erano confluiti tanti tedeschi (e non solo) più o meno compromessi col nazismo, inizia una nuova fase della sua vita: funse da consulente tecnico a Juan Perón, si arruolò nell’esercito, raggiungendo il rango del tenente colonnello, fu persino istruttore di sci di Eva Peron. Partecipò anche ad una spedizione navale oltre lo stretto di Magellano alla ricerca, infruttuosa, della supposta “base antartica segreta” tedesca (v. fonte 6).


In Argentina viene a contatto con altri fuorusciti tedeschi “importanti”, tra i quali gli assi della Luftwaffe Adolf Galland e Hans Rudel.

Approfittando dell’amnistia del ’51, tornò in Francia nel ‘53. A dicembre di quell’anno fu processato davanti ad un tribunale militare francese per “intelligenza col nemico” (quanti di questi processi anche in Italia!), condannato a due anni e graziato in seguito all’amnistia (Vedi fonti 7).

Dopo la conclusione delle sue vicende giudiziarie riprese a scrivere in Francia, pubblicando diversi libri di successo. Con lo pseudonimo di Saint Loup pubblicò “ La Nuit commence au Cap Horn”. Poteva vincere il prestigioso Prix Goncourt per il libro ma un giornale indicò Augier come il vero autore, “uno che aveva osato appendere le sue idee all'estremità di un fucile”! (Vedi fonti 8 ). Ne seguì una polemica visti i suoi trascorsi in tempo di guerra e fu escluso dal concorso: “Dell’intera giuria soltanto Colette rifiutò di ritirare il suo voto per Saint-Loup”: allora andava così, oggi per fortuna le cose sono cambiate e nessuno viene oscurato perché non canta nel coro…

Negli anni successivi continuò a lavorare come autore e giornalista,

Scrisse parecchi libri sulla LVF (Les Volontaires: la tragica vicenda della VLF in Russia) sulle Waffen SS francesi (Les Hérétiques; Les Nostalgiques) e belghe (Les SS de la Toison d’or ).


Morirà nel 1990.

Una frase che ben lo inquadra: « Saint-Loup n’est pas l’homme d’une époque, mais d’une vision du monde ».









FONTI per l'autore

1) https://en.wikipedia.org/wiki/Saint-Loup_(writer)
2) https://en.wikipedia.org/wiki/French_Popular_Party
3) http://thule-italia.com/wordpress/2013/03/19/marc-augier-pseudonimo-saint-loup/
4) https://en.wikipedia.org/wiki/Legion_of_French_Volunteers_Against_Bolshevism
5)  https://fr.metapedia.org/wiki/Saint-Loup
6) E. Herrmann Deutsche Forscherim Südpolarmeer Safari-Ed.•Berlin 1939
7) Le Monde 14 dicembre 1953: « M. Marc Augier devant la justice militaire »i « 
https://www.lemonde.fr/archives/article/1953/12/14/m-marc-augier-devant-la-justice-militaire-ou-l-intelligence-avec-l-ennemi-au-tarif-1953_1979111_1819218.html
8) https://fr.metapedia.org/wiki/Saint-Loup




Leonello Oliveri

Proprietà letteraria Riservata

Riproduzione vietata




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NOTE


) Per saperne di più su Robey v.:

v. https://en.wikipedia.org/wiki/Robey_Leibbrandt

v. https://samilhistory.com/2016/06/16/south-africas-nazi-insurgent-robey-leibbrandt/
v. http://samilitaryhistory.org/2/d02julne.html
v.http://www.leibbrandt.com/LEIBBRANDT_Archive/Peter_Allan_Leibbrandt_South_Africa/html/SA_Leibbrandts.htm#B122291213: (questo sito presenta un particolare curioso e interessante sul ns. agente),
2) Mi vengono in mente le parole pronunziate da Hans Rudel, l'asso dell'aviazione tedesca,  quando gli fu comunicata la fine della guerra e la resa: " " für das Abendland das sie verteidigen wollten, und das jetzt in die tödliche Umarmung des Bolschewismus gerät. .. per l'Occidente, che volevamo difendere, è ora nell'abbraccio mortale del bolscevismo" (H. U. Rudel, Trotzdem, Buenos Aires, 1949, p.234
3) Il "canale strettissimo" probabilmente sono i meandri dello Stretto di Magellano (sopra capo Horn): la famosa (e leggendaria?) "base antartica " del Reich? Negli anni immediatamente successivi al dopo guerra ci sarà un'altra missione da quelle parti.