Leonello Oliveri
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corre subito
alle grandi corazzate (Deutschland – Lützow,
Admiral Sheer, Admiral Graf Spee, Scharnhorst, Gneisenau, Bismarck, Tirpitz)
tutte navi meravigliose che non rimasero a farsi affondare nei porti,
affrontarono sul mare il nemico, non si consegnarono e furono tutte affondate
(o si autoaffondarono quando non c’era più speranza).
Oppure
pensiamo all’epopea altrettanto famosa dei corsari, nove navi (Orion, Atlantis,
Widder, Thor, Pinguin, Kome, Stier, Kormoran e Michell) di cui solo due
riuscirono a rientrare in Germania, affondando 115 navi e catturandone sei
Ma pochi conoscono le imprese, nauticamente al limite, di altre navi, dei piccoli gusci di noce a vela che, con una manciata di uomini d’equipaggio e sotto la guida di autentici lupi di mare, compirono in piena guerra imprese quasi incredibili, beffando gli inglesi con navigazioni di sei mesi e 15mila miglia per trasportare agenti segreti in località lontanissime.