sabato 15 marzo 2025

Propaganda: la manipolazione del consenso in un classico attualissimo



Leonello Oliveri
Proprietà Letteraria Riservata
Riproduzione Vietata


Sto leggendo un libro pubblicato la prima volta  nel 1928, quasi 100 anni fa, di
Edward Bernays. Si intitola PROPAGANDA. Della manipolazione dell'opinione pubblica in democrazia.
Qualcuno potrebbe chiedersi cosa ci faccia un libro che tratta di Propaganda in un blog in cui si parla di guerra: beh, in certe circostanze la propaganda può diventare un'efficace arma di guerra.

Bernays, nato a Vienna nel 1891e morto a 103 anni nel 1995, poi trasferitosi negli USA, fu forse il più grande esperto di “manipolazione” dell'opinione pubblica dei suoi anni.


Per intenderci fra le sue campagne pubblicitarie più famose ci fu quella del '29 per promuovere il fumo femminile (per lui le sigarette erano “feminist torches of freedom", fiaccole della libertà femminile ) (https://en.wikipedia.org/wiki/Edward_Bernays) e altre in favore di ditte tutt'ora molto famose.


Nella I Guerra Mondiale fu uno degli artefici della campagna propagandistica che mutò l'opinione pubblica statunitense da isolazionista ad interventista.

Nel dopoguerra, in piena Guerra fredda, divenne il suggeritore del colpo di stato antisocialista in Guatemala, (Operazione PBSUCCESS ) per appoggiare, attraverso una influente operazione di lobbying al Congresso americano, i minacciati interessi di una famosa multinazionale americana specializzata in frutta tropicale  (https://it.wikipedia.org/wiki/Colpo_di_Stato_in_Guatemala_del_1954 ).

Il suo libro Propaganda, un testo crudo nella sua sincerità, può essere considerato il primo (o fra i primi) lucidi manuali in cui si spiega, senza nessuna preoccupazione, come può essere manipolata l'opinione pubblica, e non solo per convincerla ad acquistare un prodotto anziché un altro.


Bernays aveva capito che era necessario cambiare l'America  da essere "una cultura dei bisogni", ad essere "una cultura dei desideri", creando “bisogni non necessari”, rendendo “espliciti i desideri”: trasformare il cittadino in consumatore.

Il libro di B., il cui primo capitolo si intitola opportunamente “ organizzare il caos”, (organizing chaos) si apre con una constatazione fredda e lucida :”la manipolazione consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni organizzate delle masse è un elemento importante nella società democratica” (1).

B. aveva già notato che “Man mano che la civiltà è diventata più complessa e che è stata sempre più dimostrata la necessità di un governo invisibile, sono stati inventati e sviluppati mezzi tecnici con cui è possibile disciplinare l'opinione”: questa era la concezione della democrazia nel 1928, quando la radio incominciava a muovere i primi passi: immaginiamo cosa possa essere ora, nell'era della tv, dei social e dell' Intelligenza Artificiale!

Ovviamente, sottolinea Bernays, per ottenere successo è utile che i promotori dei messaggi siano occultati, proponendo come emittenti “organismi apparentemente neutrali, creati ad hoc per propagandare indirettamente una causa o un marchio”. Sono loro, scrive B, che  “tirano i fili che controllano la mente pubblica, che i escogitano nuovi modi per legare e guidare il mondo" (2) .

“!Abbiamo volontariamente accettato”,
scrive B., che sia un governo invisibile a setacciare i dati” che poi ci guideranno nella nostre scelte, e che ad usare i mezzi di comunicazione di massa siano “i leader, portavoce degli interessi di grandi gruppi industriali o di unità governative”
.

E. Bernays
E ad organizzare i dati ci pensano le centinaia di gruppi, associazioni, lobbies che costellano la nostra vita politica: “Questa struttura invisibile e intrecciata di raggruppamenti e associazioni è il meccanismo con cui la democrazia ha organizzato la sua mente di gruppo e semplificato il suo pensiero di massa. Deplorare l'esistenza di un tale meccanismo significa chiedere una società come non è mai esistita e non esisterà mai. Ammettere che esista, ma aspettarsi che non venga utilizzata, è irragionevole”: fotografia spietata ma lucida dei pericoli che corre qualsiasi  “democrazia”.



B. fa poi un'interessante digressione su come sia cambiato il concetto di popolo da Luigi XIV (l'etat c'est moi): la rivoluzione industriale, il suffragio universale, la stampa (oggi diremmo i media) la scuola, sottolinea B, "hanno tolto il potere ai re e lo hanno dato al popolo. Il popolo ha effettivamente ottenuto il potere che il re ha perso”. Ma qualcuno ha avuto paura, scrive B., "la minoranza ha scoperto (..) che è possibile plasmare la mente delle masse in modo tale che esse possano orientare la loro forza appena acquisita nella direzione (da lei) desiderata”. Prima i governanti potevano fare ciò che volevano, oggi “i successori dei governanti, coloro la cui posizione o abilità dà loro potere, non possono più fare ciò che vogliono senza l'approvazione delle masse”. E la propaganda, ma meglio sarebbe chiamarla manipolazione, serve allo scopo, utilizzando la cooperazione “degli uomini chiave in ogni gruppo, persone la cui semplice parola conferiva autorità a centinaia o migliaia o centinaia di migliaia di seguaci”. E fra gli uomini chiave, in prima linea giornalisti ed editori di testate (oggi anche di reti) teoricamente indipendenti: “Piccoli gruppi di persone possono, e lo fanno, far pensare al resto di noi ciò che vogliono su un dato argomento”, governanti invisibili che controllano i destini di milioni di persone.

Dal libro di Bernays risalta netta la sua convinzione: il popolo  non si autogoverna, nemmeno in democrazia.

E la sua conclusione, “la propaganda, ovviamente, guadagnerebbe molto in prestigio se le iniziative che mirano a raccogliere il consenso fossero caratterizzate dal sigillo della sincerità e della chiarezza” oscilla fra speranza e illusione.

Potremmo continuare a lungo spulciando le 160 pagine del libro.

Ma nessuna recensione può sostituire la sua lettura diretta, oltretutto Propaganda è è l'unico libro di B. ad essere stato tradotto in italiano 80 anni dopo la sua uscita: da leggere ( insieme alla biografia di B, per es. qui https://it.wikipedia.org/wiki/Edward_Bernays ) e da tener presente quando guardiamo la TV, i suoi programmi, i suoi TG.
Da tener presente soprattutto oggi, quando al  concetto di "guerra armata", che provoca distruzioni e morte, si è affiancato quello di "Mindwar", guerra mentale, usata - non al posto della guerra guerreggiata ma al suo fianco!- per manipolare la percezione e l'opinione pubblica interna "incorporando" (“embedding”) giornalisti nelle unità militari per "incanalare inevitabilmente le loro percezioni e prospettive" (3).
E lo stesso autore conclude: "MindWar deve raggiungere amici, nemici e neutrali in tutto il mondo, (..) attraverso i media posseduti dagli Stati Uniti che hanno le capacità di raggiungere virtualmente tutte le persone sulla faccia della Terra" (ibidem, p.7).


NOTE 

1) the conscious and intelligent manipulation of the organized habits and opinions of the masses is an important element in democratic society)

2)it is they who pull the wires which control the public mind, contrive new ways to bind and guide the world).


3) Colonel Paul E. Valley Commander, Major Michael A. Aquino, From PSYOP to MindWar: The Psychology of Victory, Headquarters, 7th Psychological Operations Group,
United States Army Reserve,  Presidio of San Francisco, California, 1980, p 3.
IL concetto di Mindwar fu applicato in Vietnam, Iraq e Afganistan: e sappiamo come è finita in tutti e tre i casi. Gli stessi autori ne riconoscono le conseguenze negative: " il fallimento di MindWar in questo caso (..) ha portato altrettanto inesorabilmente a una sostanziale evaporazione post-vittoria di quel clima euforico. Qui sta il tallone d'Achille di MindWar. Invocando come fa le emozioni e gli impegni più intensi del suo pubblico, deve consegnare i beni come vengono giudicati dal pubblico di destinazione. Se i valori etici di quel pubblico non vengono rispettati - se MindWar viene utilizzato solo al servizio di secondi fini e obiettivi - la "disintossicazione" risultante può essere socialmente devastante." lasciando sul terreno, aggiungiamo noi, centinaia di migliaia di morti.
Leonello Oliveri
Proprietà Letteraria Riservata
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L'indice dei capitoli del libro