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Sto leggendo un libro dalla collana Army Historical Series edito nel
Il libro, di cui riporto qui diversi brani, illustra la complicata situazione in cui l’esercito US si trovò quando, a guerra finita, dovette amministrare la Germania, affrontando problematiche complesse e inattese, a partire dalla decisione di chi e come dovesse amministrare e governare il territorio tedesco, in un difficile e delicato equilibrio tra gli Alleati e con la grande difficoltà nel trovare personale civile tedesco per riaprire le strutture di governo, le amministrazioni locali, i trasporti, le scuole, che non fosse considerato compromesso (o troppo compromesso) col nazismo e che avesse superato il Fragebogen della denazificazione
In questo lavoro ci limiteremo a illustrarne solo alcune ( e non le principali), estrapolate dalle oltre 500 pagine del libro.
Tra questi uno, non certo il maggiore, abbastanza curioso: fraternizzare o non fraternizzare?
Il gen. Hilldring (Assistente del Segretario di Stato per le Aree Occupate) pensava che “ tedeschi dovevano essere resi consapevoli della loro colpa e del disprezzo in cui erano tenuti dalla gente del mondo. Dovevano rendersi conto dell'errore dei loro modi e dovevano essere "tenuti a distanza" finché non l'avessero fatto. Il mezzo più praticabile, pensò, era quello di limitare i contatti pubblici”.
Ed ecco che al Comandante in Capo delle truppe Usa in Europa arriva un cablogramma del gen. Marshall:” "Il Presidente desiderava che io vi trasmettessi il seguente messaggio", scrisse: Sono apparse sulla stampa fotografie di soldati americani che fraternizzano con tedeschi in Germania. Queste fotografie sono considerate discutibili da un certo numero di persone. (quelle stesse lobby che avevano voluto e sostenuto il “piano Morgenthau?). Si desidera che vengano prese misure per scoraggiare la fraternizzazione delle nostre truppe con gli abitanti della Germania e che la pubblicazione di tali foto sia effettivamente proibita”.
Ike subito si adegua, impartendo ordini personali, insistendo affinché la fraternizzazione fosse completamente soppressa: “alla prima apparizione delle immagini di truppe americane che fraternizzavano con i tedeschi, ho ripetuto gli ordini precedenti contro questa pratica". "Con ciò, scrive l'autore a p. 98, iniziò quella che per i successivi dieci mesi gli stati maggiori si sforzarono virilmente di descrivere come un'impresa giusta, persino nobile, la politica di non fraternizzazione, sulla quale le truppe, incuranti dell'opinione presidenziale o pubblica, “preferred to develop various and mostly scurrilous ideas of their own”.
L'autore non ci dice come questa disposizione fosse accolta dalla popolazione tedesca: del resto erano dei vinti e non potevano che adeguarsi. E' possibile invece che non dispiacesse alla popolazione femminile, in quanto la metteva al riparo da eventuali approcci indesiderati.
Don't Fraternize! |
Si sviluppò infatti una situazione paradossale: negli USA una certa stampa premeva perché fosse mantenuto un atteggiamento freddo e punitivo nei confronti della popolazione tedesca, dall’altra parte, però, le truppe in Germania avevano un’opinione assai diversa sul vecchio nemico: nel novembre del ’45 il Quartier Generale del teatro operativo europeo dell'esercito statunitense (USFET) indagò l'opinione dei soldati sui tedeschi. I risultati furono, forse, inattesi: “Quasi l'80% dei soldati intervistati ha dichiarato di avere un'impressione favorevole. A loro piaceva soprattutto la pulizia e l'operosità dei tedeschi” e, sorpresa, “ Meno della metà (43%) ha incolpato il popolo tedesco per la guerra e meno ancora (25%) gli ha attribuito la responsabilità delle atrocità dei campi di concentramento.( and Less than half (43 percent) blamed the German people for the war and fewer (25 percent) imputed to the people responsibility for the concentration camp atrocities, ibidem, p.327. ) Forse qualcuno dovrebbe rifletterci sopra un po’ anche ora .
Ai soldati fu anche chiesto
quanto tempo avessero trascorso nei sette giorni e sette notti precedenti a
"parlare", (compresi i contatti "diversi da quelli di natura
puramente colloquiale", (!) con i tedeschi:: il 56% aveva trascorso
del tempo a "parlare" con ragazze tedesche, il 25% per dieci ore o
più (5).
Con queste premesse, il divieto di fraternizzazione non
poteva durare, e non durò: il 15 luglio del ’45 il gen. Eisenhower emanò quello
che fu definito “l’ordine di
fraternizzazione”: in considerazione
dei rapidi progressi compiuti nell'attuazione delle politiche di
denazificazione alleate... “si ritiene auspicabile e opportuno consentire al
personale del mio comando di impegnarsi in conversazioni con tedeschi adulti nelle strade e nei luoghi pubblici."
(Continua)
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(3) La razione giornaliera massima era di 1.550 calorie, ma le
quantità effettivamente distribuite variavano da 804 calorie in Assia e Assia-Nassau
a 1.150 calorie in alcune parti della Renania.
Una tipica razione settimanale distribuita nel maggio del 1945
consisteva in quanto segue: pane, 3 libbre; carne, 4 once; burro e grasso, 2
once; zucchero, 7 once; maccheroni e spaghetti, 5 once; patate, 6 libbre; un
po' di cereali (aggiunti alla razione dei bambini), 6 once; latte (solo per
bambini fino a sei anni), 1 quarto. Il totale era inferiore a 1.000 calorie al giorno (1 oncia, pari a un sedicesimo (1/16) di libbra (pound), equivale a
28,35 grammi.(ibidem, p. 273).
Forse un po’ sinteticamente il generale Stearns,
dell’ETOUSA (European Theater of Operations, United States Army) disse, "Mentre possiamo
dire che se a sono cercata (..), resta il fatto che il Comandante supremo, che
sarà Governatore militare della Germania, sarà costretto dall'opinione pubblica
in patria a prendere almeno le misure minime per prevenire la carestia"".
( 4) Oltre ai caduti, anche i prigionieri di guerra: all'inizio del 1947 quattro milioni di soldati tedeschi erano ancora utilizzati per lavori forzati nel Regno Unito, in Francia e in Unione Sovietica.
(5) E come naturali risultati di questo "parlare" "Si stima che 94.000 Besatzungskinder o "bambini dell'occupazione" siano nati nella zona americana sotto il governo militare". Alla fine della guerra furono circa 14000 le ragazze tedesche andate negli USA come spose dei GI americani (Giles MacDonogh, “ After the Reich, the brutal history of the allied occupation", John Murray Publishers, GB, 2007, p.55.
Questa la razione di cibo giornaliera Le foto provengono dal libro citato |
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