mercoledì 20 dicembre 2023

Nemesis at Potsdam: "Pulizia etnica" in Germania dopo la II Guerra Mondiale

 Leonello Oliveri

Sto leggendo un libro sulla II G. M., o meglio, su alcuni “effetti collaterali” della II G. M.: Nemesis at Potsdam. The Anglo-Americans and the Expulsion of the Germans Background, Execution, Consequences, di Alfred M. De Zayas, ed. Routledge , London 1977.
(Nemesi a Potsdam. Gli angloamericani e l'espulsione dei tedeschi: Contesto, esecuzione, conseguenze). Alfred De Zayas fu Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Ginevra, nonché Segretario del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite.

 Il libro racconta, con slancio  partecipato, un periodo non molto noto della storia tedesca, quella che l'autore definisce la Nemesis "which followed upon Adolf Hider's genocidal imperialism" , cioè la "punizione" che colpì il popolo tedesco chiamato a scontare, dopo la guerra, tutte le colpe del nazismo, i campi di concentramento e di sterminio, il lavoro coatto, le deportazioni e le esecuzioni di massa, i  crimini di guerra. 

E la "punizione" fu anche l’espulsione dai territori che occupavano da secoli e che furono sottratti alla Germania dopo la I G M: forse 15 milioni di persone dovettero abbandonare Prussia Orientale, Pomerania, Brandeburgo, Slesia Danzica, Memel (Lituania) e decine di altri piccoli insediamenti in tutta l’Europa orientale. Impossibile stabilire quanti morirono di freddo, fame, stenti, mitragliamenti e deportazioni durante o in seguito alle caotiche fasi di quella che potremmo definire una "pulizia etnica" protrattasi fino al 1949.