A 120 metri di profondità, al largo di Portofino, con la poppa sul fondo e la prua puntata
verso la lontana superficie, da 70 anni lo scafo quasi intatto di quello che
fu l' U455 tedesco custodisce col suo
equipaggio il mistero della sua sorte
Leonello Oliveri
(in costruzione...)
"Un'ombra minacciosa incombe su di lui, alza lo sguardo e le vede, enorme, integro, perfetto, come una lama piantata nel cuore di un uomo, sparge tutto il suo sangue sul fondo di un mare che lo ha soppresso per sempre, condannandolo all'oscurità eterna dei tempi": con queste parole, e con questa partecipazione, Eva Bacchetta ci faceva rivivere, nelle news di dicembre 2005 del Centro Sub Tigullio, la straordinaria emozione che deve aver provato il sub Lorenzo Del Veneziano quando il 1° agosto del 2005 dal buio spettrale dei -120 metri al largo di Punta Chiappa (san Fruttuoso -Genova)
"Un'ombra minacciosa incombe su di lui, alza lo sguardo e le vede, enorme, integro, perfetto, come una lama piantata nel cuore di un uomo, sparge tutto il suo sangue sul fondo di un mare che lo ha soppresso per sempre, condannandolo all'oscurità eterna dei tempi": con queste parole, e con questa partecipazione, Eva Bacchetta ci faceva rivivere, nelle news di dicembre 2005 del Centro Sub Tigullio, la straordinaria emozione che deve aver provato il sub Lorenzo Del Veneziano quando il 1° agosto del 2005 dal buio spettrale dei -120 metri al largo di Punta Chiappa (san Fruttuoso -Genova)
La torre dell' U455 (dal web) |
Da allora innumerevoli spedizioni
subacquee impegnative (e anche pericolose: purtroppo c'è già stata una vittima) si sono susseguite sul relitto,
col corollario di video e ricostruzioni della vicenda. Il relitto è quasi
diventato una attrazione turistica: ma
non bisogna dimenticare mai che esso è innanzitutto una tomba sul fondo
e che dietro quelle lamiere contorte giacciono i resti di tanti giovani.
Il sommergibile, ritrovato dopo lunghe
ricerche, diversi tentativi e impegnative immersioni a quota -120, viene identificato dai sub come quello di un
u-boot tedesco di classe VIIC, l' U455,
scomparso in queste acque probabilmente fra il 2 e il 6 aprile del 1944 durante
la sua decima missione, dopo che, al comando di Hans Martin Scheibe, era partito da Tolone diretto nel Mar Ligure
(1).
Hans Martin Scheibe, 26 anni, capitano dellU455 |
La sola 7a flottiglia, cui l'U 455 appartenne prima del suo trasferimento in Mediterraneo, arrivò a contare, durante tutta la guerra, oltre 110 unità. Di esse solo una ventina sopravvissero fino alla fine, ma meno di 8 si arresero: le poche altre unità superstiti alla resa preferirono l'autoaffondamento nel maggio del '45.
L'U455 (feldpost number M 03 850) era stato ordinato nel gennaio del '40 ai cantieri navali Deutsche Werke AG di Kiel, che nel corso della guerra costruirono 69 u-boots appartenenti a 9 classi diverse, 29 dei quali erano dello stesso tipo dell'U455: l'ultimo fu messo in mare il 12 febbraio del '44, quando sullo scalo si trovavano ancora 4 scafi che non saranno più completati.
Varato
il 21 giugno del '41, entrò in servizio
nell'agosto dello stesso anno nella 5
U-flottille di addestramento basata
a Kiel, dove rimase fino a dicembre agli
ordini del Katitanleutnant Hans Heinrich
Giessler. A partire da Gennaio '42 fu trasferito in una flottiglia
operativa, la 7 U-flottille basata in Francia, a St. Nazaire, a sud
della Bretagna, per passare poi, dal 1° marzo '44, alla 29° flottille,
quella dell'"asinello scalciante".
Da
allora è un continuo susseguirsi di missioni, intramezzate a brevi soste.
L'u boot type VIIC
L'U455
era un unterseeboot, un sommergibile (questo è il termine esatto, il
sottomarino indica invece un vascello progettato esplicitamente per operare e
muoversi preferibilmente in immersione, qualifica che si dovrebbe dare agli
U-boots type XXI e XXII) appartenente
alla classe VIIC, in assoluto quella che ebbe il maggior numero di vascelli (oltre 500 esemplari commissionati) costruiti
in ben 16 cantieri (2).
Derivato
dalla classe VII, a sua volta evoluzione dei battelli finlandesi Vetehinn,
rappresentava appieno il tipico sommergibile desiderato da Dönitz. Di
dimensioni e stazza molto contenute (lunghezza 67,10 m., stazza 769 tons. in emersione
e 871 in immersione, per un totale di 1070 tonn. a pieno carico) il type VII
era stato concepito secondo le nuove idee dell'Ammiraglio tedesco il quale desiderava (come del resto richiesto
dal trattato di pace imposto alla Germania a Versailles, che paradossalmente
favorì la Marina tedesca obbligandola a ricercare nuove soluzioni) tonnellaggio
e dimensioni contenute, per essere poco visibili in superficie (tanto che
Dönitz notava divertito che gli Inglesi li definivano battelli costieri) e rapidità di immersione: avevano un'agilità
notevole, soprattutto se confrontati con i mastodontici sommergibili
"oceanici" italiani da 1400 tonn (in emersione: v. Tazzoli, Calvi, Finzi). I tedeschi,
maneggevoli, giravano come trottole, quelli italiani per virare descrivevano
cerchi del diametro di 600 metri. In compenso gli u-boots si immergevano in 30
secondi contro i 65 degli italiani: potevano raggiungere in sicurezza quota
-200 mentre per quelli italiani 150-160
metri erano una profondità a rischio. Inoltre i nostri battelli cosiddetti
"oceanici" avevano le prese d'aria dei diesel a livello della
coperta, e non all'altezza del bordo della torretta come i tedeschi, cosicché
le onde lunghe dell'Atlantico penetravano spesso nei condotti, danneggiando i
motori.
L'U455 e il suo equipaggio a S. Nazaire |
I battelli della classe VIIC potevano
raggiungere una velocità di 17,7 nodi in
superficie (33 km/h, maggiore rispetto a quella dei mercantili in convoglio) e
7,5 in immersione: quest'ultimo era un valore abbastanza notevole. L'armamento
era costituito da 4 lanciasiluri prodieri da 533 e uno a poppa con un totale di
14 siluri, di due tipi: G7a Dampf con propulsione a gas compressi (vapori di alcool, se abbiamo tradotto bene)
e G7e Elecktrisch (elettrico). Il primo aveva una gittata variabile dai 12,5
km. a 30 nodi ai 6 a 44 nodi, il secondo (realizzato in almeno 8 varianti e più
micidiale perché non rilasciando in superficie bolle non creava una scia
visibile) aveva gittata a velocità inferiore
(rispettivamente 5-7,5 km. e 30
nodi). Entrambi i modelli avevano la stessa lunghezza (m. 7,163), la stessa
carica bellica (280 kg.) ma diametro diverso ( 533,4 mm. i Ga TI e 534,6 i
G/aTII e i Ge) e un peso diverso, 1538 kg, il mod. G7a e 1760 quello elettrico,
probabilmente reso più pesante dalle due batterie (3).
Come armamento secondario era previsto un
cannone antinave da 88 mm. e una o più
mitragliere antiaeree da 20 o 37 mm. Negli ultimi anni di guerra il cannone da
88 non fu più installato: sfidare a cannonate un convoglio era un suicidio,
mentre divenne indispensabile difendersi dagli attacchi aerei, che
rappresentarono progressivamente il maggior pericolo per gli u boot: nel '43,
per es., 127 dei 237 sommergibili persi furono affondati da aerei, e solo 61 da
navi. L'arma fu quindi sbarcata, aumentando al contempo la componente antiaerea
(specie nei type VII C 41, con torretta "a tre piani") :
l'Unterseeboote ne guadagnò in termini di minor peso, minor resistenza
all’avanzamento in immersione, e la Wermacht aveva qualche pezzo da 88 in più,
anche se l'88 mm. dei sommergibili non era il famoso 88 antitank e antiareo.L’U455
affondato è privo di cannone e (ora)
anche dell’armamento antiaereo: di conseguenza non si può determinare in
modo certo di quali armi disponesse: dalle foto di quando era “ancora vivo” sembrerebbe avere una grossa
arma sul “giardino d’inverno”, probabilmente una 20 mm..
Potevano
immergersi a 220 m: la profondità di crash era stimata in 250 m
Il
type VIIC U 455 aveva una larghezza di
6,2 m., due motori Germaniawerft 6 cilindri
M6V 40/46 diesel eroganti 2800-3200 bhp a 470 g/m, 2 motori elettrici
Siemens Schuckter Werke GU 343/38 da 750 shp, 2 batterie a 62 celle FA 33 MAL
da 800 w. in grado di mettere a disposizione 9160 amp/h. L'autonomia, fornita
da 108 tonn. di combustibile (pari, se abbiamo capito bene, a 40 m3), era di 8500 miglia (13.700 km.) in superficie
a 10 n. (9700 usando anche i motori elettrici)
e 80 a 4 n. in immersione. Il
vascello era del tipo a semplice scafo resistente (sezione circolare, diametro
m.4,7 spessore 16-18,5 mm) con controcarene esterne nelle quali erano ubicate
le casse di zavorra e i depositi di carburante. Il carburante consumato era
compensato, per evitare variazioni
nell'assetto del vascello, dall'ingresso, in un serbatoio specifico, di acqua
di mare che, più pesante, si stratificava
al di sotto del carburante restante.
Aveva
due timoni direzionali a poppa e due
coppie di profondità a prua e a
poppa. Fra la strumentazione prevista,
particolarmente interessante un nuovo tipo di sonar attivo, chiamato S-Gerat
(Such Gerät, = strumento di ricerca).
Ai
type VII viene attribuito l'affondamento di
circa 1550 navi alleate (8 milioni di tonn.) al prezzo della perdita del
77% dei battelli operativi.
Dieci missioni
Dal 23 al 27 maggio partecipa poi, non
sappiamo con quali risultati, all'assalto sferrato dal "branco di
lupi" (Wolfpack) Padfinder,
composto da 8 unità, ad un convoglio alleato.
L'11 giugno tocca ad un altro convoglio, l'SL
111, attaccato e disperso da uno dei "branchi di lupi" tedeschi, e
c'è una nuova preda, la petroliera inglese (in realtà fino all'anno prima
apparteneva all'americana Standard Oil,
e nel '41 era stata trasferita alla Panama Transport Co, registrata a Londra) Geo H. Jones, di 6914 tons, proveniente
da Aruba diretta a Ardrossan con 9300
ton di fuel oil, attaccata all'alba e affondata in pieno Atlantico
(45°,40N/22°,40W, quadratino BE7217 della carta tedesca): fra i 42 uomini di
equipaggio ci sono solo due morti. Il 10 giugno l' U455 è d nuovo alle banchine
di St. Nazaire.
Consistenza della 29 flottiglia durante la guerra |
Due mesi di pausa e poi, il 22 agosto,
partenza per la quarta, lunga ed infruttuosa missione: 66 giorni di navigazione
nell'ovest dell'Atlantico, davanti alla Nuova Scozia, senza neppure una preda.
A vuoto anche la 5° missione, dal 24
novembre al 24 gennaio del '43, svolta agli ordini del nuovo comandante, Hans
Martin Scheibe, 25 anni: questa volta il teatro delle operazioni fu il Nord Atlantico, nelle fredde acque fra l'Irlanda e l'Islanda. Durante questa missione
l'U 455 fece parte dal 1° al'11 dicembre del "Wolfpack Draufgänger",
composto da 12 vascelli, uno dei quali fu affondato, e dal 14 al 23 del Wolfpack
Ungestüm, composto da 11 sommergibili. La sesta missione è più corta (un
mese, dal 23 marzo al 23 aprile dal '43), e fa una vittima, la vecchia ( era
stata varata nel 1911) nave francese Rouennais
di 3777 tons., in rotta da Casablanca per Gibilterra e l'Inghilterra con un
prezioso trasporto di oltre 5000 tonn. di fosfati, incappata il 25 aprile in
una delle mine collocate dall' U455
nella zona di Casablanca e affondata con la perdita di 16 membri
dell'equipaggio
Intanto,
dopo quello che i tedeschi definirono il Zeit glucklich, tempo
felice, le sorti del conflitto volgono
al peggio, e le missioni diventano sempre più difficili per i sommergibili
tedeschi minacciati da un cielo di cui l'aviazione alleata ha ormai il
controllo: se nel '42 i sommergibili persi erano stati 86, le perdite saliranno
a 237 nel '43 e 238 nel '44.
Le perdite degli U-boot tedeschi dal '39 al '45 |
Durante
la settima missione (dal 30 maggio al 31
luglio '43: le missioni degli u-boots duravano in media due mesi,) l'U455
subisce due attacchi aerei: il primo il pomeriggio del 2 giugno ad opera di una aereo del 248
squadron della RAF, con lievi danni, il secondo il 19 giugno ad opera di un
aereo del 2 Squadron dell'USAFF. Il vascello riesce comunque a rientrare alla
base.
Una
pausa di quasi due mesi fino al 20
settembre e poi nuova missione a nord delle Azzorre e cambio di base, non più
St. Nazaire ma un poco più a nord, a Lorient, dove l'U455 arriva l'11 novembre. era una base comoda e
sicura, voluta da Dönitz. 15000 operai della TODT avevano creato un arsenale
corazzato: non potendo scavare bunker
nella roccia era stato realizzato uno scivolo con rotaie che arrivava fin
dentro le acque del fiume Ter.
Su un apposito carrello, che poteva essere
sollevato con argani elettrici, era stata sistemata una sella entro la quale si
infilava il sommergibile. L'insieme veniva poi tirato fuori dall'acqua sotto un
riparo in cemento armato. Giunto all'estremità dello scivolo si separava il
sommergibile, sempre nella sua sella, dal carrello. Lo scivolo restava libero
per un altro vascello mentre il primo, uscito dal riparo in cemento, era
trasportato su rotaie lateralmente per mezzo di un locomotore elettrico
all'alveolo che gli era stato destinato. Là, all'asciuttoe al riparo da bombardamenti, poteva essere
rimesso in sesto. L'intera operazione
durava, così almeno abbiamo letto, 35 minuti. Ogni alveolo, lungo 80 m., largo
14 e protetto da enormi porte blindate a due battenti, poteva contenere due
sommergibili. Gli alveoli erano protetti da 3 metri di in cemento armato, ricoperti da loro volta da
blocchi di granito. La base comprendeva anche una caserma protetta dotata di
aria condizionata, cinematografo ed ospedale, capace di ospitare un migliaio
tra sommergibilisti e tecnici. Dopo la guerra la base diLorient sarà utilizzata
fino al 1997 dalla Marine Nationale franceseIl bunker di Lorient |
A Lorient comandante ed equipaggio passano il
Natale, il loro ultimo Natale: il 6 gennaio partenza per la nona missione e
contemporaneo trasferimento in altre acque: obiettivo il Mediterraneo, Tolone.
Attraversato, probabilmente in immersione, lo stretto di Gibilterra il 22
gennaio, l' U455 arriva a Tolone il 3 febbraio da dove riparte il 22 per la sua
decima missione, l'ultima. L'equipaggio avrà gradito, dopo tante tempeste nel
gelido Atlantico, le calde acque del Mediterraneo: diventeranno invece la tomba
dell' U455.
L'ultimo
contatto radio avvenne il 2 aprile, mentre
il sommergibile procedeva
verso La Spezia: navigava sottocosta, forse per evitare i pericoli del
mare aperto, ignaro che il destino beffardo lo aspettava forse addirittura
sotto l'aspetto di una mina "amica" (5). Dopo quattro giorni di
silenzio, il 6 aprile venne dichiarato ufficialmente perduto, Verschollen
und vermisst,
Poi
il silenzio e il mistero, fino all'estate del 2005, quando la passione, la
costanza, e la competenza di un gruppo di sub ha sollevato, con rispetto e
commozione, questo velo.
Andamento della guerra sottomarina tedesca (da
A.Konstam
& J.Mallmann Showell
7th U-Boat Flotilla Donitz’s Atlantic Wolves, p. 88)
|
U boot della 7a flot. persi |
Il relitto
" D'improvviso tutta la vita nel sommergibile si immobilizzò. Fuori,
lungo il fianco di dritta, un oggetto metallico strisciava lentamente lungo lo
scafo, con la stessa lentezza con cui il battello procedeva sott'acqua. (..)
Nessuno respirava più: fuori ad un metro di distanza si scontrava acciaio contro acciaio e il
fruscio continuava e tutti lo udivano. Gli uomini sentivano che la morte posava
la sua mano ossuta sul battello e mentre
si spostava lungo il battello i loro occhi la seguivano (..) La mina esplose
vicino al locale dei motori elettrici": così Wolfang Ott, ex
sommergibilista e scrittore tedesco, descriveva nel 1956 in Haie
und kleine Fische (Squali e
Pesciolini, Garzanti, p.339) l'agonia e la fine dell'U-Lüttke, vittima
dell'esplosione di una mina durante una missione nell'Atlantico.
Questo
rumore fu forse anche l'ultimo che sentì l'equipaggio dell' U 455.
Il
relitto dell'U455, è stato trovato dai sub del Centro Sub Tigullio dopo
un'attenta e costante ricerca, presentata nel sito Web del Centro, dalla quale
abbiamo preso i particolari che qui riportiamo.(6)
Quella
che fu un'efficiente macchina da guerra giace ad una profondità compresa tra i
-95 m. della prua e i -123 della poppa, notevole per una immersione con
autorespiratori, circa due miglia al largo della costa tra Punta Chiappa e Cala
dell'oro (Genova). La poppa estrema,
squarciata da una esplosione che l'ha quasi strappata dal resto dello scafo,
piegandola ad angolo verso l'alto, è immersa nella sabbia: il resto dello
scafo, circa i due terzi, è pressoché intatto, puntato verso l'alto a 45 gradi,
quasi in un disperato tentativo di emersione. A parte i danni alla poppa e il
pagliolato esterno in tek che ricopriva la coperta ormai sparito, le strutture
esterne, torretta compresa, paiono nel complesso intatte. I timoni di
profondità prodieri sono rivolti in alto, come se il sommergibile fosse immerso
al momento dell'esplosione e avesse tentato un'impossibile emersione. Sulla
coperta non è presente il cannone, non collocato nei vascelli di questo tipo.
L'ancora
di dritta è nella sua sede; nella torretta, ancora dotata di ringhiera e
paraspruzzi, sono tuttora individuabili
l'antenna di superficie, il radiogoniometro ripiegato nella sua sede, la
bussola, il periscopio.
La parte poppiera è distrutta, piantata nella
sabbia, dove tra lamiere contorte e insidiosi viluppi di reti impigliate i sub
hanno distinto a fatica (siamo a -123 m.!) un'elica, un timone e un grosso "bombolone" (serbatoio,
cassa di compensazione, siluro?). La poppa è accartocciata e devastata, forse sia per l'impatto col fondo che a seguito
dell'esplosione. La particolare posizione del relitto, con due terzi dello
scafo puntato a 45° verso l'alto, fa ritenere che probabilmente i compartimenti
anteriori alla torretta, fino all'estrema prua, siano tuttora stagni, fornendo
anche ancora una certa spinta positiva. Se così fosse, è probabile che in essi
sia rimasto intrappolato l'equipaggio sopravvissuto all'esplosione.
Come
è affondato l'U455?
Scartata l'ipotesi dell'affondamento ad opera
del nemico, in quanto nella zona non sono documentati, in quei giorni, attacchi
aerei a sommergibili o presenza di unità, di superficie o no, nemiche (che –per
noi- dovrebbe intendersi alleate) e considerato che i danni mortali sono a
poppa, l'ipotesi che fanno gli scopritori è quella che il battello sia rimasto
vittima dell'esplosione di una sua arma, una mina o un siluro o che abbia urtato una mina, probabilmente amica
Che l'u-boot fosse impegnato in una missione
di minamento, finita con una tragica esplosione, è tecnicamente un'ipotesi
possibile. Chi scrive non è un esperto, e non sa come avvenisse il lancio delle
mine in mare da questo tipo di sottomarino, ma lanci avvenivano. I tedeschi
avevano anzi costruito una variante apposita del type VII, il D, specializzato
proprio nel rilascio delle mine. Era
dotato di una sezione centrale di circa 10 m., che conteneva, in 5 pozzi
verticali, 54 mine. Ne furono realizzati in 6 esemplari, tutti affondati.
L'U455 non era di questo tipo, ma comunque fu
utilizzato in due missioni di Minenunternehmung
(che riteniamo si posa tradurre "lancio di mine"), una delle quali
aveva anche fatto, come sopra ricordato, una vittima al largo di Casablanca il
25 aprile '43, il cargo francese
Rouennais finito auf eine von U455 gelegte Mine, sopra una
mina posta dall'U455. Non sembra pertanto completamente esatto quanto si legge
a p. 7 di www.uboatwar.net/VII.htm, cioè che la serie U454-U458 had no mine
carryng capability. L'U455 ha invece
lanciato delle mine, almeno nel '43.
L'affondamento
dell'U455 a seguito di una sua mina è ipotizzato anche in un importante sito tedesco sulla guerra nei
mari, per il quale l'U455 geth vor La Spezia durch die Detonation einer
eingenen Mine verloren, va perso per la detonazione di una propria mina
(7).
Particolare del relitto dell'U455 (dal web) |
Che
l'U455 stesse deponendo mine nei pressi di Genova è solo un'ipotesi, anche
se possibile: ci pare però probabile che un'operazione del genere
non dovesse essere affidata, in prossimità di porti amici, a un prezioso u-boot
partito da una base lontana, e che soprattutto di essa avrebbero dovuto
ovviamente essere informate le autorità militari locali, onde evitare
conseguenze al traffico amico.
La
seconda ipotesi (scontro accidentale con una mina amica e successiva
esplosione) è abbastanza verosimile: sappiamo che campi di mine esistevano
nella zona di Genova - Spezia, ed altri verranno messi più tardi dai tedeschi,
per es. nel settembre del '44 dalle MFP 2865 e 2922, scortate dal unterseeboot-jager 2216, che verrà affondato da siluranti
inglesi durante l'operazione. L'U455 può quindi essere incappato in una mina
amica, come l'U-Lüttke di W. Ott ricordato prima o come capitò (probabilmente)
al posamine tedesco Pommern (S.G. 7) scontratosi con una mina amica e affondato
al largo di Sanremo il 5 ottobre '43.
L'ultima
ipotesi, ma ci sembra meno verosimile, è che sia stato colpito dall'esplosione
accidentale di una sua arma (siluro)
In
ogni caso l'esplosione fu disastrosa.
Un
particolare interessante è dato dal portellone principale della falsa torre,
che appare intatto e aperto. I sub affacciatosi all'interno hanno poi però
trovato il tunnel sigillato. Cosa significa il portellone esterno aperto? E'
forse la prova che c'è stato un tentativo di fuoriuscita almeno di parte
dell'equipaggio? (8). Gli scopritori ipotizzano che si sia aperto a causa della deflagrazione, ma
non mi sembra l'unica ipotesi possibile.
Ufficialmente tutto l'equipaggio imbarcato al
momento dell'affondamento (51 uomini) è stato
dichiarato disperso in mare (missing -lost Med. Ligurian Sea)
nell'affondamento cui nessuno sarebbe sopravissuto.
Lo
scafo in buona parte intatto del U455 racchiuderebbe quindi ancora al suo
interno, per sempre, nel solenne silenzio del mare, il suo equipaggio: 51
uomini, il più vecchio 32 anni, il più
giovane non ne aveva ancora 19.
Ora,
sul vascello affondato, Vernichtet ohne Überlebende, perso senza
superstiti, deve scendere di nuovo l'inviolato silenzio degli abissi: l' U455
col suo carico di giovani vite stroncate è qualcosa di più di un relitto in
fondo al mare.
Recentemente , a quanto abbiamo visto nel web, un piccolo "sottomarino" da ricerca biposto, quasi una capsula, ha fatto un'immersione a fianco del relitto. A bordo, se non abbiamo capito male, oltre al pilota anche un ex marinaio dell' U 455, evidentemente sbarcato prima dell'ultima missione: non è riuscito a trattenere l'emozione e l'esplorazione è stata interrotta
Recentemente , a quanto abbiamo visto nel web, un piccolo "sottomarino" da ricerca biposto, quasi una capsula, ha fatto un'immersione a fianco del relitto. A bordo, se non abbiamo capito male, oltre al pilota anche un ex marinaio dell' U 455, evidentemente sbarcato prima dell'ultima missione: non è riuscito a trattenere l'emozione e l'esplorazione è stata interrotta
Leonello Oliveri
Una bella relazione sulla prima immersione sul relitto del U 455 si può leggere qui
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Claus Bergen Auf der fahrt im Atlantik
(da J.Brennecke, Die Graven Wolfe )
|
1) Nel Mar Ligure durante la II G.M. risulta disperso un altro sommergibile, il britannico HMS Usurper, classe U, costruito a Newcastle dai cantieri Vickers Armstrong, varato nel 1942, partito da Algeri il 24 settembre '43, rotta su La Spezia. L'ultimo contato, dal golfo di Genova, avvenne il 3 ottobre, giorno in cui la corvetta antisommergibile tedesca UJ-2208 segnalò di aver attaccato un sommergibile alleato nel Mar Ligure. Non ci furono superstiti. La sagoma dell'Usurper è però radicalmente diversa da quella del relitto rinvenuto.
2 ) Precisiamo che sul numero dei sottomarini
type VIIC (ma il discorso potrebbe allargarsi anche al totale degli u-boots) costruiti i pareri
discordano, sia per la differenza fra "commissionati", "costruiti"
ed "operativi", sia per le possibilità di confusione fra i singoli
tipi. A volte la stessa fonte presenta dati diversi. Si va da un totale di 706 type VII commissionati (di cui 551 type
VIIC) a 1452 commissionati e 709 operativi per altre fonti.
3) A proposito dei siluri c'è da dire che il sofisticato
sistema di scoppio adottato dai tedeschi durante la guerra-(acciarino magnetico
anziché a percussione) diede all'inizio parecchi problemi, che si tradussero in
lanci falliti. Per es. durante l 'operazione Weserubung (invasione della Norvegia) agli u-boots fu affidato il
compito di distruggere le navi da guerra inglesi che avessero tentato di attaccare i convogli tedeschi. 31 furono i sub.
utilizzati fra aprile e maggio 1940. In
tutto questo periodo le perdite navali alleate furono molto basse (20
unità, 88000 tonn.) a causa appunto dei
nuovi percussori magnetici.
Dall'11 al 19 aprile su 20 siluri lanciati da 6 U contro la Warspite, il
Cumberland, 5 caccia e un trasporto si erano verificate 11 esplosioni mancate e
9 premature. Il 16 aprile l'U 47 al comando di
Prien, l'eroe di Scapa Flow, assale un convoglio con le navi accostate
le une alle altre: 8 siluri, 8 colpi mancati: al ritorno disse che "era inutile mandarlo a combattere con un
fucile di legno". Col tempo i problemi furono risolti.
4 ) I convogli, metodo utilizzato dagli
angloamericani per ridurre i rischi
degli attacchi degli u- boots, operavano su un centinaio di rotte: ogni
convoglio veniva identificato da due lettere che facevano riferimento alla
località di partenza e di arrivo, seguite da un numero progressivo: così ON
indicava un convoglio sulla rotta Inghilterra –Usa, NO significava Usa-
Inghilterra, SL Sierra Leone –
Inghilterra; le lettere F o S che
potevano apparire in terza posizione
significavano rispettivamente Fast o
Slow e facevano evidentemente riferimento alla velocità che poteva essere
tenuta dal convoglio. Ai convogli i tedeschi risposero con la Rudeltaktik,
la tattica del Wolfpack, branco di lupi, raggruppando cioè per l'attacco diversi
u-boots (fino a 43 nel caso del convoglio HX 228 attaccato il 16 marzo '43 con
l'affondamento di 13 navi alleate). Quando un U individuava un convoglio si
limitava a seguirlo al limite della visibilità lanciando un segnale riportante
l'indicazione del quadratino (due lettere seguite da un numero di 4 cifre) in
cui si trovava la preda: tutto l'Atlantico era stato infatti suddiviso in zone
operative formanti una Ubersicht Der
Marinequadrate, un reticolo di quadrati ognuno suddiviso in 9 zone numerate
ciascuna delle quali era ulteriormente suddivisa in 9 settori più piccoli.
L'attacco avveniva poi di notte in superficie.
Dopo forti successi iniziali gli attacchi degli u-boots tedeschi divennero
sempre più rischiosi per i lupi: nella seconda metà del '44 le possibilità di
sfuggire alle navi di scorta erano 1:2 sia per i progressi tecnologici degli
alleati, specie nei settori radar e sonar,
sia perché spesso grazie ad Ultra
i messaggi tedeschi codificati tramite Enigma
erano decifrati dagli inglesi. Il risultato fu un incremento delle perdite, che
raggiunsero il culmine nei mesi di
maggio e luglio '43 (con rispettivamente 41 e 38 battelli persi) e aprile '45
(42 U affondati.) Per raggiungere questi risultati gli alleati furono però
costretti ad usare per la scorta ai convogli centinaia di navi ed aerei
sottraendoli gli altri fronti.
5 ) Nei pressi di Genova erano state disposte
in mare parecchie mine, anche magnetiche, dai tedeschi : durante le operazioni
di sminamento dopo la guerra, durate 18 mesi,
andarono persi un dragamine (imprestato dagli inglesi), un
rimorchiatore, una chiatta e una quindicina di uomini.
6) Le prime immersioni sull'U455 sono state
effettuate da Lorenzo Del Veneziano, Luigi Casati, Gabriele Paparo, Jack Bolanz
coadiuvati dai collaboratori dello staff tecnico del Centro Sub Tigullio fra i
quali Massimo Croce, Gianluca Bozzo, Eva Bacchetta (v. http://www.scubaportal.it/come-abbiamo-trovato-lu-boot-di-camogli.html) .Dopo di allora si sono susseguite molte altre immersioni con tanti suggestivi video postati nel web.
7 ) Cronik des Seekriees 1939-1945, in
www.wlb-stutgart.de/seekrieg/chronik: ma il particolare deve per forza essere
derivato dalla pubblicazione (avvenuta, ovviamente e con grande interesse,
anche in Germania) della notizia del rinvenimento del relitto. Se invece fosse indipendente, significherebbe che ci furono
dei superstiti - o dei testimoni- all'affondamento
8)W. Ott, in Haie und kleine Fische (Squali e Pesciolini, citato in precedenza), descriveva l'uscita
di parte dell'equipaggio, dotato di respiratori, dall'U-boot affondato da mina amica e e
adagiato sul fondo, ottenuta allagando lo scompartimento in cui si erano
rifugiati i sopravvissuti in modo da equiparare la pressione interna a quella
esterna e poter aprire il portello della torretta. Ma l'Uboot di Otto era a
-68: nell'U455 la torretta è a -107 m.! In ogni caso se qualche uomo fosse
riuscito ad uscire, non si deve essere comunque salvato, visto che l'intero
equipaggio è considerato perduto.
Leonello Oliveri
(Questo testo è la rielaborazione di un articolo dell'aut. pubblicato su RID, Rivista Italiana Difesa, n.1 genn. 2007)
Propr. lett. riserv.
Riprod. vietata
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